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TIPOLOGIE E FUNZIONI

Le più importanti scritture usate attualmente nel mondo appartengono a più gruppi,all'origine

di ciascuno dei quali si trova un 'antica scrittura madre,da cui sono derivate nel tempo altre

scritture.Il primo gruppo,che è anche il più lontano dalla nostra tradizione grafica è quello

delle scritture non alfabetiche dell'Estremo Oriente,cinese e giapponese; procedendo da

Oriente verso Occidente si incontra un fitto numero di scritture assai diverse tra loro,ma tutte

derivanti dall'alfabeto aramaico: le più importanti tra quelle derivate sono quella ebraica e

quella araba,caratterizzate dall'andamento da destra verso sinistra e dall'assenza della

segnalazione delle vocali.Un altro gruppo di scritture proprie dell'Europa è quello costituito

dall'alfabeto greco e dai suoi derivati,fra cui i più importanti sono quello cirillico e quello

latino.

Ognuno dei sistemi grafici ha avuto alle spalle una sua storia più o meno lunga,segnata da

modificazioni e adattamenti,che sono sintomi e conseguenze di più profondi cambiamenti

sociali,economici e culturali ed evidenziano l'insorgere di nuovi modelli espressivi.Tutto ciò

comporta che all' interno di ciascuna specie generale di scrittura si definiscano sottospecie

tipologiche individuate da nomi particolari («scrittura beneventana» ad esempio nell'ambito

della scrittura latina - «ad asso di picche» nell'ambito di quella greca).

Il più antico sistema conosciuto,quello cuneiforme,fu creato in Mesopotamia,probabilmente

dai Sumeri,verso la fine del IV millennio aC ed è composto da un alto numero di segni di

natura in origine solo ideografica e poi anche fonetica.Questo tipo di scrittura fu in genere

adoperata a fini amministrativi,ma anche per comunicare a distanza e scritta su tavolette

d'argilla fresca.Nel corso della sua storia questa scrittura fu sottoposta ad almeno due

modificazioni di grande rilievo: la prima dovuta alla tecnica esecutiva,basata sull'uso di un

calamo vegetale,appuntito a forma di cuneo,che ridusse i segni a complessi di tratti lineari

verticali e orrizzontal e di piccoli triangoli; la seconda,verificatasi poco dopo la metà del III

millennio aC,modificò l'orientamento stesso della scrittura, che non si dispose più in senso

verticale,ma in orizzontale.Un altro esempio di grande importanza è costituito dalla

metamorfosi della scrittura latina fra II e III secoldo dC,infatti sia nelle province sia in Italia

si venne formando nell'uso un tipo di scrittura «comune»,completamente diverso dalla

maiuscola universalmente adoperata fino ad allora e costituito da forme alfabetiche

effettivamente minuscole.

Nell'Italia del tardo Quattrocento va ricordata la netta differenziazione verificatasi tra i due

sistemi grafici propri della nuova cultura di stampo umanistico,quello latino e quello greco: il

primo continuò l'evoluzione verso forme minuscole tondeggianti e separate fra loro,che si

concluse nei caratteri «romani tondi»,quello greco invece fu trasferito nella stampa a Venezia

per opera di Aldo Manuzio nella forma corsiva,cioè nella forma usuale ai dotti e agli scribi

greci rifugiatosi in Italia dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi il 29 maggio del

1453.Lo stesso ALdo Manuzio adottò anche per l'alfabeto latino un corsivo minuscolo di

grande eleganza, denominato «italico» .

Nei documenti latini di età classica a partire dal I secolo dC si scriveva senza dividere le

parole fra loro con spazi bianchi o con segni di punteggiatura,cosicchè il testo appariva sì

privo di interruzioni ma il lettore era costretto a una forte concentrazione e a una lettura lenta

e quasi sempre pronunciata.L'uso di questa «scriptio continua» continuò nei primi secoli

dell'alto medioevo,ma tra il VII e l'VIII secolo,soprattutto in Inghilterra e Irlanda e nelle aree

germaniche emersero tentativi di spaziare la successione delle lettere sul rigo,prima al fine di

articolare lo scritto in blocchi di lettere o per segmenti di parole sintatticamente

significativi,quindi più decisamente con procedimenti di una vera e propria separazione tra

parole e parola per mezzo di spazi bianchi.Evidentemente si trattava di accorgimenti utili alla

comprensione dei testi da parte di lettori estranei al latino.Solo dalla seconda metà del X

secolo in poi la separazione delle parole si introdusse nei paesi dell'Europa continentale

romanza. TRa il XI e XII secolo nell'Italia centrosettentrionale in campo documentario

avveniva una modificazione radicale che vide l'abbandono delle vecchie tipologie grafiche

legate alla tradizione corsiva tardoantica a favore di altre tipologie derivanti direttamente

dalla «minuscola carolina».Alla base del cambiamento fu il rinnovato ceto notarile,dei

giudici e degli avvocati,che contribuirono alla diffudione del diritto romano e alla nascita

dell'università di Bologna.Proprio alla cultura universitario-scolastica si deve tra la fine del

Cento e gli inizi del Duecento un'altra rivoluzione formale del libro professionale,che per

soddisfare le nuove esigenze di insegnamento e di studio,fondate sulla lettura commentata di

testi-base,cambiò formato,disposizione del testo (su due colonne) e del commento (inserito

nei margini e scritto in modulo minore).

Un'evoluzione dal semplice al complesso invece si attuò a partire dal Seicento,nella

cancelleria pontificia per la scrittura dei documenti papali,ancora scritti su pergamena ed

emanati per la concessione di grazie e benefici: la tipologia grafica adottata ,per rendere

esclusivo l'aspetto di questi documenti,venne trasformata accentuando esageratamente il

contrasto fra tratti larghi e tratti sottili e quindi disarticolando il tratteggio delle singole lettere

fino a renderne la lettura tanto ardua da costringere la cancellaria ad unire a ogni originale

una trascrizione ufficiale in scrittura corrente.Infine Leone XIII decise nel 1878 di abolire

ufficialmente l'uso della «littera Sancti Petri» o «bollatica» .

Altre significative mutazioni infine appartengono al secolo scorso: in Europa infatti i paesi di

lingua germanica adottavano un particolare tipo di alfabeto latino,nato nel medioevo e

definito «gotico».In un primo periodo protetta e diffusa dal regime nazista,questa tipologia

finì per assumere una funzione negativa di isolamente provinciale; così,per meglio favorire

l'espansione dell'imperialismo tedesco,proprio Hitler nel 1941 promosse l'abolizione dell'uso

della scrittura gotica e la sua sostituzione con l'alfabeto latino comune.

In conclusione si può affermare che le più importanti modificazioni che si verificano

all'interno di ciascun sistema grafico avvengono sempre per influenza di coloro che

comunque sanno e possono scrivere.

TECNICHE E MODI.

I tre insiemi di procedimenti che vedono gli scriventi impegnati nell'uso di pratiche fra loro

totalmente diverse: quella della scrittura a mano; quello che prevede l'uso di strumenti

meccanici; queello informatico, non prevede necessariamente un'immediata realizzazione di

traccia materiale dello scritto.

DI ogni processo di produzione di scritto bisogna prendere in considerazione due aspetti

significativi: il primo riguarda il fatto che i modi tecnici di tali processi sono diversi a

seconda che si tratti di produzione di testi nuovi o di riproduzione di testi già scritti.Il

secondo aspetto da considerare riguarda ,soprattutto nei casi di riproduzione,la personalità ,le

capacità tecniche,l'educazione culturale e il ruolo sociale dei singoli esecutori del processo di

scrittura,in quanto sono proprio essi a deteminarne le modalità.

Nella storia del processo scrittorio,diverse sono state le modalità di scrittura e diversi sono

stati gli stessi materiali scrittori (pietra,stoffe,papiro,legno,pergamena,carta etc..).Tra gli

esempi di scenari di attività scrittorie individuate per contrasto di tecniche esecutive e di

prodotti ricordiamo ad esempio quello in cui figura la personalità di Gregorio Magno,il

grande pontefice che governò la Chiesa dal 590 fino alla sua morte nel 604,autore di molti

commentari scritturali, di una Regula Pastoralis diretta ai vescovi e dei celebri Dialogi

agiografici sulla vita e i miracoli di San Benedetto e di altri santi.Egli visse a cavallo di due

mondi e fra due diverse culture: quella tardoantica,ancora legata alla tradizione e alla retorica

classiche,e quella altomedievale.In parte della sua più voluminosa opera, il commentario al

libro biblico di Giobbe, inviata nel 595 a Leandro vescovo di Siviglia (fratello del grande

Isidoro),egli descrisse la sua opera di creatore di testi,distinguendo una prima fase di

dettatura a segretari che scrivevano rapidamente su tavolette cerate,da una ricopiatura su fogli

di papiro e da una revisione d'autore; seguiva la redazione definitiva,trascritta da copisti in

rotoli di papiro e quindi anche in codici di pergamena.In particolare proproo il commento a

Giobbe fu copiato prima su ben trentacinque rotoli di papiro e quindi,dopo l'ultima

rielaborazione d'autore,in sei codici pergamenacei.Il testo definitivo veniva quindi affidato

agli scribi del Laterano (ove risiedeva il pontefice), perchè fosse ricopiato in serie e spedito

dovunque fosse apparso opportuno inviarlo.Di questi manoscritti che si definiscono

Lateranensi,se ne conserva ancora uno ( la Regula Pastoralis della Bibliotheque Municipale

di Troyes,ms n 504) scritto in elegante «onciale romana» .Più o meno negli stessi anni,nella

Spagna Visigotica un certo Faustino scriveva a un personaggio

ecclesiastico,raccomandandogli di far raccogliere le ulive agli schiavi e invitandolo a

conservare quanto era stato raccolto in contenitori sigillati col suo anello personale.Questa

lettera era stata graffita con uno stilo probabilmente metallico su una lastrina di ardesia

nera,sia nel recto che al verso in corsiva visigotica e in una lingua sostanzialmente ancora

latina,anche se con forti volgarismi. L'episodio ci rivela da una parte la sopravvivenza di un

uso quotidiano e privato dello scrivere ancora antico e dall'altra la progressiva riduzione delle

tecniche e delle materie scrittorie propria di un'epoca,come quella altomedievale,di rapida

caduta dell'alfabetismo e di restringimento delle pratiche grafiche e di lettura.

Il processo di stampa invece,su invenzione di Johann Gutenberg, iniziava con

l'incisione,eseguita a mano,di punzoni di metallo duro dei vari modelli di lettere e segni nei

vari corpi di grandezza desiderati; dai punzoni si traevano delle matrici cave di metallo

morbido in cui si versava una lega di piombo e di antimonio fusi che,raffreddata ed estratta

dalle stesse matrici,costituiva i caratteri a stampa; di essi,fiss

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
11 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/09 Paleografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ostakista di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Paleografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Ammirati Serena.