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AZIONE DI INSEGNAMENTO E MEDIAZIONE DIDATTICA
Un ambiente di apprendimento efficace dovrebbe offrire
rappresentazioni poli-prospettiche della realtà, aiutare a
decodificare e a rappresentare la complessità del mondo reale
evitandone le semplificazioni, valorizzare la costruzione a discapito
della riproduzione, sollecitare lo svolgimento di compiti autentici e
contestualizzati. Dovrebbe anche favorire la consapevole
condivisione della conoscenza, la soggettività e l’espressione
individuale, la collaborazione e l’espressione collettiva,
l’esperienza diretta, l’autonomia/responsabilità delle scelte.
La figura di insegnante che ne scaturisce è quella di un
professionista che diventa regista e guida, facilitatore e
catalizzatore dei processi di apprendimento che si sviluppano
nell’ambiente formativo. In esso tutti gli attori interagiscono
intenzionalmente scambiando messaggi precisi, usando linguaggi e
media: il docente diventa capace di
organizzare/recuperare/proporre un gran numero di oggetti
culturali che permettono di presentare i contenuti di conoscenza in
maniera efficace e tenendo conto delle caratteristiche cognitive e
socioaffettive, dei ritmi e degli stili di apprendimento di ciascuno
degli allievi del gruppo-classe.
Il rapporto fra insegnamento e apprendimento non è di tipo
causale; ci sono infatti un insieme di fattori che intervengono nella
determinazione dei risultati dell’apprendimento, sintetizzabili nella
locuzione “disponibilità ad apprendere”. Possiamo parlare più
correttamente di relazione probabilistica che si viene a
determinare fra qualità dell’insegnamento e qualità
dell’apprendimento.
Castoldi nel rapporto insegnamento/apprendimento evidenzia due
tipologie di responsabilità: quelle dell’insegnante chiamato ad
organizzare ambienti sociali e culturali idonei a mettere ogni
persona-alunno nelle condizioni di apprendere in maniera
significativa; quelle dell’allievo quale soggetto attivo nel personale
percorso di apprendimento e di realizzazione personale.
Le riflessioni e le discussioni sulle responsabilità e/o sulle
intenzioni quali variabili interagenti in un contesto formativo
hanno coinvolto, nel tempo, operatori, opinione pubblica e decisori
politici.
L’azione didattica si esplica tramite una mediazione di natura
formativa che permette al docente di individuare le strategie più
idonee per regolare la distanza analogica fra il contenuto culturale
e il soggetto che apprende, fra la struttura logica e sintattica delle
discipline e la mente degli allievi. Legittima e giustifica la
mediazione didattica l’interazione comunicativo-relazionale
insegnante/allievo/contenuti che, in ambito educativo, si traduce in
un processo continuo ed intenzionale atto a
individuare/organizzare/realizzare situazioni di apprendimento
motivanti e coinvolgenti in un clima di stima reciproca, di
accettazione, di rispetto della soggettività, di superamento di
atteggiamenti egocentrici.
Possiamo parlare di apprendimento quando una nuova conoscenza
riesce a modificare un comportamento ed aiuta, se usata per
pensare e fare, ad ordinare l’esperienza e ad orientare l’azione. In
questo risiede il ruolo centrale dell’azione didattica: mediare fra il
sapere esperto ed il sapere empirico dello studente.
2.1 Azione di insegnamento e scelte metodologiche
L’apprendimento è un processo attivo in cui il significato si sviluppa
sulla base dell’esperienza. In ambito formativo, lo scopo è di
favorire nell’allievo la capacità di raggiungere quella padronanza
di concetti, principi e abilità e quella disponibilità emotiva che gli
consentano di affrontare problemi e situazioni nuove. Ogni
intervento didattico assume peculiari modalità metodologiche.
Regolare la distanza fra il contenuto culturale e il soggetto che
apprende comporta sempre una forma di rappresentazione del
reale strutturato, un processo di metaforizzazione tramite il quale
è possibile proteggere il soggetto in apprendimento dai rischi
dell’esperienza diretta, sostituendo l’Oggetto Culturale con segni
appropriati e corrispondenti. In questa chiave l’insegnamento
viene definito come mediazione, anzi come azione che produce
mediatori.
L’azione di insegnamento è, quindi, un’azione poietica (che
produce, che crea) che chiama in causa le qualità professionali
dell’insegnante. Quest’ultimo ha la funzione di agire da tramite per
agevolare la ricostruzione individuale e collettiva dell’esperienza
culturale. I mediatori didattici svolgono questa funzione nel
processo di scoperta dei contenuti proposti e hanno come carattere
comune la complementarietà.
I mediatori sono di vari tipi:
Attivi (visite guidate, osservazioni, esperimenti): consentono
un’esperienza diretta e concreta della realtà tramite occasioni
di apprendimento accuratamente selezionate per riprodurre
un evento naturale nel contesto scolastico;
Iconici (disegni, mappe e fotografie): rappresentano la realtà
mediante immagini;
Iconico-simbolici (tabelle, diagrammi, matrici): sono
organizzatori delle informazioni;
Analogici (role play, simulazioni, drammatizzazioni): si rifanno
alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella
simulazione;
Simbolici (verbalizzazioni, formule, codificazioni): sono quelli
della comunicazione orale, come il linguaggio.
Ciò che caratterizza il processo di mediazione è la trasformazione
di determinati contenuti culturali in contenuti accessibili
all’apprendimento. Questa trasformazione assolve due funzioni:
protegge il soggetto dai rischi dell’esperienza diretta e sostituisce
il contenuto di realtà con segni appropriati tramite un processo di
semplificazione e di ristrutturazione spazio-temporale funzionale
all’apprendimento.
Predisporre percorsi formativi efficaci significa sviluppare attività
che, adattate alle diverse esigenze degli allievi, permetto la
ricostruzione e la riformulazione di concetti e di idee. L’insegnante
è chiamato quindi a creare le migliori e sempre nuove condizioni
per consentire ai discenti lo sviluppo di personali itinerari
apprenditivi ed ogni situazione formativa dovrà prevedere diverse
ed articolate tipologie per la presentazione di oggetti culturali e
concetti.
Secondo la visione di matrice socio-costruttivista, a partire
dall’esperienza e dall’azione diretta dell’alunno in situazione si
sviluppano apprendimenti specifici, significativi per il soggetto e
potenzialmente stabili nel tempo.
Ogni metodologia usata deve compenetrarsi con quella che è la
dimensione operativa dell’apprendimento, deve incentrarsi sul
metodo della ricerca, della riscoperta, adatta a stimolare i discenti,
sempre privilegiando la forma esperienziale e concreta. Allestire e
gestire ambienti e situazioni di apprendimento efficaci significa
allora progettare esperienze nelle quali gli allievi, da solo o in
gruppo, costruiscono la loro personale, ma significativa esperienza.
Bisognerà avere ben chiara la mappa concettuale dell’oggetto
culturale che ci si avvia a presentare. La mappa concettuale
consiste nella rappresentazione grafica dei concetti ed è un modo
per far emergere i significati insiti nei materiali da apprendere,
che stimola gli allievi a riflettere sulla natura delle conoscenze e
sulle relazioni esistenti fra di esse.
La conoscenza è organizzata in schemi, strutture di dati che
rappresentano concetti generici immagazzinati nella memoria. Essi
sono gli elementi essenziali su cui si basa l’elaborazione delle
informazioni. Questi schemi sono tanto più articolati quanto
maggiore è la conoscenza di cui un individuo dispone; quanto più è
elaborata la nostra conoscenza tanti più schemi vengono attivati
nell’interpretazione della situazione.
I nuovi oggetti di cultura devono essere presentati facendo
riferimento al bagaglio di conoscenze già possedute dal discente
5
(la matrice cognitiva ); solo in questo modo è possibile favorire un
apprendimento significativo.
All’insegnate spetta il delicato compito di analizzare il contesto, di
individuare le conoscenze pregresse degli alunni e di determinare
le più idonee strategie metodologico-didattiche per facilitare i
processi di apprendimento. Gli specifici domini cognitivi attivati dal
docente in relazione al tipo di stimolo-lezione adottato sono
sostanzialmente di due tipi:
Apprendimento per riproduzione, dove le conoscenze,
veicolate dall’insegnate, richiedono nei discenti la capacità di
ricordare e memorizzare (conoscenze meccaniche, specifiche
e ripetitive);
Apprendimento per scoperta, dove l’alunno è capace di
riformulare ipotesi, adattare le proprie conoscenze a nuove
5 Con il termine matrice cognitiva ci si riferisce agli schemi di assimilazione preesistenti
nell’alunno a partire dai quali potrà essere organizzata la nuova conoscenza stabilendo i
collegamenti appropriati.
situazioni, prevedere e tentare soluzioni in contesti nuovi e
inconsueti, gerarchizzare le questioni individuando i problemi
chiave.
Nel primo caso l’informazione già strutturata è trasmessa
all’allievo direttamente dal docente, nel secondo il discente viene a
diretto contatto con una nuova informazione in modo attivo e
totalmente autonomo.
La ricezione passiva può essere significativa se i contenuti vengono
compresi o resi significanti dal processo di internalizzazione. La
ricezione passiva, al contrario, risulta meccanica se il discente non
riesce ad attribuire significato ai materiali, né a renderli
significativi.
L’apprendimento mediante scoperta autonoma richiede al discente
di scoprire qualcosa in quanto il contenuto non è dato, ma risulta
da un processo che si articola in diverse tappe.
Lo studio delle materie avviene per assimilazione, mentre nella vita
reale i problemi si risolvono con la ricerca personale; tuttavia,
esistono delle sovrapposizioni in ragione delle quali le conoscenze
acquisite per ricezione vengono anche impiegate per risolvere
problemi e ciò che si apprende con la scoperta si può usare per
ampliare, integrare, le singole materie.
L’apprendimento per ricezione si presenta più tardi nello stadio
evolutivo e necessita di un livello superiore di maturità cognitiva;
la formazione di concetti con procedimento induttivo è tipica della
prima infanzia e del periodo prescolastico, mentre l’assimilazione
dei concetti richiede la comprensione e la verbalizzazione