Riassunto esame Metodologia della ricerca sociale, prof. Fasanella, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta
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2.2 APPROCCIO UNIFORMISTA VS. INDIVIDUALISTA
Da una parte la posizione uniformista sostiene che esistono delle uniformità
empiriche, delle regolarità dei fenomeni alle quali l’agire dei singoli può essere
ricondotto; dall’altra la posizione individualista sostiene che ogni caso, ogni
azione sociale è un evento unico, il soggetto è irriducibile a qualsiasi forma di
generalizzazione.
2.3 L’OBBIETTIVO DEL MINIMO COMUN DENOMINATORE
Le soluzioni che vengono date al primo dilemma come al secondo portano
alla stesso punto: l’invarianza dello stimolo.
3. L’AFFIDABILITA’ DEL COMPORTAMENTO VERBALE
Una secondo problema di fondo meno radicato di quello precedente è quello
dell’attendibilità del comportamento verbale analizzato da tre punti di vista:
Desiderabilità sociale. È la valutazione socialmente condivisa, che in una
certa cultura viene data ad un certo atteggiamento o comportamento
individuale. Se tale comportamento o atteggiamento è fortemente connotato
in senso positivo o negativo, le domande su questi temi possono dare luogo a
risposte fortemente distorte (si nasconde o si esagera).
Mancanza di opinioni (pseudo-opinioni). Su alcune tematiche complesse o
che non si conoscono, gli intervistati possono scegliere a caso una delle
risposte. Si crea una sorta di pressione a rispondere pur senza avere opinioni
Intensità. La domanda standardizzata rileva l’opinione, ma non la sua
intensità o il suo radicamento e il ricercatore non è in grado di distinguere le
opinioni stabili da quelle volubili.
4. SOSTANZA E FORMA DELLE DOMANDE
Per la stesura di un buon questionario sono necessari: a) esperienze del
ricercatore; b) la conoscenza della popolazione alla quale il questionario
viene somministrato; c) la chiarezza delle ipotesi di ricerca.
Domande relative a proprietà sociografiche di base. Si riferiscono alla
descrizione delle caratteristiche di base dell’individuo, permanenti come
genere, età e luogo di nascita, oppure caratteristiche variabili come la
professione, lo stato civile e il luogo di residenza.
Domande relative ad atteggiamenti. Si rileva quello che il campione pensa:
opinioni, motivazioni. Sono le domande più difficili perché gli atteggiamenti
sono multidimensionali di diversa intensità e mutevoli.
Domande relative a comportamenti. Se nel caso precedente si rileva
quello che l’intervistato dice di pensare, in questo caso si rilevano le sue
azioni e i comportamenti che sono inequivoci e empiricamente osservabili.
Domande fattuali. Relative ai fatti.
Domande motivazionali. Relative a opinioni e atteggiamenti.
4.2 DOMANDE APERTE E DOMANDE CHIUSE
Una delle prime decisioni che il ricercatore deve assumere al momento di
formulare una domanda è relativa alla sua presentazione in forma aperta o
chiusa.
DOMANDA APERTA. Lascia piena libertà di risposta all’intervistato ed ha
quindi il vantaggio della libertà di espressione, ma presenta degli svantaggi
come , la vaghezza delle espressioni, la difficile confrontabilità, la produzione
di informazioni inutili, i cisti elevati, richiedono un livello di istruzione elevato
(per chi risponde), e soprattutto le risposte vanno comunque codificate per
ottenere una matrice-dati (post-codifica).
DOMANDA CHIUSA. Offre a tutti lo stesso quadro di riferimento, facilità il
ricordo e stimola l’analisi e la riflessione. Gli svantaggi sono che lascia fuori
tutte le alternative non previste dal ricercatore, le stesse che rischiano di
influenzare l’intervistato e inoltre le risposte offerte non hanno lo stesso
significato per tutti.
5. FORMULAZIONE DELLE DOMANDE
1.SEMPLICITA’ DI LINGUAGGIO. Occorre un linguaggio adeguato al
campione studiato e più semplice nel caso di questionari auto compilati.
2.LUNGHEZZA DELLE DOMANDE. Devono essere concise. Le domande
troppo lunghe possono distrarre l’intervistato dal focus dell’interrogativo.
3.NUMERO DELLE ALTERNATIVE DI RISPOSTA. Nelle domande chiuse le
alternative di risposta non posso essere troppo numerose (in genere si
consiglia cinque).
4.DEFINIZIONI AMBIGUE. Non utilizzare termini dal significato indefinito.
5.PAROLE DAL FORTE CONNOTATO NEGATIVO. Evitare termini dal forte
connotato emotivo soprattutto se negativo.
6.DOMANDE SINTATTICAMENTE COMPLESSE. Per esempio evitare le
doppie negazioni.
7.DOMANDE CON RISPOSTA NON UNIVOCA. Vanno evitate le domande
multiple in cui in una domande ne siano incluse più di una.
8.DOMANDE NON DISCRIMINANTI. Una domanda che ottiene il 90% delle
risposte dello stesso tipo.
9.DOMANDE TENDENZIOSE. Evitare accostamenti di parole che possono
orientare l’intervistato.
10.COMPORTAMENTI PRESUNTI. Evitare di dare per scontati
comportamenti che non lo sono
11.FOCALIZZAZIONE NEL TEMPO. Evitare domande che richiedono una
media nel tempo su comportamenti abituali ecc.
12.CONCRETEZZA/ASTRAZIONE. Evitare domande astratte che possono
generare risposte generiche
13.COMPORTAMENTI E ATTEGIAMENTI. Focalizzare la domanda su un
comportamento piuttosto che un atteggiamento.
14.DESIDERABILITA’ SOCIALE DELLE RISPOSTE. Formulare la domanda
in modo da rendere accettabile la risposta.
15.DOMANDE IMBARAZZANTI. Evitare o trattare con diversamente temi
delicati.
16.MANCANZA DI OPINIONI O NON SO. Accertarsi preventivamente che il
soggetto abbia un opinione sul problema trattato.
17.INTENSITA’ DEGLI ATTEGGIAMENTI. Saper cogliere l’intensità delle
risposte.
18.DISTORSIONE SITEMATICA DELLE RISPOSTE. Si riferisce a due
distorsioni: a)Acquiescenza: si riferisce alla tendenza dell’intervistato a
rispondere positivamente a tutte le domande (yeasaying). b) Uniformità delle
risposte: (response set) di fronte a una batterie di domande per mancanza di
opinioni o pigrizia l’intervistato risponde sempre allo stesso modo.
19.EFFETTO MEMORIA. Le domande che si riferiscono al passato
comportano delle difficolta maggiori all’intervistato. Utile imporre limiti
temporali al ricordo.
20.SEQUENZA DELLE DOMANDE. La prima parte del questionario deve
avere l’obbiettivo di mettere a suo agio l’intervistato e fargli capire come
funziona l’intervista. In secondo criterio è quello dell’interesse e la
stanchezza dell’intervistato. E’ importante strutturare il questionario in modo
da tener viva sempre la sua attenzione. Il terzo criterio è quello della
sequenzialità dell’intervista. È necessario che i temi toccati nell’intervista si
sviluppino in una sequenza logica e che fluisca il più possibile. L’ultimo punto
è quello dell’effetto contaminazione. In certi casi la risposta a una domanda
è influenzata dalle domande che l’hanno preceduta.
6. BATTERIE DI DOMANDE
Nei questionari è frequente il caso di domande formulate tutte allo stesso
modo (stessa domanda, stesse alternative di risposte, cambia solo l’oggetto).
Ciò permette di risparmiare spazio sul questionario, di facilitare la
comprensione nel meccanismo di risposta, di migliorare la validità delle
risposte e di facilitare la costruzione di indici. Tuttavia, esse presentano
l’inconveniente di creare una sorta di assuefazione da parte dell’intervistato,
che potrebbe fornire risposte date a caso (pseudo opinioni) oppure risposte
tutte uguali (response set).
7. ORGANIZZAZIONE DELLA RILEVAZIONE
Ci sono alcune fasi che precedono la rilevazione vera e propria e sono:
Lo studio esplorativo. Il ricercatore per poter formulare le domande
adeguate e le risposte, nel caso delle domande chiuse, deve conoscere
perfettamente il problema oggetto di studio
Il pre-test. Quando il questionario è pronto si procede con la fase di collaudo
sottoponendo il test su poche decine di casi, alfine di determinare la sua
efficacia e durata.
La preparazione e la supervisione degli intervistatori. Comprende la
preparazione iniziale degli intervistatori e la supervisione durante la
rilevazione vera e propria.
La forma grafica del questionario. Il questionario deve essere visivamente
compatto. CAPITOLO VI
1. MODALITA’ DI RILEVAZIONE
INTERVISTE FACCIA A FACCIA.
La rivoluzione informatica ha solo lievemente modificato questo modo di
procedere, sostituendo la registrazione carta e penna con un personal
computer, che gestisce lo svolgimento dell’intervista e segnala
automaticamente le eventuali incongruenze; spariscono cosi le fasi di codifica
e di immissione dati. Non cambia il meccanismo base di interazione fra
intervistatore e intervistato. E’ dalla sua prestazione che dipende la qualità
dell’intervista e deve quindi, inibire qualsiasi comportamento che può
influenzare l’intervistato. Per raggiungere questo obbiettivo i manuali pongono
accento su alcune caratteristiche degli intervistatori:
Le loro caratteristiche. Dal genere all’età, dal ceto sociale all’etnia.
Le loro aspettative. Vengono trasmesse spesso in maniera inconscia .
La loro preparazione. Consapevolezza del tipo di interazione e dei
meccanismi.
La loro motivazione. La convinzione nel proprio lavoro e della sua finalità.
QUESTIONARI AUTOCOMPILATI.
Ci sono due casi fondamentali di autocompilazione: rilevazione di gruppo.
Per esempio in una classe in cui un operatore distribuisce il questionario,
assiste alla sua compilazione e li ritira. Rilevazione individuale. Occorre
distinguere fra situazioni “con” o “senza” vincoli sulla restituzione del
questionario compilato. Un caso di restituzione vincolata è quello del
censimento, mentre un caso senza vincoli sulla restituzione del questionario è
quello del questionario postale.
I vantaggi di questa tecnica sono: risparmi altissimi nei costi, maggiore
garanzia di anonimato, assenza di distorsioni dovute dall’intervistatore,
accessibilità e comodità. Mentre gli svantaggi sono: bassa percentuale di
risposte, distorsione dovuta all’autoselezione e mancanza di controlli. Il
problema principale di questa tecnica è rappresentato dai ritorni dei
questionari. Il tasso di riuscita in base ai ritorni dipende da vari fattori come:
l’istituzione che patrocina l’indagine, lunghezza del questionario, le
caratteristiche degli intervistati e dal tipo di sollecito. Nel caso di questionari
autocompilati sono da escludere le domande aperte.
INTERVISTE TELEFONICHE.
I principali vantaggi sono: permette una grande rapidità di rilevazione,
comporta costi inferiori dell’intervista faccia a faccia, presenta minori
resistenze alla concessione dell’intervista, permette di raggiungere intervistati
nelle zone periferiche. Mentre gli svantaggi sono: più distacco e freddezza del
rapporto, il rapporto si logora prima, non si raccolgono dati non verbali, le
persone anziane o con basso titolo di studio sono sotto rappresentate,
limitatezza del tempo a disposizione. A questo quadro problematico si è
aggiunto a partire dal primo decennio di questo secolo, un nuovo grave
problema che rende ancora più insoddisfacente il dato prodotto dall’intervista
telefonica. In primo luogo i telefoni fissi sono stati sostituiti dai cellulari. In
secondo luogo è intervenuta una modifica normativa per la quale per essere
presenti negli elenchi telefonici occorre aver dato il proprio consenso. Infine,
nel tempo, è venuta crescendo una diffusa insofferenza da parte dei cittadini
nei confronti delle interviste telefoniche, solitamente di carattere commerciale,
che negli anni hanno afflitto i nostri telefoni, con il risultato di un altissimo
tasso di rifiuti a rispondere. Questi errori di copertura e di non risposta
inficiano gravemente la rappresentatività dei campioni ottenuti via telefono.
QUESTIONARI TELEMATICI.
Nel primo decennio di questo secolo si è venuta sempre più affermando nella
ricerca sociale la distribuzione, compilazione e raccolta di questionari via
internet. Le principali caratteristiche sono: INCHIESTE VIA WEB. Una prima
distinzione va introdotta fra email surveys, in cui il questionario viene spedito
al destinatario come allegato a una email, lo compila e lo rispedisce al
mittente sempre via email; e fra web surveys, dove il soggetto accede a un
sito web e su questo compila il questionario online. Il principale problema di
questo modo di somministrare il questionario online è che l’accesso a internet
è limitato a una quota della popolazione e anche se si dispone di questo
accesso esistono capacità diverse al suo utilizzo. Il questionario online
comunque è risultato avere il maggior tasso di risposta. PANEL ONLINE. E’
un gruppo di persone che accetta di partecipare tramite la connessione
internet a inchieste telematiche per un certo periodo di tempo. La sua finalità
è quella di offrire al ricercatore un campione di persone disponibili a essere
ripetutamente intervistate. Il problema principale del panel online è quello
della rappresentatività, per cui diventa cruciale il modo di reclutamento delle
persone che vi fanno parte. Possiamo distinguere due situazioni. Nel
campione non probabilistico l’adesione al gruppo avviene volontariamente
e quindi non garantisce la rappresentatività del campione. Nel campione
probabilistico le persone sono scelte indipendentemente dalla loro volontà.
In conclusione. L’intervista faccia a faccia ha il vantaggio decisivo della
presenza dell’intervistatore che permette una conversazione approfondita e
prolungata nel tempo, ma presenta anche lo svantaggio di un costo ormai
proibitivo in quasi tutte le situazioni di ricerca. L’intervista telefonica ha il
vantaggio dei costi ridotti, ma gli svantaggi della brevità e della superficialità
dell’interazione con l’intervistato e quello della crescente inadeguatezza del
campione. Il questionario telematico ha il vantaggio dei costi enormemente
inferiori ai due precedenti modi, ma gli svantaggi della limitazione del
campione agli utenti internet e dell’autoselezione dei partecipanti.
2. INCHIESTE DIACRONICHE
Chiamiamo “diacronici” gli studi che si prolungano nel tempo e “sincronici”
quelli che si realizzano in un solo momento preciso e limitato. L’inserimento
della variabile tempo nella ricerca rappresenta una della principali condizioni
per la piena comprensione delle realtà sociali. È solo attraverso lo studio del
cambiamento che lo studioso può riuscire a capire le trasformazioni sociali e
aspirare a identificarne le cause. Sono due le strade per il ricercatore sociale:
replicare nel tempo, su campioni diversi, la stessa ricerca; oppure rilevare
ripetutamente le stesse informazioni sugli stessi soggetti. I primi sono detti
studi trasversali e danno luogo alle inchieste trasversali replicate; il secondo
sono gli studi longitudinali (inchieste longitudinali).
INCHIESTE TRASVERSALI REPLICATE.
Si chiamano inchieste trasversali in quanto realizzano una sezione
trasversale della popolazione studiata in un dato momento. Ognuna di queste
è una fotografia istantanea della popolazione; replicandola ho delle fotografie
successive; leggendole in sequenza ho una rappresentazione del
cambiamento intervenuto. Le rilevazioni devono essere condotte nello stesso
modo: la popolazione di riferimento deve essere equivalente, il disegno
campionario deve essere identico e le domande che intendiamo confrontare
nel tempo devono essere formulate nello stesso modo. Con questo tipo di
inchieste si riesce a cogliere il cambiamento a livello aggregato, ma non il
cambiamento a livello individuale.
INCHIESTE LONGITUDINALI.
La tecnica dell’inchiesta longitudinale è l’intervista ripetuta sugli stessi
soggetti, con le stesse domande, a distanza di tempo. L’inchiesta
longitudinale pone alcuni specifici problemi, come la mortalità del campione
(ad ogni nuova rilevazione, morti, rifiuti, trasferimenti), che pone una grave
minaccia alla rappresentatività dei dati. Le precedenti rilevazioni possono
influenzare le successive e un tale impegno di ricerca può essere gestito solo
da istituzioni aventi carattere nazionale e finanziamenti stabili nel tempo.
INCHIESTA RETROSPETTIVA.
Consiste in una normale inchiesta trasversale nella quale si pongono ai
soggetti intervistati una serie di domande relative al loro passato. Sono
evidenti i limiti di questo approccio, che fa affidamento sulla memoria.
Sempre con riferimento a questo tipo di inchiesta, una tecnica usata è
rappresentata dall’analisi degli eventi nella quale si studia l’effetto delle
transizioni, cioè dei passaggi di stato nella vita degli individui.
Infine una possibilità per lo studio del cambiamento è data dal collegamento
di file censuari e amministrativi, consistente nell’unire dati individuali di
fonte diversa (censimenti, anagrafi ecc.). il limite di questo approccio è dato
dalla povertà di queste informazioni.
Il problema generale di tutti i disegni di ricerca che includono la variabile
tempo è rappresentato dai costi. Da cui la necessità di affidare questi tipi di
indagine a istituzioni permanenti in grado di garantire la continuità di lungo
periodo che non può essere assicurata da singoli ricercatori o gruppi di
ricerca.
3. ANALISI SECONDARIA
Per analisi secondaria intendiamo una ricerca che viene condotta su dati di
inchiesta campionaria già precedentemente raccolti e disponibili nella forma
della matrice-dati originale. Si tratta quindi di una forma di rianalisi di file già
esistenti. Nel tempo ci si è accorti del fatto che molte ricerche condotte in
passato offrivano ancora ampi margini per nuovi e originali approfondimenti.
Tutto ciò ha spinto i ricercatori a rimettere mano su vecchi file per una loro
rianalisi. Fatto questo facilitato dallo sviluppo dell’informatica, che rende oggi
facilmente accessibili e utilizzabili file raccolti in qualsiasi parte del proprio
paese e del mondo. E facilitato anche dalla nascita di archivi-dati, istituzioni
finalizzate alla raccolta dei file relativi a ricerche già concluse. I vantaggi sono
l’elevato risparmio sui costi di rilevazione, che per il singolo ricercatore i costi
vivi della ricerca sono praticamente azzerati e quello della cumulatività dei
risultati empirici che si aggiungono alla conoscenza condivisa. I limiti di
questa evoluzione sono che il ricercatore non può valutare la qualità dei
dati(in quanto non controlla le fasi della rilevazione), gli interrogativi possono
essere limitati (a causa della mancanza dei dati) e che si possono produrre
ricerche fatte a partire da dati disponibili e non da ipotesi teoriche. Un
approccio che si affermato negli ultimi anni è quello della meta-analisi, un
metodo di selezione, integrazione e sintesi di studi aventi uno stesso oggetto
d’analisi, a partire dai risultati degli studi invece che dai dati. Si tratta quindi di
una integrazione dei risultati.
4. RICERCA BIBLIOGRAFICA, ARCHIVI DATI E DATASET
L’argomento della ricerca bibliografica è preliminare a qualsiasi operazione di
ricerca empirica. Potremmo definirla come l’azione per scoprire quello che è
già stato detto (sul piano teorico) e fatto (sul piano empirico) per decidere che
cosa fare e come farlo aggiungendosi alle esperienze precedenti, attraverso
l’esplorazione delle pubblicazioni sull’argomento studiato. Questa
esplorazione deve precedere qualsiasi operazione empirica e prece il disegno
stesso della ricerca. Trattandosi in un itinerario individuale la qualità e la
completezza della ricerca bibliografica condiziona la rilevanza dei risultati
empirici. Una ricerca bibliografica significa passare in rassegna le principali
idee e ricerche relative all’area di interesse, una sua caratteristica è la sua
struttura a cascata, si comincia da un articolo o un libro e poi, inseguendo i
suoi riferimenti bibliografici, si risale ad altri contributi e cosi via. Imparare da
altri è sempre importante e citare il lavoro altrui può dimostrare la scientificità
del proprio lavoro può rinforzare un’argomentazione ed enfatizzare un
risultato empirico. Uno dei più diffusi archivi bibliografici per le scienze sociali
è il Social Sciences Citation Index (Ssci). Altri sono lo Scopus che è un
ampio archivio multidisciplinare che contiene abstracts (citazioni). Mentre
scholar.google.com è il motore di ricerca non a pagamento più utilizzato,
come books.google.com e per i libri e Sociological Abstracts un archivio
aggiornato mensilmente.
Gli archivi-dati sono le istituzioni finalizzate alla raccolta, archiviazione e
distribuzione dei file; i dataset sono l’insieme dei dati relativi a un’indagine,
organizzati in matrice-dati in formato elettronico con relativa documentazione.
CAPITOLO VII
Con l’espressione tecnica delle scale ci riferiamo a un insieme di procedure
messe a punto della ricerca sociale per misurare l’uomo de la società.
Possiamo dire che una scala è un insieme coerente di elementi che sono
considerati indicatori di un concetto più generale. L’elemento è il singolo
componente (affermazione, domanda, comportamento, risposta a un test,
attributo); la scala è l’insieme degli elementi. L applicazione più frequente
della tecnica delle scale è rappresentata dalla misura degli atteggiamenti,
dove l’unità di analisi è l’individuo, il concetto generale è un atteggiamento e i
concetti specifici sono delle opinioni. Per atteggiamento ci si riferisce a
quell’insieme di tendenze e sentimenti, pregiudizi, idee e timori; mentre con
opinione ci si riferisce all’espressione verbale dell’atteggiamento. Lo scopo
delle tecniche delle scale è quello di rilevare atteggiamenti sottoponendo agli
individui una serie di affermazioni concernenti l’atteggiamento studiato e
chiedendo loro di esprimere delle opinioni personali su tali affermazioni.
Combinando opportunamente le risposte si otterrà un punteggio individuale
che stima la posizione del soggetto sull’atteggiamento oggetto di studio.
Intenzionalmente di parlerà di attribuzione di valori agli stati dei soggetti e non
di misurazione per le proprietà che il ricercatore intende rilevare non si
dispone di una unità di misura.
Le scale sono degli strumenti con le quali ci si approssima alla misurazione
ma stessi strumenti sono soggetti a elementi noti e ignoti di distorsione.
GLI ELEMENTI DELLA SCALA
Una scala è costituita da domande che vengono proposte all’intervistato
sequenzialmente e, poiché sono ravvicinate in un questionario, si parla di
batterie di domande. Gli elementi di queste batterie sono delle domande
chiuse, ovvero domande per le quali sono già previste dal ricercatore le
modalità di risposta. Quando le modalità di risposta offerte all’intervistato sono
ordinate si possono adottare tre modi di proporre queste alternative: a)
presentare delle possibilità semanticamente autonome: ogni modalità di
risposta ha il proprio significato intrinseco. b) presentare categorie di risposta
a parziale autonomia semantica: ogni significato di ogni categoria è solo
parzialmente autonomo dalle altre (es. il caso delle risposte, molto,
abbastanza, poco, ecc.) c) presentare delle scale auto-ancoranti: solo le due
categorie estreme sono dotate di significato. Fra di esse si colloca un
continuum (rappresentato spesso da cifre, caselle o da un segmento) entro il
quale l’intervistato colloca la sua posizione.
SCALE UNIDIMENSIONALI E SCALE MULTIDIMENSIONALI
Oltre le scale unidimensionali c’è un altro modo di affrontare il problema dei
concetti sottostanti un insieme di osservazioni. Chiedendosi quante e quali
dimensioni latenti stanno dietro di esse (scale multidimensionali). Queste
tecniche interpretano gli elementi come misura di prossimità. A partire dalle
prossimità/distanze fra determinati oggetti, si pone l’obbiettivo di ricostruire lo
spazio concettuale. Innanzi tutto bisogna capire se esiste uno spazio comune;
successivamente individuare quante dimensioni ha questo spazio e infine
dare un nome a queste dimensioni.
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto esame Metodologia della ricerca sociale,basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Fasanella, libro consigliato Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Corbetta. Il riassunto comprende lo studio dei capitoli 5,6,7,9,11; che comprendono i concetti specifici fondamentali per il superamento del secondo esonero del corso, integrato con il riassunto delle slide che completano i concetti.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lucas_89 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Fasanella Antonio.
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