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57-224: PRIMO MONOLOGO, DI SALICIO
lamento di Salicio. freddezza
Prima strofa (vv57-70): Galatea viene accusata di incapace di amare e
dell’abbandono di Salicio che per questo prova vergogna e non vuole che nessuno lo veda. La accusa di essere
crudele, un peccato gravissimo visto che nell’amore cortese era vietato diventare crudeli per le donne amanti
perché queste non dovevano mai far soffrire i loro uomini. La strofa si conclude con un ritornello che Salicio
utilizza spesso: “Salid sin duelo lagrimas corriendo”
collegamento sentimenti-natura,
Seconda strofa (vv71-84): comincia con Salicio che soffre tantissimo e tutto
intorno a sé sembra che se ne freghi della sua sofferenza, lo stesso paesaggio che l’ha accompagnato quando
era felice ora e è lì mentre lui è triste.
rimprovera Galatea
Terza strofa (vv85-98): Salicio che non ha rispettato il suo giuramento d’amore (infedeltà
chiede vendetta a Dio
85-90) e per la rottura del giuramento con Dio e per la sua morte interiore (90-95) e
si domanda “Se a quelli che diceva di amare si comporta così, cosa farà con quelli che non ama?” (96-98)
Ricorda unione tra lui e la natura
Quarta strofa (vv99-112): con amarezza la perfetta quando stava con
cornacchia avvisato
Galatea, ricorda che un giorno la lo aveva di non fidarsi e quindi si accorge che in realtà
la natura aveva cercato di avvisarlo, ma lui non era riuscito a capirla. Galatea non solo ha distrutto il suo
presente ma anche il suo passato. segnali;
Quinta strofa (113-126): Ricorda quali sono stati i un giorno quando andava con le pecore a bere al
fiume Tajo, il fiume è arretrato. tradimento di Galatea
Sesta strofa (127-140): Salicio ci racconta il attraverso delle domande (“I tuoi occhi
azzurri dove guardano adesso?”)
universalizzazione della sofferenza
Settima strofa (141-154): di Salicio, comincia a fare una filosofia
sull’amore. Se Galatea diceva di amarlo ed era una coppia perfetta, ciò può capitare a chiunque; la sua
sofferenza ora è l’anticipo di quella di altri. “Impossibilia”: figura retorica di qualcosa che sembra impossibile
caos.
ma che accade e quindi se tutto è possibile il mondo è
generalizza
Ottava strofa (155-168): ancora di più la sua sofferenza all’universo e dice che nell’universo i simili
si attraggono e quindi Galatea si era messa con uno che era come lei (quindi non solo ha distrutto la certezza
degli amanti, ma ha distrutto anche le regole dell’universo). Fa una serie di impossibilia, cioè una convivenza
tra esseri diversi (gli opposti ora potrebbero andare d’accordo), come se le pecore mangiassero con i lupi, fa
un topos letterario. la psicologia del tradimento orgoglio,
Nona strofa (169-182): esamina e scatta il suo vantandosi dell’elevato
numero di pecore e delle sue doti canore (dedicava canzoni a lei, anche se non se le meritava), del suo fisico
fortuna
e bellezza e si chiede “Cos’ha l’altro che io non ho?”. L’altro ha la nel conquistare Galatea. Lui aveva
tutto, la fortuna ha voluto così. perché mi ha
Decima strofa (183-196): si domanda “Se non ho nulla da invidiare a lui, se non la fortuna, allora
tradita?” Perché Galatea ha la “condicion terrible” (un caratteraccio crudele). Dice anche che se ha tutti quei
possedimenti in realtà non è felice.
Undicesima strofa (197-210): si collega alla seconda, in cui la natura era indifferente al canto di Salicio, ora
capisce che la natura è sofferente, triste solidale con lui;
sembra e si ristabilisce così il legame tra i pastori e
la natura, commossa. Galatea non lo è e per questo la colloca fuori dall’ordine naturale.
si rassegna,
Dodicesima strofa (211-224): Salicio se ne va dal luogo dove si trovava e lascia il suo ricordo alla
natura perfetta, cosicché possa amare il suo uomo in questo spazio perfetto. È bugiardo perché la verità è
che se rimane in questo spazio non lo dimenticherà mai perché tutto qui stimola il suo ricordo. Dopo il
tradimento, il suo passato è un ricordo negativo, ora è triste e nel futuro può essere sia più felice che più
morte,
triste, la sua unica via d’uscita è la la colpa di tutto ciò è la memoria perché si ricorderà sempre di
Galatea e avrà sempre paura di un altro tradimento.
versi di transizione
Vv226-239: 14 in cui il poeta afferma che il canto fatto da Salicio è servito per addolcire gli
Nemoroso,
animali e la natura. Dal verso 235 compare l’altro pastore. Qui il poeta chiede alle muse di essere
aiutato per cercare di riprodurre il canto di Nemoroso e gli cede la parola.
VV239-407: SECONDO MONOLOGO, DI NEMOROSO (quasi stessi versi di Salicio, 169)
invocazione alla natura,
Prima strofa (239-252): fa una parla con essa e a differenza di Salicio lui si fida della
natura e dice “Io mi sentivo molto lontano dal dolore che ora sento” (c’è stato un avvenimento che ora lo fa
soffrire ma non gli fa dimenticare i momenti felici del passato). La natura gli dà felicità perché gli ricorda quei
momenti felici in cui lui e Elisa erano insieme.
la natura lo rende felice
Nella seconda strofa (253-266) realizza che ma ora Elisa è morta e si pone una
domanda “Se io avessi veramente amato Elisa ora dovrei essere morto, il mio cuore dovrebbe essere scoppiato
per il dolore” si risponde dicendo che è un essere insensibile, non l’amava abbastanza e non ha saputo
si autoaccusa
ripagare appieno l’amore che lei gli dava: è crudele, di non essere all’altezza del sentimento di
Elisa. Anche Salicio faceva le stesse accuse di crudeltà, ma non a sé stesso, ma a Galatea.
topos letterario, sunt?”
Nella terza strofa (267-281): Nemoroso sviluppa un “Ubi (Dove sono?) riferito ad Elisa.
Dove sono i suoi occhi, la bianca mano, i capelli d’oro i denti? Sono nell’oscura deserta dura terra, è il posto
dei vermi. Si rende conto che erano già sottoterra perché prima o poi sarebbe morta. Ha una mente molto
lucida e razionale. Ha sollievo nella memoria. C’è una contrapposizione generale tra gli aggettivi che usa ora
per descrivere la terra e gli aggettivi del luogo dove stava cantando prima.
tema della felicità passata e l’infelicità nel presente,
Nella quarta strofa (282-295) c’è il ricorda di essere stato
solitudine.
molto felice, non gli fa male la morte di lei ma la la natura è cambiata
Nella quinta strofa (296-309): vede con la morte di Elisa che (lo diceva anche Salicio): lui
la vede più triste perché anche la natura soffre per la perdita di Elisa, ma questo è solo il suo cambio di
forte componente platonica,
percezione. In questa strofa c’è una mancando l’amore la natura entra nel caos,
perché secondo Platone l’amore regge la natura.
contrapposizione notte-giorno
Sesta strofa (310-323): (buio-luce). Ne dà un’interpretazione alla fine della
strofa. La morte di Elisa ha provocato la sua notte. Così come dopo la notte arriva il giorno, dopo la sua notte
con la morte inizierà il suo giorno,
arriverà il suo giorno. Lui riuscirà ad entrare, incontrarla con la morte: c’è
speranza pessimistica
la (ma perché la sofferenza finirà con la morte): la sua notte durerà tutta la vita.
Settima strofa (324-351): comparazione del suo stato d’animo a quello dell’usignolo che invece di trovare il
nido trova il nulla; Nemoroso si sente allo stesso modo.
feticista. capelli
Nona strofa (352-365): strofa Aveva messo da parte una parte dei da cui non si separa mai e
sollievo.
toccandoli trova il il sollievo sparisce,
Decima strofa (366-379): torna la memoria esattamente mentre sta pensando e prova
sollievo. Ricorda che Elisa è morta e ci dice che è morta di parto riferendosi a Diana (la luna), invocata nei
parti. invoca la dea Diana,
Undicesima strofa (380-393): che non ha aiutato Elisa nonostante era collegata alla natura
(di cui Diana è la dea). Perché non l’ha aiutata? Perché è crudele, non ha voluto sentire i lamenti né di Elisa
né di Nemoroso. La dea Diana rideva guardando Elisa soffrire: qui il poeta la sta desacralizzando, la sta
ponendo sotto il livello degli uomini. Degrada anche la dea del genere delle egloghe, la sceglie apposta.
divinizzazione di Elisa.
Dodicesima strofa (394-407): c’è un processo di Elisa ha ora il posto di Diana, il posto
di Dea. Riprendendo l’ubi sunt, ora per Nemoroso Elisa sta in cielo (non più sottoterra). Ma se ora è una dea,
immortale
deve necessariamente essere (vive in cielo: pagana). “Portami con te nel cielo così la mia morte
diventerà il giorno”. Nel cielo troveremo un altro “locus amoenus” così saremo sempre felici perché saremo
entrambi immortali e il nostro amore durerà per sempre. L’immortalità farà sì che il loro amore sia immortale.
Nemoroso è diventato al 100% felice. Il presente per lui è sofferenza ma ogni minuto che passa si avvicina ad
Elisa = futuro sarà più bello. Non si sente più crudele.
Lo schema della vita di Salicio e Nemoroso è sostanzialmente diverso.
conclusione bucolica
Vv408-421: (14 versi): il poeta riprende la parola, e ripete che il canto di Salicio e il canto
di Nemoroso si rivolgono alla natura. Se è così noi siamo i secondi ascoltatori. Dice poi che quando finisce il
cantare di Nemoroso il giorno finisce, il sole va dietro le montagne: i due canti occupano l’intera giornata. È
sogno?
stato un giorno bellissimo ma l’ho sentito o l’ho sognato? Reale o Il tutto rimane nel territorio tra
l’essere svegli e il sognare: sensazione dei due pastori di svegliarsi da un sogno. Salicio sofferta
Seconda interpretazione: ci stanno raccontando due storie d’amore ma la storia di sembra più
Nemoroso
(come la storia con la “Donna napoletana” che ha fatto tanto soffrire Garcilaso); quella di invece
ideale
è troppo (si illude) come quell’amore platonico verso Isabel perché sta rivalutando la sua felicità
Salicio è più reale e più triste,
nell’aldilà. Salicio invece soffre nell’aldiquà. dell’aldilà non conosciamo
nemmeno la certa esistenza.
Amore reale: sofferenza, dunque meglio l’amore ideale che troverete nell’aldilà perché qua si soffre, l’amore
reale è sofferenza. Con la “donna napoletana” aveva avuto un’esperienza re