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Scuole primarie della provincia di Pesaro-Urbino

Scrittori si nasce o si diventa?

Come insegnanti e formatori, siamo consapevoli che la lettura stimola la scrittura, la quale, a sua volta, consente di arrivare a un livello di comprensione più elevato della prima. La lettura e la scrittura fanno parte dello stesso continuum e si sostengono reciprocamente.

Qual è dunque il punto di partenza? Leggere.

Scrivere è un atto sociale, che comporta la presenza implicita o esplicita di un altro: il lettore. Non esiste alcuna ricetta per diventare scrittori; il solo modo è diventare lettori della propria scrittura, capaci di provare le emozioni della lettura e di decifrarne le strategie e gli strumenti. Scrivere è un atto creativo, ma la scelta di come esprimerci è una questione di organizzazione.

Scrivere è un'attività del pensiero; il lavoro sulla parola scritta è un lavoro sul pensiero in un percorso dialettico che fa da ponte tra la

parte intuitiva e la parte razionale della mente. È vero che l'ispirazione è importante, per lo scrittore, ma è anche vero che occorre organizzare in modo coerente e ordinato queste emozioni, queste materie prime, occorre lavorarle bene, plasmarle per renderle adeguate, adatte al fine che ci siamo proposti. Alla questione sempre aperta e attuale: se è possibile insegnare a scrivere oppure no? Io risponderei sì, a patto però che ci si ponga come obiettivo quello di condurre ciascun allievo ad acquisire la consapevolezza tecnica e la sicurezza psicologica per trovare la propria voce, portando alla luce il modo particolare con cui guarda il mondo, fino ad impossessarsi di uno stile personale per cui ciò che si scrive, non può scriverlo nessun altro. Solo così non diventa possibile ridurre lo scarto tra il mondo pensato, e ciò che si cerca di tradurre sulla pagina scritta. Come è possibile tutto ciò? Ci si

Può domandare: affinando la sensibilità letteraria attraverso il confronto con gli esempi alti degli scrittori e quelli paritetici dei compagni. Prima di scrivere, infatti, bisogna aver letto. E scrivendo non si deve smettere di leggere. Occorre entrare nei meandri della lettura, inserirsi tra una parola e l'altra, andare da una frase a un concetto per provare a entrare nei bui percorsi della mente di chi ha scritto il romanzo. Porsi là dove lo scrittore si è posto le prime domande, entrare nella sua testa per comprenderne le scelte narrative che lo hanno condotto a trovare le linee tematiche sulle quali tracciare la giusta storia da raccontare. Occorre poi conoscere anche la psicologia, la storia di chi ha scritto, documentarsi, riflettere e analizzare i classici del passato, scoprire il contesto sociale e culturale su cui gli scrittori famosi hanno articolato il destino dei loro personaggi. Solo così ci si può calare nel vivo della pratica.

letteraria escoprire le tecniche in azione. La scelta è quella di un approccio creativo che valorizza la funzione della lettura e dell'esercitazione. Leggere è la prima epiù importante attività per chi scrive; infatti, come in tutte le arti, il punto di partenza è l'esperienza dei maestri e poi il confronto del proprio lavoro con quello degli altri studenti. Questa formula ha permesso di far vivere il corso come un vero e proprio laboratorio di scrittura: ogni tappa dell'apprendimento diventa l'occasione per scoprire il piacere di fare letteratura, di verificare le proprie attitudini e di individuare una voce personale, premessa indispensabile di qualsiasi successo.

8.1.LA LETTERATURA PER L'INFANZIA E LA PROSPETTIVA NARRATIVA NELL'APPRENDIMENTO

Lo psicologo Jerome Bruner ci parla di una "cassetta per gli attrezzi", che, in dotazione alla scuola, consente l'adattamento alla civiltà, un modo di risolvere

crisi e problemi e dentro la quale l'insegnante custodisce diverse procedure. Tra queste la NARRAZIONE è un'attività fondamentale. Mary Poppins, la bambinaia magica potrebbe suggerire invece il ruolo dell'educatore, sia esso il genitore o l'insegnante, veicolo dell'apprendimento all'interno di una prospettiva narrativa. Bruner ipotizza l'esistenza di un pensiero narrativo, di una "sorta di attitudine o predisposizione a organizzare l'esperienza in forma narrativa". Il pensiero narrativo rappresenterebbe una capacità psicologia umana, una modalità universale per organizzare l'esperienza e costruire significati condivisi. Saper narrare è un'abilità che può essere coltivata. Bruner individua due punti fondamentali da cui partire: - la conoscenza che ogni bambino deve avere relativamente alle fiabe e ai racconti tipici della propria tradizione culturale; - la convinzione che ilraccontati dai genitori o dagli adulti che lo circondano. Queste narrazioni contribuiscono allo sviluppo della sua immaginazione e della sua capacità di comprendere il mondo che lo circonda. La narrazione è un potente strumento di apprendimento perché permette di creare connessioni tra le esperienze personali e quelle degli altri. Attraverso le storie, si possono esplorare emozioni, valori, problemi e soluzioni, imparando così a gestire le proprie emozioni e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri. Inoltre, la narrazione offre la possibilità di esplorare scenari diversi e di immaginare soluzioni alternative. Questo aiuta a sviluppare la creatività e la flessibilità mentale, abilità fondamentali per affrontare le sfide della vita. La narrazione è anche un modo per condividere le proprie esperienze e per connettersi con gli altri. Attraverso le storie, si possono creare legami emotivi e sviluppare una maggiore empatia verso gli altri. In conclusione, la narrazione è un'importante capacità psicologica che ci permette di esplorare il mondo interiore e di costruire una visione più ricca e complessa della realtà. Esercitare e condividere questa capacità ci aiuta a crescere e a vivere in modo più consapevole e creativo.autobiografici che gli adulti gli ripropongono in forma di racconto. La narrazione è un'abilità multidimensionale, che crea vibranti connessioni tra l'area emotiva, l'area cognitiva e quella culturale. Rispetto alla letteratura per l'infanzia e al suo utilizzo nella scuola come motore dell'apprendimento, come sfondo integratore disciplinare, come officina della didattica, è innegabile la forte presa che sul bambino ha il ricorso alla fiaba, al racconto, alla storia o narrazione per facilitare la trasmissione del sapere. Per quanto riguarda la letteratura dedicata al segmento dei bambini in età pre-scolare e della prima scolarizzazione (ciclo scuola primaria), illumina quanto ci dice M. Salvi "quello che leggiamo da bambini crea il nostro immaginario, ci influenza, ci guida, ci offre modelli di comportamento". Si tratta di sostenere una grande impresa di creatività culturale che, guarda all'infanzia come allastagione dalla quale muovere. Saper leggere è da riguardare come uno dei più potenti strumenti di auto-apprendimento e di auto-promozione, presupposto indispensabile per poter accedere alla cultura e per poterla possedere, come un mezzo insostituibile per consentirsi successo scolastico e educativo. "Occorre che gli scrittori per l'infanzia si pongano sempre di più dalla parte dei bambini" e come educatori e insegnanti, di riflettere a livello teorico ed empirico-pedagogico, facendosi promotori di una riflessione educativa rispetto all'ampio alveo della formazione ai saperi della cultura contemporanea. Dall'ottocentesca funzione moralistica, omologante, istruttivo-didascalica, la LETTERATURA PER L'INFANZIA è riuscita ad approdare a una produzione libera, divergente, utopica, convinta sostenitrice di un concetto di infanzia indipendente, inquieta, critica, che si interroga sulle questioni profonde della vita: l'amicizia, l'amore.

l'attesa, l'inganno, la paura, il tradimento, guerra, la fedeltà, il coraggio, la morte. La finalità educativa della letteratura per l'infanzia è di accompagnare i bambini dentro boschi narrativi che parlino di tutti gli aspetti della nostra vita, anche di quelli più bui e spinosi, attraverso i quali essi possano imparare a conoscere e ad accettare la natura inquieta dell'uomo, l'ambivalenza delle relazioni umane e i chiaroscuri della vita, nel convincimento che "se rappresentati e comunicati", essi possano essere affrontati e compresi.

8.2. LE FUNZIONALITÀ PEDAGOGICHE DEL DIARIO IN AMBITO FORMATIVO

Negli anni Sessanta del secolo scorso, si è ritenuto che la scrittura fosse una dote innata e che buone abilità espressive orali comportassero valide competenze di scrittura. L'insegnamento della scrittura era pertanto finalizzato solo alla valutazione del prodotto finale, nella convinzione che non fosse

Possibile insegnare a scrivere, dal momento che gli aspetti creativi della scrittura erano misteriosi e imperscrutabili e, quindi, non insegnabili. Solo gli aspetti formali, legati alle questioni di stile, di uso e di organizzazione erano insegnabili. Lo scrivere è insegnato in base a modelli imitativi e meccanicistici. Il modello tradizionale di insegnamento della scrittura considera lo scrivere come un insieme di attività rigidamente sequenziali e non come un processo caratterizzato da ricorsività e da continui momenti di andata e ritorno.

In una siffatta condizione educativa, il diario dei ricordi potrebbe venir valutato come il prodotto finale di un percorso educativo, dove all'allievo viene richiesto di raccontarsi, descrivendo se stesso, i propri interessi, gli amici del cuore, i regali che vorrebbe ricevere a Natale, le prime delusioni e le piccole paure, magari nel tentativo di esorcizzarle.

Il diario potrebbe venir proposto già all'inizio del

Il percorso scolastico prevede che i bambini, una volta acquisita completamente la lettura e la scrittura, partecipino a un progetto laboratoriale che ha come obiettivo la descrizione e la presentazione di sé ai compagni di classe. Successivamente si procede ad un confronto interattivo e cooperativo con il resto della classe. In questo modo, il bambino riesce ad eseguire il compito e impara a conoscere se stesso, le sue emozioni, a vincere le sue paure e a rafforzare la sua autostima.

Il diario può diventare l'amico inseparabile e più intimo del bambino, a cui confidare tutto quello che il senso di vergogna, di pudore e di timidezza propriamente infantili, unitamente alle difese emozionali ancora immature, gli impediscono di esplicitare verbalmente.

Il diario, tuttavia, proprio in virtù della sua natura intima e personale, non viene valutato unicamente dal punto di vista formale, ma soprattutto a livello di contenuto. Anche un diario fatto di disegni, brevi scritti sconnessi ma emotivamente pertinenti,

vengono accettati ed incoraggiati, purché il bambino si impegni a produrre qualcosa che lo descrivi, lo rappresenti e lo "racconti". L'autobiografia quindi è il viaggio di formazione più importante che potremmo intraprendere. Quando chi si racconta ricostruisce
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A.A. 2019-2020
50 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.arcangeletti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura per l'infanzia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Marini Carlo.