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CAPITOLO 1: ITALIA COME PATRIA
1.1 Occupanti, esuli, forestieri e stranieri
Straniero non è solo colui che non si è mai incontrato prima (e quindi estraneo), ma è anche chi viene da un altro paese, ossia forestiero. Nel dizionario di Tommaseo e di Bellini il lemma straniero rimanda al sinonimo di forestiero.
Il termine straniero si lega all'idea di patria: è attorno a questa che assume una forte rilevanza politica.
L'idea di straniero continua a persistere e ad articolarsi a fianco di quella di appartenenza a una terra, di nazionalità; connessa agli altri significati del termine: strano, alieno, contrario, ripugnante.
La storia della lingua rivela elementi di interesse, soprattutto quando si tratta di una lingua giovane. La scuola e i libri assumono un ruolo centrale, diventando oggetto di un dibattito dotto e informativo-propagandistici. Gli italiani fanciulli, per riconoscersi come unico popolo, hanno bisogno che venga loro ricordata.
l’esistenza di coloro che sono altri. La letteratura cercherà di trasmettere ai cittadini di domani, la sensazione che tutti gli italiani abbiano qualcosa in comune e non siano stranieri fra loro. Per fare questo, occorre identificare chi sia diverso, chi sia straniero davvero. Il processo di costruzione nazionale presuppone l’affrontare il problema di come indicare bene chi italiano non sia, per rafforzare il senso nazionale che si sta costruendo. Sebbene "barbaro" sia connotato troppo negativamente per poter diventare il normale identificativo dello straniero, riesce a esprimere con forza quel sentimento di alterità rispetto a popoli usurpatori, che la storia pone dall’altra parte della barricata. Straniero è chiunque minaccia la libertà della neonata nazione, imponendo il proprio dominio politico e culturale, straniero è il popolo che opprime, portatore di una violenza che deve essere osteggiata. Di fronte a questo comune nemico, le differenze e gliScrezi locali si ricompattano, nel nome di una resistenza comune. La prima immagine di straniero è legata a stuoli di eserciti che arrivano dall'Oltralpe e invadono il territorio italiano, a soldati che parlano un'altra lingua, a governanti che impongono leggi e privano di diritti politici ed economici i legittimi italiani. I Promessi Sposi, così come altre risorgimentali, hanno spiegato bene il concetto. "Non passa lo straniero" è il ritornello di una nota canzone composta da Gaeta, ispirata alle vicende della prima guerra mondiale, alla resistenza italiana sul fronte del Piave, dopo Caporetto.
Lo straniero è al tempo stesso motivo di sospetto e di attrazione per gli abitanti, come espresso nell'opera "Il giovane Ludovico" di Schmid.
Il lemma "straniero" possiede una complessità ricca e sfaccettata che è legata al tema della patria, della sua difesa, della sua costruzione e dell'identità nazionale.
Un'identità che si definisce e si manifesta soprattutto nel confronto con l'altro. Il lemma si lega alla definizione di italiano, che caratterizza il Risorgimento, ma anche alle rivendicazioni politiche, dell'esilio e dei diritti civili e sociali. 1.2 Patria: luogo di nascita, o di domicilio legale Patria è un territorio fisico che si connota per costumi e tradizioni consolidate; è la terra dei padri e straniero è chiunque sia nato altrove, nello stesso modo in cui si diventa stranieri quando ci si allontana da una famiglia e una terra natale, raramente per deliberata scelta. "<Antropologico per eccellenza, attinge la sua identità al tempo lungo nella memoria dei popoli, l'idea di etnia. La prima accezione di straniero è legata all'idea di usurpatore, di un potente arrogante al quale si ha il dovere di opporsi. L'Italia però stenta a rinsaldare il legame tra i suoi abitanti, il senso di appartenenza a uno stesso popolo. Edmondo De Amicis nel 1922 descrive la reciproca intolleranza tra abitanti di diverse regioni, tenute insieme sotto l'egida dello Stato nazionale italiano, sebbene le abitudini, le credenze e la lingua siano profondamente diverse.
In Italia, l'idea di patria come nazione deve essere costruita, all'insegna di una nuova unità politica, voluta e perseguita da un gruppo di illuminati. Le leve su cui puntare saranno il servizio militare e le politiche di alfabetizzazione popolare. Inizia così la costruzione di una memoria comune, come detto da
Giuliano Procacci, che deve essere inventata è alimentata dall'editoriaUna nazione èpopolare. L'idea di nazione a cui ci si ispira è ripresa dalle parole di Ernest Renan:un'anima, un principio spirituale. Due cose costituiscono questa anima: una è nel passato, l'altranel presente. Una è il comune possesso di una ricca eredità di ricordi; l'atra è il consenso attuale.La nazione è una grande solidarietà, costituita dal sentimento di sacri ci compiuti e da quelli che siè ancora disposti a compiere insieme. Un principio spirituale fatto di passato (la costruzione diuna memoria comune) e di presente (il desiderio di una nuova solidarietà) che devono esserecostruite attraverso l'educazione.italiani si devono fare e per questo c'è bisogno di scuola, di formazione, di una cultura che si<<Glidi onda e metta radici, collegando territori e storie separate da
decenni.>> questo è quanto affermato da Pietro Thouar.L'Italia di questi anni vede muoversi i primi fermenti tra gli intellettuali che scorgono nell'educazione del bambino una base utile, sulla quale costruire la generazione di nuovi italiani.Nascono in questi anni le prime riviste per l'infanzia, in particolare si inaugura <<Il giornale dei fanciulli>> di Pietro Thouar. Successivamente ha grande esito Giannetto di Luigi Parravicini.I libri di scuola, sia manuali che volumi di letteratura per l'infanzia, sono un elemento chiave per la diffusione di un linguaggio comune, alfabetico e simbolico al tempo stesso, per una costruzione identitaria che è ancora frammentata e discontinua. Il tema della patria attraversa molti testi pubblicati in questo scorcio di secolo. Nelle scuole italiane, accanto alla grammatica, alla scienza, alla geografia, alla storia e all'aritmetica, la formazione morale è il primo obiettivo.
di un'educazione che deve essere estesa il più possibile al fine di garantire la crescita politico-economica che i fautori del Risorgimento auspicano. Secondo Parravicini, sulle panche della scuola si devono apparecchiare i cittadini (pag.32-33). Negli anni del Risorgimento e anche dopo, non c'è libro destinato ai giovani che non contenga un cenno al sentimento di patria. Lo si ritrova negli innumerevoli racconti e canti di scrittori più o meno noti, nei brani antologici di autori classici che riscoprono il valore della latinità come esempio di orgoglio nazionale. È possibile rintracciarlo anche nei libri di storia e di geografia, nelle raccolte di racconti o di poesie (es. L'arpa educatrice delle scuole. Poesie per fanciulli e adolescenti raccolte e annotate da un educatore italiano di Domenico Cappellina). Molti testi insistono sul tema dei conni naturali, come un verso significativo di Vamba in cui si parla in realtà di.aiuole protette da chi voglia calpestarle. L'idea di patria occupa anche i testi destinati al pubblico femminile, alle giovani fortunate che possono aspirare a una formazione. Il contributo della donna è complementare a quello dell'uomo, ma non meno importante. Le pagine scritte da Luisa Amalia Paladini nel Manuale per le giovinette italiane, ribadiscono l'influenza sociale della donna e ne definiscono il ruolo all'interno della famiglia e della società intera. Così anche Felicita Morandi in un volume ispirato a sentimenti patriottici e all'obbedienza. L'educazione femminile risente di un radicato pregiudizio di genere, ma tuttavia le donne come gli uomini devono crescere educate ad amare la patria ed è importante iniziare dalla più giovane età. Piano piano si sviluppa l'idea di formazione che si ottiene dilettando i giovani studenti e propendendo attività e letture piacevoli, piuttosto che lacostrizione.1.3 Anche fuor della tua patria vivono gli uominiIl volumetto Dei doveri degli uomini. Discorso ad un giovane di Silvio Pellico riscuote successo come volume destinato all’educazione dei giovani cittadini. Il trattato elenca i doveri fondamentali dell’uomo, tra cui l’amor di patria. L’autore oppone la posizione di chi riconosce il valore profondo della patria a chi propone idee cosmopolite. Pellico contesta il punto di vista di quanti tacciano di egoismo il sentimento provato verso chi appartiene allo stesso popolo. Secondo l’autore la patria è un concetto relativo: la naturale solidarietà tra gli uomini determina, di volta in volta, l’idea di appartenenza a una patria comune, in base a contesti diversi e a esperienze particolari che ci si trova a vivere. In questi primi decenni del Risorgimento, in un’epoca di lotte lindi vendicative politiche, le parole di Pellico suonano cauti, a rontano il tema della patria secondo
Unaprospettiva complessa che lascia intravedere il pericolo di potenziali nazionalismi eincomprensioni culturali. Nell'autore domina lo spirito cristiano che tende a vedere accumulati tuttigli uomini. Il dubbio di un patriottismo illiberale si insinua come una minaccia reale e mostra leff ffff fi fi fl fi ff fi fi fi fi ficontraddizioni di un vincolo che unisce gli uomini in base a una certa idea di appartenenza, amcontribuisce a separarli, quindi a ra orzare la percezione dello straniero e ad incriminare lo spiritocosmopolita che aveva caratterizzato il pensiero degli illuministi.
Nel Dizionario loso co ad uso della gioventù si intuisce una posizione che troverà espressionenelle dichiarazioni dei teorici del socialismo. È un'incrinatura sottile che mira l'idea dominante dipatria come luogo prediletto delle origini e delle tradizioni, spazio da difendere e da amare.
Negli anni a ridosso dell'Unità di Italia, il sentimento di
solidarietà si estende ad una umanità più ampia di quella abitante i confini nazionali. Con Collodi, nel 1886, si abbandona l'enfasi positiva posta sull'idea di patria. Si aggiungono le guerre.