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APPUNTI DI GIULIAO
Cui si rivolsero fu proprio Cicerone che, ai primi di gennaio del 70 a.C., presentò la domanda del processo al pretore Manio Acilio Glabrione, presidente del tribunale del reato di concussione. Gli amici di Verre cercarono di ostacolare l'azione di Cicerone proponendo come sostituto per l'accusa Quinto Cecilio, uomo di origini siciliane che aveva fatto parte dell'entourage di Verre. Cicerone però ebbe la meglio su di lui facilmente e gli furono concessi centodieci giorni per fare la sua inchiesta. I sostenitori di Verre non mollarono e tentarono in tutti i modi di procrastinare il processo; il loro scopo infatti era quello di portare l'udienza oltre le prossime elezioni del consolato, così da avere l'appoggio di consoli della loro cerchia di amicizie. A tal fine fecero sì che fosse accusato un ex governatore della Macedonia per concussione e che i giorni disponibili per l'inchiesta concessi fossero solo centootto.
Secondo il diritto romano infatti i processi venivano svolti secondo l'ordine dei giorni di inchiesta. Cicerone, rassegnatosi al ritardo, iniziò comunque il suo lavoro e si precipitò a casa dell'accusato per sequestrare i documenti e inventariare gli oggetti di provenienza illecita. Alla metà di febbraio partì per la Sicilia e in poco più di cinquanta giorni percorse tutta l'isola in cerca di testimoni e prove. Riuscì a tornare a Roma per l'apertura del processo che però venne scavalcato ancora una volta dal quello contro l'ex governatore della Macedonia. Subentrò poi un altro ostacolo quando le elezioni per consolato del 69 a.C. furono vinte da Ortensio e Quinto Metello che, grazie al nuovo potere acquisito, tentarono di corrompere i testimoni dell'accusa. Nonostante l'influenza dei nuovi consoli che cercarono di far slittare la prima udienza a gennaio, momento nel quale avrebberoavuto pieni poteri decisionali, il processo iniziò ad agosto. Il pericolo però non era ancora superato perché le numerose festività di quei mesi potevano facilmente rimandare il processo fino all'inverno e Cicerone avrebbe corso il rischio che le sue arringhe fossero poco efficaci con degli intervalli di tempo troppo lunghi tra l'una e l'altra. Così, al momento dell'apertura del processo, rinunciò al discorso di apertura e, fatta una breve arringa, interrogò subito i testimoni. L'interrogatorio durò una decina di giorni e Ortensio, l'altro oratore, non riuscì a ribattere alla tattica di Cicerone. Poi non era ancora finito il processo quando Verre decise, fingendosi malato, non si presentò in tribunale e scappò a Marsiglia, ammettendo di fatto la propria colpevolezza. Il processo ebbe un'ultima coda nell'ottobre del 70 a.C. per stabilire la somma che Verre doveva.Restituire aisiciliani. La somma fu esigua rispetto alle razzie compiute dall'ex-governatore, ma gli isolani sene andarono contenti della vittoria. VerrinaeCicerone, all'indomani del processo, pubblicò le Actio prima e Actio secunda in cui mostrava come avrebbe potuto svolgersi l'accusa se tutto si fosse svolto regolarmente. Quest'opera serviva non solo a mettere in luce la sua bravura di retore, ma anche ad attirarsi la simpatia di quella cerchia di persone, aristocratiche e non, indenni alla corruzione e rispettose del mos maiorum. Cicerone infatti non pensava che il suo racconto di un processo fittizio potesse essere preso per vero da qualcuno, bensì voleva restituire alla memoria dati reali dentro una cornice immaginaria. A motivo della pubblicazione di quest'opera fittizia è probabile che Cicerone avesse accolto la provocazione di Ortensio secondo cui la sua vittoria non era stata dettata dalla sua bravura come retore, ma dalla sua strategia.
L'opera si struttura in due parti. Nella prima parte Cicerone riporta, ampliando, quello che veramente pronunciò in tribunale. Nella seconda parte troviamo cinque discorsi: - De praetura urbana (segue la carriera politica di Verre prima che divenisse governatore della Sicilia) - De frumento (riguarda i misfatti compiuti da Verre e dal suo entourage in Sicilia) - De signis (parla dell'approvvigionamento di grano da parte di Roma nei confronti della Sicilia e di come Verre abbia abusato del suo potere in questo ambito) - De suppliciis (ha come oggetto le sottrazioni di opere d'arte compiute dal governatore che si avvaleva di due fratelli artisti come consulenti) - De suppliciis (Cicerone vuole distruggere l'immagine politica di Verre per non renderlo simpatico alla giuria mettendolo in ridicolo). Lo stile usato da Cicerone è armonioso nonostante la complessità architettonica. Non ricerca più concettismi e effetti facili, ma scava fra le diversità deiregistri linguistici che domina tutti con estrema maestria. Quest'opera inaugura un nuovo tipo di retorica a Roma surclassando l'asianesimo più manieristico di Ortensio.4 APPUNTI DI GIULIAO.
Nel 69 a.C. Cicerone ottenne la carica di edile. Il suo compito era quello di procurare gli approvvigionamenti per la popolazione e organizzare giochi pubblici. Nonostante non vedesse di buon occhio abituare la plebe a vivere nell'ozio e non potesse permettersi spese ingenti, riuscì a non scontentare l'opinione pubblica e ad esercitare la sua carica senza sfarzi eccessivi. Nello stesso anno si ritrovò a difendere Fonteio, ex governatore della Gallia accusato di aver depredato la provincia come aveva fatto Verre. Preoccupato che questa causa screditasse il successo Verrinaeraggiunto con le, Cicerone mise subito in evidenza le differenze: prima di tutto Fonteio aveva perseguito gli interessi dei romani sedando le rivolte dei galli e, seconda di poi, le popolazioni.
barbare di quel territorio non erano paragonabili ai civili siciliani ed era giusto sfruttarli per ricavarne il maggior profitto per lo Stato. Anche se a Roma vigeva una legge secondo la quale non era possibile ricevere alcun compenso per l'attività di avvocato, i cittadini avevano trovato molti modi alternativi per render remunerativa la professione. Come infatti il prestigio di Cicerone cresceva, crescevano anche i suoi guadagni dovuti all'attività di patronus. Risale infatti a quel periodo l'acquisto della villa a Tuscolo, luogo molto richiesto dall'aristocrazia romana perché permetteva di vivere l'otium e allo stesso tempo di rimanere in contatto con la città. Pro Caecina Di questo periodo restano alcune orazioni come la , una delle poche in cui Cicerone si addentra nei cavilli del diritto privato. Nel 67 a.C. Roma assistette all'ascesa di Pompeo, insignito di poteri straordinari per contrastare il dilagare della pirateria. Ai
Successi di Pompeo si contrapponevano alle sconfitte dell'esercito comandato da Lucullo contro Mitridate. Nell'anno successivo la legge del tribuno Manlio propose di concedere di nuovo pieni poteri a Pompeo affinché potesse mettere fine a questa guerra. Cicerone si schierò apertamente a favore dell'approvazione della legge nel suo primo impegno politico diretto.
Il 65 a.C. fu un anno pieno di tensioni politiche. Il fatto più eclatante fu quello passato alla storia come la prima congiura di Catilina, anche se gli storici moderni non credono che fosse coinvolto in prima persona. I due consoli designati per quell'anno, Publio Autronio Peto e Publio Cornelio Silla, vennero condannati per corruzione elettorale e deposti. Al loro posto furono designati i due candidati sconfitti, Lucio Manlio Torquato e Lucio Aurelio Cotta. Si formò allora una congiura per uccidere i neo eletti e rimettere al proprio posto i due condannati. Oggi si ritiene che il
complotto fosse stato ordito da Cesare e Crasso, i quali volevano gettare le basi per una forza da contrapporre all'ascesa di Pompeo. La congiura però non riuscì e l'accusa verso Catilina venne usata da Cicerone nel successivo processo contro di lui. Nel 64 a.C. Cicerone si ritrovò a difendere Quinto Gallio dall'accusa di brogli elettorali e di tentato omicidio nei confronti di Calidio. Egli era un oratore dallo stile morbido e diafano, fluido, ma privo di patetismo. Il suo stile viene descritto anche da Cicerone nel "Brutus". L'eccessiva flemma della sua orazione diede a Cicerone l'occasione giusta per far scagionare il suo protetto; d'altronde chi poteva parlare in modo talmente pacato di un fatto reale? Nel 64 a.C. Cicerone risultò eletto per il consolato dell'anno successivo. La campagna iniziava già dall'anno precedente con la toga candida, una toga imbiancata di gesso tipica del petitor. L'ostacolopiù grande alla sua elezione era rappresentato dalla nobilitas perché era un homonovus e in più alleato di Pompeo, esponente del partito popolare. Per ricevere il supporto di 5APPUNTI DI GIULIAO.quest'ambiente fu decisivo l'appoggio del suo amico Attico. Alla fine l'elezione fu un successo grazie soprattutto alla sapiente carriera di oratore che Cicerone si era saputo costruire e anche alla cattiva reputazione che aleggiava intorno agli altri due candidati, Lucio Sergio Catilina e Gaio Antonio Ibrida. Erano infatti entrambi populares e sembravano aspirare a un programma più radicale e quasi sovversivo. Cicerone invece si era presentato come il detentore dell'ordine costituito e gli ottimati, in una situazione sociale già precaria, preferirono puntare su un candidato che potesse togliere voti ai populares.
Il primo atto di Cicerone da console fu quello di attaccare in senato la legge agraria proposta da Rullo, la quale prevedeva la
La ridistribuzione di territori in tutta la penisola a nuovi coloni. Era infatti una legge fortemente ostacolata dall'aristocrazia che non voleva intaccare i propri possedimenti. E proprio grazie all'eloquenza di Cicerone la legge non fu approvata. Ma il timore più grande dell'aristocrazia era l'accentramento di potere nelle mani di qualcuno che possedeva un esercito ai suoi comandi; in quel periodo infatti Pompeo aveva accresciuto il suo prestigio a dismisura e iniziava a rappresentare un pericolo per le istituzioni repubblicane. Cicerone decise allora di dare un monito al grande generale organizzando un trionfo maestoso per Lucullo, il primo generale ad aver combattuto contro Mitridate senza grande successo. La sua mossa voleva da una parte mettere in guardia i populares e dall'altra accaparrarsi una fetta dell'elettorato. I soldati di Lucullo infatti votarono come console dell'anno successivo il candidato appoggiato da Cicerone, Lucio Licinio.Murena.Nel frattempo la situazione politica italiana non era buona. La crisi sociale ed economica aveva ormai radici lontane e difficilmente risolvibili. Le nu