CULTURA E SPETTACOLO: LA LETTERATURA DELLA PRIMA ETA’
IMPERIALE
Per tutta l’età flavia il teatro torna a godere di immensa fortuna: il genere favorito è la pantomima, una
rappresentazione in cui un attore mascherato cantava mentre il secondo attore mimava la vicenda. E’
caratteristico il realismo della rappresentazione: per rappresentare una crocifissione si svolgeva davvero
l’esecuzione di un criminale. Forse anche per l’influenza di un fenomeno culturale così rilevante la
letteratura stessa si carica di aspetti “teatrali”.
Seneca il Vecchio e le declamazioni
Nell’opera Oratorum et rhetorum sententiae divisiones colores (sententiae=frasi di tipo epigrammatico
destinate ad impressionare il lettore; divisiones=modi in cui il declamatore articola gli aspetti giuridici;
colores=coloriture stilistiche con cui presentano personaggi e situazioni), Seneca il Vecchio dà un quadro
dell’attività oratoria e dei principali retori del tempo. Venuta meno l’oratoria politica e giudiziaria, a causa
dell’avvento del principato, la retorica si immiserisce in futili esercitazioni, le declamationes, che vertono su
temi e argomenti fittizi scelti proprio per la loro singolarità. Illustra i due tipi di esercizi più in voga: la
controversia, che consiste nel dibattimento di una causa fittizia, e la suasoria, cioè il tentativo di orientare
l’azione di un personaggio famoso in una situazione incerta. Scopo dell’oratore non è più persuadere, ma
stupire.
Accanto alle declamazioni, un’altra forma di pubblico intrattenimento sono le recitationes, a cui aveva dato
inizio Asinio Pollione. Si tratta della lettura davanti a un pubblico di invitati di brani letterari, e diventando
quindi un bene di consumo la letteratura tende ad acquisire tratti sempre più spettacolari, sfociando a volte
nell’abuso degli artifici retorici.
SENECA (Cordova 4 a.C. – Roma 65 d.C.)
La vita e le opere
Nacque in Spagna ma si trasferì presto a Roma, dove si formò alla scuola stoico-pitagorica dei Sestii. Dopo
un viaggio in Egitto a seguito di uno zio prefetto tornò a Roma, dove iniziò la carriera forense ottenendo un
gran successo se è vero che Caligola lo condannò a morte, geloso della sua fama, ma venne salvato da
un’amante dell’imperatore. Nel 41 viene costretto all’esilio in Corsica da Claudio, che lo accusò di
coinvolgimento dell’adulterio di Giulia Livilla, figlia di Germanico e sorella di Caligola. Restò in Corsica fino al
49, quando Agrippina riuscì a farlo tornare avendolo scelto come tutore del figlio Nerone. Dopo il 62, con
Nerone ormai nella fase più degenerata del suo regno, decide di ritirarsi a vita privata. Ormai inviso a
Nerone viene coinvolto nella congiura di Pisone e si suicida essendo stato condannato a morte.
29
Le opere filosofiche
La maggior parte delle sue opere appartiene al genere filosofico e dopo la sua morte vennero raccolte in 12
libri di dialoghi:
- I Ad Lucilium de Providentia
- II Ad Serenum de constantia sapientis
- III-V Ad Novatum de ira
- VI Ad Marciam de consolatione
- VII Ad Gallionem de vita beata
- VIII Ad Serenum de otio
- IX Ad Serenum de tranquillitate animi
- X Ad Paulinum de brevitate vitae
- XI Ad Polybium de consolatione
- XII Ad Helviam matrem de consolatione
Le altre opere filosofiche tramandate autonomamente sono De beneficiis, De clementia e le Epistulae
morales ad Lucilium.
Queste singole opere costituiscono trattazioni autonome di aspetti dell’etica stoica. Un gruppo omogeneo è
quello delle tre consolationes, il cui genere costituisce uno scritto rivolto ad un preciso destinatario per
consolarlo della perdita di una persona cara. La consolatio ad Marciam è indirizzata alla figlia dello storico
Cremuzio Cordo per consolarla della morte di un figlio, la consolatio ad Helviam matrem è indirizzata alla
madre durante il periodo dell’esilio per rassicurarla sulle sue condizioni, la consolatio ad Polybium è
formalmente una consolazione per un fratello morto ma si rivela in realtà un tentativo di adulare
indirettamente l’imperatore per ottenere la revoca dell’esilio.
I tre libri del De Ira sono una fenomenologia delle passioni umane e cercano di analizzare la maniera
per contrastarle e dominarle. Il De vita beata affronta il rapporto tra ricchezza e felicità, fronteggiando
le accuse che gli venivano rivolte, essendo lui molto ricco, di vivere in maniera contraria a quella che
professava.
De constantia sapientis, De otio e De tranquillitate animi affrontano il tema dell’imperturbabilità del
saggio stoico e della sua partecipazione alla vita civile: bisogna sottrarsi sia al tedio di una vita
completamente isolata sia agli obblighi della vita cittadina, mantenendo il proprio equilibrio in tutte le
circostanze della vita.
Il de brevitate vitae tratta il problema del tempo e della sua fugacità, portando come tesi fondamentale
che la vita è lunga abbastanza se si sa come utilizzarla e non si spreca tempo. Il De providentia affronta
la contraddizione tra il progetto provvidenziale che presiede alle vicende umane e la sorte che spesso
premia i malvagi e punisce gli onesti: il sapiente stoico deve adeguarsi compiutamente a ciò che gli
capita, nel bene e nel male.
Svolgendo il ruolo di ministro di Nerone nei primi cinque anni del suo principato, riuscì a dedicare gran
parte della sua riflessione a temi pubblici. L’opera in cui espone in maniera più compiuta la sua concezione
di potere è il De Clementia, dedicato a Nerone, come traccia di un ideale programma politico ispirato a
equità e moderazione. In un regime assolutistico, l’unico freno del sovrano potrà essere la sua stessa
coscienza, che lo dovrà trattenere dal governare in maniera tirannica: dovrà governare non incutendo
30
terrore, ma esprimendo un generale sentimento di benevolenza con il quale potrà ottenere consenso e
dedizione. Dopo essersi ritirato a vita privata, Seneca compone i sette libri De beneficiis, dove tratta delle
varie modalità degli atti di beneficienza e dei doveri di gratitudine che istituiscono tra benefattore e
beneficiato. Mentre è in esilio scrive anche le Naturales Quaestiones, opera di carattere scientifico dove
tratta i fenomeni naturali che dovrebbe costituire il supporto “fisico” all’impianto filosofico.
L’opera principale della sua produzione tarda sono le Epistulae ad Lucilium. Non si può stabilire se sia un
epistolario reale o fittizio, ma senza dubbio la cura formale presuppone un intento divulgativo. Il modello a
cui intende uniformarsi è Epicuro, che aveva instaurato con i destinatari delle sue lettere un rapporto
educativo-formativo che Seneca ambisce realizzare. La lettera si presta particolarmente alla pratica
quotidiana della filosofia: ogni volta viene proposto un nuovo tema su cui riflettere, scandendo passo dopo
passo il cammino verso il perfezionamento interiore. Il genere della lettera filosofica risulta particolarmente
appropriato ad accogliere la filosofia senecana, priva di sistematicità e volta piuttosto ad approfondire
singoli temi. Il tono è pacato e cordiale, di chi non si atteggia a maestro ma percorre lui stesso la vita verso
la saggezza, che si riconosce essere una meta mai pienamente raggiungibile.
Avendo la filosofia un fine pratico, il filosofo dovrà badare alle res, non alle parole ricercate ed elaborate: lo
stile è paratattico, caratterizzato da frasi brevi e sentenziose che si devono fissare nella mente del lettore.
Spesso le frasi sono collegate per antitesi, utili per rappresentare la complessità dei pensieri e dei
sentimenti umani: è uno stile conflittuale, drammatico.
Le tragedie
Ci sono pervenute 9 tragedie, tutte coturnate:
- Hercules furens: Ercole impazzisce per volere di Giunone e uccide moglie e figli, rinsavito vorrebbe
suicidarsi ma si reca ad Atene a purificarsi;
- Troades: le donne troiane prigioniere e impotenti di fronte al sacrificio di Polissena (figlia di Priamo)
e Astianatte;
- Phoenissae: il destino di Edipo e l’odio tra I suoi figli Eteocle e Polinice;
- Medea: abbandonata da Giasone, uccide per vendetta i loro figli;
- Phaedra: ama il figliastro Ippolito che le resiste, lei lo denuncia al marito Teseo provocandone la
morte;
- Oedipus: la vicenda di Edipo inconsapevole assassino del padre e amante della madre;
- Agamemnon: assassinio del re di ritorno da Troia per mano della moglie;
- Thyestes: il fratello Atreo gli imbandisce un banchetto con le carni dei figli per vendicarsi della
seduzione di sua moglie;
- Hercules Oetaeus: Deianira, per riconquistare il suo amore, gli invia una tunica intrisa del sangue
del centauro Nesso, creduto filtro d’amore ma in realtà mortale.
I modelli sono le tragedie di periodo classico, per lo più Sofocle e Euripide. Le sue sono le uniche tragedie
latine che ci sono pervenute integre, non sappiamo nulla della modalità di rappresentazione e forse erano
semplicemente lette nelle sale di recitazione piuttosto che messe in scena. Le vicende tragiche si
configurano come opposizione tra mens bona e furor, riprendendo i temi della dottrina stoica e portando a
pensare che non siano altro che illustrazioni di essa fornite dal mito. L’analogia non va però troppo
accentuata, perché resta forte la matrice letteraria e perché nella tragedia, a differenza che nelle opere
filosofiche, il logos si rivela spesso incapace di frenare le passioni e arginare il dilagare del male.
31
Il linguaggio poetico delle tragedie si ispira a quello di Ovidio, Virgilio e Orazio. Le tracce della tragedia
latina arcaica si avvertono soprattutto nel gusto del pathos esasperato. Sono frequenti però lunghe
digressioni (ekphraseis) che si configurano come “pezzi di bravura” e portano a pensare che queste tragedie
venissero lette piuttosto che recitate.
Oltre a queste nove coturnate c’è anche una praetexta, l’Octavia, che racconta la storia della prima moglie
di Nerone da lui ripudiata e fatta uccidere. Ci sono però molte prove contro l’autenticità: innanzitutto lo
stesso Seneca vi compare come personaggio, e poi viene preannunciata la morte di Nerone in maniera
troppo corrispondente alla realtà storica per poter pensare che non sia stata scritta ex eventu.
L’Apokolokyntosis
Il titolo fa riferimento al termine greco kolòkynta, “zucca”, forse come emblema di stupidità, infatti l’opera
è una parodia della divinizzazione di Claudio, decretata dal senato subito dopo la sua morte. Claudio
ascende all’Olimpo con la vana pretesa di essere assunto tra gli dei, che però lo condannano a scendere agli
inferi dove diventa schiavo del nipote Caligola e assegnato al liberto Menandro, un contrappasso per lui che
avev
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
-
Riassunto esame Letteratura latina, prof. Delvigo, libro consigliato Letteratura Latina - Alta e media repubblica, …
-
Riassunto esame Letteratura latina, prof. Delvigo, libro consigliato Letteratura latina: la tarda età imperiale, Co…
-
Riassunto esame Letteratura latina, prof. Delvigo, libro consigliato Letteratura latina: età di Cesare, Conte
-
Riassunto esame Letteratura latina, prof. Delvigo, libro consigliato Letteratura latina: l'età di Augusto, Conte