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La vita di Cicerone

La sua giovinezza fu dedicata agli studi a discapito dei banchetti e dei divertimenti. A 30 anni si sposò con Terenzia, giovane di famiglia ricca e aristocratica. Aveva un carattere difficile di cui spesso si lamentò con il suo amico Attico. Lasciò a Terenzia la completa amministrazione della casa, ma dopo 30 anni di matrimonio e due figli la ripudiò. Si è ipotizzato diversi motivi per questo comportamento di Cicerone e probabilmente la ragione è da ricercare nel fatto che aveva scoperto che la donna, insieme al liberto che la aiutava ad amministrare le sue ricchezze, rubava dalle casse del marito che si trovava in un momento di ristrettezze economiche. Successivamente Cicerone, ormai sessantenne, si sposò con Pubilia, una donna giovanissima ma molto ricca. Quando però la nuova moglie si compiacque della morte della figlia Tullia con cui non andava d'accordo, anche lei fu allontanata. La figlia morì di parto a 31 anni. Ebbe una

vita difficile: prima sposa di Pisone, poi di Crassipede e infine divenne la moglie di Cornelio Dolabella, un aristocratico dedito ai divertimenti e ai vizi che prima dilapidò il suo patrimonio e poi quello della moglie. Tullia, nonostante la maltrattasse, non voleva allontanarsi dal marito, ma alla fine si convinse e si rifugiò dal padre, già incinta. Non riuscì però a sopravvivere al parto. Cicerone era inconsolabile e per lei scrisse Sulla consolazione. Era una donna istruita, ma non ci è rimasto niente scritto da lei.

L'altro figlio, Marco, aveva gli istinti di un soldato, ma il padre lo costrinse a dedicarsi agli studi di retorica. Era incapace di applicarsi e preferiva darsi alla bisboccia. Voleva seguire Cesare nella sua guerra in Spagna, il padre invece lo costrinse ad andare ad Atene a finire gli studi che non portò mai a termine. Si distinse solo quando Bruto lo arruolò nel suo esercito in Grecia e si meritò diversi

Elogi daparte del suo comandante. Dopo la morte del padre, Ottaviano lo elesse console, ma non riuscì mai a cambiare le sue abitudini dissolute.

Cicerone era un romano atipico anche per quanto riguarda gli schiavi: ne aveva molti, ma non li trattava come semplice merce, anzi gli era molto affezionato. Uno di loro, Tirone, era il suo uomo di fiducia e segretario. Lo aveva fatto istruire e dopo molti anni lo affrancò, ma egli rimase sempre al fianco del padrone. Alla morte di Cicerone addirittura curò l’edizione delle sue opere inedite.

I suoi corrispondenti

Attico

È il carteggio più lungo e regolare. A noi sono pervenute solo le lettere di Cicerone perché alla sua morte Attico pubblicò il carteggio con solo le lettere dell’amico defunto.

Dopo aver rischiato di essere ucciso nella prima guerra civile in quanto parente di Sulspicio, si trasferì ad Atene. Il suo scopo era quello di allontanarsi dalle fazioni per non essere legato ad

alcun partito, ma non voleva neanche essere dimenticato dall'opinione pubblica. Perciò iniziò a far parlare bene di sé in Atene conquistando la simpatia di tutti e proclamando apertamente il gusto per le lettere e per le arti (cosa che di solito i romani non facevano). La sua popolarità arrivò fino a Roma raggiungendo il suo scopo. Per rimanere indipendente da qualsiasi fazione politica aveva anche bisogno di un ingente patrimonio e così iniziò a guadagnare vendendo le sue proprietà romane e acquistando terreni in Epiro. L'investimento fruttò bene e divenne ben presto uno dei più grandi proprietari terrieri della regione. In più si dedicava anche a qualsiasi tipo di commercio (libri, gladiatori...) e faceva anche il banchiere e l'usuraio. Queste ultime attività però le faceva in segreto perché nella cultura romana i commerci erano considerati azioni tipiche di personaggi di bassa estrazione sociale.Basso rango. Ci teneva a mantenere intatta la sua reputazione. La sua fortuna fu completa quando ereditò da uno zio, Quinto Cecilio, famoso usuraio della capitale. Ritornato a Roma dopo 23 anni prese casa al Quirinale e veniva chiamato da tutti con il soprannome di Attico. Per non occuparsi di politica finse di appartenere alla scuola epicurea, che rifugge qualsiasi tipo di incarico pubblico. Mantenne sempre un basso profilo di uomo rispettabile e non dedito ai vizi. Riuscì a passare indenne due guerre civili e il rovesciamento dello stato con Cesare e Ottaviano. Questo perché era riuscito a rendersi amico di tutti i capi di partito. Indulgente e affabile, si dimostrava sempre cortese e un buon confidente. Con Cicerone nacque un'amicizia sincera: era a conoscenza delle sue vicende più private e spesso si occupava personalmente di gestire il suo patrimonio. La neutralità di Attico per la cultura romana era una cosa atipica perché, essendo la

politicariservata a poche famiglie aristocratiche che a malapena riuscivano a fornire i magistrati necessari perogni ufficio, questo comportamento era considerato un affronto allo Stato. Non esisteva altro modo perservire lo Stato se non fare politica, il commercio e lo studio erano considerati poca cosa, deipassatempi. L'idea di Attico veniva dalla filosofia greca.

CelioCelio era figlio di un ricco cavaliere romano di Pozzuoli che voleva istruire il figlio al meglio e locondusse in tenera età da Cicerone. Era una pratica comune all'epoca: i giovani, di solito intorno ai16anni, venivano accolti nelle case degli uomini di Stato ad imparare sul campo il mestiere. Celiorimase con Cicerone per tre anni, ma la sua ambizione lo condusse presto verso Catilina eabbandonò il vecchio maestro. Per allontanarsi dal controllo paterno affittò anche un alloggio sulPalatino dove conobbe Clodia. Poco tempo dopo i due divennero amanti.

La reputazione di Clodia non era

positiva e forse era solo in parte meritata. Vero è che una donna romana all'epoca contava moltissimo all'interno delle mura domestiche, ma questa autorità non si estendeva anche fuori. Si trovavano in un'eterna tutela (dal padre al marito), ma con l'indebolimento generale delle leggi tipico di quegli anni riuscirono ad acquisire una certa autonomia anche loro. Iniziarono così a farsi strada nella società e quelle che vivevano la propria libertà in modo troppo aperto erano tacciate come donne di malaffare. Clodia infatti era istruita, coltivava le lettere e amava attorniarsi di gente di spirito e di ingegno. I suoi amanti non dovevano essere ricchi, ma talentuosi e brillanti come Celio, giovanissimo oratore già famoso per le sue arringhe, e il poeta Catullo. Non le interessava la propria reputazione; voleva vivere senza costrizioni. I due amanti consumavano il loro amore sotto gli occhi di tutti, senza riguardi, ma quando Celiodecise di lasciarla, Clodia, che non era abituata a essere respinta, istituì un processo contro di lui facendolo accusare di vari delitti. Alla sua difesa pensarono il suo vecchio maestro Cicerone e Catone. Il rapporto con Cicerone fu travagliato perché Celio era un uomo dalla personalità rude e spigolosa. Era davvero brillante retore, tanto è vero che riuscì anche a sconfiggere Cicerone in un processo. Non era interessato allo Stato, bensì a schierarsi sempre col partito più forte e da cui poteva trarre più vantaggi personali. Agli albori della guerra civile scelse di schierarsi al fianco di Cesare e lo raggiunse anche nel suo accampamento e marciò con lui in Italia. Cercò di portare anche Cicerone dalla sua parte perché sapeva che Cesare ne sarebbe stato contento, ma il suo vecchio maestro, indeciso fino alla fine, scelse di schierarsi con Pompeo mettendo fine al loro carteggio. Ma l'ambizione di potere si

coniugava male col nuovo regime instaurato da Cesare e così iniziarono a nascere dei scontenti, anche da parte di Celio. Cesare infatti gli aveva donato la carica di pretore, ma non quella più prestigiosa a cui ambiva e così quando quest'ultimo partì per la Tessaglia per inseguire Pompeo, tentò di trascinare il popolo in una rivoluzione senza però ottenere risultato. Allora, messosi in contatto con Milone, cercò di sollevare i municipi italiani contro Cesare ancora una volta senza successo. Infine chiese aiuto agli schiavi e riuscì ad organizzare due eserciti con cui provò insieme a Milone a conquistare due diverse città italiane. Furono entrambi uccisi.

Il carteggio tra Cicerone e Cesare è diviso in due. Il primo prende tutto il periodo in cui Cesare è in Gallia e l'altro vede Cesare già vincitore a Farsalo. Il loro rapporto iniziò quando Cicerone, tornato dall'esilio,

cerco di Cesare, chiedere favori o informazioni, o semplicemente per mantenere un rapporto di amicizia. Cicerone ammirava molto Cesare per le sue abilità militari e politiche, e cercava di sfruttare questa amicizia per proteggere se stesso e la sua famiglia. Durante il suo periodo in Gallia, Cesare inviava spesso lettere a Cicerone per tenerlo informato sulle sue conquiste e sulle sue strategie. Cicerone apprezzava molto queste lettere, trovandole interessanti e piene di dettagli. Al contrario, le lettere che riceveva da Pompeo non gli suscitavano lo stesso interesse. Cesare aveva raggiunto una posizione di grande potere, essendo stato eletto console e avendo il controllo dell'esercito. Tuttavia, decise di rinunciare a tutto questo per affrontare Pompeo e cercare di ottenere il controllo totale. Cesare capì l'importanza di avere un esercito dalla sua parte e decise di partire per la Gallia, dove rimase per dieci anni riportando grandi vittorie. Le lettere che Cicerone scriveva a Cesare erano spesso utilizzate per raccomandare persone al suo favore, chiedere consigli o semplicemente per mantenere un rapporto di amicizia. Cicerone cercava di sfruttare l'amicizia con Cesare per proteggere se stesso e la sua famiglia dalle bande indisciplinate e violente di Clodio, che dominavano la città in quel periodo.

grande generale. Cesare accettò tutti in Gallia purché fossero persone che potesse arricchire e portare dalla sua parte. Tra quelli raccomandati da Cicerone ricordiamo il fratello Quinto e Tribuzio. La corrispondenza che ci è rimasta di entrambi con Cicerone permette di ricostruire altri aspetti della conquista delle Gallie che non ci pervengono dalle memorie di Cesare. Sappiamo che aveva un seguito notevole, in quanto proconsole, e che preferiva attorniarsi di giovani che non si erano affezionati ancora troppo alla repubblica. Nel suo accampamento si comportava da re accogliente e generoso offrendo ai suoi ospiti ricchi banchetti. Era un cultore delle lettere e nella sua corrispondenza con Cicerone ritroviamo anche questo lato: si facevano complimenti a vicenda scambiandosi opere. Dopo Farsalo invece Cicerone fu uno dei pochi a cui venne concesso subito e liberamente di poter tornare in Italia. All'inizio il retore si ritirò nella sua villa a Tusculo deciso a

Non occuparsi più di politica, ma alla fine si stufò della vita tranquilla della campagna e tornò a Roma. Lì rispolverò i rapporti con Cesare, ma non voleva apparire succube del vincitore e per darsi un'aria di libertà.
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiuliaO. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Labate Mario Alberto.