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Il cinghiale, un animale diabolico -> altro motivo del declino del cinghiale è dovuto alla valenza negativa attribuitagli dalla

Chiesa e dai chierici (oltre agli aspetti degli autori latini) che lo indicano quale bestia impura nemica del Bene, immagine

dell’uomo peccatore e in ribellione contro Dio. Il primo a fare del cinghiale un animale del Diavolo è Agostino. Nel IX

secolo Rabano Mauro mette il cinghiale nel bestiario del Diavolo. Il coraggio dell’animale celebrato dai poeti romani

diviene violenza cieca e devastatrice. Alla fine del Medioevo (dal XIV secolo) il simbolismo negativo si accentua perché gli

si attribuiscono vizi del maiale domestico (sporcizia, ingordigia, intemperanza, lubricità, pigrizia). Alla fine del 1314 Filippo

il Bello nuore in un incidente di caccia al cinghiale, se mentre due secoli prima questa morte appariva regale ed eroica,

adesso non lo è più (questa morte ricorda quella di Filippo, figlio di Luigi VI il Grosso, che duecento anni prima in una

strada di Parigi aveva trovato la morte dopo che un maiale provocò la sua caduta da cavallo segnando la dinastia

capetingia). Dal XIII sec nei bestiari letterari associati ai sette vizi capitali il cinghiale riunisce in sé tutti i vizi e i peccati un

tempo distribuiti tra il maiale domestico e quello selvatico (violenza, furore, selvatichezza, ira, superbia, testardaggine,

cupidigia, empietà, sudiciume, bruttezza, dissolutezza, intemperanza, ingordigia, pigrizia). Alla fine del Medioevo aveva

tutti i vizi tranne che l’accidia (negli arazzi e miniature tedesche del XV sec il cinghiale è la cavalcature dei vizi).

Il cervo, un animale cristologico -> Henri de Ferrieres oppone il cervo al cinghiale, stessa cosa Gaston Phebus che

attribuisce al cervo tutte le virtù. I Padri della Chiesa ed i bestiari latini si basano su tradizioni antiche che vedono nel

cervo un essere di luce, animale solare, mediatore tra cielo e terra (da qui le leggende agiografiche sul cervo bianco,

cervo d’oro, cervo alato, cervo meraviglioso che porta una croce luminosa tra i suoi palchi), simbolo di fecondità e

resurrezione, immagine del battesimo. Per Plinio il cervo è nemico del serpente. I Padri e i teologi ne fanno l’immagine

del buon cristiano, con lo stesso titolo dell’agnello o del liocorno, il cervo è il Salvatore perché servus-cervus. Nella caccia

il cervo è sacrificato ritualmente, la sua morte è posta con la Passione del Cristo. Nella seconda metà del XII secolo Artù

re-orso non caccia più il cinghiale bianco, bensì il cervo bianco.

La Chiesa di fronte alla caccia -> la caccia al cervo per la chiesa è meno selvaggia di quella all’orso (ben attestata nei

Pirenei nel XIV-XV sec) e di quella al cinghiale (perché non termina in un corpo a corpo con la bestia). La caccia gli

uccelli è ancora più tranquilla. La caccia al cervo non rende l’uomo in preda al furore, è più civilizzata e meglio controllata.

Nei racconti medievali il santo è antitesi del cacciatore, ma col cervo il cacciatore può diventare santo (es sant’Eustachio,

generale romano e cacciatore accanito che vide un giorno apparire un crocifisso tra i palchi di un cervo che inseguiva, in

seguito alla visione si convertì con tutta la famiglia). La Chiesa riesce ad esercitare un controllo sul cervo che sull’orso e

cinghiale non riesce, quindi demonizza questi due e svaluta le loro cacce. Tra XII-XIII secolo il cervo ha ruolo di

selvaggina regale. La Chiesa non riesce a sopprimere la caccia perché ogni re, principe e signore è obbligato a cacciare.

Quindi la Chiesa canalizza la caccia demonizzando orso e cinghiale ed esaltando il cervo.

Capitolo 3. Il vegetale.

3.1. Le virtù del legno. Per una storia simbolica dei materiali -> per sapere cosa simboleggiava il legno nel Medioevo è

opportuno indagare aspetti diversi (dal mondo dei segni e immagini alla cultura tecnica e materiale, dalle strutture

giuridiche feudali con lo statuto delle foreste e il diritto di legnatico fino all’economia), alcuni di questi aspetti sono stati già

analizzati dagli archeologi e dagli storici (es ciò che riguarda le costruzioni). Quindi sono stati analizzati: il vocabolario, i

nomi di persona e luogo, le enciclopedie, i testi letterari, gli emblemi e le immagini, in più tra cultura erudita e popolare si

è preferita la cultura media ordinaria.

Un materiale vivente -> per la cultura medievale il legno è un materiale vivente opposto a materie morte come pietra e

metallo, meno resistente di questi due, ma più nobile e puro e vicino all’uomo perché vive,muore, ha malattie e difetti. Al

contrario la pietra rappresenta un materiale inerte, rozzo ed immutabile (anche se come il legno è associata al sacro).

Nelle superstizioni medievali dell’anno mille e dell’inizio dell’epoca romanica le statue che parlano, si spostano,

sanguinano e piangono sono statue in legno e non in pietra. Il legno è vivo e dinamico, la pietra no. Fino alla fine del

Medioevo si tende a costruire in legno e non in pietra (stessa cosa per i castelli, nonostante gli incendi) sia per un fattore

simbolico che tecnico. Alcune leggende narrano di statue di legno tramutate in pietra perché non rendevano tutti i servizi

che dovevano compiere, quindi passare dal legno alla pietra era una punizione. Il metallo addirittura è visto come

materiale diabolico, perché strappato dalle viscere della terra e poi trattato col fuoco (nemico del legno), prodotto del

mondo sotterraneo, risultato di una trasformazione quasi magica. Il fabbro e il carpentiere si oppongono, il primo è un

uomo potente socialmente ma anche una sorta di stregone, il secondo è un artigiano modesto ma rispettato che lavora

un materiale nobile e puro (es Gesù figlio di un carpentiere, mentre i testi canonici rimanevano sul vago). L’opposizione

legno-metallo si traduce con l’associazione di questi due materiali: infatti il legno attenua la nocività del metallo, in

particolare il ferro (ascia, vanga, aratro), conservando le sue virtù di forza e di efficacia. Altra opposizione è quella del

vegetale e animale: nelle società antiche (Bibbia, musulmana) il mondo vegetale è associato alla purezza, mentre

l’animale all’impurità.

La materia per eccellenza -> il legno è la materia per eccellenza (materia prima) fino al XIV secolo, una delle più

importanti ricchezze e prodotto di esportazione (verso i paesi dell’islam) e prodotto di grande consumo. Al suo valore

simbolico si aggiunge quello economico. Una civiltà del legno. Nell’Europa meridionale il legno è poco e rappresenta un

“valore”, materiale prezioso. A partire dall’anno mille le foreste sono compromesse, in tre secoli il legno diminuisce e non

è la sola “materia per eccellenza” (il tessuto gli fa concorrenza e dal XII al XV secolo diventa motore dell’economia

occidentale perché l’abito indica tutte le caratteristiche della persona e rango sociale). In latino classico per materia si

indica il legno da costruzione (invece il lignum indica la legna da ardere),ma in seguito tende ad indicare qualunque

materiale, la materia in generale. Nel latino francese tra XII-XIII sec con étoffe (derivante dalle lingue germaniche) si

indica la materia qualunque essa sia (come materia in latino classico), poi va ad indicare alla fine del XVI sec la stoffa e

tessuto (textile).

Il taglialegna e il carbonaio -> col termine carpentarius si ricoprivano realtà professionali diverse indicando non solo un

carpentiere, ma qualunque artigiano che lavori il legno, nelle città questi mestieri sono sottoposti a regole

corporative,mentre nei villaggi e monasteri sono polivalenti. Due professioni disprezzate sono quella del taglialegna e del

carbonaio (perché poveri, sporchi, nomadi, che abbattono e mutilano gli alberi e bruciano il legno), tanto da escluderli

dalla società isolandoli nella foresta insieme al fabbro, poi a questi tre questi mestieri si aggiungono quello del mugnaio

(accumulatore e affamatore) e del macellaio (ricco, feroce, sanguinario) sempre considerati in modo negativo dalla

cultura contadina. Il taglialegna maneggia il ferro e la scintilla, è il grande nemico degli alberi e carnefice della foresta, dal

XIII secolo nei racconti il taglialegna ha una forza prodigiosa, non si separa mai dalla sua ascia e si isola dal villaggio, è

povero e attaccabrighe, però nelle favole il figlio o la figlia finiscono per sposare un re o principessa. Ancora più povero,

sporco e meschino è il carbonaio, è diabolico perché maneggia il fuoco, non si sposa e non ha posterità, nei testi letterari

è colui che indica la strada al prode cavaliere sperduto nel bosco (contrasto sociale). La carbonizzazione del legno

rappresenta indispensabile per l’industria metallurgica e l’arte vetraria, inoltre il carbone è più leggero del legno e brucia

meglio,ma fabbricare il carbone comportava la distruzione di quelle foreste che dal XIII sec si cercava di proteggere. In

epoca moderna alcuni “carbonai” si raggruppano in società segrete a scopo rivoluzionario, ma nel Medioevo il carbonaio

è un essere solitario che non cerca affatto di rovesciare l’ordine sociale né di ergersi contro un qualunque potere.

L’ascia e la sega -> anche gli utensili che servono a lavorare il legno hanno un loro simbolismo, infatti l’ascia e la sega

sono due poli opposti perché la prima è sia utensile che arma (arma nobile dopo lancia e spada a differenza delle armi

plebee come picca, bastone, coltello, fionda) che già in antico raggiunge la perfezione tecnica (vi sono molte asce le cui

funzioni e significati non sono mai confusi, la grande ascia del taglialegna con manico lungo e ferro stretto, oppure l’ascia

del carpentiere col manico corto e ferro asimmetrico), l’ascia colpisce e tronca provocando scintille e rumore (come il

fulmine, è ritenuto fertile perché colpisce per produrre); invece la sega viene ritenuta dall’uomo medievale un abominio

perché diabolico, usato come strumento di tortura (con la sega si taglia il corpo dei giusti e dei santi che subiscono il

martirio, come il profeta Isaia segato insieme all’albero nel quale si era rifugiato), dal XIII sec viene usato dai taglialegna,

è ritenuta fragile e di complesso utilizzo (perché servono due uomini), costa cara e difficile da mantenere e riparare, è

silenziosa e permette di tagliare legna di frodo, infine è lenta e massacra le fibre dell’albero (impedendo la ricrescita dei

rami e l’albero è paragonato a Isaia), è utensile femminile (ingannatore e traditore). Nella tradizione medievale segare e

limare ha a che vedere con l’usura perché sono azioni che puntano sulla durata, si appropriano del tempo. Tutto ci&

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A.A. 2017-2018
24 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/08 Letteratura latina medievale e umanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Shrewa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Di Marco Michele.