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Riassunto Esame Letteratura Italiana Secoli XVII-XIX, docente Attilio Bettinzoli, libro consigliato Sidereus Nuncius di Galileo Galilei Pag. 1
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ASTRI MEDICEI

Galileo anticipa le scoperte che tratterà in seguito e quindi afferma in

primo luogo che grazie al suo cannocchiale potè vedere oltre alle

numerose Stelle Fisse che si possono facilmente vedere con la naturale

facoltà visiva altre innumerevoli stelle e che la Luna non è rivestita da una

superficie liscia e levigata, ma scabra e ineguale e come la Terra ricoperta

di profonde valli e anfratti. In questo modo Galileo dimostra che la natura

e le caratteristiche dei corpi celesti non sono in nulla diversi da quelli del

nostro pianeta e quindi Galileo voleva abbattere la distinzione che vigeva

tra una fisica dei cieli, perfetti e immutabili, costituiti da una

“quintessenza” diversa dai quattro elementi che costituivano il nostro

mondo, e una fisica terrestre, applicabile a una realtà imperfetta e

corruttibile. Infine annuncia la scoperta di quattro stelle erranti, ovvero i

quattro satelliti di Giove.

Successivamente Galileo racconta come gli si presentò l'occasione di

perfezionare il cannocchiale e quindi ci narra che circa 10 mesi fa giunse

alle sue orecchie la voce che un certo Fiammingo (olandese, identificato

secondo la tradizione con un fabbricante di occhiali di nome Hans

Lipperhey) aveva fabbricato un occhiale mediante il quale gli oggetti

visibili, per quanto molto distanti dall'occhio dell'osservatore si vedevano

distintamente come se fossero vicini. Galileo si procurò quindi questo

strumento e lo perfezionò costruendo il cannocchiale e puntandolo verso il

cielo potè vedere da vicino la luna e le stelle, e iniziò a misurarne le

distanze. La superficie lunare

Galileo espone le sue osservazioni effettuate dal 7 gennaio al 2 marzo del

1610 e inizia in primo luogo a parlare della faccia lunare e la divide in 2

parti, una più chiara e una più scura. Osservando ad occhio nudo la

superficie lunare notò grandi macchie scure e grazie al cannocchiale scoprì

che accanto ad esse ne esistevano molte altre di dimensioni inferiori che

ricoprivano la parte più lucente della luna. Da queste macchie lunari

Galileo giunge alla conclusione che la superficie della Luna non è affatto

liscia, uniforme e di esatta sfericità, ma disuguale, scabra, ricca di cavità e

sporgenze come la faccia della Terra. Inoltre Già dal quarto o quinto

giorno dopo la congiunzione, ovvero quando la Luna si interpone tra la

Terra e il Sole, diventando così invisibile dal momento che il Sole illumina

la faccia opposta al nostro pianeta, ed è quindi la fase del Novilunio, il

termine che divide la parte oscura dalla parte luminosa non si stende

uniformemente secondo una linea ovale come in un solido perfettamente

sferico dovrebbe accadere e quindi netta e geometrica sarebbe dovuta

essere la demarcazione tra la parte illuminata e quella in ombra se fosse

stata vera la teoria dei peripatetici circa la perfetta sfericità dei corpi

celesti. Ma è segnato da una linea disuguale e sinuosa. Infine Galileo

osservò che le macchie lunari erano le ombre delle montagne proiettate

dalla luce del Sole. Il Secondo Candore

Galileo confuta l'obiezione che sostiene che per l'asperità (irregolarità)

della superficie, la luna al plenilunio (fase della luna durante la quale

l'emisfero lunare illuminato dal sole è interamente visibile dalla terra, in

altri termini la luna piena), dovrebbe mostrare bordi irregolari e scabri,

mentre appare perfettamente circolare. Galileo confuta questa obiezione

con 2 spiegazioni: la prima è che vi sono molti monti e molte valli e a chi

guarda da lontano essi si manifestano secondo una linea uniforme e per

nulla tortuosa; la seconda spiegazione è che intorno al corpo lunare c'è un

involucro di gas che illuminato dai raggi solari confonde la vista

maggiormente sui bordi. In seguito Galileo tratta del fenomeno del “lume

secondario” della luna, quella che oggi si chiama luce cinerea, da lui

chiamato “secondo candore”. Si tratta del fenomeno che si presenta

quando della parte illuminata della luna si vede come una piccola falce e la

parte in ombra non è del tutto buia poiché è presente un chiarore

attribuibile alla riflessione della luce solare sulla terra.

La causa del fenomeno è un motivo molto dibattuto: per alcuni è la luce

propria emessa dalla Luna, per altri è la luce riflessa proveniente da

Venere, per altri da tutte le stelle, per altri è la luce del sole.

Galileo prosegue confutando tutte queste spiegazioni: non può essere luce

propria o delle stelle, altrimenti la luna la manterrebbe anche nelle eclissi e

il chiarore lunare nelle eclissi è molto minore e rossiccio mentre questo è

più intenso e bianco; Non può provenire da Venere perchè è impossibile

che nel periodo tra la congiunzione (Novilunio) e il sestile la parte della

luna opposta al Sole sia rivolta verso Venere e infine è impossibile che sia

la luce solare che penetri e impregna di sé la solidità della luna poiché se

così fosse tale candore non diminuirebbe mai, perchè un emisfero della

luna è sempre illuminato dal sole (salvo durante le eclissi).

Poichè il fenomeno non è dovuto a luce propria o del Sole o di altre stelle,

Galileo conclude che questo “secondo candore” proviene dalla Terra.

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Publisher
A.A. 2016-2017
5 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nora96_96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana secoli XVII-XIX e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Bettinzoli Attilio.