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GLI SCRITTI RETORICI
1. la collatio laureationis: discorso per il conferimento della laurea avvenuto in Aprile del
1341. Discorso in occasione della cerimonia in cui vi è una lode alla poesia e in cui Petrarca
sviluppa il mito Dafneo come simbolo della poesia;
2. invective contra medicum quendam: 1352-3 rappresenta un momento di rimeditazione
della sua vita e della sua attività intelletuale. E' l'ultima opera scritta ad Aavignone. Si
articolano in 4 libri. Bisogna sapere che il papa Clemente VII non godeva di buona salute, e
Petrarca gli scrive dicendogli che non deve fidarsi dei Medici a cui interessa il guadagno più
che la salute del paziente. Un medico si offende e provoca Petrarca che gli risponde con
queste invettive. Sono la prima forma di polemica in Petrarca verso l'aristotelismo
medievale: Petrarca e gli umanisti attaccano la scolastica in nome della retorica classica; essi
non guardano i filosofi scolastici ma quelli più antichi della patristica che scrivevano in
modo più elegante degli scolastici. Vi è quindi uno scontro tra cultura umanistica e
scientifica aristotelica medievale. La stessa polemica è presa nell'opuscolo:
3. Sull'ignoranza propria e di molti altri: 1367 Petrarca è a Venezia. Dei giovani veneziani
aristotelici dicono che Petrarca è ignorante nella cultura scientifica dell'aristotelismo
medievale e in quest'opera Petrarca difende la cultura umanistica contro la cultura scientifica
aristotelica. TRATTATISTICA: SAGGI FILOSOFICI MORALI
1. De viris illustribus (vite degli uomini illustri): opera legata all'Africa del 1338-1341. Raccolta di
23 biografie dei grandi personaggi della Storia Romana in cui spicc la figura di Scipione. Nel 1351
vi è una prima ripresa, un apliamento della prima redazione in cui si aggiungono 12 biografie di
personaggi biblici e mitologici, dando cos' un'impostazione di storia universale e non più solo di
storia romana.
Il Petrarca giovane è più radicao sulle scelte rispetto a quello maturo. Dopo il 1351 aggiunge la
biografia di Cesare così grande da formarne un libro "Le gesta di Cesare".
Nel 1370 il signore di Padova vuole decorare il palazzo signorile con uomini illustri e così Petrarca
progetta un altro ampliamento di biografie di imperatori romani. Quest'opera ci illustra un Petrarca
storiografo.
Petrarca Moralista:
1. De remediis utriusque fortunae ("i rimedi contro la buona e la cattiva sorte"): redatta
all'incirca tra il 1360 e il 1366, In questo scritto Petrarca vuole comunicarci che quando le
cose vanno troppo bene rischiamo di dimenticare quanto siamo esposti alle sciagure. E'
formato da 2 libri in cui vi sono dialoghi fra personificazioni di carattere morale. Uno di
questi contiene 122 testi e tratta dei rimedi quando la fortuna ci è propizia; gioia e speranza
rappresentano le passioni che ci fanno perdere l'equilibrio e la ragione li deve tenere a freno.
L'altro contiene 131 testi in cui Petrarca afferma che quando siamo colpiti dalla disgrazia
siamo anche colpiti dal dolore. Opera filosofica morale che tratta della fortuna propizia e
avversa. Nel primo libro, la "Ragione" dialoga con la "Gioia" e la "Speranza" (122 dialoghi),
nel secondo con il "Dolore" e il "Timore", quest'opera insegna la via migliore di comportarsi
di fronte alla buona e alla cattiva sorte.
ALTRE OPERE:
1. "De vita solitaria": è un trattato formato da 2 libri, la prima redazione risale al 1346, opera
composta a Valchiusa , nella sua casa di Campagna. La vita in campagna era preferita dagli
umanisti, non per niente nel Secretum vi sono pagine che descrivono la città di Avignone
come un luogo caotico e infernale. Petrarca afferma che l'ideale della vita solitaria è nello
studio e nella meditazione, nel libero contatto con la natura. Si deve distinguere tra Vita
attiva (vi è un filone dell'umanesimo che la predilige), ovvero quella che si svolge in città è
quella contemplativa, cioè quella solitaria.
Per Petrarca la famiglia è solo fonte di una quantità di occupazioni pratiche che tolgono la
tranquillità all'umanista. Petrarca ebbe 2 figli fuori dal matrimonio ed ebbe un rapporto difficile con
suo figlio Giovanni morto di Peste 1337-1361 tantochè nel Virgilio Ambrosiano nelle pagine di
guardia, nella nota obituaria al figlio, scrive che il figlio era stato solo una fonte di fastidio e
preocuppazione. Petrarca ebbe anche una figlia di nome Francesca e il ritratto di sua nipote Eletta la
dà Boccaccio. E' fondamentale l'amicizia tra Petrarca e Boccaccio che scriverà una biografia su
Petrarca. Nel 1350 Petrarca stava andando a Roms per l'anno del Giubileo e nel viaggio a Firenze
incontra Boccaccio che da questo incontro prenderà lo studio umanista.
Nel 1367 Boccaccio si reca a Firenze e quando giunge a casa di Petrarca, Petrarca non c'era, era
Pavia. Boccaccio viene ricevuto dalla figlia Francesca e quando vede Eletta, la nipote di Petrarca si
commuove perchè gli ricorda sua figlia morta a 5 anni e mezzo. Boccaccio quindi ci fornisce una
descrizione di Eletta, che sembra simile alla sua figlia perduta.
2. De otio religioso: E' parallelo alla vita solitaria perchè affronta una tematica analoga alla
vita degli uomini di Chiesa che si chiudono in un monastero nella devozione e nella
preghiera. Si ispira a suo fratello che si era fatto frate e aveva preso la strada della
contemplazione. Quest'opera rappresenta in ambito ecclesiastico l'equivalente della vita
solitaria dell'umanista [ 1. e 2. sono chiamate opere gemelle per questo].
IL DE SECRETO CONFLICTU CURARUM MEARUM
Il Secretum ("la segreta battaglia delle mie angoscie" 1349-1351) è composto da 3 libri e da 3
giornate.
Vi è un dialogo tra 2 interlocutori:
1. Franciscus: alter ego di Petrarca;
2. Augustinus: S. Agostino
3. Una donna che rappresenta la Verità che rimane muta per tutto il dialogo
Rappresenta un movimento di crisi interiore, un esame di coscienza, un ripensamento sulle sue
opere e sulla sua vita. Scelse S. Agostino per 2 motivi: Agostino fu autore delle "Confessioni" che
funge da modello del segreto e racconta la sua conversione al cattolicesimo; Inoltre Petrarca non
amava la filosofia della scolastica, quella aristotelica scientifica e per questo non può scegliere tra
gli interlocutori della sua epoca e per ciò volge il suo sguardo alla filosofia della patristica che
presentano uno stile e una forma vicini agli interessi di Petrarca che guarda soprattutto a Cicerone.
Temi dei 3 libri:
1. Francesco confessa a S. Agostino il suo stato di malessere e disperazione e così Agostino lo
invita a scorgere la cause delle discordie che dimorano nella sua anima. Francesco è attratto
inizialmente da un oggetto del desiderio ma poi è subito pronto a inseguirne un altro,
trovandosi così un uno stato di perenne malessere. Affiora così il tema della Meditatio
Mortis, ovvero la riflessione sulla morte, sulla fugacità delle cose del mondo, con lo scopo
di liberare l'anima da tutte le cose vane (collegamento alla postilla della morte di Laura);
2. Nel secondo libro S. Agostino invita Petrarca a osservare i vizi capitali e a scovarne il
colpevole: Francesco è colpevole del peccato di Superbia per l'orgoglio che egli prova per il
suo ingegno letterario; del peccato di Avarizia che lo tocca per quanto riguardail desiderio
di gloria e di ammirazione; del peccato di Lussuria che ha sublimato nell'esercizio della
poesia amorosa. Riguardo a questo peccato Petrarca si difende affermando che ha amato
Laura in modo onesto e la passione per Laura ha avuto l'effetto di elevarlo dall'impulso
carnale. Tuttavia S. Agostino gli risponde che tutta la passione per Laura l'ha spinto a
volgere l'attenzione verso la creatura piuttosto che verso il creatore. Infine risulta colpevole
anche del peccato di Accidia, quella condizione di debolezza dello spirito che ci porta a non
fare il bene anche se siamo in grado di riconoscere che cosa sia, è debolezza della volontà,
che rende colui incapace di proseguire la propria salvezza in un oziosa inattività. Risulta
invece immune ai peccati di Invidia, Gola e Ira;
3. Ci sono 2 catene che lo tengono lontano dalla salvezza che sono l'amore per Laura e il
desiderio della Gloria. In questo libro c'è una riflessione sulla sua atività intelletuale:
Francesco ammette che S. Agostino ha ragione ma Francesco non è ancora pronto alla
conversione poichè è ancora legato ai suoi legami. Quindi S. Agostino invoca l'aiuto di Dio
su Francesco.
Possiamo constatare che con quest'opera non si risolve il dibattito interiore, tuttavia è un opera
chiave poichè ci rappresenta la posizione storico-culturale di Petrarca, che è a cavallo tra 2 epoche,
diviso tra il mondo medievale rivolto a Dio e quello umanistico in cui le occupazioni terrene
rivendicano la loro importanza. POGGIO BRACCIOLINI
(1380-1459)
Principali Scoperte
1415: 2 orazioni di Cicerone nella biblioteca del monastero in Francia;
1416: In svizzera scopre in testo delle istitutionis oratiore di Quintiliano;
1417: In un monastero in Germania scopre il "De rerum Natura" di Lucrezio, L'astronomica di
Manilio, le "res gestae" di Marcellino e i "Punica" di S. Italico;
1417: Nei monasteri di Francia e Germania, 8 testi di Cicerone, le "Silvae" di Stazio
Uno dei filoni principali della letteratura umanistica è la traduzione da greco a latino.
LORENZO VALLA
(1405-1457)
Con Valla L'umanesimo filologico mostra piena consapevolezza pratica, raggiunge la sua piena
maturità.
Lorenzo Valla si forma nell'ambiente della Curia papale ed è un personaggio caratterizzato da una
forte aggressività polemica che lo porterà a cambiare spesso sede.
Compose il trattato di retorica "De comparatione Ciceronis Quintilianique" ("confronto tra
Cicerone e Quintiliano"). Questo trattato presenta un carattere paradossale: Valla rivendica l'opera
di Quintiliano, tuttavia le istitutionis oratories di Quintiliano offrono una trattazione completa,
approfondita e sistematica sul piano teorico rispetto a Cicerone.
1431-33: insegna retorica all'università di Pavia. Qui si fece coinvolgere in una polemica che lo
portò a trasferirsi a Napoli al seguito di Alfonso D'Aragona, fino al 1347;
1344: processo per eresia in cui viene messa in discussione la posizione che Valla aveva assunto
nella polemica sul simbolo Niceno, il testo del credo e vi fu assolto grazie all'intervento del Re di
Napoli;
1347: polemica negli ambienti umanistici, lascia Napoli e ritorna a Roma;
1450: ottiene una cattedra di retorica a Rom