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3.1 MODERNITA’ TRA TEATRO E ROMANZO
Nel 1700 illuminista che si sviluppano immagini simboliche ancora vive nel
nostro mondo. L’Illuminismo è caratterizzato dalla critica al potere assoluto,
alla religione rivelata, alle disuguaglianze e all’autoritarismo. Già nel 1600 ci
sono testimonianze di critica al potere assoluto, come nel suo “Essay on
Government (1690), dove Locke discute circa la necessità di trovare nuove
parole in quanto quelle vecchie avrebbero potuto generare errori, proprio come
l’espressione “potere paterno”. Viene messa in discussione l’autorità paterna e
allo stesso tempo quella assoluta in senso politico. Alla famiglia del nuovo
secolo (1700) è affidato il compito dell’educazione e il padre diviene il centro di
una particolare attenzione: la crisi dell’autorità produce un vuoto e quindi una
nuova necessità di un’autorità diversa. Protagonisti di questa crisi e quesiti
sono il teatro e il romanzo, anche nella loro dimensione popolare.
3.2 IL TEATRO: VIENNA, VENEZIA, PARIGI E LIPSIA
L’idea di patria nata nel 1700 si fonda su una nuova definizione di Padre, del
suo ruolo pubblico e morale. Metastasio compone nel 1740 a Vienna il
melodramma “Attilo Regolo” e pone al centro la figura di Attilo, incarnazione
dell’ideale di patria: il romano, fatto schiavo dai Cartaginesi, viene inviato a
Roma per negoziare uno scambio e offre la sua vita per l’onore di Roma. Attilia
è decisa a salvare il padre che crede ancora lontano: si reca in Senato e per
mezzo della retorica riesce a conquistare i padri e convincerli.
Contemporaneamente il padre è giunto a Roma e messo al corrente dell’azione
della figlia, che ha oltrepassato i limiti dello spazio simbolico. Infatti è proprio
suo padre a respingerla e che si infuria per il suo comportamento: Attilo non
vuole essere salvato, ma vuole immolarsi per la patria. La figlia è relegata al
privato e non può accedere al mondo pubblico; questa imposizione viene dal
padre, nonostante sia prigioniero. Regolo è dunque un padre ideale per la
patria. Alla fine per mezzo del personaggio di Attilia Metastasio spiega la scelta
del padre: la figlia (popolo romano) che piange e accettare la legge del Padre
(nel brano i due si dicono addio anche se Attilia vorrebbe impedirgli di andare
ma il padre ribatte che non può nulla: non può combattere, prendere parte al
senato). Attilo pone al primo posto la sua patria e al secondo la famiglia, quindi
tutti i poteri sono ristabiliti secondo l’ordine gerarchico. Le figlie non sono in
grado e non possono accedere al mondo “superiore”, quello dei princìpi.
3.3 IL TEATRO ILLUMINISTA
Il nuovo teatro illuminista mette al centro problemi di vita quotidiana borghese
con un fine didattico. A Parigi, a Venezia e a Lipsia i teatri sono frequentati da
persone di tutti i ceti e generi. A Venezia Goldoni, nel 1750, mette in scena “Il
padre di famiglia” e la figura paterna è rappresentata attraverso due
personaggi: due padri borghesi convinti che gli sia dovuta ubbidienza. Uno ha
due figli e assume su di sé la responsabilità per l’altro che ne ha due. La
decisione del padre solitamente riguarda questioni matrimoniali dominate dal
tema economico. In queste commedie l’autorità paterna non è più eroica ma
diversa: si concentra sul concetto della misura, della negoziazione anche se i
figli sono comunque passivi. Nell’opera di Lessing (1755, Lipsia) “Miss Sara
Sampson”, la protagonista fugge insieme all’amato poiché il padre ostacolava il
proprio matrimonio. La ragazza sembra da un lato voler accettare le resistenze
di lui a sposarla e dall’altro non vuole sposare il padre contro i suoi principi.
Non le resta che il sacrificio, dopo aver accettato il perdono del padre.
L’interesse di Lessing è, però, limitato al processo di umanizzazione del padre,
che muta la sua autorità; in questo mondo le figlie possono essere sacrificate e
i tal modo acquisire uno statuto morale.
Nel dramma “Emilia Galotti” (1772) non si ha una contrapposizione tra padre e
figlia, ma anzi la figlia sembrerebbe uno specchio morale ed emotivo del padre.
La ragazza viene rapita dal principe Grimaldi che vorrebbe abusarne. Ma nel
dialogo con suo padre ammette la sua passione e così chiede al padre il
pugnale per togliersi la vita. Il desiderio è ciò che minaccia tutti e suo padre la
uccide per ubbidire al volere di lei. Il manifestarsi della sessualità della figlia è
un pericolo da cui la figlia va protetta e allo stesso tempo deve essere punita;
da qui inoltre c’è anche lo spostamento sulla figlia della pulsione: uccidendola il
padre ristabilisce l’ordine. La sessualità è una minaccia e con il sacrificio si
torna all’ordine. La figlia è rappresentata da questo momento come un
attributo del padre: attraverso di lei il padre cambia in meglio sul piano morale
e umano, divenendo più emotivo. Quindi l’autorità si umanizza ma non viene
messa in discussione.
3.4 LA SUBLIMAZIONE DELL’INCESTO
Alfieri riprende da Orazio la figura di Mirra che però viene inserita in un nuovo
mondo: quello illuminista-borghese. La tragedia prende atto nell’interiorità di
Mirra, vittima e carnefice. Mirra viene presentata come vittima inconsapevole
del Fato e quindi non ha una vera colpa, anzi tenta di opporsi a questa forza
che la divora (accetta il matrimonio con Pereo) ma non riesce. Il motivo della
sua angoscia non può essere rivelato, è inconfessabile, un tabù. Mirra vorrebbe
non far soffrire i suoi genitori ed essere la figlia che dovrebbe essere; anche
Ciniro non appare molto in veste di re quanto di padre, impotente perché non
sa come aiutare sua figlia. Solo nelle scene finali, dove si compie la tragedia,
Ciniro impone la sua autorità perché vuole conoscere la verità. Accetterebbe
anche un amato povero, basta che la figlia sia felice. Mirra deve ammettere
prima di tutto che prova questa passione fino a quando ciò che non può essere
rivelato viene fuori. Mirra poi prende la spada di suo padre e si uccide: Ciniro si
allontana e il legame simbolico e affettivo è reciso.
Anche in Alfieri la colpa ricade tutta sulla figlia, mentre il padre ne è del tutto
estraneo. Le due storie sono diverse poiché qui non avviene l’atto. Mirra, da
perfetta figlia del padre, è vittima di questa passione e per non infrangere la
legge del Padre si toglie la vita.
Nonostante il tema dell’umanizzazione dell’autorità e del nuovo mondo
borghese, è interessante notare come siamo sempre le figlie a finire quasi
sempre sacrificate, con un invito a riflettere sulla necessità di una autorità più
morale e umana.
3.5 PADRE E ILLUMINISTA: VERRI E IL SUO LIBRO PER TERESA
Negli scritti dedicati a sua figlia, un diario, “i Ricordi”, emerge una narrazione
privata e reale. Verri racconta delle cure con cui si è preso cura della piccola
figlia (di come le lava con acqua tiepida, di combattere contro le voci che
vedevano in queste cure un qualcosa di esagerato). Il padre riporta tutti i
dettagli, gli sguardi, i suoni, i denti ecc…
L’unica padrona della bambina sarà la Ragione. Soprattutto nei “Ricordi” Verri
si mostrerà amico di sua figlia, trattando il tema dell’educazione delle donne, il
tema dell’economia che permette un’indipendenza e una libertà (l’uomo è
umiliato se la donna ne sa più di lui). Ovviamente senza la protezione del padre
e alla sua amicizia, una figlia non avrebbe possibilità verso la libertà.
4. FIGLIE RIBELLI?
4.1 IL NUOVO ROMANZO
Alcuni vedono nel teatro e nel romanzo del 1700 un processo di
“femminilizzazione” della cultura europea, anche se le donne sono sempre in
una posizione legata a quella paterna, hanno conquistato un nuovo grado di
umanità e sono più legate ai sentimenti e all’immaginazione: sembrano
disposte a tutto per il padre. Nei romanzi del 1700 molte volte le protagoniste
sono le donne giovani, che all’inizio sono appena giunte nel mondo adulto e
alla maturità sessuale. La condizione liminale della giovane donna/figlia che si
trova in bilico: tra la casa del padre e il mondo esterno (lavoro o il matrimonio).
Pamela o la virtù ricompensata di Richardson (1740) inizialmente avrebbe
dovuto essere un libro di condotta, ma è poi divenuto un romanzo epistolare.
Pamela racconta la vicenda dal suo punto di vista: il tentativo di stupro e la
“rieducazione” del padrone fino al lieto fine. Il libro, un esempio di condotta per
le fanciulle, si risolve nel suo contrario.
Clarissa. La storia di una giovane signora
Anche nell’opera (1748) la
protagonista è una donna costretta dal padre e dal fratello ad un matrimonio
per l’ascesa sociale. La donna fugge con un giovane che però la tiene
prigioniera, la droga e la violenta e alla fine muore. La casa paterna si
trasforma nella prigione da cui è costretta a fuggire e nessuno può proteggerla
dal seduttore. Nonostante la fanciulla abbia delle motivazioni dalla sua parte il
sacrificio è necessario. è importante sottolineare che questi romanzi erano
accessibili a tutti.
Molti romanzi scritti da uomini hanno una voce femminile che narra la vicenda:
la voce della giovane protagonista-figlia.
4.2 IL GIOGO PATERNO “La pazza per amore” (1771)
Antonio Piazza, nel testo finale della sua trilogia si
rivolge alle donne lettrici: è necessario prevenire le tentazioni amorose come le
passioni per un desiderio di libertà e indipendenza; è meglio sottostare al
volere paterno e prevenire questi mali e pentimenti.
Le protagoniste di questi romanzi sono portatrici di messaggi più generali: “Le
Passioni sono tante incantatrici Sirene”; mettere in discussione con cautela
l’autorità del Padre. Ma a un livello meno letterale deve essere evidenziato che
la protagonista è il motore dei romanzi, colei che sfidando l’imposizione
paterna mette in moto la storia e alla fine viene punita. Ma ci sono anche casi
in cui se non viene meno alla sua funzione originaria si ha un lieto fine: il
matrimonio.
4.3 LE DONNE PRENDONO LA PENNA
“L’Illuminismo pone al centro il ruolo della donna anche in relazione al mondo
letterario sulla base delle idee di uguaglianza. Inoltre, esse influenzavano in
parte l’opinione pubblica.” querelle des femmes.
Grazie alla “rivoluzione della lettura” cambia la In tutta
Europa le donne sono sempre più interessate agl