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Il tema della città e della sua forma è al centro dell'interesse di Pasolini fino alla sua morte.

Negli anni '70 in particolare, anni in cui i problemi architettonici posti dalla nuova urbanistica diventano oggetto di pubbliche discussioni, le sue riflessioni volgono agli effetti devastanti del progresso e alla nostalgia per le forme armoniche e chiuse delle città antiche.

I nuovi progetti urbanistici di quegli anni si ispiravano a principi opposti rispetto a quelli di armonia classica a cui guardava Pasolini: i giovani architetti teorizzano la contraddizione e il diritto di esistenza delle forme ibride, della dualità.

La Ville Nouvelle di Cergy Pontoise: in essa risiede il potenziale utopico e sperimentale della "città nuova", che viene presentata non come spazio di alienazione e di rapporti superficiali, ma come il sogno di una felicità possibile. I rapporti d'amore si svolgono nei luoghi pubblici.

lo sguardo è dal basso.● Boudon​ : egli spiega che il problema principale è la distanza tra lo spazio concepito in fase progettuale e lo spazio percepito da chi lo vive e abita. Le città utopiche progettate dagli architetti, infatti, sono molto lontane da quelle con cui ciascuno di noi fa esperienza.● Le Corbusier​ : la sua idea era quella di ottenere una certa diversità utilizzando elementi identici, utilizzati secondo diverse disposizioni. In questo modo si ottenevano case allo stesso tempo simili e diverse tra loro. Qui si nota come le persone, eludendo il progetto originario, si prendono la libertà di intervenire secondo i propri gusti.​​● Ghirri​ : nel suo progetto Catalogo egli cerca di mettere a fuoco le trasformazioni imposte allo sguardo dalla ripetitività dei moduli costruttivi. Fotografa coppie di finestre quasi identiche, sequenze che hanno l'intenzione di smascherare la meccanicità dello sguardo.

Venturi: utilizza degli elementi che hanno già un senso, combinandoli in modo nuovo. In questo modo, anche ciò che a prima vista può apparire banale o privo di una forma armonica, suscita reazioni emotive che nascono da accostamenti inediti e non banali, perché prodotti dal caso. L'idea era quella di conferire una nuova sensibilità di sguardo.

Movimenti come l'AREA: si ispirano all'arte combinatoria per progettare con la massima libertà. Ne risulta una sorta di ripetizione con variazioni che consente di costruire edifici differenziati per dimensioni e forma, a partire da un numero finito di componenti. Le città invisibili di Calvino

Alle ricerche degli architetti corrispondono le riflessioni degli scrittori, che ripensano all'idea della città come sfida con cui misurarsi nella messa a punto di una poetica. Quando esce il romanzo, nel 197, l'arte combinatoria è al centro della

riflessione di Calvino, che attraversa una fase di sperimentazione. Con Le città invisibili sembra portare a maturazione il metodo combinatorio, costruendo un testo che si basa su uno schema di sequenza di lettere e numeri che danno vita a una figura geometrica, un parallelogramma obliquo. Il romanzo esprime il bisogno di porsi come obiettivo il massimo di apertura possibile, stabilendo le regole di un gioco che può essere attualizzato in un numero infinito di mosse. I vuoti che accompagnano ogni immagine di città sono spazi di incontro possibile. Eterotopie Le città invisibili portano in sé le tracce di una lunga riflessione sul rapporto dell'individuo con lo spazio urbano, tema centrale per Calvino. Che il tema della città fosse caro a Calvino è testimoniato dallo scambio epistolare che ha scandito le fasi del progetto per la rivista Ali Babà, il cui destinatario era Gianni Celati.

Il romanzo La giornata di uno scrutatore racconta la storia di Amerigo Ormea, inviato dal partito comunista per le elezioni politiche del 1953, nel seggio della cittadella del Cottolengo di Torino, una sorta di città nella città dove vivono gli ultimi della terra, i malati che nessuna altra struttura ha ospitato.

Calvino introduce il lettore in uno spazio connotato come eterotopia: le eterotopie hanno la caratteristica di essere connesse a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l'insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o specchiano. Sono luoghi che contengono altri luoghi: sono spazi chiusi, ma regolati da tempi che mettono in comunicazione con il contesto circostante.

Il tema dell'amore

Questo romanzo di Calvino affronta il tema di un'identità individuale quando si trova a confrontarsi con l'Altro al di fuori delle condizioni esterne abituali. Vivendo la sua giornata a contatto con

L'estorie dei singoli, Amerigo intravede un territorio a lui sconosciuto. Lo sguardo dello scrutatore finisce quindi per abbandonare le sue funzioni istituzionali per appuntarsi sulle figure umane che abitano le stanze d'ospedale. La percezione dei legami d'amore rompe il senso di estraneità che Amerigo percepiva intorno a sé, lacera la ragnatela di contraddizioni.

Testori e Nebbia a Milano Manzoni riesce ad aprire spiragli di tenerezza anche nello spazio del Lazzaretto, Calvino ritrova legami d'amore anche in uno spazio come il Cottolengo, ma Testori non lascia via di scampo ai suoi personaggi, soli di fronte alla catastrofe che non può essere evitata.

Testori prende come luogo Milano, e mette in scena personaggi e ambienti della provincia povera e degradata. Il confronto più diretto con Manzoni è con il romanzo Nebbia a Milano. Anche questa vicenda tuttavia, anche se impregnata di cronaca nera, mostra il risvolto dell'altruismo.

della generosità e della solidarietà umana.
4.Una città mai apparsa e mai distrutta
Se Testori ritrae la perdita dei punti di riferimento identitari e sociali con immagini catastrofiche di​ forte impatto, in Antonio Delfini​ si trovano modalità opposte di rappresentazione dello stesso processo. ​Delfini pone al centro della sua riflessione la natura ingannevole del linguaggio​ : data la consapevolezza di una corrispondenza impossibile tra parole e cose, non resta che accettare lo statuto debole del linguaggio, affidandosi a una conoscenza intuitiva e antidogmatica.
3​Sua caratteristica è la sfasatura dei tempi narrativi​ : da qui nascono personaggi e paesaggi affidati a una visione ipotetica, che li colloca in un tempo definito come “passato eventuale”. È l’impossibilità di un ritorno al passato che conduce in uno spazio forse possibile ma mai esistito.
Nella scrittura dei suoi esordi, la città si

presenta come un fantasma avvolto nelle nebbie, intravisto dai vetri di una carrozza o dal finestrino di un treno. Le visioni rubate alla nebbia suscitano ricordi, visioni indistinte che mettono in forse ogni possibile costruzione di identità. Secondo Delfini la realtà non può essere rappresentata e si dà solo a patto che possa rimanere inattingibile. A Delfini, inoltre, viene voglia di parlare di un luogo o di un amore solo quando quel luogo o quell'amore non esistono più o si pongono a distanza abbastanza ampia da renderli inaccessibili. Non è l'oggetto d'amore che si allontana a suscitare il desiderio: non è l'oggetto d'amore a porsi nella distanza, ma è la possibilità dell'amore che si dà a distanza. La conoscenza del mondo surrealista Questa conoscenza risale al soggiorno parigino dei primi anni Trenta: grazie ad essa inizia a sperimentare i passaggi improvvisi da una dimensione

All'altra (ricordo, immaginazione, osservazione, proiezione del desiderio).

Sfocature e dissolvenze

Se Delfini dava vita ai suoi personaggi nella consapevolezza di un'insufficienza del linguaggio, Celati riflette a sua volta intorno al tentativo impossibile di avvicinarsi al mondo attraverso la parola.

Nel racconto Traversata delle pianure, ad esempio, egli mantiene un regime di incertezza, ricorrendo a formule congetturali e al verbo "immaginare" usato in prima persona.

Celati sostiene che l'inimmaginabile si trovi dappertutto intorno a noi, e che anche il viaggio nel passato individuale attraverso la storia della propria famiglia possa darsi solo come racconto ipotetico di un io narrante consapevole dei limiti della memoria.

Celati riconosce i limiti: limiti della conoscenza e limiti della parola. I suoi luoghi, quindi, riflettono un profondo senso di spaesamento: sono spazi geografici dai confini sempre meno circoscrivibili, i cui abitanti

sono uomini senza luogo d'appartenenza nel mondo. I luoghi, infatti, come nelle città continue di Calvino, si sono mescolati: non esiste una delimitazione, o un centro. Nei sette anni di silenzio (in cui non pubblica nulla), Celati si dedica alle riflessioni sulla vita quotidiana, sull'esperienza, sulle abitudini, sull'ascolto delle voci: mette a punto una nuova direzione del narrare. Decide di affidarsi a nuove misure narrative scandite dal movimento del camminatore che attraversa gli spazi a piedi, osservando il mondo con sguardo attento. Il tema della città Celati prende in considerazione soprattutto le nuove periferie. Egli appunta molte cose su alcuni taccuini che sono rimasti inediti, conservati oggi nella Biblioteca di Reggio Emilia: in essi si delineano gli interessi che saranno tipici dei racconti dell'85 - nebbia in cui ci si perde - vicinanza silenziosa 4 - gesti rituali nella vita di ogni giorno - rete delle voci ascoltate per caso - vitaà vita a una sorta di trappola che annulla la percezione del corpo e dei suoi confini: i bambini, cercando la casa di una donna che si è perduta, si ritrovano in uno spazio in cui i palazzi si ripetono tutti uguali. Oltre a perdere l'orientamento, perdono anche le caratteristiche che definiscono la loro singolarità: dissoluzione della percezione di sé.
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Publisher
A.A. 2020-2021
6 pagine
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aeea11 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Palmieri Nunzia.