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A MIA MADRE
Pubblicazioni: "Letteratura" 1943, Fin 1943, Fin 1945 e in tutte le edizioni della Bufera.
Appunti di Giulia O. 6
La lirica posizionata in ultima posizione acquista una valenza commemorativa per tutta la sezione. Ha la funzione di punto di raccordo tra il tema della guerra e la riflessione escatologica che si svilupperà nelle sezioni successive. L'evento che fa scaturire la poesia è la morte della madre (25 ottobre 1942) da cui trae origine anche "Personae separatae". La questione attorno cui si articola il componimento è il fatto che la persona, unione di anima e corpo, non può esistere astratta dalla materia. Pertanto se la madre abbandona le proprie spoglie rischierà di dissolversi nell'indeterminatezza e niente potrà salvarla. Solo la specificità dei gesti può garantire la sua sopravvivenza. L'eventuale continuazione dell'esistenza non si configura allora in un oltre-tomba cristiano.
bensì in un eliso privato e memoriale. Ne "L'arca" si indagava il rapporto coi morti da parte del poeta ancora vivo, qui invece la situazione si ribalta e vediamo la madre che vive attraverso il ricordo del figlio. La prosecuzione ultraterrena della madre si compie solo attraverso un'immanenza fisica, non nell'accezione cattolica da lei pregata e sperata in vita. La domanda "chi ti proteggerà?" indaga proprio i margini entro cui l'uomo può contrastare la forza annichilente della morte e del tempo. C'è una metrica occultata, forse ripresa dal sonetto elisabettiano. La sintassi infatti scavalca qualsiasi schema metrico in un continuum ritmico che abbraccia l'intera parabola del testo. Al di là delle tre strofe il discorso si articola in due parti: la prima formula la questione e la seconda fornisce la risposta del poeta. II. DOPO La sezione è formata da tre componimenti che, almeno in due casi,completano il quadro bellico di “Finisterre” con le vicende successive all’8 settembre 1943. Il titolo ha un significato rematico e tematico riferendosi agli eventi avvenuti dopo la firma dell’armistizio. Il suo significato è però anche stilistico.
MADRIGALI FIORENTINI-Pubblicazioni: “La nazione del Popolo” 1944 col titolo “Due madrigali fiorentini”, “Mercurio” 1944, nella sezione Ultime di Fin 1945 (insieme a “Visita a Fadin”, “Dov’era il tennis…” e “Iride”) e in tutte le edizioni della Bufera.
C’è un’inusitata dimensione diaristica. La componente geografica ha una componente maggiore che nella sezione precedente, a partire dalla scelta del titolo. Qui viene sovvertita anche l’abitudine di Montale di stampare in pagine separate movimenti dello stesso componimento a testimonianza di una sostanziale unità delle due poesie, che riassumono i
due momenti principali dell'occupazione nazifascista della città. Nel primo blocco la speranza accesa con la firma dell'armistizio viene cancellata dall'occupazione, rappresentata dalla mano di biacca che cancella gli slogan antihitleriani. Nel secondo invece si riaffaccia la libertà con la sconfitta dell'esercito occupante. Attraverso i due blocchi Montale sviluppa anche i due temi portanti della sezione "Finisterre": la presenza/assenza di Clizia e il nucleo larico. Herma allora sarà la figura angelica che nello stretto spazio cittadino non può essere presente, ma solo allusa. L'apparizione della pecorella azzurra rimanda all'episodio che ha come protagonista il console tedesco fiorentino, impegnato nella difesa delle opere d'arte della città dalla distruzione. Egli aveva consegnato al signor Boffo il proprio cane, un Bedlington terrier dal singolare colore grigio azzurro. La metrica è
Giustificata dal carattere di omaggio e commemorazione intima dei due componimenti. L'allusione al madrigale non si limita al punto di vista tematico, bensì ritroviamo anche un'allusione a delle quartine e la presenza di endecasillabi e settenari.
DA UNA TORRE-Pubblicazioni: "Il Politecnico" 1945 e presente in tutte le edizioni della Bufera. La speranza di una sopravvivenza tutta naturale viene lasciata agli animali e in particolare nelle figure dei canifidati (Piquillo) e del merlo acquaiolo. Il cane citato nella poesia ha valore emblematico, è un cane immaginario. Il merlo invece concretizza l'icona dell'uccello sofferente in diretta relazione con Clizia. Al pari dell'anguilla e del gallo cedrone anche il merlo compie una sorta di rito sacrificale come necessaria via per sopravvivere alla cenere e al fango. Il grande canto del passero solitario muore per rinascere sotto un'altra forma (i rimandi a Leopardi sono numerosi).
Tre
Ballata scritta in una clinica
Pubblicazioni: "Il ponte" 1945 e in tutte le edizioni della Bufera.
Il verso di apertura si riferisce in maniera puntuale allo stato di emergenza dichiarato dagli occupanti a Firenze. Nelle prime strofe ritroviamo tutti i caratteri di quei giorni di lotta e violenza, ma ad essi si intreccia anche la storia privata del poeta che apre il discorso verso l'altra emergenza, quella della morte. Il forte legame che lo unisce con Mosca, ricoverata in clinica, si intuisce dall'intimità degli oggetti quotidiani. La donna è specchio del poeta, uno specchio però deformato dalla malattia e che, per questo motivo, genera smarrimento. Mosca si carica del destino che abbraccia entrambi, dell'immagine oggettiva delle forze avverse che attanagliano l'uomo. La comparsa di Mosca quale protagonista.
questo punto dell'esperienza poetica è fuorisede, ma non poteva che essere lei a incarnare il risvolto più pratico del male che tarla il mondo e che si manifesta in modo inquietante nel quotidiano. L'allontanarsi dall'emergenza storica grazie all'Ariete non elimina il pericolo, bensì lascia il campo libero ad una più radicata emergenza. La bestia trionfante e spinosa non è stata debellata e non si può neppure. Di fronte a questa ineluttabilità si affacciano gli amuleti del bulldog di legno e della sveglia che, con le sue lancette luminose, resiste alle tenebre. L'identificazione dell'io poeta ricade sul cane di legno: si fa già strada l'idea di un riscatto dal basso. L'ineluttabilità della morte infatti non può generare rassegnazione, anzi è proprio per questo motivo che la resistenza si carica di valore in sé. Nella poesia convivono elementi prosastici e
Rimandi biblici. Per quanto riguarda la figura dell'Ariete la critica ha dato interpretazioni diverse: secondo i segni zodiacali l'Ariete precede il Toro, segno femminile, riconducibile perciò a una forma muliebre oppure l'Ariete, segno legato all'iniziazione, precede quello del Toro, segno fisso associato alla stabilità e alla determinazione.
Composta da nove strofe e due versi isolati, la Ballata ha una struttura ipogeica: i primi versi fino alla strofa centrale rappresentano l'abissarsi nelle profondità mentre nella seconda parte si assiste a una risalita verso l'alto dell'io. Il percorso ascensionale non ha però nulla di ontologicamente certo: la salvezza non è garantita.
La matrice popolare del metro si concretizza in rime facili disseminate anche all'interno del verso. La musicalità tipica della ballata è annullata dal continuum narrativo che ricerca una sorta di blank verse.
III.
INTERMEZZO
Si chiama così, anche se non è propriamente la vera metà della raccolta che conta sette sezioni, perché rappresenta uno stacco nei contenuti: si passa da una prima maniera che prende le prime due sezioni a un'altra inaugurata da "Flashes e dediche". Questa sezione include quindi ripescaggi memoriali dalla terra ligure e dalle lontane estati monterossine ricche di affettività. È una sorta di ultima celebrazione del passato prima di riprendere il discorso dall'hic et nunc. Con il finire della guerra si affaccia la possibilità di dare voce alla memoria strenuamente difesa nel turbinio dei ciechi tempi. Montale vuole fare un bilancio, anche se temporaneo, per ripensare alla propria vita. Qui si sviluppa infatti il tema larico-mnestico iniziato con "L'Arca" e "A mia madre". Il collante dei pezzi della sezione è proprio la rievocazione memoriale-autobiografica sull'ascorta.
di un bilancio esistenziale retrospettivo.
DUE NEL CREPUSCOLO-Pubblicazioni: “Primato” 1943, Fin 1945 sotto l’occhiello “Una poesia del 1926” e in tutte le edizioni della Bufera.
La presenza di questa poesia nella “Bufera e altro” è una vera eccezionalità: si tratta di un componimento del1926 inserito in un impianto cronologico lineare. Il 1926 è un anno di accumulazione dopo l’uscita degli “Ossidi seppia” e “Due nel crepuscolo” era una poesia nata proprio in questo anno di sperimentazione col titoloinizialmente di “Fluisce fra te e me sulla veranda…”. Il momento della sera richiama le ambientazioni delle“Occasioni” con le attese di epifaniche visitazioni suscitate da quell’ora anfibia. L’interlocutrice è Arletta, cosaconfermata dall’altezza cronologica della stesura e da alcuni tipici segnali come il passo, il soffio o il tendere lamano.
È probabile anche che in una prima stesura comparisse proprio il nome di Arletta, poi cancellato. Lo straniamento del poeta proviene dal potere che grava attorno e che rende all’improvviso aliena una realtà familiare. Il soggetto si sdoppia in osservante e osservato. Nel momento in cui si affida alla memoria il compito di salvaguardia dei valori se ne scopre i lati più inquietanti che insidiano l’identità stessa dell’individuo. Lo specchio diventa il tramite attraverso il quale l’io si stacca dalla propria percezione interna e osserva con un punto di vista esterno quei gesti e relazioni scoprendone la meccanicità fittizia. Il gesto è dunque svuotato di senso, non è più il simbolo di un’irripetibilità individuale come in “A mia madre”. La stessa interlocutrice, un tempo parte integrante dell’esistenza del soggetto, diventa alterità non più conoscibile.
ite dalla presenza di un punto fermo tra di loro. La prima strofa descrive l'incomunicabilità tra i due protagonisti attraverso l'uso di sorrisi forzati. La seconda strofa è caratterizzata da un endecasillabo spezzato, che crea una frattura nel testo e sottolinea ulteriormente la mancanza di comunicazione. Le ultime due strofe, invece, sono unite da un punto fermo, che indica una pausa e una separazione tra le due situazioni descritte.