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CAPITOLO PRIMO: LA MITOLOGIA DELL'IO
1- TRA SETTECENTO ED OTTOCENTO:prima della pubblicazione dei grandi capolavori del primo ottocento,
ovvero "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" e i "Promessi sposi" la letteratura ha come esempi di romanzo quelli scritti
da Chiari e Piazza, autori di veri e proprio best-sellers, amatissimi dal pubblico, ma disprezzati dalla critica (Baretti-la
frusta letteraria), che indicava nei romanzi d'intrattenimento il peggio possibile. Non esisteva un prodotto medio, o la
letteratura aulica ed elitaria o i romanzi commerciali. Mentre in Europa il romanzo aveva già allontanato da sé il
pregiudizio di genere inferiore, in Italia sarà riconosciuto come genere letterario dignitoso soltanto nel primo
Ottocento. La forma pseudo-romanzesca che spopolava nel 1700 era l'autobiografia, seria ed impegnata (Alfieri) o
teatrale e scanzonata (Goldoni), dove preme la solitaria auto0investigazione del soggetto, e non c'è un contatto diretto
col mondo esterno all'autore-narratore, e, anche nei "proto-romanzi" l'io imperversa a scapito della cornice di
personaggi (Avbaritte). L'Ortis fu per questo una vera e propria svolta: è vicino all'autobiografia per la coincidenza
fra narratore e protagonista, e riprende il genere del romanzo epistolare, amato in Europa. Non c'è tuttavia un impianto
polifonico, ma l'"io" protagonista dialoga col mondo esterno non attraverso i ricordi della vita passata, ma attraverso il
confronto costante. L'"io" settecentesco, razionale e sociale, con Ortis, lascia il posto ad un eroe individualista, titanico
e sublime, spesso in conflitto con sé stesso e con l'esterno.
2-L'IO EROICO E SUICIDA: Ortis, come il Werther a cui si ispira, è un personaggio in conflitto con il mondo, deluso
nelle sue speranze più grandi, ovvero la politica e l'amore, . E' un eroe che rifiuta di scendere a patti con la società, e il
suo suicidio è un atto di affermazione, facendo diventare il desiderio di vita ansia di morte (come poi sarà per
Leopardi). Il romanzo inoltre è un modello per la varietà di motivi romantici presenti: dalla prevalenza del
sentimento sullal ragione, il ruolo della poesia e dell'arte di pacificatrice, il colloquio con se stessi e la natura.
Foscolo spose molto di sé in Jacopo e in Teresa ricalcò tratti dell'amata Antonietta Fagnani Arese, amante con cui
ebbe un fitto carteggio, riportato a pezzi nell'Ortis. La lingua tuttavia, è ancora intrisa di lirismo, ed infatti sarà
Manzoni che ne cambierà la concezione.
3-IL ROMANZO IMPOSSIBILE: I romanzi del settecento europei richiamavano una tradizione più realistica e
mobile, di tono a volte ironico, altre impegnato, ma sempre realistico, mentre Foscolo impiega un tono lirico e un
soggetto romantico ed idealizzato. L'altra faccia dell'Ortis è il suo doppio: Didimo Chierico, partente di Lorenzo
Alderani, protagonista del "Sesto tomo dell'Io." Didimo non si fa travolgere dagli eventi come Jacopo, ma li
asseconda, tenendo a bada l'indole che ama le illusioni, ma che è consapevole della loro fine. Durante l'esilio in
Inghilterra Foscolo/Didimo scrive delle lettere in cui compara i costumi italiani agli inglesi. Su Didimo ha una grande
influenza lo Sterne, ma Foscolo non scriverà mai un romanzo per Didimo, dal momento che pure lui lo considera un
genere inferiore, e riesce a difenderlo soltanto sublimandone la lingua e il tema.
4-L'INVITO ALLE STORIE: Foscolo , nonostante inviti gli Italiani alla lettura delle a Storia, non è attratto dall'idea di
un romanzo storico, ambientando l'Ortis nel passato recentissimo. Secondo lui il culto della storia è legato alla
salvaguardia dei un glorioso patrimonio politico e culturale, e amore verso la Patria. Dal suo punto di vista la storia
non è adatta al romanzo, essendo questo un genere di consumo, amato soprattutto dai giovani, che Foscolo sente di
dover indirizzare verso letture adatte. Ancora molti scrittori cercano di contrapporre al romanzo europeo le raccolte di
novelle italiane. I romanzi storici precedenti sono ritenuti non adatti al grande pubblico, perché troppo aulici e distanti
dai suoi interessi, mentre Foscolo ha intuito le potenzialità di diffusione del genere, e riuscì ad avere successo sia
presso la critica, per la lingua, sia presso il pubblico, per la trama.
5-LO SPERIMENTALISMO DEGLI ANNI VENTI: la querelle letteraria indetta da Madame De Stael portò alla
riflessione alcuni dei nostri letterati anche sul romanzo. Berchet nella "Lettera semiseria di Crisostomo al suo
figliolo" parla dello strato che sta fra "Gli Ottentoti" e "i Parigini" ovvero il pubblico medio, che legge i romanzi
commerciali. Secondo lui il romanzo si è guadagnato cattiva fama anche perché pone degli ideali di virtù inarrivabili,
e i presenta i vizi come seducenti, tanto che è spesso vittima della censura. Con l'avvento del romanzo storico il
genere contemporaneo non sparisce, ma è più concentrato nei romanzi d'intrattenimento, i cui maggiori autori sono
Sacchi e Bertolotti. Anche Leopardi pensò di scrivere un romanzo, intorno al 1819-1820, dove doveva coesistere il
tema autobiografico al politico e amoroso, ma soprattutto il rifiuto del suicidio finale. Il successo del romanzo
d'intrattenimento va imputato anche alla rigidissima censura austriaca, che aveva fatto disperdere le speranze degli
intellettuali del "Conciliatore"
CAPITOLO SECONDO:DALL'IO ALLA STORIA
1- IL NARRATORE ONNISCIENTE E LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA STORIA: come il peripodo
utopista aveva dato vita ai romanzi eroico-egotistici come l'Ortis, il clima della Restaurazione è la culla del romanzo
storico, spesso presentato come rimaneggiamento di un manoscritto (falso letterario) per aggirare la censura e
nobilitare letterariamente il genere. Esso si ispira lall'enorme successo riscosso da Walter Scott con Ivanhoe (1819) e
Waverley (1814). L'incremento commerciale che questi libri suscitano evidenzia il problema delle proprietà letterarie,
che viene risolto da Cesare Cantù, almeno per quanto riguarda il Lombardo-Veneto, nel 1840. Il successo del
Romanzo è tale che, nel 1842, Giuseppe Bianchetti fa uscire "Dei lettori e dei parlatori" una sorta di guida sociologica
alla letteratura, con consigli pratici su come aver successo. Le epoche più esplorate dagli scrittori "storici" sono il
Medioevo ed il Rinascimento, epoche in cui si vedono le radici della cultura contemporanea. Le ragioni politiche si
aggiungono a quelle letterarie per la scelta del romanzo storico: il rispetto della Storia serve da salvacondotto per la
libertà della fantasia, infatti. L'invenzione acquista credibilità col Verosimile. Col romanzo storico si aprono le porte al
NARRATORE ONNISCIENTE, che sostituisce l'io monologante del romanzo epistolare o dell'autobiografia: esso è
un regista, che offre un'interpretazione globale del suo racconto. Esso è anche lo speculare di ciò che i poeti
vorrebbero essere, ovvero il Vate. Nel 1827 escono diversi romanzi, fra cui la prima edizione dei "Promessi Sposi" e
le "Operette morali" di Leopardi. Al Nord i centri più propulsivi per il romanzo sono Milano e Livorno (Guerrazzi),
ma anche il Veneto e il Piemonte, al Sud, invece, il romanzo non penetra e persiste il classicismo. La visione della
storia si spezza: essa può essere pura evasione o serbatoio di vecchie memorie da far trasparire con l'erudizione, o
riscoperta attualizzante di epoche gloriose. Tommaseo fa un dissacrante scritto sul romanzo storico,
consigliando ad un ipotetico scrittore di cominciare con una digressione storico-geografica, di utilizzare fatti
sanguinosi della storia e di usare bei dialoghi, nonché aggiungere una buona dose di melodrammaticità.
2- IL BIFRONTISMO DEI PROMESSI SPOSI: il romanzo ribalta i rapporti fra storia e invenzione, mettendo in
primo piano figure inventate, ed in secondo personaggi storici realmente esistiti. Cerca di dare una risposta al caos dei
moti del '21 con un romanzo strutturato ed ordinato. Rispetto alle sue tragedie la coscienza della negatività della Storia
non è attenuata, ma avversata dal Narratore, che vi oppone la forza della "Provvidenza". Manzoni sa bene che una
"storia rifatta" può correre il rischio di apparire come idilliaca, e per questo inventa il "buon secentista" di cui ha
ritrovato il manoscritto. L'autore si conferma fiducioso in Dio, ma non si fa illusioni sulla durezza della vita. I
Promessi infatti, possono apparire come una favola a lieto fine, ma sono permeati dalla violenza, dalla guerra, dalla
malattia, ed è per questo che da subito Manzoni critica implicitamente il falso secentista; perché egli vive come un
ossequioso al potere costituito, sicuro di vivere leibnizianamente nel migliore dei mondi possibili. Un altro elemento
spesso invocato nel romanzo è la Provvidenza, non sempre chiamata a dovere (Don Gonzalo, governatore di Milano,
riguardo alla peste "Ci pensi la provvidenza!"). La Provvidenza, deus ex machina del Romanzo, è pietistica ed
edificante o quasi sacrilega, a seconda dei personaggi che la chiamano, mai a caso, invece è la menzione dell'Autore.
Un' altra protagonista della storia è la VIOLENZA, non solo quella della guerra e della peste, ma anche quella di
Azzecca-garbugli, del voto di Lucia, che offre due volontà al Signore, senza aver considerato il parere di Renzo, la
violenza psicologica del padre di Gertrude. Si generalizzerebbe se si definisse il romanzo come l'epopea della
Provvidenza: è invece un romanzo dell'indagine di coscienza, del dovere di resistere all'irragione umana.
3-LA SVOLTA DEGLI ANNI '40: in quel decennio matura la crisi del romanzo storico, per quanto il genere continui
a sopravvivere a lungo. Già Manzoni, con la Storia della colonna Infame, dimostra che il romanzo storico ha cessato la
sua egemonia, lasciando spazio a un libello-denuncia dove vige il "vero" oggettivo. Nella lettera "Sul Romanticismo",
inviata nel 1823 al consuocero, Cesare D'Azeglio, condanna gli aspetti gotici e dark del Romanticismo, come
l'irrazionalità, l'amore per la magia, l'attrazione per luoghi oscuri e fatiscenti. Condanna allo stesso modo lo slancio
irrazionalistico della filosofia di Cousin, e sconfessa il romanzo storico, dimostrandosi protagonista, con La colonna
infame, alla svolta. I moti rivoluzionari della borghesia sono finiti, la stessa classe si è chiusa in sé stessa, a protezione
delle proprie ricchezze. Nel periodo c'è un vero e proprio boom dei romanzi d'evasione, storici e fantastici, senza gli
scrupoli storici e bibliografici di Manzoni. Guerrazzi nel suo "Discorso