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Società come corpi

PAR. 7: SOCIETÀ COME CORPI• Oltre l’aspetto interpretativo, ciò che colpisce di Inferno XXVIII è sicuramente l’efferatezza del castigo. Maper quale motivo tanta crudeltà?• Nella visione medievale la Chiesa e lo Stato sono comunità spirituali e concrete rappresentabili con lametafora del corpo:o La Chiesa era, com’è noto, soprannominata Corpus Mysticum di Cristo a indicarne la superioritàrispetto alla stessa metafora riferita ad altri “corpi” socialio Lo Stato costituisce a sua volta un corpo sociale ma povero dal punto di vista spirituale, lacunacolmata con l’intersezione col corpo sociale religiosoo Tale intersezione porta ad immaginare i corpi sociali, civile e religioso, a loro volta come ununico corpo. Proponeva Giovanni di Salisbury un’anatomia per cui il Principe è il capo, il senatoè il cuore, i giudici e i governatori occhi, orecchi e lingua, i consiglieri del

Principe i fianchi, isoldati le mani, i contadini i piedi e rappresentando i sacerdoti come l'anima vivificante• Dante cerca di evitare la comune metafora tendendo alla spiritualizzazione: il correlativo è il singolo uomo e ciò che il poeta sottolinea non è la collaborazione fra capo e membra ma l'armonia dei diversi voleri dell'unico soggetto verso un obbiettivo comune e fondamentale• Come già detto, la metafora di Stato e Chiesa come unico corpo, rischiava di portare alla ierocrazia e anzi ne avallava le ipotesi già circolanti, soprattutto se sostenute da pronunciamenti ufficiali (bolla Unam Sanctam, Bonifacio VIII: Chiesa e Stato formano un unico corpo che può avere una sola testa, il Papa)• Dante è pronto ad accusare la Chiesa della disgregazione progressiva dell'umana civilitade a causa dell'ambizione dei Papi a sovrastare il principe; nonostante egli stesso sia uno strenuo difensore

dell'unità, sostiene altrettanto strenuamente che il dualismo tra fine ultraterrena e fine terreno debba comportare una divisione fra Chiesa e Impero. Una tale ideologia può far pensare a un attentato di Dante all'unità sociale nel Medioevo; in realtà una tale incisione ha lo scopo di ricompattare un tessuto che da questi tentativi di unità forzata, esce ancor più dilaniato. I corpi della bolgia IX vogliono figurare la divisione della società-corpo. Maometto rappresenta la divisione all'interno della Chiesa e quindi un ostacolo per l'istituzione che si occupa della felicità ultraterrena, motivo per cui la loro vergognosa condizione non muove Dante all'empatia. Per quanto riguarda gli altri dannati, benché fermamente condannati, non sono così abissalmente distanti dal pellegrino: data la sua posizione influente nel contesto politico fiorentino, Dante si sente vicino a chi.usala parola per intervenire nelle vicissitudini sociali• Non è certo a uno scuro Pier da Medicina che Dante si assimila, ma è già più vicino all'insigne Mosca dei Lamberti e ancor più a personaggi quali Curione e Bertran• Con Bertran in particolar modo, Dante ha in comune la laicità, il contatto con le classi dirigenti, la paternità delle rispettive lingue e l'eminenza poetica: per questi motivi, fra i due si instaura una dialettica attrattivo-repulsiva inimmaginabile con gli altri personaggi• Ciononostante, Dante non può non condannare Bertran: egli ha approfittato della sua posizione per "decapitare" il corpo civile (monarca-sudditi) e la gerarchia familiare (padre-figlio), motivo per cui deve subire la decapitazione• Punendo in modo così esemplare un uomo di tale spessore, Dante afferma se stesso: chi si trova ad avere una tale influenza, deve sfruttarla nel migliore dei modi, con

Lo scopo di mantenere l'unità e non certo di appoggiare idee che attentino a quest'ultima

Cap. II, Artisti nella prima cornice (Purgatorio X, XI, XII)

PAR. 1: IMITARE L'IMITABILE

  • I canti purgatoriali in cui Dante racconta l'incontro con i superbi sono legati non solo dal comune peccato degli espianti, ma anche dall'attenzione alla figura dell'artista e sono particolarmente sentiti dal pellegrino in quanto la stesura del poema sacro comportava la possibile ambizione alla fama terrena
  • Per scansare il rischio di essere accusato di superbia, Dante si prodiga nell'esaltazione della potenza divina con lo scopo di delegittimare ogni pretesa dell'uomo, in particolare qui si sottolinea la supremazia di Dio quale artista impareggiabile
  • La prima cornice è disseminata di exempla, dei quali, prima ancora del contenuto si sottolinea la valenza artistica: le sculture, personalmente realizzate da Dio, vanno oltre l'arte
come la intende il pellegrino che le osserva:
  • Le figure rappresentate sembrano quasi prendere vita, non perché abbiano del soprannaturale e parlino o si muovano, bensì perché la perfezione con cui sono state realizzate permette all'osservatore quasi di sentirle parlare o vederle muoversi, superando l'ostacolo del materiale in cui sono realizzate.
  • La scelta della scultura è legata all'idea per cui la vista è il senso maggiormente conoscitivo e quindi edificante.
  • La superiorità divina si manifesta nella capacità di coinvolgere nel procedimento artistico ogni sfaccettatura del sensibile rendendolo sinestetico, mentre l'artefatto umano resta unidimensionale: ciò causa un frustrante senso di inferiorità nell'uomo che non è capace di mimesi nell'arte.
  • Ciononostante, qualcuno ha attribuito a Dante l'ambizione di raccontare con i suoi versi la sublime arte divina: si

Trattava soltanto di una vana pretesa in quanto l'arte umana non riesce ad accogliere la realtà in modo sintetico. La mimesi è infatti un'operazione impossibile per l'uomo a 360°, ma non per questo l'artista si arrende: egli si impegna a tradurre la natura in arte fino al punto in cui gli è possibile, cercando di superare sempre i suoi limiti ma spogliandosi di ogni pretesa di perfezione. Considerato che la natura è obbediente a Dio, l'arte, nel cercare di imitarla, si accosta indirettamente a Dio stesso creando però un divario ancor più incolmabile perché il prodotto divino (la natura) è sempre originale, senza alcun precedente, mentre l'opera umana ne sarà sempre una sbiadita copia. A questo solco che separa l'originale dalla sua emulazione, si aggiunge per Dante l'absentia: egli cerca di riprodurre l'arte divina che ha osservato in Purgatorio non solo.

attraverso un linguaggio diverso (parola vs. scultura) ma solo attraverso il ricordo 2: GLI STRACCI DI ARACNE
  • In una terzina Dante condensa anche la storia di Aracne, la giovane tessitrice lidia che osò sfidare la dea Minerva nell'arte della tessitura
  • Da notare la posizione della terzina, collocata al centro delle terzine sugli exempla: già da questo si intuisce il rilievo che Dante attribuisce alla storia della giovane proprio perché, in questo caso, il confronto con la divinità si verifica in ambito artistico, per cui il poeta sente particolarmente vicina la condizione di Aracne
  • Possiamo pensare che di ispirazione a Dante sia stata la pagina ovidiana delle Metamorfosi che racconta questa storia: consapevole delle sue doti, Aracne si rifiuta di dichiararsi comunque inferiore alla dea e la sfida: le due tessono due tele egualmente eccelse, anzi forse quella di Aracne è superiore, con grande irritazione della dea che, offesa, la

squarcia e percuote la ragazza, provocandone il suicidio e trasformandola quindi in ragno•

La storia descritta da Dante riporta delle differenze: Aracne non può essere superiore alla dea in un'ottica cristiana e, per questo, il poeta taglia la scena della gara e si concentra sulla conclusione che vede la disfatta della fanciulla punita e la superiorità della dea•

La scelta del termine "stracci" non è casuale: fa da contrappeso al textus, il tessuto che Aracne ritiene l'apice delle sue capacità•

Nonostante molti indizi possano portare ad accusare Dante di superbia, di sfidare il divino con il suo textus, si deve ricordare che, ogni volta che egli si appella alla divinità, non è per sfidarla ma per richiederne l'aiuto

PAR.3: QUELLA GLORIA CHE È VANA•

Benché Purgatorio XI sia dimora di superbi, Dante non incontrerà peccatori che osarono sfidare la divinità: chi sconta la pena

In purgatorio si è pentito e in ogni caso la colpa era minore: questi dannati cercarono la gloria terrena, fra gli uomini, furono ossessionati dal "nome", scontano quindi la vana gloria. Figura centrale del canto è Oderisi da Gubbio, miniatore, artista quindi. E in quanto tale posto ancora in posizione di rilievo: al centro fra Omberto Aldobrandeschi e Provenzan Salvani. La ragione dell'aspirazione all'eccellenza di Oderisi non è certo superare Dio: egli visse lo scontro con Franco Bolognese, suo collega e pronto a soffiargli il primato nel loro campo. Si tratta però di un primato instabile, destinato a crollare all'arrivo di ogni nuovo artista: l'eternità della gloria artistica è quindi un'utopia. L'avvicendamento di artisti è determinato da una costante insofferenza dei discepoli nei confronti dei maestri, insofferenza che li spinge a superarli e quindi produce un

avanzamento culturale

  • Verso la gloria che cercò in vita, Oderisi si rivela ostinatamente sprezzante: è inflessibile nel fustigarsi per il peccato commesso, anche perché ne riconosce la vanità: la gloria di una vita non è che un istante a confronto con l'eternità.
  • Si rileva quindi, nelle parole di Oderisi, una riflessione di stampo stoico e allo stesso tempo francescano: in entrambi i casi, benché per ragioni diverse, si disprezza la gloria terrena a favore di una gloria spirituale che invece porta l'impronta dell'eternità.
  • Non solo Oderisi, ma anche Provenzan Salvani copre la patina francescana, ritratto nell'atto di chiedere umilmente l'elemosina dall'alto del suo rilievo sociale.
  • Le parole sulla vana gloria di Oderisi colpiscono Dante che si riconosce in colui che cerca l'ammirazione degli uomini; si tratta, certo, di Dante pellegrino, ma è pur sempre Dante autore.
che scrive e che sa il fattosuo, ben cosciente del suo curriculum• Probabilmente alla base del senso di colpevolezza del poeta sta il suo grande trattato filosofico del quale riconosce la superba aspirazione
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Heryka di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Cristaldi Sergio.