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2- DA ANGELI DEL FOCOLARE A BREADWINNER: L'EMIGRAZIONE FEMMINILE.

La NUOVA ERA DELLE MIGRAZIONI è caratterizzata da quattro tendenze; le prime tre sono

globalizzazione, accelerazione e differenziazione dei flussi migratori, la quarta è la

femminilizzatone degli stessi (è aumentato il numero di donne migranti e anche il tipo: se prima a

migrare erano soprattutto le donne che si ricongiungevano alla famiglia, ora a farlo sono anche

quelle “sole”: l'emigrazione può essere anche sentita come via di superamento degli ostacoli sociali

che caratterizzano, in certi Paesi, le vedove e le separate).

Femmine, Donne, Madri

Oggi, a livello mondiale, le femmine costituiscono il 50% dei migranti. Tuttavia, l'area di

provenienza influenza notevolmente la distribuzione per sesso delle migrazioni: evidente il fatto che

dal Sud Africa a muoversi siano soprattutto gli uomini, dalle Filippine, invece, le donne.

In Italia, il tasso di mascolinità presenta discrepanze: da una parte comunità straniere a forte

componente maschile (Egiziani in primis), dall'altra a componente femminile (Ucraina: 25

maschi/100 donne). Le donne iniziarono a migrare nel nostro Paese a partire dagli anni '70, viste le

conseguenze famigliari dell'entrata delle italiane nel mondo del lavoro; andando ad abitare nelle

case dei datori di lavoro, difficilmente le migranti potevano farsi raggiungere dalle proprie famiglie;

il fenomeno fa parlare di madri transnazionali, che tendono ad inviare i proprio risparmi alle

famiglie, consentendo loro di sostentarsi (la donna assume, così, il ruolo di breadwinner).

La costruzione della rete al femminile

Le prime emigrate, col tempo, hanno creato relazione reticolari fitte per cui, tramite il passaparola,

altre donne sono giunte in Italia, trovando un'abitazione ed un lavoro: le emigrate potevano

facilmente venire a conoscenza di richieste di lavoro, richiamando, quindi, anche amiche e parenti.

Si nota come, in un primo momento, fossero esclusi da tale processo gli uomini (tanto che, tale “rete

femminile” poteva essere considerata gender oriented),inglobati in un secondo momento.

Alcune donne sono tuttora imprigionate nel fenomeno della tratta e del commercio sessuale, da cui

è difficile uscire.

La provenienza

Sul totale degli stranieri presenti in Italia, al sud si registra la maggiore incidenza di donne. Le

differenze sono evidenti tra i vari gruppi nazionali; tra quelli che presentano un maggior numero di

femmine, Thailandia, Lettonia, Rep. Ceca, Ucraina (di contro a gruppi a forte incidenza maschile

come Afghanistan, Liberia, Sudan). A livello provinciale si nota come nel Meridione ci siano zone

sbilanciate verso il sesso femminile (a Taranto, il 95 % degli Ucraini sono donne).

La stabilizzazione e la sostituzione dei gruppi

Le comunità di migranti vengono sostituite, nel tempo, da altre, tanto nei luoghi di abitazione che

nei lavori. In genere, chi è di più vecchio insediamento raggiunge una buona stabilizzazione, fino a

presentare casi di mobilità sociale.

Le Filippine, in Canada, dopo alcuni anni di lavoro come collaboratrici domestiche, riescono ad

uscire dal settore e a trovare nuovi lavori, spesso in linea con le loro conoscenze scolastiche. Così

facendo, i vecchi lavori delle stesse vengono presi da nuovi immigrati. In Italia, ciò avviene

minormente: queste, infatti, permangono nel campo domestico, e, piuttosto, i loro posti si liberano

quando ritornano in patria. La maggior parte delle donne emigrate dal Corno d'Africa (anni '70-'80)

sono rientrate nei loro Paesi, sostituite prima dalle Filippine, e, oggi, da donne dell'Est Europeo.

Per comprendere la stabilizzazione degli immigrati nel Paese Ospite è necessario l'indice di

stabilizzazione: si tiene conto degli immigrati la cui età supera i 60 anni (età di fine attività

lavorativa); ne emerge che, tra le donne, a stabilizzarsi nel nostro Paese sono svizzere, canadesi,

eritree, tedesche. Donne, quindi, provenienti da Paesi economicamente sviluppati (ad eccezione

dell'Eritrea); la concentrazione delle Filippine è, invece, molto bassa.

Anche le donne sposate partono

Tra le immigrate, si osserva una preponderanza di coniugate, per quanto le separate e le nubili siano

fortemente presenti: è più facile, per queste ultime, lasciare la patria, e, alle volte, proprio ciò

consente loro di riscattarsi socialmente, inviando denaro alle proprie famiglie.

E' comunque evidente che il processo migratorio risenta del sistema di norme e di vincoli (sociali,

religiosi, economici) dei singoli Paesi: possono essere proprio questi a bloccare o a promuovere le

emigrazioni.

In Italia, tra i gruppi con più del 50% di nubili vi sono la Lettonia e la Lituania. I gruppi con il

maggior numero di coniugate sono, invece, dell'Africa Settentrionale, accolte per lo più a Milano e

a Roma.

Perché in Italia?

Tra le motivazioni vi sono, ai vertici ed allo stesso livello (tranne che a Roma a Milano, con alto

numero di lavoratrici), quelle lavorative, che vedono un gran numero di straniere nel Nord-Ovest

del Paese, e quelle famigliari; un piccola percentuale, invece, adduce motivi religiosi (interessante il

caso di internazionalizzazione delle vocazioni: ormai sono molte di più, rispetto alle Italiane, le

donne straniere che prendono i voti) e di studio, con relativa concentrazione intorno ai poli

universitari più prestigiosi.

Le madri transnazionali

Diversi sono i motivi che portano le immigrate a trasferirsi senza i proprio figli: assenza di un tetto,

di una famiglia allargata che possa curarsi del giovane negli orari di lavoro, volontà di mantenere le

tradizioni del Paese di origine, minor costo del sistema scolastico in patria, etc. Si parla, così, di

madri transnazionali, donne che lasciano i propri figli per crescere quelli di altre persone. Negli

ultimi tempi, per far fronte a questo tipo di problema, si sono affermate le immigrate trimestrali,

donne che entrano nel nostro Paese con un visto turistico della durata di tre mesi, al termine dei

quali tornano in Patria dalle proprie famiglie, per poi ripartire al termine di un altro periodo di

novanta giorni, e così via.

3-LA DIMENSIONE TERRITORIALE

Dalle città globali agli ottomila campanili

Anche gli Italiani sono stati migranti: tra fine '800 e inizio '900 l' esodo verso le Americhe fu

massiccio. Si iniziò a parlare di immigrazione soltanto a seguito della Crisi petrolifera degli anni '70

che investì gli USA. A partire da tale momento si iniziò a registrare un maggior numero di

immigrati, rispetto a quello degli emigrati.

Per alcuni l'Italia è la destinazione del viaggio, per altri solo una delle tappe che porterà in uno dei

Paesi dell'area Schengen (Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, etc.). Nel nostro Paese, i flussi

sono diretti soprattutto verso il Centro-Nord; il fenomeno delle migrazioni fa sì che le città crescano

topograficamente e demograficamente (anche a livello mondiale), tramite nuove periferie

residenziali, con assenza di servizi. Negli ultimi anni, poi, si è assistito ad un popolamento di zone

al di fuori delle aree urbane: molti gruppi nazionali (albanesi, indiani, etc.), poiché occupati nel

settore primario, tendono ad abitare comuni medi e piccoli; prodotto di tale fenomeno è anche il

ripopolamento delle zone montuose.

La gentrification metropolitana

La suburbanizzazione è un fenomeno per cui prima i contorni urbani si sono espansi, accogliendo

individui, poi sono stati abbandonati dalla popolazione italiana (disurbanizzazione, conseguente a

problemi di traffico, di qualità della vita, etc.) e gli edifici industriali decentrati. In tale contesto

subentrano gli immigrati, che alle volte, occupano spazi abbandonati, alle volte abusivamente. A

partire da questo momento i contesti urbani hanno iniziato a diversificarsi su base residenziale o

etnica, per quanto ultimamente si parli di gentrification: fenomeno per cui zone vecchie o

degradate vengono recuperate, portando all'allontanamento degli immigrati e attirando una

popolazione a reddito medio-alto (riurbanizzazione).

Verso un equilibrio territoriale

Il maggior numero di immigrati sono al nord (Lombardia), segue il Lazio. Al sud, invece, prevale

un'immigrazione stagionale, soprattutto in Campania e Sicilia.

Su scala provinciale si nota come le città più popolate da immigrati siano, in ordine, Roma e

Milano. Nelle due aree si avverte, però, una diversa concentrazione: a Roma gli immigrati risiedono

per lo più all'interno del Comune, a Milano la struttura è reticolare, ed investe Bergamo ed altri

centri.

Nelle aree montuose, sta avvenendo la sostituzione della popolazione: gli stranieri abitano i centri

vallivi, abbandonati dagli italiani. Queste aree non attraggono in maniera assoluta, ma se si

considera l'INCIDENZA (rapporto tra cittadini italiani e pop. Straniera in un luogo), allora il fatto

assume rilevanza.

Lungo il mare si sono sviluppate le seconde case, abbandonate dagli italiani a causa della crisi

economica, ad oggi abitate da stranieri.

Tutti i vuoti e pieni sopra descritti, negli ultimi anni, sembrano tendere ad una equilibratura: le aree

a forte concentrazione rimangono stabili, mentre quelle “libere” assistono all'arrivo degli stranieri in

maniera consistente. Questi ultimi, poi, si comportano anche in relazione all'andamento del settore

primario, frammentario (nel Friuli si richiedono solo lavoratori stagionali, ad esempio), del

secondario (che spinge soprattutto verso il Nord) e del terziario (per cui si favoriscono le città alle

campagne).

Infine, si nota come l'arrivo di immigrati sia diventato forte dagli anni '90, grazie ai Paesi a forte

pressione migratoria e all'allargamento dell'UE.

I segni del radicamento

A confermare il radicamento in un territorio è il numero assoluto degli stranieri nati in Italia, per

cui si riscontra un numero maggiore nelle province di Roma e Milano e che consente di

comprendere come, nel nostro Paese, molti siano quegli stranieri che usano la nostra lingua e le

nostre tradizioni. Questi vengono definiti stranieri di Seconda Generazione (G2), e, con

generazione uno e mezzo, ci si riferisce, invece, a coloro che sono nati all'estero e che sono giunti

in Italia in età adolescenziale.

Si notano pochi decessi di migranti. Ciò è dovuto al fatto che questi, in vecchiaia, tendono a tornare

in patria, ma anche al fatto che il fenomeno migratorio è recente: è ancora troppo presto per

evidenziare la presenza di immigrati anziani.

Per quanto concerne l'istruzione, è vero che molti immigrati presentano gradi di istruzione superiore

e universitaria, ma le loro capacità non vengono sfruttate (è il fenomeno del brain waste).

La mobilità

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
12 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ElisaC90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia umana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cristaldi Flavia.