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LO SPAZIO CON/DIVISO
La dimensione teorica
I termini “clandestino”, “migrante”, “extracomunitario” vengono spesso letti con sfumature negative. La consapevolezza della potenza delle parole ha indotto parte del mondo scientifico e della comunicazione a elaborare definizioni al fine di non rafforzare gli stereotipi (la Carta di Roma, protocollo deontologico firmato nel 2008 nel mondo giornalistico, delinea il comportamento da assumere per tutelare i migranti e diffondere una corretta informazione tramite un glossario concernente terminini utilizzati in relazione al fenomeno migratorio. In questa attenzione “linguistica”, anche l’ISTAT ha subito modifiche metodologiche e terminologiche per elaborare le sue statistiche.
L’espressione cittadini stranieri si riferisce alle persone che non hanno cittadinanza italiana e agli “apolidi” (non considerati cittadini di alcuno Stato). Le persone con doppia cittadinanza, tra cui l’italiana, sono considerati cittadini italiani; quelli con più cittadinanze estere devono specificarne una sola di cittadinanza. Gli immigrati di seconda generazione sono coloro che, di cittadinanza estera o italiana per acquisizione, sono nati in Italia, non compiendo direttamente il percorso migratorio, ma discendendo dagli “immigrati di prima generazione”.
La popolazione conteggiata facendo riferimento al luogo di nascita non include i figli dei cittadini stranieri nati in Italia, comunque considerati “stranieri”. Quindi:
- Hanno cittadinanza italiana: italiani nati in Italia, immigrati di seconda generazione italiani per acquisizione (nati all’estero o in Italia), italiani nati all’estero
- Hanno cittadinanza estera: stranieri nati in Italia e all’estero
Si pensa che il motore principale che spinge le migrazioni sia il fattore economico. Il mondo si divide in paesi generalmente poveri che “spingono” le persone a emigrare, e paesi “ricchi” che “attraggono”: questa teoria è chiamatateoria push and pull Durante la fase dello sviluppo industriale e del secondo dopoguerra, si è ritenuto prevalessero i fattori di attrazione da parte dei sistemi economici trainanti, ma attualmente si giudicano ponderanti i fattori di spinta, a causa di carestie, catastrofi naturali, cambiamenti climatici, aumento demografico, ecc..
Altra teoria è lateoria dualistica del mercato del lavorofonda i suoi principi sul sistema economico, ed evidenzia come l’immigrazione sia la risposta a una domanda massiccia di manodopera da parte dei sistemi sviluppati, per le attività non qualificate, instabili e a bassa redditività. Queste teorie non prendono in considerazione le spinte più soggettive degli individui, come le scelte politiche, l’emancipazione, la salute, i familiari o la carriera. Il sociologo Massey ha definito i networks le “reti migratorie” come“i complessi legami interpersonali che collegano i migranti, antichi migranti e non-migranti nelle aree di origine e destinazione, attraverso vincoli di parentela, amicizia, e comunanza d’origine”. Proprio grazie alla presenza di connazionali, con i quali c’è un legame culturale, politico e religioso, numerosi individui finiscono per risiedere in un stesso quartiere denotando etnicamente lo spazio urbano (Si pensi alle Little Italy o alle Chinatown).
Riguardo il concetto di “distanza sociale”, che riguarda la convivenza tra un gruppo autoctono e uno di minoranza, la regola generale prevede che “maggiore sono le differenze percepite tra i gruppi, maggiore è la distanza sociale e minori le possibilità che il gruppo autoctono accetti al proprio interno il gruppo minore”.
Zelinsky ha proposto la dottrina del gruppo fondamentale che afferma che “quando un territorio viene conquistato le specifiche caratteristiche degli invasori sono cruciali per la successiva geografia sociale e culturale dell’area in questione, indipendentemente da quanto piccolo può essere il gruppo di invasori iniziale”. La pressione esercitata dai gruppi etnici sul gruppo fondatore è maggiore nei luoghi a maggiore concentrazione demografica, ovvero nelle città. L‘esistenza di un territorio definito può avere conseguenze positive sulle seguenti :
- diffeso nei membri del gruppo (il singolo corre meno rischi rimanendo tra i suoi simili)
- supporto (un nuovo membro percepisce l’accoglienza nel momento in cui può contare su individui appartenenti al suo stesso gruppo nazionale)
3) La conservazione (la condivisione di uno spazio comune permette al nuovo ospite di condividere anche le tradizioni, la lingua e la religione)
4) L’attacco o la rivendicazione (in gruppo si possono raggiungere maggiori risultati nel caso di un attacco)
Gli spostamenti si possono classificare in base a diversi fattori:
- La motivazione: Se è vero che molti si spostano per problemi di denaro, è anche vero che si registrano spostamenti per rispondere a esigenze lavorative non connesse direttamente ad esso (è il caso della “fuga di cervelli” in cui i giovani in possesso di elevati titoli di studio optano per altre terre che possano valorizzarli). I rifugiati e i richiedenti asilo emigrano invece per motivi politici, essendo costretti a lasciare la loro terra per luoghi più sicuri. Anche l’ambiente ha un suo ruolo, poiché molti lasciano luoghi umidi per riposare le ossa in aree più secche negli anni della vecchiaia, altri invece si dirigono in zone esotiche per avviare attività turistiche, e così via. Infine non meno importante è il fattore dell’affettività che concerne anche i ricongiungimenti familiari.
- La durata: Una migrazione può essere temporanea o permanente (fitte migrazioni), anche se in genere si conclude sempre con il ritorno al paese d'origine.
- La tipologia organizzativa: Gli spostamenti possono essere spontanei (derivanti dalla volontà degli individui), forzati (scatenati da fattori che non riguardano la volontà degli individui e possono non essere condivisi da essi) od organizzati (migrazioni forzate come quella che avvenne in Italia durante la bonifica della Pianura Pontina, quando migliaia di contadini furono spinti ad abbandonare le campagne per andare a dissodare e coltivare gli appezzamenti liberati dalle acque delle paludi).
- Il numero di migranti: L'entità numerica può riguardare il singolo, il nucleo familiare o popoli interi di “massa”. Un esempio di questo tipo è la diaspora ebraica, la migrazione forzata del popolo ebreo.
- La destinazione dei migranti: Esistono emigrazioni a corto raggio o a lungo raggio, verticali o orizzontali, interne o esterne. Le migrazioni “esterne” coinvolgono individui che si spostano tra Stati appartenenti a uno stesso continente (internazionali) o tra Continenti diversi (intercontinentale); quelle “interne” si riferiscono ad esempio agli spostamenti dalle aree montane verso quelle pianeggianti (verticali) o dalle campagne alle città.
I flussi migratori possono essere classificati anche in base al peso che assumono (differenziali personali e territoriali) che si riferiscono alla direzione che assume lo spostamento: la partenza può portare a un viaggio diretto o prevedere diverse tappe.
Anche la “distanza” è importante, al punto che fino a qualche decennio fa la teoria della distance decay (diminuzione con la distanza) affermava che maggiore era la distanza tra luoghi, minore il flusso di migranti; oggi con la maggiore accessibilità dei trasporti questa teoria non ha più il senso universale che assumeva in passato.
Il “clima” può avere un certa valenza come spinta, ma lo stesso vale per il “contesto politico” a cui i migranti saranno costretti ad adattarsi.
- Altri fattori possono essere i differenziali migratori personali, ovvero i fattori individuali che entrano in gioco in ogni fase del processo migratorio. Propongono ad emigrare alcune specifiche “fasce d’età” in cui i legami sociali sono pochi, non si hanno possedimenti e le carriere lavorative ancora non sono stabili o avviate. Legati all'età sono “stato civile” e “sesso” (per quanto concerne lo stato civile, nel caso di una coppia, la decisione di emigrare comprenderà le scelte di entrambi, a maggior ragione se si fosse in presenza di figli; riguardo al sesso, contrariamente a quanto si pensa, sono le donne a spostarsi, assumendo ruoli primari).
Da angeli del focolare a breadwinner: l’emigrazione femminile
Il fenomeno migratorio è stato a lungo considerato un processo maschile. La femminilizzazione dei flussi è una delle quattro principali tendenze della “nuova era delle migrazioni”, oltre a quelle legate alla globalizzazione, all’accelerazione, alla differenziazione dei flussi migratori. Nel corso del tempo è aumentato il numero delle donne migranti come ne sono cambiate le caratteristiche e le strategie (in viaggio).