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LA GERUSALEMME LIBERATA DI TASSO:
- Caratteri generali: Tasso terminò la prima stesura del poema eroico, in ottave e in 20 canti,
nel 1575. Durante la segreazione a Sant'Anna fu stampata a Venezia un'edizione pirata dei
primi 14 canti. Per rimediare al danno Tasso affida a un amico fidato la prima edizione
integrale del poema, con il titlo "Gerusalemme liberata" che apparve a Ferrara nel 1581.
- Attraverso una riflessione critica e teorica sulla sua opera, l'autore ha sempre voluto
giustificare il proprio comportamento di uomo e scrittore al fine di ottenere riconoscimenti
sociali.
Per questi motivi decide poi di sottoporre la sua opera a quattro autorevoli revisori perchè
desideroso di uniformarla alle sereve regole della controtiforma e a quelle aristoteliche.
Questo confronto lo portò a una completa riscrittura dell'opera che viene presentata con il
nome di "Gerusalemme conquistata" e privata di interi episodi, di accenti più sensuali o
erotici e intensificando una religiosità cerimoniosa e celebrativa.
- Il Genere: Tasso passa dal romanzo cavalleresco della tradizione ferrarese a un poema
eroico moderno fondato sui canoni dell'epica classica e sulle leggi di unità di tempo, luogo e
azione sancite da Aristotele.
- Il Contenuto: Tasso ritiene che la poesia debba imitare le azioni
umane. Per il poema eroico dunque sceglie di narrare la fase finale delll'assedio e la
conquista di Gerusalemme e del Santo Sepolcro da parte dei Crociati nel 1099: questo
evento tratta di azioni umane nobili e illustri, che può essere considerato come una ripresa
in chiave controriformistica delle grandi gesta narrate nei poemi cavallereschi.
- Grazie al contributo della distanza storica, l'autore può insierire nella narrazione elementi
di finzione necessari a dilettare il pubblico e riceverne i consensi quali il "verisimile", ossia la
narrazione di vicende non accadute ma che abbiano una forte sembianza di realtà intergato
con il "meraviglioso"; evitando però favole pagane e invenzioni fantastiche e concentrandosi
su un'accezione cristiana della meraviglia.
- La Forma: La forma del racconto è trasfigurata: i fatti non vengono narrati per come sono
accaduti, ma per come dovrebbero essere accaduti.
Il poema deve porsi come immagine dell'universo, deve avere l'aspetto di un "piccolo
mondo" unitario e organico, ma ricco di situazioni.
Il vero protagonista dell'azione è l'esercito crociato, il quale rappresenta un corpo unico
sotto la guida del suo capitano Goffredo di Buglione.
Questo esercito è il rappresentante dei valori con cui il pubblico e l'autore si indentificano.
Ad essi si contrappone l'esercito pagano, il quale incarna tutto ciò che è barbaro e lontano
dai valori morali e civili. Esso è appoggiato dalle forze del male, le quali determinano forze
centrifughe all'interno della narrazione che spingono i cavalieri cristiani a errare e
allontanarsi dall'obiettivo.
Il campo del bene e del male sono dunque irrevocabilmente separati e i contrari convivono
minacciosamente, senza lasciare spazio all'ironia.
La distinzione tra il corpo unico e le forze centrifughe rappresentate simbolicamente dai due
eserciti sottolineano la complessità della struttura del poema, al cui si aggiungono vincende
individuali di personaggi travagliati e contraddittori, che sembrano tradurre le diverse realtà
dell'io poeta.
- Il Significato: dietro al chiaro significato ideologico dell'opera si nascondono inquietudini
sotterranee e malesseri legati non solo al poeta ma anche al pubblico a cui è rivolto.
Questa ambivalenza è riflessa dalle descrizioni dei paesaggi della Gerusalemme: da un lato
dolce e rassicurante, dall'altro ambiguo e minaccioso, quasi magico. I personaggi si
scontrano con esso e le loro gesta sono segnate dallo sforzo e dallo sconto con elementi
naturali quali il clima, lo spazio ecc.. Si è lontani dalle disinvolte imprese dei cavalieri dei
romanzi tradizionali!
- Lo Stile e La Lingua: derivano da una profonda conoscenza della tradizione retorica e della
poesia classica e volgare.
Egli era convinto che per suscitare la "Meraviglia" nel lettore fosse necessario uno stile
sublime e magnifico. Questo stile è reso attraverso l'uso di figure retoriche (in particolare il
chiasmo) e il modello del "Parlar disgiunto", ossia una continua frattura del ritmo metrico e
sintattico che porta il linguaggio fuori dalla dimensione comune.
- Inoltre Tasso esalta tutte le capacità fonetiche del linguaggio: le parole si presentano
suadenti e musicali.
- Il linguaggio tassiano si distacca dall'armonico astrattismo petrarchesco ed esprime una
nuova lingua labirintca, ricca di colori e suoni intrecciati.
9. CARLO GOLDONI (1700):
LA RIFORMA TEATRALE GOLDONIANA:
- Caratteri generali: risulta difficile ricostruire una storicizzazione dell'opera goldoniana a
causa del suo carattere unitario, didatticamente però puo essere suddivisa in cinque fasi
principali:
1. Una prima fase di sperimentazione e confronto con le tradizioni teatrali e in particolare
con la commedia dell'arte grazie alla quale Goldoni costruisce il proprio linguaggio e la
propria tecnica drammatica.
2. In seguito si distacca dalla commedia dell'arte criticandone gli schemi, la banalità delle
sue convenzioni ela comicità volgare rivendicando al contrario l'onore e la dignità dei comici.
Attua in sostanza una riforma in cui afferma la preminenza del testo scritto sulla caoticità
dell'improvvisazione sostituendo quindi il classico canovaccio con un copione interamente
scritto; inoltre sottolinea l'importanza del dialogo tra il "mondo" e il "teatro": dal primo
ricava gli atteggiamenti, le passioni degli uomini nella loro concretezza e dal secondo ricava
la tecnica per poter tradurre comicamente il "mondo" e trasportarlo sulla scena.
3/4. Queste fasi sono caratterizzate da una ricerca di equilibrio tra il "mondo" e il "teatro".
5. L'ultima fase è quella relativa alle sue esperienze parigine vissute con spirito travagliato in
quanto nella città francese si richiedevano spettacoli basati sulla tradizionale commedia
dell'arte e questo differiva nettamente con i principi goldoniani della sua riforma.
- Il "teatro": era considerato da Goldoni come una vera e propria struttura produttiva retta
da principi economici che somigliano in tutto e per tutto a quelli che regolano la vita del
"mondo". Quando però quest'ultimo viene portato nell'ambito del "teatro", viene
sottoposto a una visione "critica", che si manifesta attraverso una violenza dei testi più o
meno palpabile. Per esempio, il tradizionale finale a lieto fine non risolve il conflitto ma si
limita a sospenderlo.
- L'originalità delle sue commedie e il segreto del comico goldoniano vanno ricercate proprio
nella gioia particolare che l'autore spirgiona dalla rappresentazione sociale.
- Il "mondo": Nelle introduzioni alle sue commedie Goldoni dichiara spesso di trarre spunti e
richiami dalla realtà quotidiana della sua Venezia e dell'Italia contemporanea; pertanto ogni
sua commedia ha spesso un carattere pedagogico ed etico e contiene una "morale".
Egli tende a rappresentare tutte le classi sociali: I borghesi assumono, almeno in una prima
fase della sua produzione teatrale, un ruolo centrale e sostanzialmente positivo; in seguito
invece tenderà a inserirli in un'orizzonte che rispecchi la loro mentalità satura e un'avvenire
privo di prospettive. Inoltre rappresenta i nobili, che appaiono privi di valori e rinchiusi in
una vita parassitaria. Infine i servi, i quali nonostante mantengano un ruolo schematico, che
si fa risalire alla tradizione della commedia dell'arte, spesso grazie al loro carattere corale
riescono a rivelare una purezza e una vitalità sconosciuta alle altre classi sociali.
Per questi motivi si può affermare che il teatro di Goldoni assume qualità spontanee di
moderno realismo.
- Le esperienze fuori dalla "riforma": sono le prime commedie ancora legate alla commedia
dell'arte ricche di maschere, caricature e deformazioni dei personaggi che scaturiscono una
comicità di facile effetto ma priva di spessore. Inoltre sperimenta generi diversi dalla
commedia come tragicommedie, drammi giocosi e melodammi; è proprio con il genere
melodrammatico che Goldoni fa sfoggio della propria bravura posizionandosi come maggior
librettista del Settecento dopo Metastasio.
- Breve approfondimento sulla commedia dell'arte: A partire dal teatro del primo
Cinquecento, si sviluppa nel Settecento una nuova pratica teatrale chiamata commedia
dell'arte: compagnie di attori professionisti, sia uomini che donne, si muovevano di città in
città o di corte in corte a presentare i loro spettacoli.
La grossa novità della commedia dell'arte consiste nel fatto che, per la recitazione, gli attori
non si basavano più su testi drammatici composti da un letterato e compiuti in tutte le
battute, ma su un "canovaccio" in cui venivano riportari solamente gli elementi di base della
trama dell'opera, in cui si determina in maniera generica la successione delle scene e i
rapporti tra i personaggi. I canovacci si basavano su un repertorio di situazioni comiche
tipiche, e su queste scene gli attori improvvisavano liberamente, affidandosi al proprio
istinto.
Di conseguenza, si creano delle figure comiche fisse chiamate "maschere", che si ritrovano
sempre uguali da una commedia all'altra e, ognuna di esse, tende ad attingere a allo stesso
repertorio di gesti, battute, linguaggio.. (es: ogni maschera è legata a un particolare dialetto
regionale che la contraddistingue).
- La commedia dell'arte subisce ripetute condanne da parte della Chiesa della Controriforma
in quanto vedevano nei comici gli interpreti di forze diaboliche e nella recitazione delle
donne una fonte di lascivia e disonestà.
10. GIUSEPPE PARINI (1700):
- Caratteri generali: Verso la seconda metà del Settecento nasce un vero e proprio
movimento illuministico milanese che porta alla formazione dell'Accademia dei Pugni. I
principali rappresentanti sono Pietro Verri e Cesare Beccaria. La necessità fondamentale del
gruppo di intellettuali legati a questa Accademia è quella di uscire dalla cultura formalistica e
istituzionale radicata in una Lombardia politicamente dominata dall'austria, che promuoveva
un'ideologia di assolutismo "riformatore".
Dall'Accademia dei Pugni nasce "Il Caffè", un giornale che intendeva promuovere una
circolazione dei "lumi", una maggiore attenzione alla spiegazion