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VS
Punto di vista esistenziale: Le frivole occupazioni di quel soggetto sono in realtà degli inutili schermi
• contro un male comune: la "noia immortale".
Distanza dal modello oraziano segnalata anche da spie linguistiche: alcune parole tipiche della moralità
oraziana subiscono infatti nel discorso leopardiano un più o meno evidente slittamento semantico:
1. Cura: Leopardi noia immortale, vuoto esistenziale
2. Necessitas: Leopardi bisogno imperioso di tener occupata la vita per fuggire la noia
3. Otium: termine positivo del modello latino (tempo libero da dedicare a sé stessi, alla tranquillità
dell'animo) si converta in un concetto negativo (tempo libero come tempo vuoto, grave e faticoso
retaggio). Le stesse vane occupazioni degli uomini, incapaci di procurar loro la felicità, posso esse
estesse considerarsi "ozio" → vita intera stato "ozioso".
L'accento autenticamente leopardiano è da cercare laddove ritorna in modo ossessivo il motivo negativo della
noia, direttamente o sotto le classiche sembianze della "cura" o della "necessità". La noia acquista la medesima
consistenza ontologica del nulla.
La FELICITA': Simmetrica e opposta a queste figurazioni negative. il carattere irraggiungibile della felicità si
uno dei motivi centrali. essa è invocata come un comune e vano miraggio in 3 casi. in tutti e 3 il vocabolo
"felicità" compare a inizio di verso entro un enjambement ed è la posizione metrico-sintattica statisticamente
prevalente della parola nei Canti (→quasi voglia farci sentire l'irraggiungibile lontananza del bene da tutti
agognato)
Lo scarto nei confronti della moralità oraziana è verificabile nella stessa proposta del termine positivo
dell'antitesi: non saggio epicureo, parvo contentus (contento di poco), ma Pepoli in quanto cultore dei carmi,
"cura più dolce". MA proposta in positivo fittizia, perché la conservazione del "caro immaginar", condizione
imprescindibile per lo "studio de' carmi", non è una conquista ma un dono
il riconoscimento di un bene non dipendente dalla volontà dell'individuo introduce nell'Epistola una
seconda antitesi: quella tra l'amico poeta che serba intatta la gioventù del cuore e l'autore stesso che
sente venir meno le "dilettose immagini" della sua giovinezza
"TE" in opposizione ai precedenti altri, risulta a sua volta in antitesi con il successivo "IO"
opposizione non solo nella sfera del sentire , ma anche dell'operare: "studio dei carmi" VS indagare
"l'acerbo vero". Distinzione tra culto della poesia e culto della scienza
la cosiddetta conversione dal bello al vero.
Leop introduce se stesso come personaggio, cultore di "studi men dolci", distinti tanto da quelli "dolci"
dell'amico, quanto da quelli "vani" degli altri uomini: suggerendo in tal modo la vera antitesi tra colui che
conosce il vero e coloro che, bene o male, lo ignorano → siamo oltre le Operette del 24. il precedente
tematico più vicino è nella lettera al Giordani del 1825:
" Quanto al genere degli studi che io fo, come io sono mutato da quel che io fui, così gli studi sono mutati. Ogni cosa che
tenga di affettuoso e di eloquente mi annoia, mi sa di scherzo e di fanciullaggine ridicola. non cerco altro più fuorché il
vero, che ho già tanto odiato e detestato m'avveggo ora bene che spente che sieno le passioni, non resta negli studi altra
fonte e fondamento di piacere che una vana curiosità, la soddisfazione della quale ha pur molta forza di dilettare, cosa
"
che per l'addietro, finchè mi è rimasa nel cuore l'ultima scintilla, io non poteva comprendere
ciò è enunciato nell'Epistola con tono discorsivo e pacato: una pacatezza da ascrivere ad una deliberata scelta
di registro, coerentemente con la scelta del "genere" e con il "personaggio" non eroico, ma deluso e dolente,
che il poeta vuol qui proporre.
Linguaggio: In concomitanza con l'introduzione del personaggio io, e per tutta la parte in cui l'opposizione al
tu è svolta come denuncia di una perdita, la compostezza argomentativa del sermone, impreziosita da un
lessico latineggiante o comunque arcaizzante, tende a sciogliersi in movimenti più ariosi e inteneriti.
Lessico: impiego di 2 vocaboli che diverranno privilegiati nel poeta dei futuri canti:
immagini: nel senso specifico di "immaginazioni", ossia, all'interno della semantica leopardiana,
• "rappresentazioni della mente sostenute dalla fantasia e alimentate dal cuore, che compongono
creature e situazioni in un mondo diverso dal vero" capacità inventiva propria della prima età
dileguare: il venir meno delle speranze e delle illusioni, ricorrente nei canti pisano-recanatesi.
•
NB stesso tema, presentato impersonalmente, come una legge naturale della vita umana nell'operetta Parini
ovvero la gloria trova un'applicazione personale nell'Epistola, introducendovi così la coscienza di un accorato,
e sia pur precoce, "sentimento del tempo" da parte dell'io poetico
lo scarto (e la novità) dell'Epistola è dato dalla coscienza accorata di un'età che ormai volge
divaricazione temporale tra:
1. l'ora della maturità disillusa
2. l'allora dell'adolescenza-giovinezza
Nella 2 raccolta poetica Versi (1826) , l'Epistola era in coda →funzione di chiudere non solo il libro, ma, con
la sua dichiarazione di addio alla poesia, la stessa attività poetica dell'autore. Due anni dopo Risorgimento e a
Silvia, ma con stupore dello stesso autore
v
edizione Piatti del 31: Al conte Carlo Pepoli cerniera tipografica (tra le canzoni e gli idilli) ma anche
storica (segna la fine di un periodo e preannuncia la poesia successiva)
VI. Divisioni e chiusure nelle prime "canzoni libere" (con alcune osservazioni sulle
successive)
Introduzione ai canti di Fubini: parte da canzone petrarchesca Di pensier in pensier, (in cui P. rievoca le varie
fasi del suo sogno amoroso ordinandole in un discorso lucido e conchiuso, distribuito secondo una rigorosa
architettura strofica) e la confronta con Leopardi
diverso "metodo" poetico nella rappresentazione dei movimenti dell'animo:
Leop mira a far sensibile nel verso stesso l'ondeggiamento dell'animo, a rendere i sentimenti nel loro primo
formarsi, nella loro successione
il canto non come un organismo architettonico, in sé chiuso e compiuto, ma si compone a poco a poco, come
ad uno ad uno si fanno avvertire nell'animo i diversi affetti → i limiti e le divisioni della poesia vengono a
coincidere con la vita del sentimento. Nella poesia del Leopardi si rende sensibile il "tempo dell'anima" Le
esclamazioni e le interrogazioni stanno nel Leopardi a darci la voce dell'animo che erompe
indipendentemente da ogni volontà e che nessuna volontà può frenare.
Fubini distingue dunque Petrarca (il cuo oggetto è un'esperienza interiore già compiuta) e Leopardi
(che evoca dal vivo la sua esperienza, fino alla registrazione degli stessi eventi esterni che la
provocano o la modificano)
lucida partitura petrarchesca VS leopardiano sviluppo per nuceli lirici in successione che rispondono
a un ritmo interiore che si realizza in misure sempre variate.
interpretazione limitante: (1) il presente evenemenziale (?) fa parte della fictio poetica, Leopardi poeta sa fin
dall'inizio (non meno di Petrarca) dove arriverà il suo discorso.
(2)Fubini interpretazione a partire da La sera de dì di festa e Le ricordanze (dove l'ondeggiamento dell'animo
è il tema stesso delle due liriche) →estende alla poesia leopardiana nel suo complesso di un solo
atteggiamento di essa → questo atteggiamento si ritrova meno in testi come A Silvia, la quiete dopo la
tempesta, il sabato del villaggio (cioè 3 canzoni libere). La presenza di un disegno costruttivo è vista come un
ostacolo al riconoscimento del "tempo dell'anima".
della "canzone libera" Fubini tende a privilegiare gli aspetti dell'"apertura", offerti dalla variazione degli
schemi, rispetto a quelli della "costruzione"
MA In realtà nella canzone libera ci sono delle implicite misure costruttive: questa soluzione metrica (la
"canzone libera") adottata non per rinuncia all'idea di "composizione", ma per non assoggettarla alla rigidità
delle forme fisse → gli schemi "liberi" non sono schemi "aperti"
Le prime "canzoni libere": canti pisano-recanatesi (1828-30): (Risorgimento Ricordanze credo che siano
canzoni libere; A Silvia La quiete dopo la tempesta Il sabato del villaggio Canto notturno di un pastore errante
dell'Asia)
A Silvia
analisi tematica: → spiega anche l'organizzazione formale. A differenza della fanciulla del Sogno e della
Nerina delle future Ricordanze, Silvia non è la donna amata dal poeta : riflessioni sullo Zibaldone sul fascino di
una creatura femminile nel fiore della sua prima giovinezza, sui patimenti e le sventure che l'attendono e che
a poco poco spengono quella vitalità. Vanità delle care speranze (PG 109)
Dal vagheggiamento, alla compassione, e da questa all'identificazione.
Stesso procedimento in A Silvia, Silvia destinata ad una morte immatura. La vicenda di Silvia è una parabola
luminosa e fugace → diviene esempio, "figura" della stessa vicenda della giovinezza e delle sue speranze,
destinate a cadere all'apparire del vero. Silvia NON oggetto del suo amore, ma accanto al poeta come
correlativo e insieme come anticipazione del proprio destino, identificato a sua volta con quello di tutte le
"umane genti".
Parallelismo tematico: analogia (pur nella specificità) della storia di Silvia e quella del poeta: l'evento
critico è costituito rispettivamente dalla morte della fanciulla e dalla caduta delle speranze del poeta.
Al di qua di quell'evento, il tempo fiducioso e sognante della prima giovinezza, riempito per Silvia
dall'"opre femminili" e dal "perpetuo canto", per il poeta dagli studi insieme faticosi e dilettevoli
("studi leggiadri" e "sudate carte").
Parallelismo anche nell'organizzazione strofica
6 "periodi ritmici" di diversa lunghezza, con endecasillabi e settenari variamente combinati e rimati (ma non
sempre). Ma in questa "libertà" elementi di discreta simmetria:
apertura comune di settenario-endecasillabo
• chiusura di endecasillabo-settenario rima finale sempre non baciata sul piano delle misure strofiche,
• successione di unità con moderata escursione