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Il finale senza idillio
QUI È VISIBILE IL COSIDDETTO “FINALE SENZA IDILLIO”.I due si sposano e si distaccano, con solore, dal paese nativo e vanno vicino a Bergamo. Il marchese, erede di DonRodrigo (morto di peste), compra a loro le terre che sarebbero rimaste in paese (Manzoni pensa anche ai dettagli). Ilnuovo paese ha comunque degli svantaggi. Il romanzo non finisce in modo contento perché in paese ci sono delledifficoltà che non rendono felice Renzo.
“Il parlare che, in quel paese, s'era fatto di Lucia, molto tempo prima che la ci arrivasse; il saper che Renzo aveva avuto a patirtanto per lei, e sempre fermo, sempre fedele; forse qualche parola di qualche amico parziale per lui e per tutte le cose sue, avevanfatto nascere una certa curiosità di veder la giovine, e una certa aspettativa della sua bellezza. Ora sapete come è l'aspettativa:immaginosa, credula, sicura; alla prova poi, difficile, schizzinosa: non trova mai tanto che le basti, perché,
In sostanza, non sapeva quello che si volesse; e fa scontare senza pietà il dolce che aveva dato senza ragione. Quando comparve questa Lucia, molti i quali credevano forse che dovesse avere i capelli proprio d'oro, e le gote proprio di rosa, e due occhi l'uno più bello dell'altro, e che so io? cominciarono a alzare le spalle, ad arricciare il naso, e a dire: "eh! l'è questa? Dopo tanto tempo, dopo tanti discorsi, s'aspettava qualcosa di meglio. Così poi? Una contadina come tante altre. Eh! di queste e delle meglio, ce n'è per tutto." Venendo poi a esaminarla in particolare, notavano chi un difetto, chi un altro: e ci furono anche quelli che la trovavano brutta affatto". Siccome però nessuno le andava a dire sul viso a Renzo, queste cose; così non c'era gran male fin lì. Chi lo fece il male, furono certi tali che glielo riportarono: e Renzo, che volete? ne fu tocco sul vivo.
Cominciò a ruminarci sopra, a farne di gran lamenti, e con chi gliene parlava, e più a lungo tra sé. "E cosa v'importa a voi altri? E chi ve l'ha detto d'aspettare? Son mai venuto io a parlarvene? a dirvi che la fosse bella? E quando me lo dicevate voi altri, ve l'ho mai risposto altro, se non che era una buona giovine? È una contadina! Ve l'ho detto mai che ve l'avrei menato qui una principessa? Non vi piace? Non la guardate. Ne avete delle belle donne: guardate quelle." E vedete un poco come alle volte una corbelleria basta a decidere dello stato d'un uomo per tutta la vita. Se Renzo avesse dovuto passar la sua in quel paese, secondo il suo primo disegno, sarebbe stata una vita poco allegra. A forza d'esser disgustato, era ormai diventato disgustoso. Era sgarbato con tutti, perché ognuno poteva essere uno de' critici di Lucia. Non già che trattasse proprio contro il galateo; ma sapete quante belle cosesi posson fare senza offender le regole della buona creanza: fino sbudellarsi. Aveva un non so che di sardonico in ogni sua parola; in tutto trovava anche lui da criticare, a segno che, se faceva cattivo tempo due giorni di seguito, subito diceva: "eh già, in questo paese!" Vi dico che non eran pochi quelli che l'avevan già preso a noia, e anche persone che prima gli volevan bene; e col tempo, d'una cosa nell'altra, si sarebbe trovato, per dir così, in guerra con quasi tutta la popolazione, senza poter forse né anche lui conoscer la prima cagione d'un così gran male". Quindi, una corbelleria, come la calunnia di Rossini, da un venticello diventa una grande tempesta! Ma si direbbe che la peste avesse preso l'impegno di raccomodar tutte le malefatte di costui. Aveva essa portato via il padrone d'un altro filatoio, situato quasi sulle porte di Bergamo; e l'erede, giovine scapestrato, che in tuttoquell'edificio non trovava che cifosse nulla di divertente, era deliberato, anzi smanioso di vendere, anche a mezzo prezzo; ma voleva i danari l'uno sopra l'altro, per poterli impiegar subito in consumazioni improduttive. Venuta la cosa agli orecchi di Bortolo, corse a vedere; trattò: patti più grassi non si sarebbero potuti sperare; ma quella condizione de' pronti contanti guastava tutto, perché quelli che aveva messi daparte, a poco a poco, a forza di risparmi, erano ancor lontani da arrivare alla somma. Tenne l'amico in mezza parola, tornò indietro in fretta, comunicò l'affare al cugino, e gli propose di farlo a mezzo. Una così bella proposta troncò i dubbi economici di Renzo, che si risolvette subito per l'industria, e disse di sì. Andarono insieme, e si strinse il contratto. Quando poi i nuovi padroni vennero a stare sul loro, Lucia, che là non era aspettata per nulla, non solo nonandò soggetta a critiche, ma si può dire che non dispiacque;e Renzo venne a risapere che s'era detto da piú d'uno: "avete veduto quella bella baggiana (= lombarda/o) che c'è venuta?"L'epiteto faceva passare il sostantivo. E anche del dispiacere che aveva provato nell'altro paese, gli restò un utile ammaestramento.Prima d'allora era stato un po' lesto nel sentenziare, e si lasciava andar volentieri a criticar la donna d'altri, e ogni cosa. Alloras'accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po' piú d'abitudine d'ascoltar di dentro le sue,Quindi una nuova Building di Renzo che dai suoi dispiaceri impara e sta più zitto. C’è un fastidio,prima di proferirle””. non è un finale contento.“Non crediate però che non ci fosse qualche fastidiuccio anche lì. L'uomo (dice il
nostro anonimo: e già sapete per prova che avevaun gusto un po' strano in fatto di similitudini; ma passategli anche questa, che avrebbe a esser l'ultima), l'uomo, fin che sta inquesto mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo piú o meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani,a livello: e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s'è accomodato nel nuovo, comincia, pigiando,a sentire qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima”.
Manzoni vuole evitare l’Idilio, il finale fiabesco che, di fatto, c’è perché i due si sposano e diventano abbastanza ricchibenché vivano in un altro paese. Manzoni, quindi, si mette d’impegno nel dire al lettore che è verosimile questo finale,non è il finale fiabesco ma c’è un fastidio.
Egli abbassa il registro: la vita è come un letto, sembrano belli tutti quelli degli altri ma una volta che uno va nel letto altrui scopre le scomodità. "E per questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio. E'tirata un po' con gli argani, e proprio da secentista; ma in fondo ha ragione. Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualità e della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon più per la nostra buona gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle Quindi più tranquille, delle più felici, delle più invidiabili; di maniera che, se ve l'avessi a raccontare, vi seccherebbe a morte". Una vita che non avendo più peripezie è, in un qualche modo, noiosa. Poi arrivano i figli, la prima è una femmina di nome Maria, in onore alla vergine per ricompensarla del voto che nonèstato adempiuto.Lucia e Renzo parlano:«Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsimeglio in avvenire. "Ho imparato," diceva, "a non mettermi ne' tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato aguardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quandoc'è lì d'intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d'aver pensato quel chepossa nascere." E cent'altre cose. Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non n'era soddisfatta; le pareva, così inconfuso, che ci mancasse qualcosa.A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, "e io," disse un giorno al suo moralista, "cosa volete cheabbia imparato? Io non sonoandata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, aggiunse, soavemente sorridendo, che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi. L'errore di Lucia, detto soavemente sorridendo, sarebbe quello di essersi promessa a Renzo. "Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non vi è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chiL'ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti adannoiarvi, credete che non s'è fatto apposta". La conclusione moralistica del romanzo è che il male è nella storia: a volte ci arriva perché lo andiamo a cercare, altre volte arriva perché deve arrivare, senza colpa. Dunque, l'individuo può solo avere fiducia in Dio che li raddolcisce e cirende una vita migliore (probabilmente la vita ultraterrena). Piuttosto che stare bene, bisogna far bene. C'è quindi un pessimismo notevole, perché se la soluzione è nell'altra vita allora non si può far nulla in questa. Gramsci ha odiato questo romanzo ideologicamente per lui immobilizzante perché se la soluzione è nell'altra vita allora non si può far nulla in questa affinché le cose cambino. LEZIONE 11 (28 MARZO 2022) In Manzoni si assiste ad un'elisione del dittongo in sillaba libera che è proprio
Tipico del toscano: ad es. "notare" vale per "nuotare". Sceglie una lingua, soprattutto con la Quarantana, che è chiaramente mutuata sul Fiorentino parlato e noi lo sappiamo perché sappiamo della sciacquatura dei panni in Arno. In alcuni casi addirittura cade in ipertoscanismi: Manzoni talvolta esagera, anche se poi lui si fa a rivedere i testi da amici toscani che in parte l