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Differenza nella concezione della guerra fra cristiani e pagani:
- Cristiani: la intendono come servizio emissione.
- Pagani: la intendono come mezzo di affermazione individuale rispondente motivazioni per
ciascuno diverse particolari (la vendetta, il desiderio di gloria, la difesa del regno). es
canto VI, Argante si propone come duellante privato
Atteggiamento del cristiano Raimondo in occasione del suo duello con Argante assume un
carattere di vera e propria contrapposizione ideologica (VII); è utile confrontare a tal proposito
anche la diversa autorità di cui godono Goffredo e Aladino nei confronti dei rispettivi eserciti:
- A Goffredo tutti sono sottomessi finché il codice che incarna non è posto in discussione
- Aladino sembra solo casualmente capo dei suoi guerrieri che inseguono ideali privati diversi
e non collettivi; non esercita dunque nessuna forza di coesione interna, non rappresenta né
una fede, né un principio superiore. Aladino combatte una battaglia privata a cui gli altri non
si sentono chi misura minima cointeressati (es episodio Clorinda-Argante IX, 94).
Il confronto tra due contrapposti schieramenti risponde regole costanti di individuazione. L’antitesi
tra unità e varietà si ripropone tanto a livello dell’enunciazione come scelta lessicale stilistica,
quanto a livello dell’enunciato come ritorno di costanti tematiche.
2. L’azione narrativa prende le mosse da un prologo in cielo in cui Dio rivolge il suo sguardo sulla
terra dove ormai sei anni i crociati combattono senza successo e riconosce nel solo Goffredo il
fedele interprete della sua volontà. Gli altri principi cristiani hanno dimenticato il fine santo che li
ha riuniti in Palestina e si sono dispersi dietro ideali privati e terreni (Baldovino, Tancredi,
Boemondo, Rinaldo). Questa divaricazione morale tra Goffredo e i compagni che sono sul suo
stesso piano di autorità viene materialmente sancita dall’investitura celeste che è invenzione poetica
di Tasso il quale si discosta dalle fonti che concordavano nell’affermare che i crociati rimasero
sempre divisi sotto diversi comandanti. Da questo momento l’obiettivo cristiano viene sancito come
l’unico lecito e contrapposto agli altri codici incarnati dei compagni erranti.
2.1 Il primo atto ufficiale di Goffredo dopo l’investitura è quello di passare in rassegna le forze
dell’esercito crociato (la rassegna è un topos epico). Sembra che la ritrovata coscienza unitaria dei
principi cristiani, che hanno accettato di buon grado di sottoporsi a Goffredo, trapassi materialmente
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nella rappresentazione delle forze in campo, per cui la varietà delle nazioni, la diversità delle
armature pare come confondersi annullarsi in una festosa in differenziazione. I tratti distintivi sono
unità e uguaglianza e acquistano maggior rilievo se li leggiamo in parallelo con la medesima scena
in campo pagano, che si colloca l’opposto nell’area semantica della moltitudine, discordia,
varietà.
Un ulteriore confronto è fornito dalle parallele arringhe rivolte da Goffredo e da Emireno ai
rispettivi eserciti prima dello scontro finale:
- Goffredo si afferma come garante personale del principio unitario all’interno della
diversità cristiana: invita i suoi soldati a non temere la gran folla dei nemici perché
discorde e mista. Conclude l’esortazione ricordando il vincolo diretto, personale che lo lega
ai suoi soldati sottolineando l’impossibilità da parte di Emireno di stabilire un analogo
contatto con il proprio esercito a causa della grande varietà, confusione e mancanza di
coesione.
- Emireno: si trova nell’impossibilità di rivolge un discorso diretto a causa della diversità
delle lingue e tantomeno corale perché chi non può essere richiamato gli ideali comuni di un
medesimo principio di fede va blandito con lusinghe diverse rivolte ad personam.
2.2 Il viaggio dei guerrieri Carlo e Ubaldo per far tornare Rinaldo fornisce il pretesto per una
sorta di ulteriore rassegna degli infiniti popoli pagani. Questo viaggio in mezzo la paganità si svolge
all’insegna del vario del diverso: i guerrieri a bordo della navicella guidata dalla Fortuna, vedono
scorrere davanti a sé le diverse regioni, le diverse città, le diverse genti. Quando giungono al
colonne d’Ercole, Ubaldo chiede notizie alla dea sugli abitatori di quel mondo occulto: la dea
risponde che in quel mondo vive gente nell’ignoranza della verità cristiana e che gelosamente
conserva la propria indipendenza, ma contro di essa operano gli obiettivi proselitistici cristiani, cioè
quella tendenza totalizzante che si realizza nel poema come azione militare politica tipicamente
imperialistica, conforme a un’ideologia che non ammette la coesistenza del diverso. Così la Fortuna
assicura Ubaldo che anche in questo mondo oscuro l’esercito cristiano imporrà la propria fede la
propria cultura.
In questo contesto sono anche la celebre meditazione sulle rovine di Cartagine incontrate durante il
viaggio (XV, 20) si inquadra in una prospettiva storicamente meglio determinata che quella di un
generico lutto per la caducità delle opere umane. Essa si giustifica nella logica di sconfitta che
incombe sui popoli sostenitori della diversità pagana: una volta che questa sconfitta è stata accettata
come necessaria, il poeta si consente di esprimere il compianto elegiaco. La segreta nostalgia per
quei valori si nasconde dietro la persuasione della loro insufficienza, resa manifesta dal destino di
precarietà.
Nel giardino di Armida Carlo e Ubaldo si trovano in un isolamento spaziale e temporale. Il canto
del pappagallo inneggiante al carpe diem dice in fondo la stessa cosa della meditazione del poeta (la
vita è breve (invitando a trarne conseguenze opposte. Ma qui rovesciamento dell’angolo visuale, da
cristiano a pagano, ha rovesciato la funzione ideologica, liberando la sostanza trasgressiva
dell’invito epicureo dall’involucro di ogni cautela un compromesso.
2.3 Tappa conclusiva del viaggio Isole Fortunate a guardia di questo luogo isolato dove la
paganità domina incontrastata sta una sorta di mostruose esercito pagano. Varietà di forme
mostruosità di aspetto caratterizzano puri demoni convocati in concilio da Satana. Le potenze
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infernali offrono un’immagine di moltitudine difformità che risulta del tutto analoga a quella delle
truppe egiziane e delle infinite genti che popolano il Mediterraneo.
Rappresentazione dell’assemblea infernale (IV) dà spunti di riflessione che riguardano temi
polemici contenuti nel discorso di Satana, che ripropone una problematica centrale: Satana leva
contro Dio e contro le armi cristiane un’accusa esplicita di prevaricazione. Così come in cielo gli
angeli ribelli sono stati banditi e ricacciati da Dio nell’abisso oscuro, i cristiani sulla Terra
pretendono di ridurre l’intero mondo abitato sotto loro dominio, di costruire la società umana loro
immagine e somiglianza, senza accettare una dialettica, una coesistenza di culti, mentalità, abitudini
diverse. Di fronte al nuovo sopruso non è più tempo di restare inerti né di accettare passivamente la
dittatura di Dio.
Potenziale della ricostruzione della storia biblica dal punto di vista di Satana per il sistema di
valori vigenti nel testo e si sono contestati nella loro positiva certezza a testimonianza del
precario equilibrio su cui regge il proprio dominio il codice cristiano. Il senso di ciò che si afferma è
che la separazione di bene e male, di virtù è peccato non è di ordine morale ma è dipesa soltanto
dagli esiti di una guerra e si è attuata come legge imposta dal vincitore al vinto: nessun principio
superiore ha giocato a favore della religione cristiana. La relegazione nelle viscere della terra degli
sconfitti finisce così per configurarsi come soffocamento repressione di quel complesso di valori
edonistici materialistici di cui la paganità tutta era portatrice ad opera del codice cristiano vincente.
La requisitoria contro l’imperialismo cristiano lascia intravvedere la possibilità storica perduta ma
riproposta come attuale nella finzione poetica di un sovvertimento del sistema etico ideologico
dominante; in questo risiede il suo potenziale effetto di disgregazione.
2.4 La memoria di quel conflitto si ripropone nell’azione sotto altre forme e con maggiore
drammaticità laddove più aspra si rinnova la contrapposizione di codici. Per esempio nel canto IX la
furia di Aletto invita Solimano a passare all’azione poiché Goffredo è impegnato in Asia e lo scuote
con una serie di interrogativi incalzanti simili a quelle di Satana che rinnovano nel Soldano la
memoria dolorosa dell’oltraggio subito che ora vuole vendicare (IX, 10). L’eroe pagano pungolato
dall’orgoglio non frappone indugio e rivolge un discorso infiammato alle schiere arabe per incitarle
all’attacco notturno contro il campo cristiano di mille furti pieno (analogie con motivi del discorso
di Satana quando parlava dei furti della cristianità predatrice del tributo di anime a lui dovuto invece
rapinato) dalla memoria dello scontro biblico siamo passati così all’attualità dello scontro storico
terreno: se è legittima la tripartizione di piani lo svolgimento del conflitto tra i codice antitetici
occorre documentare lo scoprii John delle medesime forze centrifughe (incarnate da Satana in cielo
e da soli mano sulla Terra) in un’ulteriore ambito interno all’esercito crociato stesso, di carattere
sostanzialmente politico.
2.5 Nel canto VIII il crociato Argillano ingannato da un sogno mandatogli da Aletto in cui il
cadavere di Rinaldo accusa Goffredo di assassinio, fa muovere i crociati contro Goffredo. Si
rinnovano le accuse di rito circa il dominio repressivo, l’avidità prevaricatrice e l’iniquità della
spartizione del bottino di guerra. La ribellione Goffredo avviene nel nome di valori che rientrando
nello spazio semantico della varietà, sono di fatto valori pagani. Il rifiuto dell’autorità repressiva
dunque si configura come rifiuto della crociata cioè dell’ideale religioso collettivo che lascia il
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campo a quelle medesime aspirazioni terrene, la ricchezza alla gloria individuale che animavano
l’azione centrifuga dei compagni erranti. Ciò comporta la disgregazione della compattezza cristiana.
2.6 Altro caso di ribellione contro Goffredo canto XIII in occasione della lunga siccità. A
Goffredo vengono attribuite quelle deviazioni individualistiche contro cui si è esercitata di fatto la
sua opera repressiva. Queste requisitorie esprimono, in modo perfettamente simmetrico alla
tripartizione indicata, il punto di vista di quelle forze c