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ROMANZO

Opera contemporanea al Pasticciaccio.

Anna Banti inizia il racconto con un trucco letterario originale: immagina che Artemisia stessa prenda la

forma e parli con lei, chiedendole di scrivere un romanzo su di lei.

Scritto nel 1947 da Anna Banti con l'intenzione di dare uova luce ad Artemisia, pittrice del '600, una donna

che con la propria forza e determinazione ha raggiunto l'indipendenza, ha abbattuto le barriere e con l'arte si

è resa eterna.

Artemisia è una singolare biografia-romanzo strutturata come un dialogo tra la narratrice e la pittrice: una

biografia dell'artista e allo stesso tempo un'autobiografia della scrittrice. Infatti ci sono dei momenti in cui la

narrazione risulta quasi ambigua, c'è una sovrapposizione delle due figure Autrice-Protagonista: sembra

parlare di un dolore condiviso, sentito e trasferito su una figura lontana tre secoli. Sembra quasi che l'autrice

trovi in Artemisia un'amica.

Anna Banti sentirebbe una voce che le dice di non piangere:

“ Non piangere . Nel silenzio che divide l'uno dall'altro dei miei singhiozzi, questa voce figura una

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ragazzetta che abbia corso in salita e voglia scaricarsi subito di un'imbasciata pressante. Non alzo la testa.

Non piangere

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→ si crea un legame tra queste due donne, nonostante i tre secoli di differenza.

La prima scena si apre a Firenze, ai giardini Boboli, dove Anna era scappata per i bombardamenti.

È notte, è inginocchiata con la testa sulle gambe, piange perché ha perso Artemisia (stratagemma retorico per

indicare il manoscritto)

→ ha perso le 100 pagine del racconto quando la sua casa è stata bombardata.

La Banti si concentra su quando Artemisia era piccola.

“Artemisia bambina [a Roma], che saltella fra i carciofi dei frati, sul monte Pincio, a due passi da casa;

Artemisia giovinetta [a Firenze], chiusa in camera, col fazzoletto sulla bocca perché non la sentano piangere

[dopo lo stupro]: e irosa, con la mano alzata, a imprecare, i sopraccigli contratti: e giovane bellezza, chino

il viso appena sorridente, in veste di gala un po' severa, per questi viali, proprio per questi viali: la

[a Napoli]”.

Granduchessa passerà a momenti

Artemisia è molto indipendente (dipendente solo dal padre), per questo vive lo stupro in modo così tragico.

Si sposa con un uomo che non aveva scelto e poi lo lascia.

Cerca sempre l'approvazione del padre che non otterrà perché come carattere è uguale a lei.

Molto amica con Cecilia, figlia di nobili. Si conoscono in modo strano:

Artemisia sta sul prato, accanto ad un dirupo, mentre Cecilia sta alla finestra, che da sul dirupo.

Cecilia è malata e muore giovane: “Morì. Morì dopo un anno. Precisamente: nel 1611, di aprile ,

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rincalzò socchiudendo gli occhi nel sole, rosso, sotto le palpebre, come le fiammelle delle torce nel piccolo

funerale. Non tanto piccolo del resto. I Nari fecero sfoggio di quella liberazione, da via Paolina a San

Lorenzo fu tutto un corteo di zitelle, bianche e brune, cilestri e berrettine. Gli amici d'infanzia restan sempre

”.

bambini, Artemisia sbigottisce che Cecilia sia morta. Non me lo avevi detto

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Artemisia le racconta che lei aiuta il padre a dipingere (un San Sebastiano), lei sta facendo un angelo con le

ali.

→ dialogo che indica la nascita della vocazione artistica;

→ capiamo che il padre dipinge “dal vero” (“sangue vero ... deve sopportare le ferite” [Artemisia è esaltata

ma non è così realmente: il padre trucca i modelli.). Per un pittore del '600 era importante partire da un

modello del reale. anche Caravaggio faceva così: travestiva persone per poi dipingerle dal vero.

“Lei si pettina, a cosa pensa?” Quadro della Maddalena on uno sguardo pentito.

Strano punto di vista: leggermente dall'alto.

Longhi la descrive come una ragazza del popolo,

tradita dal ragazzo, con una lacrima che le scende sul

volto.

Accanto a sé ha dei gioielli e la “finse” la

Maddalena.

Il pittore fa recitare una parte ad una modella (utilizza luci, spazio e sceneggiature).

→ sembra una tecnica cinematografica – pittore = regista. –

Longhi pensava (nel descrivere Caravaggio) a questa novità che era il cinema. rivoluzione cinematografica.

A Longhi interessa “come ha creato la scena” non le tecniche pittoresche.

Per la Banti, Artemisia viene stuprata a 14 anni, non a 18 come pensavano altri.

e Artemisia “si infuoca”, si arrabbia e mostra una

Nel racconto, la scrittrice le sta ponendo delle domande

ruga verticale (elemento che ritorna in Gadda).

“Il volto d'Artemisia s'infoca come quello di una donna litigiosa: potrei toccarlo e le vedo in mezzo alla

fronte quella ruga verticale che ebbe dalla prima età e non fece che approfondirsi”.

Artemisia cammina di fianco alla Banti e racconta l'accaduto.

Agostino si credeva un uomo importante.

“Agostino veniva tutti i giorni, no? Veniva con quell'aria, mo' vestito da turco, mo' da cavaliere, la collana

in petto. Era bravo a fare Rugantino, ci faceva ridere noi ragazzi, che era una degnazione, uno che si teneva

omo grande. Babbo dipingeva e stava zitto, lui si fermò a guardare quel che disegnavo su quella tavolina e

fa, dice: la vuoi provare la prospettiva?”

[Artemisia esce nel '47 proprio mentre Gadda iniziava a scrivere;

lui era un amico dei coniugi]

Artemisia Gentileschi 14 anni

Agostino Tassi– 30 anni

Orazio Gentileschi 40 anni

Le tre passeggiate

1' stupro prima passeggiata

“ flebile […] Mi difesi e non valse. Aveva promesso di sposarmi, lo

Quattordici anni seguita a cantare

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prometteva fino all'ultimo, traditore, per togliermi la mia vendetta. M'aveva donata una turchina: “ti ho

sposata con questa” diceva. Davanti a lui soffrii la tortura, era livido e non diceva una parola”.

La pittrice sta camminando di fianco alla Banti e racconta: dice di aver provato a difendersi; "eravamo soli

in sala. Madonna Tuzia batteva il tagliere in cucina. Dissi, ho la febbre, lasciatemi stare. disse, ho più

febbre di voi; e mi prese per mano, volle che andassimo avanti e indietro passeggiando: l'uscio della mia

camera era aperto. Mi tenne a forza sul letto con le pugna e coi denti, ma io avevo visto sulla cassa il

coltellino di Francesco, mi allungai, lo agguantai, e menavo di sotto in su, tagliandomi le palma".

Agostino aveva promesso di sposarla (concetto normale per l'epoca).

Agostino: aveva circa 30anni all'epoca dei fatti. Si credeva un uomo importante. "Era brutto, era tozzo e

giallo, lo spavento gli faceva venire il viso di fuliggine: non mi piaceva, non mi era mai piaciuto".

Banti descrive il momento in cui è già avvenuto lo stupro, e racconta il processo.

→ tortura per far confessare Artemisia: macchinario che stringe le dita delle mani.

"alla finestra di corte Savella vampe di caldo, mosche, guaiti e litigi dei mendicanti in istrada per i rifiuti

della minestra dei carcerati. Accanto avevo il lezzo dei due birri, colle corde e i legni della tortura ancora

in mano [...] fu allora che raccontai tutto quello che era successo, tutto: per filo e per segno ..."

→ butta l'anello, datole da Agostino, in faccia al giudice.

"E l'anello lo buttai per fare più spicco, non so come, in faccia al giudice. Era un uomo grasso di mezza età

con un porro in fronte e parlava col naso. Stava ai Giubbonari, sua moglie si chiamava Orinzia. Si tirò da

parte quando mi vide lanciare l'anello, spalancò gli occhi e gli angoli della bocca gli piovevano in giù:

credette che volesse strillarmi. Ma non disse nulla, pensava che le donne sono tutte eguali, tutte...".

Realtà vs. romanzo

28 marzo Artemisia subì Artemisia viene interrogata a

un interrogatorio in casa Corte Savella

Tuzia = la donna di casa (una sorta di cameriera), una domestica, che secondo la pittrice ha favorito ad

Agostino lo stupro.

Il padre abbandona Artemisia, la quale rimane con Tuzia e Cosimo, che le dicevano cosa dire, ma lei non li

ascolta.

Per questo episodio, Artemisia è più arrabbiata che triste.

La vita di Artemisia è tutta segnata dal tentativo di recuperare la libertà perduta nel 1611, l'unica libertà che

aveva una donna di quell'epoca; "La nostra povera libertà si lega all'umile libertà di una vergine che nel

milleseicentoundici non ha se non quella del proprio corpo integro e non può capacitarsi in eterno di averla

perduta. Per tutta la vita essa si adoprò a sostituirla con un'altra, più alta e più forte, ma il rimpianto di

quell'unica restò [...] scottata mille volte al bruciore dell'offesa, mille volte Artemisia si fa indietro e prende

fiato per lanciarsi di nuovo nel fuoco. Così usava un tempo, così usa oggi con me".

2' stupro seconda passeggiata

Nel racconto c'è la rievocazione di una passeggiata con Tuzia, il fratello e altre figure.

→ seconda passeggiata – da cui si capisce che Agostino ha messo gli occhi su di lei.

Tuzia non la voleva accompagnare e aveva avvisato Agostino così che la caricasse in carrozza. Agostino

voleva stare solo con lei e minaccia il fratello affinché li lasciasse in pace.

Quel giorno Agostino diede l'anello ad Artemisia momento centrale della seduzione.

"Il babbo [...] disse di sì in fretta, ti portasse pure, madonna Tuzia, a spasso di buon'ora. [...] C'era con lei

tutta brigata, la figlia gobba, i quattro ragazzi, il pupo piangeva, e anche Francesco aveva voluto venire,

ma stava alla lontana, come imbronciato. dopo Santa Maria Maggiore, ecco due, fermi ai piedi di un

leccio, ed erano Agostino e Cosimo furiere. [...] Tua sorella deve essere stanca e qui c'è la vigna di un

<<

amico gli fa Agostino come fosse una persona grande, ma infilandogli nel braccio mezza serqua di

>>

ciambelle inzuccherate. Tu seguitavi a camminare e ti lasciasti tutti indietro, Tuzia discorreva fitto con

esclamazioni e risatelle, già non capivi più quel che dicesse. [...] Ci andai in carrozza, stavamo adesso a

Santo Spirito, il vicinato sapeva tutto e Agostino un po' mi bramava, un po' mi diceva: "perché non gli dai

retta a quello vestito di longo?". Pareva che parlasse sul serio e poi mi minacciava di ammazzarmi. M'ero

messa in mente di andare a San Paolo a vedere il quadro d'altare del babbo [...] Tirava vento, io volli

andare lo stesso, che Tuzia non voleva per le minacce d'Agos

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
11 pagine
8 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher toni.jacopo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Bazzocchi Marco Antonio.