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Passione
difficoltà di un progetto condizionato da ostacoli letterari e linguistici: le innovazioni figurali e le asprezze sintattiche
si scontrano con l’eredità logora
della nuova poesia «biblica» manzoniana di ritmi e movenze derivati dal codice
e con l’impiego di un lessico retorico e usurato. Un problematico equilibrio formale e
melodrammatico settecentesco,
stilistico, che trova il suo fulcro nella stesura de Nella versione approvata si glorifica la discesa dello
La Pentecoste.
Spirito sugli apostoli dopo la risurrezione, motivo per rammemorare il tempo eroico della predicazione e della diffusione
e prospettare l’avvento della giustizia tra gli uomini. A parte testi minori d’occasione e di
del messaggio evangelico
circostanza, Manzoni elabora altri due inni, incompiuti: si tratta del in memoria della scomparsa della prima moglie
Natale
e che affronta il tema della santità romita, estranea alla comunicazione con il mondo: prevale ora una
Ognissanti, sull’incomprensibilità e
dimensione riservata, meditativa e inquieta, espressa dagli angosciosi interrogativi
sull’irragionevolezza della sofferenza umana, che non sembrano placarsi nel seno consolatore della volontà divina; ora
dalla mesta riflessione sull’arcano segreto della vita e della morte, di cui è simbolo l’immagine del fiore solitario, che
effonde il profumo della propria bellezza solo a Dio e quindi perisce.
Le canzoni e le odi civili
Benché refrattario a coinvolgimenti personali dalla crisi napoleonica, Manzoni scrive due canzoni: Aprile 1814,
all’indomani della abdicazione dell’imperatore e della cacciata dei francesi, e incompiuta, in
Il proclama di Rimini,
appoggio alla disperata iniziativa del re di Napoli, Murat, di salvaguardare uno Stato libero dal controllo europeo.
Germinata sulla speranza del momento per un moto di rivincita nazionale, la poesia civile manzoniana si nutre di una
tensione etica combattiva che promuove le aspirazioni di un popolo all’indipendenza, concorrendo sulla maturazione di
circa l’annessione della città
una coscienza patriottica; anche dinanzi alla «questione romana», al Regno, Manzoni si
schiera a favore del nuovo Stato unitario. Al clima di attese destato dai moti carbonari e dall’ipotesi che il Regno sabaudo
risale l’ode
potesse farsi promotore di un affrancamento dall’Austria, pubblicata semiclandestina a Milano,
Marzo 1821,
L’anelito
dopo che Manzoni ne aveva distrutto il manoscritto per paura di persecuzioni. libertario e religioso, espresso
dal ritmo della versificazione, traluce sin dalla dedica al poeta Körner, morto ventiduenne a Lipsia in difesa
dell’indipendenza della Germania dall’occupazione francese. Il conflitto contro lo straniero, qualunque sia, assume un
respiro universale: Dio è evocato quale persecutore degli oppressori e sostenitore delle guerre giuste, che affratellano i
popoli oppressi in lotta. Nel luglio di quello stesso anno Manzoni apprende dai giornali della scomparsa di Napoleone a
Sant’Elena e compone l’ode censurata dalle autorità austriache ma destinata a una diffusione
Il Cinque maggio,
in Italia e all’estero.
clandestina La desolata fine del protagonista europeo, verso cui il poeta aveva guardato con ostilità,
è riletta come sconfitta e umiliazione terrena del potente che viene riscattato alla fede dalla Provvidenza, la quale per
sostenere la realizzazione dei disegni si serve di mezzi e di circostanze oscuri e imperscrutabili.
Il teatro
Le prime riflessioni sulla poetica tragica consistono in frammenti di e
Materiali estetici Della moralità delle opere
Memore della condanna dei francesi del Seicento verso il dramma classicistico quale scena dei desideri e delle
tragiche.
passioni, Manzoni elabora una nozione utilitaristica ancorata a una duplice istanza etica e storica, secondo l’esempio di
Schiller e Shakespeare. La tragedia deve avvicinare il pubblico alle virtù cristiane della rassegnazione e della speranza
attraverso la riflessione sui «patimenti» sofferti dall’eroe: affida il proprio credito alla verosimiglianza, atta a rendere
interessante l’intreccio. L’autore deve attenersi a fatti accaduti e ricostruire i sentimenti che li hanno generati, esclusi
dagli storiografi: l’ufficio dell’immaginario è di completare la storia, come dichiara la ripartizione delle dramatis
del in personaggi storici e ideali (verosimili). Di qui il rigetto delle unità aristoteliche di tempo e
personae Carmagnola
di luogo, compromesse da una drammaturgia artificiosa, a vantaggio di una più realistica, che al di là della partizione in
cinque atti e del rispetto dell’unità di azione non ammette costrizioni. Anche nelle scelte formali e linguistiche la tragedia
manzoniana si affranca dai canoni del teatro classico: l’endecasillabo sciolto viene piegato in senso prosastico, mentre
l’eccesso di letterarietà del codice è corretto tramite l’introduzione di termini d’uso comune. Non si tratta di favorire
un’illusoria identificazione dei lettori con i personaggi, ma di suscitare nelle loro coscienze una disposizione critica. A
ciò concorre il ripristino del coro, «cantuccio» del poeta, attraverso cui espone le proprie considerazioni sulla vicenda
restandone al di fuori (il coro è destinato da Manzoni alla lettura, non alla recitazione).
Il «Carmagnola» e l’«Adelchi» tra il 1816 e il 1819, l’Adelchi
Manzoni compone il 1820 e il 1822. Le tragedie vengono stampate
Il Conte di Carmagnola
presso l’editore milanese Ferrario, l’una insieme a una e ad alcune notizie, l’altra insieme al Si tratta
Prefazione Discorso.
di nozioni storiche, che Manzoni deriva dalla di Sismonde de Sismondi e dallo storiografo francese Thierry, autore
Storia
di uno studio sui contrasti interni alle popolazioni della Francia medievale. La prima tragedia è collegata a un capitano di
ventura italiano del Quattrocento, Francesco di Bussone, detto il Carmagnola, il quale, dopo una vittoria sul suo antico
signore, il duca di Milano Visconti, viene accusato di tradimento e condannato a morte dal Senato di Venezia; la seconda
si ispira agli avvenimenti che precedono la caduta dell’ultimo sovrano longobardo in Italia, Adelchi, a opera di Carlo
Magno e del papa. Tema è il conflitto fra reale e ideale, che nel Carmagnola si esplicita nel contrasto individuale fra la
ragion di Stato e la coscienza del giusto (Manzoni crede nell’innocenza dell’eroe), mentre nell’Adelchi si esprime
lo scontro tra la necessità storica della violenza e l’aspirazione all’esercizio della virtù e della giustizia,
attraverso
incarnato dal carattere del protagonista, cui si associa la dolente sorella Ermengarda, sposa ripudiata e inconsolabile di
In entrambi i drammi la sconfitta dell’ideale si accompagna alla constatazione che la morte rimane la sola
Carlo Magno.
possibilità di riscatto in un mondo soggiogato dal male e dai potenti. Come ricorda Adelchi non esiste margine in terra
per chi voglia operare per un fine giusto e innocente; si può essere soltanto oppressori od oppressi: così la «provvida
sventura», evocata dal coro, riscatta Ermengarda dalla colpa di appartenere alla stirpe degli oppressori e la colloca fra gli
Nell’Adelchi
oppressi. Un altro tema comune alle tragedie è il riscatto politico italiano. il pessimismo manzoniano sul
dramma individuale e sociale dei sottomessi raggiunge il culmine, corretto nel coro da un accorato appello alle genti
italiche a non confidare nell’aiuto esterno e a impossessarsi del proprio destino, superando le antiche divisioni; le stesse
deplorate nel coro dell’atto secondo del Carmagnola, dedicato alla raffigurazione della battaglia fra milanesi e veneziani.
«I promessi sposi»
L’approdo La
al romanzo storico si lega all’insufficienza della tragedia come raffigurazione della condizione dell’uomo.
poesia drammatica non lascia spazio alla riflessione critica dello spettatore: contro una mera estetica
dell’immedesimazione, il fine dell’arte non cessa, per Manzoni, di essere utilitaristico, didattico e pedagogico; soprattutto
la poesia drammatica non permette di recuperare la «parte perduta» del passato, cioè i pensieri, i sentimenti, le decisioni
degli uomini, come l’esistenza e l’opinione di quelle genti anonime che suscitano invece l’interesse dell’autore. Oltre
romanzo, allora promosso dall’Ivanhoe,
alla lirica e alla scrittura tragica, dunque, la scoperta del genere consente a
un’opera di vasto respiro collettivo,
Manzoni di rapportarsi a una struttura più aperta e fruibile, attraverso cui realizzare
capace di rappresentare realtà umane articolate per un pubblico allargato in senso popolare e nazionale. Di qui il problema
dell’adozione di una lingua scevra dai condizionamenti della tradizione aulica e insieme affrancata dai limiti
dell’orizzonte regionalistico, intesa come strumento di comunicazione estensibile a una cerchia virtualmente illimitata.
Dal «Fermo e Lucia» alla Quarantana
Il 24 aprile 1821, nella quiete di Brusuglio, Manzoni intraprende un romanzo in prosa ambientato nella Milano del
dell’epoca, l’Historia
Seicento, dopo aver raccolto un dossier sulla base di una cronaca meneghina di Giuseppe
patria
Ripamonti, cui s’assommano altre fonti. La prospettiva viene messa in rilievo sin dalla prima introduzione (saranno due),
attraverso l’artificio del presunto ritrovamento del manoscritto redatto da un anonimo barocco, del quale l’autore non
sarebbe che il «traduttore». Interrotta a più riprese, l’opera è portata a termine il 17 settembre 1823, nella forma di un
testo inedito in quattro tomi, anepigrafo (senza titolo), ma designato attraverso i nomi dei protagonisti, Fermo e Lucia. A
esso è acclusa un’Appendice contenente il resoconto dei processi istruiti ai danni dei
storica su la Colonna infame,
presunti «untori» della peste del 1630, ai quali si fa riferimento nella narrazione. La trama ruota attorno alla unione di
due giovani di Lecco, ostacolata dal capriccio e dalle prepotenze di un signorotto del luogo, figura dell’iniquità e della
corruzione di un sistema fondato sulla violenza. Benché la fabula sia la stessa dei (con Fermo in luogo di
Promessi sposi
Renzo), il è sperimentale e polemico. Lo testimoniano il piano stilistico e strutturale, imperniato su
Fermo e Lucia
un’organizzazione per blocchi autonomi e sulla presenza di digressioni relative a singoli personaggi o a questioni di ordine
sia il piano tematico, con l’estremizzazione del contrasto fra bene e male, aggressiva
etico ed estetico, e moralistica, che
invest