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BBC.
- Relazione con internet due fenomeni diversi:
1- Community, il tentativo di recuperare la dimensione comunitaria del broadcasting:
mentre i pubblici si restringono e si frammentano, la comunicazione online con i social
network permette di ricostruire una comunità intorno al comune interesse per i singoli
programmi, generi o fatti del giorno, che diventano argomento di discussione pubblica
2- La televisione via internet con Netfilx, Hulu, Vimeo o Amazon. Netflix è sttao fondato nel
1997 come servizio di affitto dei DVD via email, nel 2001 ha adottato il modello a
sottoscrizione creando seri problemi al gigante del settore Blockbuster. Nel 2007 ha
introdotto il servizio di streaming online. Ha prodotto anche serie come “Orange is the
new black” e “House of cards”. Netflix ha lavorato per inserirsi nella scia di HBO,
replicando la strategia del presentarsi come alternativa alla banalità della televisione,
come luogo della qualità, innovazione e rispetto degli autori. La cosa interessante è che
mentre HBO proclamava di essere qualcosa di diverso dalla tv, Netflix che potrebbe
dire di non essere TV, fa in modo di essere riconosciuto come tale. Il binge watching
indica le maratone, su Netflix le serie vengono pubblicate una stagione alla volta, tutti
gli episodi nello stesso momento.
Le serie TV dell’età digitale
Nei generi tradizionali, che non sono scomparsi, CBS ne è la regina “The big bang theory” (2007-)
o “NCIS: New Orleans” (2014-). 7
La NBC ha raggiunto buoni risultati con Chicago Fire (2012-) considerata tradizionale perché si
limita ad aggiornare i generi classici oppure perché riprende senza grandi pretese di originalità
formule che un tempo erano innovative.
CW si è rivolta ad un pubblico più giovanile con serie a tema sovrannaturale/fantascientifico “The
vampire diaries” (2009-) o con tema supereroico “Arrow” (2012-) o “The flash” (2014-). In
quest’ultimi i personaggi sono tratti da fumetti, quello di Flash è stato facendolo apparire in Arrow
prima di dedicargli un’intera serie, utilizzando la pratica del backdoor pilot.
ABC nella prima metà degli anni Zero ha raggiunto il successo: il mistery high concept di Lost è
stato progettato per creare complessi universi narrativi e alta partecipazione dei fan, e
l’aggiornamento della prime time soap di “Desperate housewives”. Al contrario “Grey’s anatomy”
(2005-) e “Le regole del delitto perfetto” (2014-) provengono da Shondaland, la casa di produzione
di Shonda Rhimes, e prevedono un aggiornamento della soap da prima serata, con una
consapevolezza e una libertà sempre maggiori.
Esistono 3 diverse evoluzioni della tradizione quality:
- Il formato antologico ritorno all’inizio degli anni 10 grazie ad “American horror story” (FX
2011) e “True detective” (HBO 2014-). Sono delle miniserie antologiche dove ogni stagione
sviluppa una storia indipendente e autoconclusiva, ma l’intera serie è tenuta insieme da
un’ambientazione o da un tema. Si attraggono guest star, chiusura narrativa, compattezza
testuale, autorità singola e riconoscibilità dello stile visuale
- Il kolossal seriale grandi produzioni high concept “Rome” (2005-2007) coproduzione tra
HBO, BBC e RAI. Una delle serie più costose mai realizzate, chiusa al termine della
seconda stagione nonostante gli ottimi risultati proprio per insostenibilità finanziaria. “The
walking dead” (AMC 2010) che ha battuto tutti i record di ascolti per la serie vie cavo e
“Game of thrones” (HBO 2011) un fantasy atipico.
Fino a non molti anni fa sarebbe stato davvero difficile immaginare l’elefantiasi di GOT che
non è giustificata dal prestigio letterario del testo di partenza, né dalla serietà
dell’argomento storico. Le componenti splatter e pornografiche potrebbero rientrare nella
politica anti televisiva di HBO, dove però il fine ultimo è il puro spettacolo : battaglie, duelli,
draghi ed esperienze vissute tramite le morti dei protagonisti. Mai nessun testo televisivo
era stato così crudele con i propri personaggi.
“Sense8” (Netflix 2015-2017) racconta la storia di 8 personaggi che progressivamente
scoprono di essere mentalmente interconnessi tra loro e si ritrovano inspiegabilmente a
vivere l’uno le esperienze degli altri. Sono distribuiti tra 8 città in 4 continenti. Ognuno di
essi porta con sé un intero mondo narrativo, con comprimari e comparse, distinto dagli altri
per paesaggio, luce, colori, tono complessivo. La strategia sta nell’ampiezza e nella varietà
del suo universo narrativo sono tali che alcuni ambienti e personaggi possono sparire per
più episodi e poi riapparire, il materiale è così abbondante che anche una visione
ravvicinata porta con sé delle dimenticanze. Come conseguenza, le storie sono compresse
tramite l’esposizione minimale del flexiad: i vari fili narrativi si alternano a ritmo rapidissimo,
ognuno è collegato a tutto il resto ma allo stesso tempo autonomo, completo di inizio, picco
drammatico, risoluzione o cliffhanger.
- Il dramedy opposto dei kolossal, sono piccole serie da mezz’ora ma mai propriamente
comiche, fanno più parte del cinema indipendente “Louie” (FX 2010-) e “Girls” (HBO
2012-). Le serie da mezz’ora recuperano le funzioni più tipicamente associate al quality
drama: l0analisi della psiche del personaggio e l’esplorazione dell mondo ordinario.
In “Louie” la componente di autorialità è evidente, è stata ideata, scritta, diretta e
interpretata dallo stand-up comedian Louis C.K.. Si alternano spezzoni di stand-up comedy
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con tranci di vita quotidiana del personaggio protagonista, un doppio dello stesso Louis
come lui comico e padre divorziato. Si alternano momenti comici o scatologici ad altri
profondamenti drammatici. A volte è comicamente surreale, a volte lo è in maniera
inquietante. Ad esempio nella prima stagione Louie ha un fratello, che nelle due successive
scompare del tutto e viene sostituito da una sorella, interpretata ogni volta da attrici diverse
e, in sostanza, anche personaggi diversi. Nella quarta stagione il fratello riappare,
interpretato dallo stesso attore, senza alcuna spiegazione. Il collante che tiene insieme
tutto e lo rende appassionante e divertente non può essere spiegato in nessun altro modo
se non con l’idea di visione autoriale.
In “Girls” ci si riallaccia al filone del soap drama. I personaggi parlano di loro stessi e
sviscerano all’infinito il problema di come bisogna vivere.
CAPITOLO 4: LE SERIE TV IN ITALIA
Dal monopolio al duopolio
La TV italiana è nata nel 1954: disponibile prima solo a nord poi dal 1957 al sud e nelle isole. La
RAI (dall’EIAR fascista) fu creata come servizio pubblico in regime di monopolio, con un preciso
intento pedagogico volto a promuovere e a diffondere i valori sui quali si voleva ricostruire l’identità
italiana ed ha anche contribuito all’unificazione linguistica. Ad esempio “Non è mai troppo tardi” fu il
responsabile dell’alfabetizzazione di milioni di persone.
La storia della RAI si può dividere in 3 fasi:
- L’era dei padri che finisce nel 1954 e riguarda la riconversione dell’EIAR
- L’era dei corsari bianchi sotto la guida di Guala dove la tv diventa il motore della politica
culturale dei cattolici
- L’era sotto la guida di Bernabei dal 1961 al 1974 che porta il servizio pubblico a maturità
Nel periodo del monopolio è importante lo sceneggiato: produzione di impronta teatrale, trasmesse
in diretta e poi registrate su nastro magnetico, ma sempre in studio. Lo sceneggiato era un
adattamento letterario: un racconto a puntate tratto da un’opera di narrativa già conosciuta,
romanzi nazionali ed europei dell’800 e del 900 (teleromanzo). Ricordiamo “I promessi sposi” del
1967.
La nostra televisione è stata a lungo caratterizzata dalla mancanza di tentativi di sviluppare forme
di racconto che riuscissero ad affrontare la realtà di un paese che attraversava grandi cambiamenti
ed esprimeva il bisogno di un racconto popolare che ne parlasse. Nel cinema invece esplodeva la
commedia all’italiana. La causa risiedeva nella logica del monopolio.
Nel nostro paese la televisione commerciale è stata introdotta dopo una lunga battaglia legale tra
lo stato ed i privati. La prima tv privata fu Telebiella fondata nel 1972 dall’ex regista RAI Sacchi che
trasmetteva via cavo su base locale. La reazione del governo culminò con un’ordinanza di
chiusura. Quindi la televisione privata inizia ai margini della legalità animata da piccole realtà che
si presentano come un’alternativa di intrattenimento popolare.
Nel 1990 la Fininvest di Silvio Berlusconi assunse il controllo di Canale 5, Italia 1 e Rete 4, riusciva
a trasmettere a livello nazionale facendo concorrenza alla RAI. Vi erano quindi numerosi canali
dominati da due grandi editori, ovvero l’era multicanale con una configurazione duopolistica. Il
terzo polo arriverà nel 2003 con Sky.
Per riempire i palinsesti si usavano film e serie di importazione, risorse più economiche rispetto
alla produzione. La produzione seriale nazione aveva finanziamenti limitati e quindi la qualità era
piuttosto bassa. In Rai le sceneggiature iniziarono a dare più importanza ai problemi
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contemporanei (“La Piovra” dal 1984 al 2001, ciclo di miniserie, 10 edizioni, venduta all’estero). Su
Italia 1 spopolava la sketch comedy (Drive In) priva di struttura narrativa e basata sulla ripetizione
di gag o brevi situazioni.
È arrivata la serialità
Nella stagione 1996-1997 aumentarono delle ore di palinsesto dedicate alla fiction e Rai3 propose
la prima soap opera italiana “Un posto al sole”, seguirà Mediaset con “Vivere” e “Centro vetrine”.
La fiction da prima sera, ovvero la serie all’italiana, ea l’anello di congiunzione tra la miniserie anni
80 e la serialità vera e propria. Le serie all’italiana sono:
- cicli di miniserie, da 4/8 episodi, lunghi 90’, girati in pellicole e con obiettivo qualitativo
medio-alto
- attori o personaggi televisivi già famosi
- testi originali
- si riallacciano ad un genere
- struttura narrativa seriale
- sviluppano un intreccio
Nel 1998 una direttiva europea obbliga i broadcasters a dedicare il 50% a opere europee e il 10%
a produzioni indipendenti. Da questo momento in poi la produzione nazionale di fiction conosce
una notevole espansione fino al 2008, un esempio è il poliziesco all&rsq