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3. ULTERIORI SVILUPPI DELL’ARGOMENTO CONTRO IL CATTIVO
ARGOMENTO
Il cattivo argomento sopravvive in maniera rovesciata nel
Disgiuntivismo Contemporaneo.
I. Esempi classici del cattivo argomento
L’essenza del cattivo argomento consiste nel trattare
l’esperienza stessa come l’oggetto, il possibile
oggetto, della consapevolezza percettiva, nel senso
che gli oggetti reali nel mondo, quando sono
percepiti, sono gli oggetti della consapevolezza
percettiva. [Esempi su Berkley e Hume].
II. Come la reputazione del cattivo argomento contro il
realismo diretto si estende alle altre versioni
dell’argomento e dell’illusione
4. COME FUNZIONA L’INTENZIONALITà PERCETTIVA (PRIMA PARTE) –
Caratteristiche di base, causazione e contenuto
intenzionale
Quale fatto concernente la fenomenologia della vostra
esperienza visiva corrente fa necessariamente sì che, se
voi avvertite quella fenomenologia, vi sembrerà di stare
vedendo qualcosa di rosso?
Tale domanda è più fondamentale perché l’ontologia
dell’esperienza è soggettiva, e quella ontologia deve
essere internamente connessa alle proprietà
ontologicamente oggettive del mondo che costituiscono le
condizioni di soddisfazione. Le credenze poi possono
influire sulla fenomenologia in modi che modificano il
contenuto intenzionale, anche se lo stimolo percettivo si
mantiene costante.
I. La filosofia analitica e la strada inversa
Possiamo analizzare l’intenzionalità con l’enunciato
Russeliano “l’attuale Re di Francia è calvo”.
Possiamo analizzare le condizioni di verità della
credenza che il re di Francia sia calvo, le
condizioni di soddisfazione del desiderio che il re
di Francia possa essere calvo e l’intenzione di
rendere calvo il re di Francia e possiamo estendere
la nozione di condizioni di soddisfazione agli stati
intenzionali in generale. Dobbiamo percorrere la
strada inversa, procedendo dal mondo al contenuto
intenzionale, cosa che Russel invece aveva negato, ma
affinché vi sia un relazione interna tra l’esperienza
e la tipologia di oggetto che essa presenta, una tale
strada inversa deve esserci.
II. I confini del visivo
Alcuni vincoli e assunzioni che il resoconto deve
rispettare:
a) Il resoconto deve valere in generale per tutti
gli animali percepenti
b) Il resoconto delle rispettare la fenomenologia
c) Rispettare la pura fisica e fisiologa della
situazione percettiva
d) Trovare i limiti verso l’alto
dell’intenzionalità percettiva (affermazioni
problematiche come quelle metaforiche)
e) Considerare coscienza e intenzionalità come
biologicamente date
III. Campo percettivo oggettivo e soggettivo
Principi generali:
1) Ogniqualvolta stiamo vedendo qualcosa in maniera
cosciente, lo stato di cose che stiamo vedendo
causa in noi un’esperienza visiva cosciente
2) L’esperienza visiva soggettiva ha
un’intenzionalità intrinseca
3) Il campo visivo soggettivo va nettamente
distinto da quello oggettivo. Il primo è una
presentazione intenzionale del secondo
4) Nel campo visivo oggettivo, ogni cosa è vista e
può essere vista; in quello soggettivo, nulla si
vede o si può vedere
5) La percezione è trasparente
6) L’oggetto intenzionale della percezione è la sua
causa intenzionale
IV. La struttura del campo visivo soggettivo
Il campo visivo soggettivo, al contrario di quello
oggettivo, non contiene nulla di durevole, tutto è un
processo transitorio. Il fatto poi che sia dotato di
intenzionalità ha due conseguenze:
a) Vedere è un vedere come. Poiché l’intenzionalità
visiva presentazionale è una sottospecie di
rappresentazione, le presentazioni visive
presenteranno sempre le proprie condizioni di
soddisfazione sotto alcuni aspetti e non sotto
altri.
b) Vedere è un vedere che. Poiché tutta
l’intenzionalità percettiva fissa le condizioni
di soddisfazione, il contenuto
dell’intenzionalità percettiva è sempre che
questo e quello sussistono.
V. La struttura gerarchica della percezione visiva
Il contenuto intenzionale ricco richiede una
struttura gerarchica fatta di componenti percettive
di livello inferiore, le quali fanno tutte parte del
contenuto del vedere come. A ogni livello, la
percezione del livello superiore richiede una
percezione di livello inferiore.
Ogni percezione richiede proprietà percettive di base
o caratteristiche percettive di basse; che voi potete
percepire senza percepire nessun’altra caratteristica
per mezzo di cui la percepite. Le caratteristiche
percettive di base sono ontologicamente oggettive.
VI. Come le caratteristiche fenomenologiche del campo
visivo soggettivo determinano le condizioni di
soddisfazione dell’esperienza visiva?
Per spiegarlo passerò in rassegna gli stadi dello
sviluppo del mio pensiero:
1) Della intenzionalità. Chiedendoci come
l’intenzionalità intrinseca fissi le condizioni
di soddisfazione, non possiamo che risponderci
che è già intrinsecato all’esperienza che essa
fissi queste condizioni. Nel caso delle
esperienze percettive coscienti, la pura
esperienza non lascia spazio ad alcun solco tra
l’esperienza e la determinazione delle
condizioni di soddisfazione, poiché le
condizioni di soddisfazione (nel senso di
requisito) sono parte dell’esperienza.
2) Caratteristiche intrinseche. Interno significa
che l’esperienza non potrebbe essere
quell’esperienza se non avesse quelle condizioni
di soddisfazione.
3) La gerarchia e le caratteristiche di base.
Un’indagine sullo stadio due rivela che le
esperienze visive sono effettivamente
gerarchiche, e la gerarchia nel campo visivo
soggettivo corrisponde a una gerarchia
percettivamente accessibile nel mondo
ontologicamente oggettivo.
4) L’intenzionalità del non intenzionale. Come
ricevono l’intenzionalità che possiedono? Nel
caso delle esperienze percettive coscienti, vi è
una connessione interna tra il carattere
dell’esperienza e la condizione di
soddisfazione, per spiegarla l’unico modo è
procedere in senso inverno, procedendo dal mondo
alle rappresentazioni.
VII. Il mio punto di vista attuale
5) Come sono le cose e quali esperienze causano. La
proposizione “davanti a me c’è qualcosa di
rosso” riceve le proprie condizioni di
soddisfazione per convenzione, ma come funziona
questa convenzione? Esplorando le relazione tra
come le cose sono, il carattere qualitativo
delle esperienze soggettive e le relazioni
causali tra esse, indagheremo la relazione tra
come le cose sono e come esse sembrano.
Intanto i colori sono oggetti di esperienze
percettive, ma non sono essi stessi
caratteristiche delle esperienze percettive.
Per qualcosa essere rosso nel mondo
ontologicamente oggettivo significa essere in
grado di causare esperienze ontologicamente
soggettive. C’è una relazione interna tra il
fatto di essere rosso e il fatto di causare
questa esperienza. Dire che la relazione è
interna significa che non potrebbe essere quel
colore se esso non fosse sistematicamente relato
in quel modo a esperienze come questa. Inoltre
per qualcosa essere l’oggetti di un’esperienza
percettiva significa essere esperito come la
causa di quell’esperienza, insieme, questi due
punti risultato che l’esperienza percettiva
necessariamente porta con sé l’esistenza di
qualcosa di rosso come propria condizione di
soddisfazione.
In che modo l’intenzionalità percettiva riceve
il suo contenuto? Nel caso delle esperienze
percettive di base, è che l’esperienza
dell’avere questa esperienza visiva cosciente
porti necessariamente con sé la propria
intenzionalità, poiché la caratteristica in
questione è esperita come causata dal suo
oggetto e il suo oggetto è costituito (almeno in
parte) dalla sua capacità di causare questa
tipologia di esperienza.
VIII. Ruolo della causazione presentazionale intenzionale
Nell’esperienza percettiva riportata da “vedo davanti
a me qualcosa di rosso”, l’esperienza visiva è
intrinsecamente intenzionale. Non potrebbe essere
quell’esperienza visiva se non avesse
quell’intenzionalità visiva. Essa riceve la propria
intenzionalità visiva dalla strada inversa che va
dall’oggetto alla presentazione, poiché qualcosa
essere un oggetto rosso significa precisamente essere
in grado di causare esperienze visive di questa
tipologia.
IX. [riassunto completo pag. 141-142]
5. COME FUNZIONA L’INTENZIONALITA’ PERCETTIVA (SECONDA PARTE)
– Estensione dell’analisi alle caratteristiche non di base
I. La percezione visiva dal basso verso l’alto
La percezione visiva si sviluppa dal basso verso l’alto.
Perché se è vero che vedere che l’oggetto ha la proprietà
F è un resoconto genuino di un’esperienza percettiva,
allora la proprietà F deve essere una proprietà visibile.
II. Percezioni tridimensionali
Non c’è dubbio nemmeno sul fatto che l’intenzionalità
dell’esperienza visiva fissi le relazioni spaziali
tridimensionali. I principi della prospettiva, che
hanno rivoluzionato la pittura fanno parte della
capacità di Sfondo di qualsiasi soggetto percipiente
competente, in modo tale che il soggetto è in grado
di vedere il mondo come qualcosa di tridimensionale
per via della propria padronanza di Sfondo della
prospettiva. Perché appunto la profondità non è una
caratteristica di base, data però la nostra
padronanza di Sfondo della prospettiva, il campo
visivo soggettivo trasmette un contenuto intenzionale
che ha oggetti tridimensionali come proprie
condizioni di soddisfazione.
III. Relazioni temporali
Le relazioni temporali sono parte del campo
soggettivo in senso letterale. Tale esperienza
possiede davvero caratteristiche che fissano le
condizioni di soddisfazione e esse lo fanno non per
via di una relazione di corrispondenza, ma per mezzo
di una combinazione tra le relazioni causali e la
coscienza. La sequenza nel campo visivo soggettivo
viene esperita come una presentazione di una sequenza
nel campo visivo oggettivo, proprio per la stessa
ragione esposta nei casi precedenti.
IV. Estensione dell’analisi verso l’a