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INTENZIONALITA’:
E’ un concetto controverso che non va confuso con il termine comune : avere
intenzione di fare qualcosa.
Intenzionalità in senso filosofico è riferimento. Qualcosa esibisce intenzionalità se è
capace di riferirsi a qualcos’altro deve cioè contenere la rappresentazione di
qualcos’altro. Secondo Dennet l’esempio più elementare di intenzionalità è quello
della chiave e serratura => La serratura contiene la rappresentazione della chiave.
Si chiama Intenzionalità perché i filosofi medievali osservarono la somiglianza tra tali
fenomeni e il prendere la mira e lanciare una freccia verso qualcosa. I fenomeni
intenzionali sono quindi armati di frecce puntate sull’oggetto di riferimento,
Tuttavia non tutti questi fenomeni agiscono intenzionalmente, alcuni stati percettivi
ed emotivi ad esempio hanno la proprietà di essere riferiti ma non fanno nulla di
intenzionale; non c’è nulla di intenzionale nel riconoscere un cavallo.
Un sistema intenzionale in natura può anche essere indebolito o indebolire
sfruttando la debolezza di un altro sistema intenzionale, in natura l’esigenza
primaria è quella di procurarsi il cibo, evitare di diventare il cibo di qualche altro
sistema intenzionale e da qui derivano il camuffamento il mimetismo.
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INTENSIONALITA’:
E’ una proprietà del linguaggio che serve per compiere discriminazioni
indefinitamente precise
Ciascun termine o predicato ha :
1. ESTENSIONE: La rappresentazione dell’oggetto
2. INTENSIONE : Il modo in cui viene determinato un particolare oggetto
Dire Bill Clinton o il presidente degli USA ha stessa estensione ma diversa intensione,
l’oggetto è sempre lo stesso ma lo determino in maniera differente. La libera
sostituzione di questi termini consiste nella trasparenza referenziale ,
effettivamente posso vedere attraverso i termini gli oggetti ai quali essi si riferiscono
mentre l’opacità referenziale non permette di comprendere i termini i quali non
sono chiari ed interferiscono creando confusione.
L’INGANNEVOLE OBBIETTIVO DELLA PRECISIONE PROPOSIZIONALE
Quando un agente agisce lo fa sulla base di una particolare conoscenza delle
circostanze giusta o errata che sia.
Quando si adotta l’atteggiamento intenzionale è necessario conoscere almeno
approssimativamente in che modo l’agente sceglie gli oggetti del suo interesse
tuttavia non è necessario conoscere esattamente come l’agente pensa al suo
compito, è un esercizio inutile. Come possiamo esprimere i pensieri del cane? I suoi
pensieri possono essere inesprimibili o aldilà della nostra comprensione oppure il
cane potrebbe non pensare.
I cani ovviamente hanno i loro modi di discriminare le cose e se noi conoscessimo il
funzionamento del pensiero del cane potremmo conoscere il contenuto dei suoi
pensieri tanto quanto possiamo conoscere quello degli esseri umani. Introdurre
l’atteggiamento intenzionale è un rischio, rischiamo di fare troppa chiarezza e di
introdurre nel nostro modello di questi sistemi più semplici troppi elementi propri
del tipo di organizzazione della nostra mente. Non tutte le nostre prassi e risorse
mentali possono essere condivise dai possessori di menti più semplici.
ATTEGGIAMENTO PROPOSIZIONALE:
Le proposizioni sono entità teoriche con le quali misuriamo le credenze. Esse hanno
un termine riferito al sistema intenzionale, il secondo che specifica l’atteggiamento
attribuitogli e un terzo che indica il contenuto particolare di quell’atteggiamento:
“ x crede che p” 5
Le proposizioni sono i significati astratti condivisi da tutte le frasi che significano la
stessa cosa. Se due organismi condividono la stessa credenza significa che credono
nella stessa proposizione :
La neve è bianca
The snow is white
Der Schnee ist weiss
INTENZIONALITA’ ORIGINALE ( INTRINSECA ) ED ESTRINSECA:
1. intenzionalità originale: il modo in cui i nostri pensieri, credenze, intenzioni sono
riferite all’oggetto. E’ la fonte della referenzialità
2. Intenzionalità derivata: Parassita di quella originale
Es: Se io penso a mia madre lo faccio nel modo più primario e diretto possibile, se
dovessi poi disegnarla o descriverla mi baso su delle convenzioni del linguaggio o del
disegno che sono dipendenti dalle intenzioni collettive di una determinata
comunità.
Dennet sostiene la tesi di Searl riguardante l’intenzionalità dei robot, la loro è
sicuramente un’intenzionalità derivata perché egli può modificare le sue funzioni in
base a chi lo progetta.
Il vero momento di distacco dalla tesi di Searl è quando Dennet tratta l’essere
umano: Mentre secondo Searl l’intenzionalità umana è originale , secondo Dennet è
derivata: In un certo senso si può dire che è una madre natura a possedere
un’intenzionalità originale in quanto siamo manufatti da lei progettati.
Tuttavia madre natura non è un’artefice intelligente ma coincide con un lento
processo di evoluzione.
CAPITOLO 3: IL CORPO E LE SUE MENTI
La mente è un generatore di aspettative, un sistema capace di anticipazione , ciò
significa che scava nel presente alla ricerca di indizi che perfeziona con l’aiuto dei
materiali preservati dal passato per poi trarne anticipazioni riguardanti il futuro sulle
quali poi agire in maniera razionale.
Ogni essere vivente riceve solo le informazioni di cui ha bisogno.
Le macromolecole agivano passivamente senza alcuna immagine di ricerca, seguiva
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un semplice meccanismo chiave-serratura. Noi esseri viventi invece seguiamo il
principio della necessità di sapere, abbiamo bisogno delle informazioni necessarie
per svolgere un preciso compito nella maniera più economica possibile ovvero nel
modo più veloce e meno dispendioso che non è detto sia il più efficace. L’evoluzione
si è spesso avvalsa della tattica di utilizzare resti di progetti precedenti.
Alcuni organismo evolvono a tempi molto lenti prima di trovare la giusta risposta e
per questa lentezza si ritiene che essi non abbiano una mente ; Ad esempio le piante
per non essere mangiate dagli erbivori impiegarono milioni e miliardi di anni per
sviluppare una sostanza tossica che allontanasse gli erbivori, allo stesso tempo gli
erbivori necessitarono anni e generazioni per sviluppare una resistenza a tali
sostanze tossiche. Per questi motivi si pensa che erbivori e piante non abbiano una
mente poiché troppo lenti da essere per noi impercettibili => sciovinismo
temporale.
Tuttavia non può essere la velocità a giustificare l’esistenza di una mente
nonostante l’evoluzione favorirà sempre l’organismo più veloce poiché riuscirà a far
fronte alle proprie incombenze mentre quello lento sarà destinato ad estinguersi.
SENSIBILITA’ E SENTIRE
La sensibilità consiste nel rispondere a dei cambiamenti. Le piante e gli organismi
unicellulari possono modificare le loro composizioni chimiche in base alle
modificazioni che percepiscono nel loro ambiente. Questo fenomeno è
un’imitazione di seconda classe del fenomeno che fa davvero la differenza ovvero il
sentire: E’ il grado più basso di coscienza mentre la sensibilità non comporta alcun
tipo di coscienza.
Noi e gli animali superiori siamo senzienti e quindi possiamo sentire. Il sentire
necessita di sensibilità e di un ingrediente X non ancora identificato.
La differenza tra sensibilità e sentire sta nel materiale coinvolto ovvero nei mezzi in
cui l’informazione viaggia.
MEZZI E MESSAGGI
I primissimi sistemi di controllo non hanno un cervello e non ne hanno bisogno, il
loro scopo è quello di preservare l’integrità del proprio corpo. Lo scambio di
informazioni tra questi organismi è lento e rudimentale per mezzo di fluidi corporei.
Il termine sentire va riservato a “qualcosa di più speciale”.
Visione funzionalista della mente : ciò che fa di qualcosa una mente non è tanto ciò
di cui è fatta ma cosa sia in grado di fare.
Il compito della mente è quello di elaborare le informazioni, per i funzionalisti allora
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la mente è un sistema di controllo dei corpi. Il funzionalista semplifica fin troppo la
vita del teorico.
Vi è un sistema nervoso centrale collegato alle varie parti dell’organismo grazie a
trasduttori ed effettori. I primi (trasduttori) è un congegno che preleva
informazioni in un mezzo e le traduce in un altro mezzo; il nostro corpo è pieno di
trasduttori di temperatura, di movimento. Il secondo (effettore) è un congegno che
può essere indotto da un segnale a fare accadere qualche cosa in un altro mezzo.
Dal punto di vista teorico sarebbe utile poter isolare tutti i canali dell’informazione,
in questo caso ciò che conta è la non perdita dell’informazione ( ad esempio se
rompo il telecomando posso sostituirlo senza alcuna perdita di funzione , sostituisco
solo il sistema di controllo ).
CARTESIO- DOPPIA TRASDUZIONE
Secondo Cartesio, il sistema nervoso prima traduce i segnali ricevuti (luce,suoni…) e
poi in un altro luogo che egli chiama ghiandola pineale a livello centrale avviene una
doppia trasduzione, questo luogo sarebbe il mezzo proprio della coscienza.
Questa idea oggi è superata ma inganna ancora molti teorici infatti siamo inclini a
pensare che i semplici impulsi del cervello non possano essere l’essenza della
coscienza e che quindi essi debbano venire tradotti in qualcos’altro, regna l’idea di
un Capo, un Agente che debba ricevere l’informazione per poi “governare”.
I materialisti invece affidano al corpo buona parte del compito della comprensione
“il mio corpo ha una mente sua”.
Secondo Dennet non esiste un luogo dove tutto converge come pensava Cartesio,
non esiste un livello centrale come capo dell’organismo. La coscienza non è una
questione di arrivo a un determinato luogo cerebrale, il Sé o l’Io si rivela essere solo
un’astrazione. Per Dennet, la coscienza nasce per selezione naturale ed è la
focalizzazione dell’attenzione su un fiume di dati. Essa è frutto di molteplici visioni di
circuiti connessi tra loro perciò il cervello non è l’unico fattore che regola il nostro
corpo. Essere coscienti deriva da un’organizzazione funzionale, come un software
che organizza l’architettura del nostro cervello. I pensieri coscienti sono quelli che
persistono più a lungo e che grazie al linguaggio diventano coscienti perché ci hanno
permess