vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Rinascimento è infatti radicato nel passato, nella tradizione cristiano-medievale, e il suo antico è ellenistico.
L’uomo viene messo al centro in quanto soggetto. Il rapporto sociale è una appendice del dialogo interiore.
Ego e Alter non sono più esistenze empiriche, ma momenti interni al fondamento della coscienza. Ciò che
non è soggetto non può essere alienato, ed è quindi neutro (ne-uter, né Ego né Alter, dunque nessuna delle
manifestazioni del soggetto come substantia). Solo dove l’uomo rimane soggetto ha senso la lotta contro
l’individualismo per la comunità come fine di ogni sforzo. L’epoca dell’immagine del mondo è l’epoca
dominata dalla logica della produzione come principio creativo formale. La politica è scienza perché i suoi
costrutti sono prodotti razionali, ma anche perché l’umano è fisicizzato. La devianza rientra nell’ordine delle
cose, e la politica razionale deve saperla prevedere, contenere, governare. Anche il tempo cronologico è in
un certo senso circolare: l’anno è un cerchio intorno al mondo. Il tempo pubblico è sempre quello ciclico
della ripetizione, mentre il tempo individuale è sempre quello irreversibile e unico. Due innovazioni della
Modernità: lo statuto della legittimità scientifica che fornisce il fondamento di legittimità all’Ordine (Norma:
la guerra è una eccezione, la pace è lo stato di normalità); il ciclo che interrompe il cerchio in un punto: il
potenziamento dell’ordine deve prodursi annettendo allo stato la cumulatività del sapere scientifico.
3.3 - Futurismus e irreversibilità: i firmamenti della Modernità dispiegata
•• Solo dopo il Settecento viene coniato il concetto di progresso nella forma a noi familiare della prospettiva
futurizzante. Con l’uso dell’idea di progresso come concetto valido globalmente e non per singoli settori,
ragione e storia si uniscono. Si passa dal segno al senso: la politica non lavora più su un universo segnico,
ma sul senso; non predica più pace e ordine fini a se stessi, ma pace e ordine per realizzare libertà,
uguaglianza, fraternità; deve insomma fare i conti con il fattore tempo. La politica non deve solo fare i conti
con lo spazio sociale (lo stato di natura da normativizzare e sottoporre a Legge), ma anche con il tempo
sociale (con la dinamica di movimenti collettivi che avanzano le proprie pretese come già legittimate dalla
Storia). Se tutto è progresso, il progresso (e il processo infinito di liberazione che in questo si svolge)
coincide con l’eternità. La temporalizzazione della storia è compiuta solo con il passaggio dal progresso
all’entropia, che traduce il principio di finalità (teleologia) in principio di serialità (la crisi del soggetto
dipende dalla pluralizzazione, non dalla sua estinzione). Il tempo dell’entropia secondo Koselleck è quello
del futuro passato. Nell’ipermodernità domina il futuro passato. Il tempo storico retto dal principio di
irreversibilità si presenta omogeneo e vuoto.
3.4 - La deriva, l’ostacolo, l’eccesso: al di là del Mistico e della Differenza
•• Due tesi: tesi della deriva (della perdita del centro come progressiva liberazione e affermazione del sé,
del passaggio di sovranità dallo Stato all’individuo; Occidente come continuum e campione di
laicizzazione); tesi della secolarizzazione (spostamento e traduzione dei simboli del mito e della teologia).
Come è possibile per gli uomini comuni essere uomini abbastanza da spezzare il continuum della storia? Il
Mistico sfugge dal progetto e pone l’interrogativo radicale della liberazione. Senza salvazione dell’evento,
“neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince” e questo nemico “non ha mai smesso di vincere”.
4 - Potere, struttura, tempo: le dimensioni della razionalità da Weber a Luhmann
4.1 - Secolarizzazione, selettività e contingenza del potere
•• Il moderno stato sovrano ha monopolio decisionale grazie all’uso della forza fisica e presuppone un
diverso rapporto del sistema sociale con il tempo, in cui passato e futuro appaiono come articolazioni del
presente. La progressiva secolarizzazione del potere si svolge in un sistema sociale in cui le relazioni
interne si fanno sempre più complesse. Lo scarto tra il reale e il possibile è diventato (grazie alla razionalità
scientifica moderna) un principio costruttivo. La problematica delle eccedenze di possibilità si è quindi
spostata progressivamente dal passato al futuro; dalle possibilità di altri mondi in altre possibilità di questo
mondo.
4.2 - Il “razionalismo occidentale” nella teoria di Max Weber
•• Weber crede che alla base della sociologia ci sia il concetto dell’agire sociale. Per Weber non esistono
“gatti puri” perché ogni fatto è già “corrotto” da interpretazioni che lo socializzano. Il sistema sociale del
capitalismo moderno funziona solo come complesso di azioni governato dalla razionalità formale in base al
rapporto mezzo-scopo. All’origine del capitalismo non vi è una cieca brama di guadagno o una spontanea e
anarchica accumulazione di profitto, ma l’etica della rinuncia e del disciplinamento. La definizione di Weber
della connessione sociale come sistema di azioni presuppone come già consumata la crisi del soggetto.
L’individuo non è più, come nella tradizione classica occidentale, la cellula della società. Il capitalismo è
figlio della scissione, e si genera attraverso una lacerazione con le forme di produzione organiche
precedenti. Weber dunque si rilega strettamente a Marx, ma mentre Marx crede che l’alienazione sia
superabile, secondo Weber la scissione capitalistica è il segno distintivo di ogni società complessa, ed è
sopprimibile solo a condizione di sopprimere la complessità stessa.
4.3 - “Potere” e “potenza”: Weber e il “modello classico”
•• Gli esiti del processo di razionalizzazione non sono né pacifici né scontati. Weber è spaccato tra
l’angoscia della gabbia d’acciaio e l’inquietudine per l’emergere di forme di agire emotivo-passionali che
incrinano i requisiti del mondo amministrato. Insomma, vi è un pendolo tra carisma e disciplina. Ma qual è
la forza che contrasta l’entropia (il disturbo) del processo innovativo? Weber distingue il potere dal potere
legittimo. La figura imprenditoriale ha in ambito economico-produttivo moltissimo potere: introduce una
asimmetria che destabilizza gli equilibri nel flusso circolare consumo-produzione-distribuzione.
4.4 - Politica e burocratizzazione: la problematica del postweberismo
•• Economia e stato in Weber sono i due lati del processo di razionalizzazione, che si realizza in una
divisione dei ruoli contrassegnati dall’intreccio tra strutture del potere e organizzazione istituzionale del
sapere e delle competenze. I partiti hanno il monopolio della rappresentanza della sfera della “potenza” e
dell’intermediazione tra società e sistema politico. La coppia cultura-civilizzazione tende a confondersi e a
identificarsi con l’antitesi gemeinschaft-gesellschaft. Weber non parla già più di democrazia. La burocrazia
deve colmare il vuoto dello Stato, visto che la democrazia parlamentare non è più in grado di esprimere
una direzione politica.
4.5 - La critica alla concezione “monopolistica” del potere: Talcott Parsons
•• Parsons è l’autore che negli anni Trenta ha maggiormente contribuito alla ripresa e alla valorizzazione
internazionale della teoria weberiana della società. La questione si sposta dal rapporto individuo-società
all’asse razionalità economica-razionalità politica. Il Weber di Parson è un Weber politico (invece presso gli
anglofoni è conosciuto come sociologo della religione e metodologia delle scienze sociali). Weber aveva
teorizzato il modello razional-burocratico, ma dopo la sua morte comunismo e fascismo hanno palesato la
fragilità di questo modello. Per Weber il processo di razionalizzazione ha come conseguenza la crisi dei
modelli e dei simboli tradizionali determinata dalla critica razionale o pseudo-razionale. Il vuoto lasciato
dalla perdita delle antiche certezze comunitarie ha come conseguenza insicurezza e ansietà. In questa
situazione di incertezza e di crisi motivazionale diffusa, i movimenti carismatici funzionano come
meccanismi di reintegrazione che danno a un gran numero di persone insicure e disorganizzate un
orientamento e un significato alla loro vita. I movimenti carismatici appaiono come un evento eccezionale
che sottrae alla routine. Allora per Parsons bisogna integrare nella razionalità weberiana anche la dinamica
della società di massa in termini di sistema. Il rapporto di potere non può più rispondere a una logica di
trasmissione verticale e monocausale, e neanche il macchinismo burocatico-amministrativo può essere più
inteso come il modo formalmente più razionale di esercizio del potere. In una società complessa, il potere
smette di essere un fenomeno transitivo per trasformarsi pienamente in un processo relazionale-
funzionale. Keynes polemizza con il “socialismo di Stato”, che riproduce con fedeltà il benthamismo proprio
delle vecchie teorie liberali.
4.6 - Il potere come codice simbolico
•• La concezione monopolistica del politico è inadeguata per la società complessa. Secondo Parson, allora,
il potere è un mezzo di comunicazione regolato da un codice simbolico specifico. Luhmann ha chiarito il
dispositivo alla base della teoria del potere di Parsons, insieme con gli altri tre elementi della tipologia
parsonsiana della comunicazione simbolica: denaro, amore e verità. Anche se la forza fisica a livello
sociale è la base del potere, il ricorso effettivo alla violenza perde di attualità. Solo in sistemi sociali
semplici la coercizione può essere “utile”, e in ogni caso l’uso della violenza è direttamente proporzionale
alla perdita di efficacia della comunicazione simbolica. Parsons, così come Luhmann, dicono che in una
società complessa la garanzia di stabilità non viene mai dalla certezza ultima del ricorso alla forza, ma
piuttosto dalle modalità di organizzazione delle decisioni che ne regolano l’uso, tenendo conto della
interdipendenza simbolica tra costrizione e consenso. La legittimità in Parsons è il consenso sociale agli
imperativi emessi dal sistema politico, ovvero alle leggi, che devono essere avvertite come giuste. È più<