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CAPITOLO 3: PER UN COSTITUZIONALISMO DEI BENI FONDAMENTALI
Una storia sociale dei beni. I beni vitali, artificiali e naturali
La nozione di beni comuni è diventata un tema centrale della riflessione giuridica e politica e di rilevanza globale, dato che la comunanza di molti di questi beni si estende all’intera umanità. Esso si è imposto come un problema di drammatica attualità, non solo di interesse giuridico ma anche di mobilitazione politica. Ci sono due ragioni nella centralità acquisita dai beni comuni nella costruzione della democrazia: innanzitutto il mutamento radicale del rapporto uomo-natura, poiché grazie allo sviluppo tecnologico è diventato possibile ciò che prima era impossibile. È cambiato nel bene, perché è divenuto possibile guarire e sopravvivere grazie alla produzione e distribuzione di beni vitali artificiali, come i farmaci che consentono di curare malattie in passato incurabili.
cambiato nel male perché lo sviluppo capitalistico senza regole sta distruggendo la natura, provocando sconvolgimenti climatici, inquinamenti e desertificazioni. Lo sfruttamento delle risorse naturali e la devastazione e il saccheggio del pianeta da parte dei Paesi più ricchi della terra e delle grandi multinazionali stanno mettendo a rischio i beni essenziali alla sopravvivenza, come l'aria, l'acqua, e dunque l'abitabilità del pianeta. Con lo sviluppo tecnologico è divenuta possibile l'appropriazione privata di beni naturali come l'acqua, l'aria e la Terra stessa. Questi beni naturali hanno cessato d'essere comuni nel momento in cui sono divenuti scarsi per le devastazioni prodotte dal capitalismo, acquistando un VALORE DI SCAMBIO. Adam Smith, dopo aver distinto due significati di VALORE (il VALORE D'USO, ossia l'utilità di un particolare oggetto, e il VALORE DI SCAMBIO, ossia il potere di acquistare)Altri beni che il possesso di questo conferisce), afferma che le cose che hanno il massimo valore d'uso hanno scarso o nessun valore di scambio, e viceversa, quelle che hanno il massimo valore di scambio hanno scarso o nessun valore d'uso. L'acqua è il bene più utile, non ha valore di scambio perché con essa si può acquistare poco; al contrario, un diamante che non ha quasi nessun valore d'uso, è utile per ottenere in cambio qualcos'altro. Il capitalismo anarchico ha prodotto un processo doppiamente predatorio: prima la dilapidazione o la distruzione dei beni comuni e la trasformazione della loro originaria disponibilità naturale, come fu quella dell'acqua potabile; successivamente la trasformazione di tali beni nella loro appropriabilità privata secondo la logica del mercato. Si sente quindi l'esigenza di una rivoluzione giuridica e politica che imponga la garanzia di tutti questi beni come vitali o
fondamentali contro la loro devastazione, dissipazione e trasformazione in merci. Ci si chiede se, in presenza di tali mutamenti del rapporto uomo-natura, il linguaggio dei diritti, sia pure fondamentali, sia sufficiente ad assicurare una garanzia adeguata a tutti i bisogni vitali, o non sia inadeguata e insufficiente quando è in gioco l'accesso ai beni fondamentali che di tali diritti costituiscono l'oggetto. Ci si domanda se il conferimento a tutti del diritto alla vita e alla salute, pur sancito in tante carte sia da solo in grado di suggerire le forme di prevenzione di queste catastrofi e di garantire i beni necessari alla vita e alla salute ai milioni di persone che oggi vivono nell'indigenza e non hanno un giudice cui chiedere giustizia, o perché questo giudice non esiste, o perché non hanno i mezzi per adirlo.
Per un aggiornamento del costituzionalismo e per un nuovo lessico giuridico. Tre classi di beni fondamentali
Negli usi correnti,
L'espressione BENI COMUNI designa un coacervo di valori eterogenei: non solo si intendono le res omnium, ma anche l'istruzione, la salute, la cultura, il linguaggio, l'informazione, il sapere e persino il lavoro e il diritto. Simili usi retorici contraddicono la grammatica del diritto. Il linguaggio giuridico è il linguaggio nel quale pensiamo i problemi e le soluzioni, le quali consistono in garanzie, cioè tecniche normative diverse a seconda che ciò che si intende garantire siano cose, o diritti di immunità, o diritti di accesso, oppure attività proprie o attività altrui. La nozione di beni comuni attuale rischia di diventare una categoria troppo estesa, in cui si fanno rientrare anche i valori più diversi, non propriamente configurabili come beni, e allo stesso tempo una categoria eccessivamente ristretta in cui non rientrano beni, che non sono configurabili come comuni, come per esempio le parti del corpo umano, i farmaci salvavita.
Il cibo necessario all'alimentazione di base. L'art. 810 cc afferma che sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti. Il lessico giuridico quindi mostra una duplice carenza: i soli beni da esso designati sono i beni patrimoniali, disponibili, alienabili e spettanti a ciascuno con esclusione di altri (non a caso l'810 apre la parte del codice sulla proprietà privata). Inoltre, le sole figure fondamentali conosciute dalla nostra tradizione giuridica sono i diritti individuali caratterizzati come fondamentali: diritti universali alla vita, diritti civili, politici, di libertà, sociali, con cui si designano tutti i bisogni e gli interessi vitali stipulati come meritevoli di tutela. Non tutti i beni vitali sono però comuni, come gli organi umani. Si dispone allora di una categoria più ampia, quella dei BENI FONDAMENTALI, in cui sono inclusi tutti quei beni dei quali si richiede l'uguale garanzia a tutela di tutti, perché vitali.
e protetti attraverso il rispetto dell'integrità fisica e psicologica delle persone. Per quanto riguarda le garanzie dei beni fondamentali, esistono diverse tecniche di tutela. Per i beni comuni, che sono beni naturali, è necessario stabilire limiti o divieti per evitare danni e garantire la loro conservazione e accessibilità a tutti. I beni sociali, come ad esempio i farmaci salvavita, sono beni artificiali e devono essere protetti attraverso vincoli o obblighi di protezione, garantendo la loro distribuzione a tutti e la produzione diretta da parte del settore pubblico. Infine, i beni personalissimi, che sono parti del corpo umano, devono essere garantiti attraverso il rispetto dell'integrità fisica e psicologica delle persone. In conclusione, i beni fondamentali, diversamente dai beni patrimoniali, devono essere resi inviolabili e garantiti a tutti. La tutela di questi beni è di fondamentale importanza per preservare la dignità e il benessere delle persone, al di là delle logiche e delle controversie del mercato.Da divieti di lesione e di alienazione, ma esattamente all'opposto dei beni comuni deve esserne assicurata l'immunità quali beni non accessibili a nessun altro che alla persona cui appartengono. La trasformazione di tutte queste cose in beni fondamentali richiede necessariamente l'intervento del diritto, e quindi la loro sottrazione al mercato e all'arbitrio delle decisioni politiche, sia pure di maggioranza, per tre ragioni: primo, perché trattandosi di beni vitali oggetto di diritti fondamentali, la garanzia del loro godimento da parte di tutti deve essere uguale e gratuita; secondo, perché in assenza della loro garanzia giuridica come beni fondamentali, essi si trasformano inevitabilmente in beni patrimoniali o merci; terzo, perché tali beni, a cominciare dai beni comuni, continuano a non avere un valore di scambio secondo la logica del mercato, per la ragione opposta a quella rilevata da Platone e Smith, cioè non perché non
Sono rari e accessibili a tutti, ma perché essendo vitali, rari e non più accessibili a tutti, chiunque sarebbe disposto a pagare qualunque prezzo. Questi beni si sottraggono quindi alla legge del rapporto domanda-offerta. Di qui la necessità di una nuova fase del costituzionalismo, dove per riconoscere determinati beni vitali come fondamentali, è necessario che questi siano beni costituzionali, previsti come fondamentali nelle costituzioni rigide, cioè garantiti dal divieto di mercificazione (beni comuni e personalissimi) e dall'obbligo della loro prestazione gratuita (beni sociali). Quanto ai beni comuni di carattere ambientale, la garanzia più appropriata è quella adottata negli ordinamenti statali con la loro qualificazione come beni demaniali, sottratti al mercato. Si richiederà l'istituzione di più tipi di demanio, ossia non solo i demani comunali, provinciali, regionali e statali, ma anche demani sovrastatali.
di livello europeo e globale. La garanzia dei beni comuni di carattere ECOLOGICO richiede tutela non solo dal mercato, ma anche dalle lesioni che possono provenire dai disastri nucleari. Come ha dimostrato la tragedia di Fukushima in Giappone, la sicurezza assoluta contro il nucleare è irrealizzabile o quantomeno improbabile: attualmente ci sono 455 reattori che forniscono il 16% dell'elettricità mondiale, e rappresentano una fonte costante di danni, pericoli e inquinamenti. Nonostante ciò, però, non si capisce perché l'umanità debba correre tali rischi. La misura ideale sembra una convenzione internazionale che proibisca la costruzione di nuove centrali e metta in atto un processo graduale di disattivazione progressiva delle centrali esistenti. Lo sviluppo della produzione di energie alternative e rinnovabili, non solo è possibile, ma è anche economicamente vantaggiosa. Le aporie della democrazia politica. Per uncostituzionalismo sovranazionale
Si manifesta una grave aporia della democrazia politica: la più grave minaccia al futuro dell'umanità è data dagli effetti del riscaldamento globale generato dalle emissioni dei gas serra (scioglimento delle calotte, innalzamento del livello dei mari, acidificazione degli oceani, deforestazione e desertificazione di aree crescenti del pianeta). I cambiamenti climatici hanno già prodotto catastrofi che hanno colpito maggiormente le popolazioni povere del mondo. Ma tali minacce e catastrofi sono ignorate dall'opinione pubblica mondiale e dai governi nazionali: ciò dipende dalla sottomissione della politica all'economia, nonché da due gravi aporie, una legata al rapporto DEMOCRAZIA-SPAZIO, l'altra al rapporto DEMOCRAZIA-TEMPO. L'orizzonte della democrazia è limitato agli spazi dei confini territoriali degli stati nazionali. A causa della pratica quotidiana dei sondaggi in vista delle
a storica e politica, che porta a dimenticare gli errori del passato e a ripetere gli stessi errori; dall'altro lato, l'iperattività, ossia la frenesia di dover sempre essere in campagna elettorale, senza mai fermarsi per riflettere e pianificare a lungo termine. Questo fenomeno è amplificato dalla presenza dei social media, che accelerano il ritmo delle comunicazioni e rendono tutto più immediato e fugace. In questo contesto, diventa sempre più difficile approfondire i temi e sviluppare strategie a lungo termine. La politica si riduce a slogan e promesse elettorali, senza una visione complessiva e una prospettiva di lungo periodo. La scadenza elettorale diventa l'unico obiettivo, mentre i problemi reali e le sfide future vengono trascurati. È necessario ritrovare un equilibrio tra la necessità di essere presenti nel dibattito pubblico e la capacità di pensare in modo strategico e lungimirante. Solo così la politica potrà recuperare la sua dimensione temporale e affrontare le sfide del presente e del futuro.