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X

/ | \

y z w

/ \ / \ / \

A B C D E F

Questo schema genealogico basato sugli errori (alterazioni manifeste), ci fornirebbe uno schema, un

canone per la scelta tra le varianti; ci permetterebbe di identificare e scartare le varianti ammissibili

che ogni copista ha introdotto nella sua copia. Perciò una lezione singolare (non difficilior) di A ha

scarsissime probabilità di risalire a X attraverso y (→altrimenti poligenesi di innovazione in B, z e w) e

così via. Anche una lezione tipica di y (attestata da A e B) è verosimilmente innovativa rispetto a X. Vedi

esempio amorosa visione p 81.

Se i testimoni indipendenti dell'archetipo (conservati o ricostruibili) sono solo due, non c'è base per

una scelta tra le varianti ammissibili, perché esse sono equivalenti, cioè di parli autorità stemmatica

(→ "recensione aperta"; la recensione è chiusa quando il canone stemmatico consente di operare una

scelta "meccanica" o meglio probabilistica) → è opportuno collocare a testo le lezioni del testimone

ritenuto più conservativo ed evidenziare in apparato le varianti equivalenti (normalmente si privilegia

quella più adatta all'usus scribendi. In ogni caso di solito i motivi di una scelta vengono riportati in

nota). Così hanno fatto sia Mengaldo nell'edizione critica del De vulgari eloquentia, sia Delcorno per

Fiammetta.

Il modello e la realtà

l'efficacia del modello razionale è fortemente limitata dall'incidenza di alcuni fattori concreti, relativi

alla trasmissione per copie manoscritte e alla tradizione dei testi italiani medievali e alto-

rinascimentali. La poligenesi di innovazioni è improbabile (cioè al di sotto di 0,5 probabilità di

verificarsi), ma non del tutto trascurabile. Un vero e proprio calcolo della probabilità della poligenesi

non sembra realizzabile, dato che l'errore di copia non è un evento casuale equiprobabile ma un

"incidente", la cui frequenza relativa non è concretamente misurabile. Nella genesi dell'errore

intervengono due fattori:

1. uno soggettivo di ordine psico-fisico (attenzione di chi copia)→imponderabile

2. uno oggettivo di ordine testuale (cioè pertinente ala configurazione grafica o linguistica del

testo)→incidenza diversa per ogni segmento del testo

Alcuni errori si verificano più facilmente di altri, come la banalizzazione della lectio difficilior, il "salto"

di una porzione di testo compresa fra parole o gruppi di parole uguali (saut du meme au meme).

Inoltre facili errori di lettura possono essere provocati dalla difficoltà di distinguere certe lettere in

certe scritture (es nella gotica i m n u i). Alcune abbreviazioni inducono facilmente in errore (es altro →

alt°, possibile lettura "alto"); il copista non legge sempre tutte le lettere e spesso nemmeno una parola

per volta, ma un gruppo di parole (pericope), e spesso nel memorizzarlo e ripeterlo mentalmente,

cambia l'ordine verbale e sostituisce a qualche parola un sinonimo o un equivalente.

Si raccomanda perciò che un'iptesi di parentela sia fondata su errori che secondo ogni probabilità due

copisti non possono aver commesso indipendentemente (errori congiuntivi). Quanto più evidente e

"tipica" è la genesi dell'errore, tanto più è basso il valore congiuntivo della singola innovazione. Es in

Paradiso 26 c'è (i)nvoglia>voglia →separativo perché poco avvertibile e lezione originale è troppo

difficile perché sia recuperata congetturalmente. Sono invece sicuramente monogenetici gli errori che

si presentano come indotti da un'associazione fra parola letta e pensieri del copista. (es un ramo della

tradizione del Convivio riporta invece che libello symbolo. Fra le parole c'è una parziale identità grafica

ò

NB e l molto simili.→ errore nasce da un lapsus legato all'individualità del copista). Anche errori che

alterano gravemente il senso o il filo logico del testo sono difficilmente poligenetici. Es. Grossitiei >

glossitici è un errore congiuntivo. Se la collazione e l'esame degli errori portano a diverse ipotesi di

parentela, suggerite da contrastanti combinazioni di errori comuni, si dà la preferenza all'ipotesi

sostenuta dagli errori comuni che hanno più alto valore congiuntivo,cioè meno sospetti di poligenesi.

Difficilmente si può attribuire a una tradizione romanza il carattere dell'assoluta meccanicità. Anche

senza immaginare l'intervento di qualche protofilologo (cioè copisti amatoriali, spesso letterati),

spesso il copista cerca di aggiustare il testo quando trova una lezione incomprensibile → conseguenze

di varia natura: banalizzazione cosciente di lezioni difficiliores, la correzione riuscita di errori vistosi,

la sostituzione di un errore evidente con una lezione insidiosamente accettabile. Il copista può

correggere gli errori plateali del suo modello commettendone però di nuovi, spesso altrettanto plateali.

È perciò assai difficile fissare in modo non convenzionale (→ non puramente indicativo) il limite tra

errore separativo, non correggibile dalla tradizione, ed errore non separativo, correggibile. È di certo

separativo un salto du meme au meme, soprattutto se l'omissione non ha prodotto una patente

interruzione del discorso. Lo è anche l'errore che ha attraversato indenne vari secoli di letture (es

principe cittadino invece di privato citadino). Alcuni versi delle Stanze di Poliziano sono attestati dalla

sola princeps B, gli altri testimoni hanno stanze incomplete. Presupponendo che la lacuna dei mss

rispecchi un'incompiutezza della fonte originale ("primo stato"), ci si è chiesti se il completamento

delle stanze della princeps testimoni un "secondo stato" oppure un lavoro del curatore. Ci sono però

indizi interni sufficienti a sostenere l'autenticità dei versi → indipendenza di B dalla restante

tradizione.

Il presupposto che un copista segua sempre e solo un modello è necessario al ragionamento, ma poco

realistico. Si può escludere che normalmente un copista avesse due modelli, ma è facile che il suo unico

modello recasse, su rasua o fra le righe o in margine, poche o molte varianti del testo basse. È normale

che il possessore/lettore di un manoscritto vi introduca correzioni o varianti (→ doppie lezioni) nate

da congettura o dalla consultazione di un altro manoscritto. Se il ms corretto e arricchito diventa un

modello, il nuovo copista riprodurrà le lezioni sia di prima mano (tradizione verticale), sia di seconda

mano (tradizione orizzontale), e talora dovrà scegliere o le riporterà entrambi. Questa modalità do

trasmissione delle varianti è detta contaminazione ("mescolanza"), tanto più frequente quanto più

l'opera è letta e diffusa. Se un testimone ha errori tipici di raggruppamento e almeno una correzione

non congetturale all'archetipo, si suppone che abbia ricevuto lezioni da una tradizione scomparsa non

rappresentata nello stemma (contaminazione extrastemmatica). In tal caso le lezioni singolari

ammissibili del testimone vanno esaminate come varianti equivalenti, potendo risalre alla fonte

extrastemmatica (vedi schema p 90).

Di per sé la contaminazione vanifica la nozione di errore separativo (perché può essere correggibile

per contaminazione) e la possibilità di eliminare le lezioni minoritarie. VEDI SCHEMA P 91 → se y ha

ricevuto da w delle lezioni, noi non possiamo sapere quante lezioni y+w sono innovazioni di w passate

a y, e quante sono lezioni di O opposte a innovazioni di x. Le regole della stemmatica sono applicabili in

quanto i fenomeni di contaminazione siano circoscritti o sporadici. Se la tradizione è incontaminata o

solo in parte contaminata, ci sarà una distribuzione abbastanza coerente degli errori e delle varianti

(combinazioni costanti di testimoni). Se tale distribuzione riesce impossibile o le combinazioni

"anomale" di testimoni sono troppe, si deve riconoscere che la tradizione è contaminata al punto che

non si possono applicare criteri probabilistici alla selezione delle varianti. In tali condizioni una via

d'uscita è l'edizione interpretativa di un solo testimone, opportunamente sceto (codex optimus, bon

manuscrit): davanti a opere di tradizione vasta e complessa, è preferibile pubblicare un solo ms

piuttosto che rinviare di anni la sostituzione di una vulgata inaffidabile. Quando invece tale esigenza

primaria sia oggettivamente superata, l'edizione di un testo a tradizione contaminata dovrà essere

piuttosto intesa a una rappresentazione razionale della tradizione:testo-nase e apparato costituiranno

un sistema uniatario, che l'interpretazione deve assumere in quanto tale come suo oggetto. In questi

casi si deve superare il binarismo testo critico definitivo/apparato delle lezioni rifiutate; si deve tenere

aperte le comunicazioni tra testo e apparato. I filologi cosi evitano il feticismo dell'edizione critica

considerata come un risultato assoluto e il feticismo del codex optimus. In medioevo e primo

rinascimento è possibile che la tradizione di un testo risalga a più di un originale (o un originale con

varianti). Se la tradizione non è "chiusa" in alto da un archetipo, i suoi diversi rami possono risalire

ciascuno a un originale distinto. La presenza di un archetipo è dimostrabile con errori comuni

all'intera tradizione. L'unicità dell'originale no, o solo per via esterna. Quando non sono provate

l'esistenza di un archetipo né l'unicità dell'originale, ogni linea di tradizione va considerata come

portatrice di un testo a sé (un caso particolare è quando un testo è diffuso in forma autonoma prima

che l'autore lo comprendesse in un'opera organica). Vedi esempi p 93.

poiché talvolta gli autori hanno condotto una revisione del testo non su un autografo ma su una copia

di servizio (→ con errori), può essere teoricamente contemplato anche il caso di una tradizione

dipendente da archetipo (errori comuni) con varianti d'autore → ogni lezione farebbe storia a sé e non

si procederebbe a una ricostruzione stemmatica vera e propria. Il ms F della Famiglia è opera di 4

copisti ed è largamente corretto dall'Alberti → forse primitiva redazione che l'autore tenteva presso di

sé ed emendava e ampliava in diversi momenti. Questo ms porterebbe a una tradizione che ha sia

errori comuni sia varianti d'autore. In teoria non si potrebbe mai escludere che l'archetipo fosse

portatore di doppie lezioni in quanto "bacino di raccolta" di più flussi di trasmissione. Ma per ragion

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Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Bacchae2 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Elementi di filologia italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Accame Maria.