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A B
O è originale perduto, sottoposto a una revisione d'autore (→ O^1). A è la copia dell'originale prima
dell'intervento, B è la copia dell'originale dopo l'intervento. O e O^1 sono materialmente lo stesso
documento, rimaneggiato dall'autore e passato in tempi diversi nelle mani dei copisti. Perduto
l'originale, A e B testimoniano due diverse fasi redazionali dell'opera → stratificazione di interventi che
doveva essere attestata dall'originale. Il principio vale per lo stemma precedente: A/A^1 e B/B^1 sono
la stessa edizione ma i secondi sono particolari esemplari usati come copie di lavoro per la revisione
dell'autore. Di solito gli esemplari con correzioni d'autore sopravvivono quando l'autore non porta a
termine la propria revisione oppure quando il testo revisionato non è pubblicato → Es. Canti
leopardiani Nc, cioè Napoletana corretta, esemplare con correzioni autografie della stampa napoletana
del 1835 (per un'edizione con Baudry che non fu mai realizzata) e interventi di mano di Antonio
Ranieri. Gli esemplari entrati in tipografia di solito sono distrutti dopo la stampa, ci sono alcuni casi
illustri di esemplari di tipografia (usato in tipografica come base per la realizzazione di un'edizione),
riconoscibili dalle annotazioni (segnature e pagine) che il compositore appone a penna sui margini del
suo antigrafo in corrispondenza della fine o inizio delle pagine del nuovo libro → evidenziano il
rapporto di filiazione tra un edizioni e l'altra. Le correzioni documentano le dinamiche della revisione.
Se l'esemplare revisionato dall'autore è disperso, solo l'edizione che ne deriva testimonia gli esiti della
revisione → difficile discriminare le innovazioni editoriali dalle correzioni d'autore. Es Orlando
Furioso: la tradizione è costituit da oltre 100 edizioni di pregio, di cui tre solo sono edizioni originali
perché realizzate sotto la sorveglianza diretta di Ariosto, che consegno in tipografia per l'edizione
ferrarese del 1521 un esemplare revisionato dell'editio princeps, mentre per la III edizione un
esemplare revisionato del 1521 con anche carte autografe (contenenti stesure definitive di nuovi canti
del poema) → trasmissione lineare, descrivibile in termini generici e più precisi:
A 1516 A 1516------A^1
| |
B 1521 B 1521 -----B^1+carte autografe
| | /
C 1532 C 1532
Per la perdita degli esemplari con correzioni d'autore, manca la prova diretta della revisione d'autore,
la testimonianza indiretta è offera dalla presenza di varianti che per la loro tipologia siano
riconducibili solo all'autore e non censure o innovazioni editoriali. È molto difficile attribuire varianti
all'autore perché il revisore editoriale era perfettamente capace di apportare modifiche con criteri
analoghi a quelli che avrebbe potuto seguire l'autore → necessario cercare fatti certi: data di morte
dell'autore, storia dell'elaborazione dell'opera, ruolo dell'autore nell'allestimento tipografico
testimoniati in lettere, dichiarazioni d'autore etc. Il filologo che illustra i rapporti tra edizioni deve
precisare se una stampa risulta un calco della precedente (eccetto per banali errori) o se presenta
consapevoli innovazioni formali o sostanziali per cui l'opera è riproposta rinnovata. Di solito lo
sappiamo dai frontespizi, ma tali dichiarazioni vanno verificate perché spesso rispondono all'esigenza
commerciale di promozioni della nuova edizioni, enfatizzandone i miglioramenti veri o presunti.
VEDI SCHEMI P 53 di tradizione radiale. In (1) D interrompe la tradizione lineare accogliendo a
modello B invece che C. Stabiliti i rapporti, si deve stabilire il valore ecdotico, acertando o escludendo
la presenza di varianti d'autore e formulando ipotesi compatibili con la docuemntazione esistente. In
nessuno dei 4 casi i B,C,D,E sono semplicisticamente descripti, perché potrebbero esserci state
revisioni d'autore, come illustrano gli schemi. Partendo dall'altro esempio:
A
/ \
B C
in (1) B e C condividono con A errori congiuntivi (dimostrano la dipendenza), ma presentano anche
errori separativi (dimostrano l'indipendenza)→ B e C indipendenti tra loro ma dipendenti da A. Questo
però può anche suggerire che B e C siano testimoni di varianti di stato non attestate da testimoni
conservati (2): Ax Ax^1
| |
B C
oppure che lo stampatore di C avesse usato un A^1 che l'autore ha corretto(3):
A----A^1
| |
B C
o si individua un preciso rapporto genealogico di Be C coi rispettivi Ax e Ax^1 conservati con varianti
di stato (4): A A^1
| |
B C
O ancora le lezioni divergenti di C rispetto a B potrebbero rincondursi a consapevoli interventi
editoriali mirati a sanare gli errori di B → non più valore separativo, trasmissione lineare (5):
A
|
B
|
C
Anche la più frettolosa delle edizioni a stampa riesce a togliere qualche errore del suo esemplare → la
presenza di un ampia serie di errori comuni a più testimoni ha valore congiuntivo, mentre l'assenza di
quegli errori non ha valore separativo.
Il dato costante è l'impossibilità di attribuire con certezza valore di descripti ai testimoni della
tradizione, perché teoricamnete le varianti e gli errori potrebbero attestare quelli d'un esemplare
perduto. L'ipotesi di un archetipo (copia di solito non conservata di un originale perduto da cui ha
avuto origine tutta la tradizione di un testo, subarchetipo si interpone tra l'a.e i rami della tradizione)
è più complessa nel caso delle tradizioni a stampa. SCHEMI P 55: in (1) errori separativi → reciproca
indipendenza, ma errori congiuntivi → suggerito un archetipo. (2) errori di A emendati per congettura
in B o B emendati in C → possibilità di una trasmissione lineare, non necessario postulare un archetipo.
(3) errori separativi di B da un perduto A con varianti di stato ed errori separativi di C da un perduto B
con varianti di stato situazione 3. Il filologo deve passare al vaglio tutte le informazioni (esterne e
interne) deducibili dalle singole testimonianze, con minuziosa collatio. Una genealogia è valida se
fondata sul concorso di tutti gli elementi significativi disponibili e quando non è indebolita da prove
contrarie o assunti non dimostrabili.
Scelta del testo-base (cioè testo di riferimento per l'edizione critica)
una tradizione a stampa pluritestimoniale pone il problema della scelta del testo-base. Quando in una
tradizione lineare non ci sono varianti significative e sicuri interventi d'autore, si sceglie l'editio
princeps, che rispecchia più fedelmente l'originale entrato in tipografia (le altre stampe ereditano
errori). Anche in caso di varianti significative, senza le prove certe di una revisione d'autore, ci si
attiene alla facies dell'edizione più autorevole, con un apparato critico di varianti e formulando in Nota
al testo le ipotesi sui possibili apporti dell'autore. Se tutti o alcuni testimoni hanno lo stesso grado di
autorità in quanto originalità, si è costretti a determinare quali di essi debba essere usato come testo-
base, scelto non solo per valutazioni ecdotiche ma anche per il modo di intendere il concetto di ultima
volontà d'autore. Per le trasmissioni mss si distingue di solito la tradizione attiva (cioè con emendata
da copisti spesso amatoriali o ope ingenii o ope codicum) e quiescente (riproduzione meccanica senza
correzione). Nel primo caso si pone il problema di distinguere le varianti e emendamenti dei copisti
(spesso molto colti e con capacità critico-interpretative) da quelle dell'autore. Questa tipologia è
normale nelle tradizioni a stampa: il compositore di solito è passivo, ma il correttore-revisore
interviene spesso. Un testimone autorevole per rapporti genealogici non dà garanzia di assoluta
fedelità all'originale. Si prendono le distanze da lezioni inattendibili perché in contrasto con l'usus
scribendi dell'autore. I casi di restauro congetturale o recupero delle lezioni autentiche da altri
testimoni devono avere valido fondamento e accuratamente motivati.
Sostanziali e accidentali
I filologi inglesi, lavorando sulla tradizione del corpus shakespeariano, hanno elaborato un metodo
basato sulla distinzione di varianti sostanziali (riguardo la lingua, i tratti sostanziali come sintassi,
lessico etc) e accidentali (riguardo aspetti grafematici e paragrafematici, grafia, diacritici,
interpunzione etc). Il "First Folio" (per il formato "in folio") è la prima edizione collettiva delle opere
shakespeariane, fu allestito usando precedenti edizioni ("in quarto") di singole opere, che furono
emendate sulla scorta di mss shakespeariani. Esso rispecchia la volontà dell'autore per tutte le
innovazioni sostanziali, mentre gli accidentali no → preferibili le stampe "in quarto" presumibilmente
più vicine all'originale perduto per gli accidentali, perché nel First Folio ci sono pesanti interferenze
del sistema dei vari compositori tipografici (Hinman ne individua almeno 5, con propri vezzi grafici e
linguistici) → proposta di usare il First folio per sostanziali e "in quarto" per gli accidentali. Questo
sistema in Italia non ha avuto fortuna. Fahy l'ha ritenuto qui inapplicabile per via della natura
essenzialmente fonetica dell'italiano, che fa apparire superflui i vezzi grafici arcaici o latineggianti privi
di rilevanza fonetica e soggetti a oscillazione. Di solito si attua un ammodernamento grafico, che
implica interventi sulle grafie a cui non corrisponde effettiva pronuncia (es h etimologiche)(NB in
inglese forte divario tra fonetica e grafia). Questa scelta non è priva di conseguenze e ha dei pro e dei
contro. Castellani e Stoppelli hanno espresso l'auspicio che le edizioni scientifiche presentino i testi
nella loro grafia originale. Gli accidentali inclduono i segni paragrafematici, cioè gli elementi esterni al
testo che ne garantiscono la piena comprensione (modificati possono modificare molto il senso).
L'antico sistema paragrafematico è molto diverso dal nostro e se ci si attenesse scrupolosamente ad
esso i testi sarebbero difficilmente fruibili e sembrerebbero più trascrizioni diplomatiche (cioè che
riproducono anche aspetti grafici ed esteriori). Il filologo deve mediare tra testo d'autore e il lettore,
perché l'opera mantenga il suo più autentico significato. Gli accidentali sono i più soggetti agli arbitri
dei copisti e compositori → il loro rispetto non garantisce la fedeltà alla volontà d'autore. Intervenire
sugli accidentali suggerisce l'inutilità di un atteggiamento conservativo rispetto al sistema g