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Nella prima metà del 200 Snorri Sturluson rielabora le saghe dei re di Norvegia nell’opera
Heimskringla, utile per conoscere la storia scandinava. La sua opera più famosa è l’Edda, un
manuale per i poeti di corte, gli scaldi, in cui viene spiegata la mitologia nordica pre-cristiana,
la tecnica poetica, la metrica, i sinonimi del linguaggio poetico e le figure retoriche. È anche
un’ottima fonte per quanto riguarda l’antica religione pagana germanica. Essa è conservata:
Codex Uppsaliensis , presente nella Biblioteca Universitaria di Uppsala;
• Codex Regius , nella Biblioteca Reale di Copenaghen;
• Codex Wormianus ;
• Codex Trajectinus , conservato in Olanda.
•
Sappiamo che Snorri fu influenzato dall’Edda poetica, una raccolta di carmi di autori
sconosciuti, una trentina di poesie di argomento mitologico ed eroico, di varia epoca.
Probabilmente risalenti anche al X sec. È contenuta principalmente nel Codex Regius, ma
alcuni frammenti sono contenuti anche in altri manoscritti, come il frammento A.
Oltre a questo tipo di poesia eddica, di tipo tradizionale, la letteratura norrena è composta
anche dalla poesia scaldica, poesia di occasione, di encomio o di infamia, composta dagli
scaldi, i quali erano poeti di corte che componevano brevi strofe su argomenti di ogni tipo,
con una metrica elaborata, molte figure retoriche e non sempre di chiara interpretazione.
2.6.4 Le lingue nordiche moderne.
Islandese. Grazie alla posizione isolata, l’Islanda ha potuto mantenere la propria lingua al
riparo dalle innovazioni che colpirono le lingue scandinave del continente. È dunque una
delle lingue più conservative di quelle germaniche, ancora ricca di flessioni, caratterizzata
dalla presenza della desinenza -ur del nominativo maschile singolare dei temi forti, delle
declinazioni, con quattro casi, e delle desinenze personali dei verbi.
A livello lessicale, i prestiti e le innovazioni sono molto pochi, poiché non subisce influssi
dal basso-tedesco, inglese e latino, a livello lessicale, tanto che si preferisce creare
neologismi con materiale lessicale e radici autoctone islandesi. Dato che i parlanti islandese
sono molto pochi non è mai entrato in uso l’adozione di un cognome di famiglia, ma si
preferisce accompagnare al nome di battesimo il patronimico. Si forma aggiungendo al
nome del padre l’elemento -son, figlio, per i maschi, e -dóttir, figlia, per le donne.
Feroese. Le isole Fær Øer, isole delle pecore, si trovano nell’Atlantico settentrionale, fra
Norvegia e Islanda, e sono le uniche a conservare la parlata scandinava fra le isole
occidentali occupate dai Vichinghi, dove invece prevale l’inglese. La varietà di nordico qui
parlata è il feroese o feringio, molto simile all’islandese per le sue caratteristiche
conservative. Solo 30.000 abitanti lo parlano.
Norvegese si è evoluto dal norreno, allontanandosi dalla lingua parlata in Islanda e subendo
dal XIV sec. una serie di semplificazioni grammaticali che lo differenziarono dalle altre
lingue nordiche occidentali che risalgono al norreno del primo Medioevo. Nel 1389 la
Norvegia venne unificata con il regno di Danimarca per poi rendersi indipendente nel 1814.
Durante questi anni dunque il danese si impose come modello di lingua ufficiale dei
documenti governativi, mentre il norvegese venne usato solo a livello orale.
Il dano-norvegese, sebbene presenti una forma scritta molto simile al danese, viene di fatto
pronunciato alla norvegese; questa nuova lingua che subisce gli influssi sempre maggiori
del danese viene detta riskmål, oggi bokmål “lingua libresca” ed è la più diffusa, sia come
lingua dei giornali che della letteratura.
Nel corso del ‘900 Ivar Aasen propose l’idea di una lingua norvegese autentica che fosse
basata sui dialetti della Norvegia occidentale, creando una grammatica e un dizionario della
landsmål “lingua del paese”; oggi nynorsk, ovvero neonorvegese e discende direttamente
dal norvegese antico. Entrambe le lingue sono ufficiali e c’è chi è più propenso per una o
per l’altra, mentre c’è invece chi si augura un avvicinamento tra le due, che comunque non
risultano così distanti tra loro, a livello parlato, tanto da poterle considerare due dialetti o
due varietà della stessa lingua.
Danese. Questa lingua, nella fase antica, era dotata di scarsa documentazione, più che altro
di origine runica. Sebbene appartenesse al sottogruppo del nordico orientale, insieme allo
svedese, a partire dal 1300 iniziò a staccarsi, portando avanti forme grammaticali meno
conservative e caratteristiche fonetiche originali. Per molti secoli, il danese fu parlato anche
nella Svezia meridionale, mentre nello Jutland si aveva il danese occidentale. Dal 1397 la
Svezia era sotto l’egemonia politica della Danimarca, per poi separarsi nel 1523,
sanzionando la scissione anche da un punto di vista linguistico, dato che si crearono due
diverse aree di influenza: a est lo svedese e a ovest il danese. Il danese fu inoltre influenzato
da molti prestiti dal basso-tedesco medio. Nel 1550 la Bibbia fu scritta in danese moderno
dopo la Riforma protestante. Per quanto riguarda la fonetica, il danese presenta una serie di
sonorizzazioni delle consonanti che non si sono verificate nello svedese; in danese non vi
sono le palatalizzazioni di /k/ e /g/, come invece accade nello svedese.
Il danese è al giorno d’oggi parlato in Danimarca e da alcuni residenti della Groenlandia ed
è la seconda lingua delle Fær Øer.
Svedese. Si hanno molte iscrizioni runiche, ma la vera prima documentazione scritta si ha a
partire dal 1250, con la raccolta delle leggi della regione di Västergötland, nel codice detto
Västgötalagen, Leggi dei Geati occidentali. La regione conserva il nome degli antichi
abitanti, i Götar o Geati, poi inglobati dagli Svedesi nel corso del VI sec. a.C.
Oggi lo svedese nazionale si basa sulla lingua e sul buon accento della regione di Svealand.
Lo svedese moderno si sviluppò nel 500 con la traduzione della Bibbia e la Riforma
protestante; la Bibbia di Gustavo Vasa, il primo re della Svezia indipendente dalla
Danimarca. Fra le lingue scandinave, fatta eccezione per l’islandese, lo svedese è la più
conservativa a livello morfologico, pur presentando molti prestiti dal basso-tedesco e dal
francese. A livello fonetico ha sperimentato alcuni fenomeni di palatalizzazione, in
particolare, quella dell’antico nordico /k, g/ che, in alcuni contesti, si sono trasformati nello
svedese /ç, j/.
Le lingue scandinave moderne di terraferma sono mutuamente comprensibili, mentre
l’islandese e il feroese necessitano di traduzione.
2.7 Il germanico del Mare del Nord. All’interno del germanico occidentale è presente l’area
del germanico del Mare del Nord.
2.7.1 Anglosassone. Esso è vicino al frisone dal punto di vista linguistico, e all’antico
sassone. L’anglosassone o inglese antico è presente a partire dal V sec., periodo delle prime
migrazioni, per poi terminare nel XI sec. con la conquista di Guglielmo il Conquistatore. Le
prime attestazioni sono brevi iscrizioni runiche e dall’VIII sec. in poi si hanno più
documenti e i primi codici scritti in questa lingua.
Il territorio inglese era diviso in dialetti regionali: quelli anglici a nord del Tamigi, quelli
sassoni a sud, e infine il dialetto del Kent. La regione anglica a sua volta era divisa in
dialetto northumbro nella regione a nord del Humber, e dialetto merciano in tutta la regione
centrale. A sud del Tamigi vi era invece il dialetto sassone occidentale del Wessex.
L’anglosassone, fin dalle prime iscrizioni runiche, presenta una fonetica molto particolare,
caratterizzata principalmente dalla palatalizzazione delle consonanti germaniche /k, g/; ciò
significa che a contatto con le vocali palatali si ha:
Germanico */k/ > anglosassone /č/; germanico
*bank-iz > anglosassone benc > inglese bench;
Germanico */g/ > anglosassone /j/;
Germanico *dag- > anglosassone dæg /dæj/ giorno > inglese day;
In presenza della geminazione germanico occidentale davanti a */j/:
Germanico */g/ > anglosassone /ğ/.
Palatalizzazione di */sk/: in posizione iniziale davanti a qualsiasi vocale il nesso germanico
*/sk/ > anglosassone /š/.
Per quanto riguarda le vocali vi è la palatalizzazione di */a(: )/. Inoltre i dittonghi */ai, eu,
au/ diventano:
Germanico */ai/ > anglosassone /a:/
Germanico */eu/ > anglosassone /eo/
Germanico */au/ > anglosassone /æa/ scritto <ea>.
Dalla fine del VII sec. si hanno fenomeni di metafonia vocalica, in particolare modo di /i/:
Germanico *fōt-iz piedi > anglosassone fēt > inglese feet.
In alcuni dialetti, soprattutto nel sassone occidentale, si ha il fenomeno del frangimento,
analogo a quello nordico, ma con modalità diverse; infatti in anglosassone si verifica
davanti a nessi consonantici inizianti per consonante velare /h, r, l/. Questo fenomeno
termina prima dell’VIII sec.
Le prime forme di letteratura sono scritte in dialetto northumbro, come ad esempio l’Inno di
Cædmon, della fine del VII sec., che rappresenta una poesia religiosa sulla creazione del
mondo, in versi allitterativi di tradizione germanica, ma di argomento cristiano.
Tra i primi documenti anglosassoni abbiamo l’iscrizione runica sul cofanetto Franks, uno
scrigno di osso di balena decorato a bassorilievo del 700 circa, le cui prime parole dicono
fisc flodu ahof on fergenberig “la marea scaraventò il pesce sugli scogli”.
Abbiamo inoltre alcuni versi del poemetto religioso Sogno della Croce, incisi in caratteri
runici sulla croce di Ruthwell, in northumbro.
All’VIII sec. risalgono inoltre i primi glossari latino-anglosassone.
La letteratura poetica anglosassone comprende: poesie cristiane di argomento religioso,
tratte da episodi biblici, vite dei santi e dei martiri; poesie profane, le elegie; indovinelli,
incantesimi, massime, poesie di celebrazione di battaglie storiche; poemi eroici di
argomento leggendario come Beowulf, che è il più importante, datato forse alla prima metà
del IX sec., tratta della lotta dell’eroe Beowful, re dei Geati, prima contro il mostro Grendel
e poi contro un drago. È un argomento tradizionale e favolistico, ambientato in Scandinavia.
Il linguaggio poetico è molto elaborato e lo stile elevato, così come il lessico è molto ricco.
Ancora più antico di Beowful è il Widsith, componimento didascalico che comprende i
nomi degli antichi re e popoli germanici.
Alcuni poemetti religiosi sono attribuiti al poeta Cynewulf, vissuto nel IX sec.
La produzione poetica anglosassone è conservata in quattro manoscritti:
-Codice di Beowful