Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
3.2 LA LEGGE DI VERNER
La legge di Verner spiega alcune lacune della legge di Grimm. Vi sono dei mutamenti che accadono per via
della trasformazione dell’accento, da libero e tonale in i.e. a fisso e intensivo in germanico, legato ad una
sillaba generalmente radicale. Quando l’accento non ricade sulla prima sillaba o sulla radicale, entra in gioco
la legge di Verner. Essa dice che quando l’accento i.e. cade sulla sillaba immediatamente successiva ad una
occlusiva sorda, e questa è tra elementi sonori, ci dà in germanico una fricativa sonora:
*k > *ǥ
*p > *ƀ
*t > đ
ᵁ >*ǥǝ
*k
La legge di Verner interessa anche la sibilante i.e. *s, che in germanico >*z
3.3 VOCALISMO IN GERMANICO
Interessa solo la sillaba radicale. (Se non segnalato, brevi)
*ă > *ă | *ā > *ō
*ŏ > *ă | *ō > *ō
*ə > *a
*ē > *ē₁
*e > *i / *e
Scompaiono la ŏ e la ā.Nel caso della *e, l’esito è determinato dalla sillaba successiva: vocale chiusa >*i,
negli altri casi *e. Stesso caso vale per *i ed *u i.e., che sono bivalenti, sia da vocali che da consonanti [*i >
*e/*i, la *u > *o/*u]. I ed u sillabiche rimangono invariate se non sono seguite da una vocale bassa.
I dittonghi mutano come le vocali normali:
- *oi > *ai
- *ou > *au
- *ei > *ī
3.4 MUTAMENTI FONETICI
1) Le fricative sonore in posizione iniziale e postnasale si realizzano (non diventano) come occlusive (non
hanno valore distintivo). In posizione interna o finale invece rimangono fricative sonore:
*ƀ > *b
*đ > *d
*ǥ > *g
*ǥɯ > *gɯ / *ǥ /*ɯ
La labiovelare sonora *ǥɯ può avere tre evoluzioni distinte a seconda del contesto:
• in posizione post-nasale diventa un’occlusiva sonora [*ǥɯ > *gɯ]
• in posizione non post-nasale può aver due sviluppi a seconda della vocale successiva:
• se la vocale è aprocheila (i,e,a), perde l’elemento labiale [*ǥɯ > *ɯ]
• se la vocale è procheila (o, u) [*ǥɯ > *ǥ]
2) Il germanico torna ad avere una ā. Con una sequenza di questo tipo *Vnh (vocale + nasale + fricativa
sorda), il risultato sarà la caduta della nasale e l’allungamento della vocale >*āh (es.).
3) Nei nessi in cui *e/*i oppure *o/*u son oseguiti da nasale+consonante, si sviluppano sempre in vocali alte
[*i/*u]: [*e/*i] + n + C > inc | [*o/*u] + n + C > unc
4) In alcuni sporadici casi in germanico la forma *hw diventa *f; *hw tende a dissimilarsi in *f in vicinanza di
altre consonanti labiali o labiovelari, fenomeno contrario dell’assimilazione.
(es: IE penkwe > germanico finhwe, tedesco funf, gotico fimf.)
Nel latino invece succede il contrario. E’ la labiale iniziale a mutare (quinque). L’alfabeto gotico è detivato
dall’alfabeto greco maiuscolo (come il cirillico). Le altre lingue germaniche usano l’alfabeto latino.
3.5 MUTAMENTI MORFOLOGICI
In germanico agisce un fenomeno chiamato sincretismo casuale, grazie al quale il numero di casi
grammaticali viene ridotto da 8 a 6, in germanico comune (vocativo e ablativo confluiscono nel dativo).
Tende a scomparire anche lo strumentale che confluisce nel dativo, ma in alcune lingue sopravvive (es:
sassone), mentre nel gotico sopravvive il vocativo. Il germanico elimina uno dei numeri, il duale, ma
mantiene la distinzione tra i generi. Nel germanico viene introdotta una doppia flessione nell’aggettivo, che
si declina in maniera autonoma in due modi, forte e debole. La flessione debole è presente in un contesto
determinato, quella forte in un contesto indeterminato.
In germanico viene poi introdotta la cronologia verbale, mutando così l’ordine aspettuale dei verbi i.e., e
dando vita a due tempi: il preterito (perfetto i.e.) e il presente. Il primo è inteso come passato, il secondo per
le azioni presenti e le verità assolute. La flessione dei verbi dell’i.e. viene mantenuta ma nel germanico viene
introdotta la distinzione tra flessione forte (matrice i.e.), che prevede una variazione apofonica dei verbi, e
flessione debole, che aggiunge al preterito un suffisso in dentale.
4.1 DOPO IL GERMANICO COMUNE: mutamenti fonetici
Dopo la rottura tra i popoli germanici, i dialetti iniziano a differenziarsi e si distinguono in: occidentali
(tedesco, sassone, anglofrisio), orientali (gotico, vandalico, burgundo) e settentrionali (lingue scandinave,
svedese e danese, islandese).
- Fenomeni che colpiscono tutto il germanico, tranne l’orientale:
passaggio da *ē₁ > *ā;
• rotacismo: mutamento che interessa la sibilante sonora *z (che per legge di Verner viene da *s > *z), che
• diventa una vibrante nelle lingue germaniche (*z > *r), tranne in quello orientale che si mantiene.
- Fenomeni che colpiscono solo il germanico occidentale:
• geminazione: causa il raddoppiamento delle consonanti (esclusa la vibrante) se seguite da semivocale *j
(palatale), e più raramente da *m,*n,*u,*l. La semivocale causa raddoppiamento e poi scompare e si verifica
solo in sillaba breve. La vibrante non subisce mai geminazione.
• *d / *ð > *d in qualunque posizione. La fricativa dentale sonora si realizza sempre come un’occlusiva.
- Metafonia:
La metafonia è un fenomeno che interessa le vocali. Può essere palatale o velare; si verifica quando una
vocale bassa o media è seguita da una vocale alta: la vocale bassa o media provoca un innalzamento o una
anteriorizzazione. Si tratta di un fenomeno di assimilazione, se le due vocali hanno timbri troppo “diversi”,
viene ridotta la distanza aticolatoria, assimilando l’una all’altra. La metafonia palatale è causata da una
vocale o semivocale alta (*i / *j), la metafonia velare è causata da una (*u / *w).
La metafonia palatale comporta il passaggio da a > e, da e > i, da o > e, da u > i /y/; comporta la nascita del
suono /y/. La ă subisce metafonia palatale sempre, diventa e se seguita da i o j.
La metafonia palatale comporta *e > i, può agire su tutte le vocali anteriori; in inglese e nelle lingue
germaniche occidentali si sviluppa in una dittongazione, in tedesco solo e > i.
- Seconda mutazione consonantica: [il tedesco]
Il tedesco si divide in alto e basso in base alla posizione geografica dei suoi parlanti; il tedesco alto si
distingue per gli effetti della seconda mutazione consonantica (VI secolo). Colpisce le occlusive sorde e
sonore del germanico provocando un assordimento delle sonore e una assibilazione delle sorde.
occlusive sorde→affricata sorda/fricativa intensa occlusive sonore occlusive sorde
→
*p > pf / ff *b > *p (solo in dialetti alto tedeschi antichi)
*t > ts / ss *d > *t
*k > Kx / hh *g > *k (solo in dialetti ata, allemanno e bavarese)
*kᵁ > hɯ *gɯ
Le occlusive sorde possono avere due esiti: affricate sorde, in posizione iniziale, post-consonantica o
geminazione, o fricative intense, in posizione intervocalica e post-vocalica. Eccezioni fatte per i nessi *st / *sp
/ *sk e *ht / *hf che non subiscono mutazione. L’ultimo mutamento dei dialetti tedeschi indipendenti dalla
mutazione è il passaggio dalla fricativa dentale sorda Þ alla occlusiva dentale sonora [*Þ > d]
]
- L’inglese [palatalizzazione delle consonanti nel gruppo anglofrisio
Le lingue anglofrisie (frisone antico, l’inglese antico e il sassone) sono strettamente imparentate; sono tutte
lingue settentrionali, non presentano la seconda mutazione consonantica e sono caratterizzate dalla
palatalizzazione delle consonanti. In presenza di vocali palatali (i, e, æ) e della semivocale /j/ le occlusive
velari /k/ e /g/ diventano palatali. Si sviluppa una dittongazione, un secondo appoggio che anticipa la vocale
successiva. [In sassone quest’innovazione ha lasciato solo delle tracce, ma nei documenti che abbiamo
appare eliminata per influsso tedesco. Siamo a conoscenza di ciò grazie ad errori scribali. Ad esempio
troviamo scritto nell’Heliand sia gieban che ieban. Nel IX sec il sassone stava subendo un processo di
tedeschizzazione. I sassoni hanno ricevuto la scrittura e il cristianesimo dai Franchi. L’Heliand infatti è un
testo funzionale alla conversione dei Sassoni ed è ideologicamente franco; scritto in sassone perché era
diretto ai sassoni, ma risente del modello linguistico franco, che è tedesco.]
Tutte le lingue anglofrisie tendono a monottongare i dittonghi germanici (sostituendoli con vocali semplici).
• in inglese antico: *ai > ā | *au > ea [es: (ted) laufen > (ingl) leap (ingl antico) hleapan]
• in frisone: *ai > e | *au > a
• in sassone: *ai > e | *au > o
Questo fenomeno è successo anche in italiano per i dittonghi latini (es Cesare e cosa da Caesar e causa).
La tendenza è a sonorizzare le sorde in ambienti sonori (in posizione intervocalica o a contatto con altre
consonanti sonore) e ad assordire le sonore in ambiente sordo (inizio/fine o contatto con consonanti sorde).
Nel nesso germanico *Vnh scompare la nasale e la vocale si allunga; succede in tutte le lingue germaniche.
Nelle lingue anglofrisie succede davanti a qualsiasi fricativa sorda germanica (non solo davanti ad h).
Un’altra importante caratteristica delle lingue anglofrisie è la metatesi della vibrante, la tendenza a cambiare
di posto la vibrante con qualsiasi vocale sia a contatto.
Es: (got) bairths, chiaro > (ingl) bright.
4.2 MORFOLOGIA VERBALE: dall’Indoeuroepo al germanico, dal germanico alla divisione in dialetti
In i.e. distinguiamo 6 classi di verbi forti e 4 di verbi deboli.
- I verbi forti si distinguono per la variazione apofonica nel formare il presente, il preterito (sia singolare che
plurale) e il participio. Le prime tre classi di verbi hanno radice con struttura (c)VSC
• 1° classe (sonante caratterizzante i )
serie apofonica i.e. serie apofonica germanico
presente (grado norm) *ei *ei > *ī
preterito singolare (g.n.) *oi *oi > *ai
preterito plurale (g. 0) *i *i > ĭ
participio preterito *i *i > ĕ
[N.B. Al grado 0 la vocale scompare e rimane solo la sonante]
In quasi tutte le lingue germaniche c’è la tendenza ad assimilare le ultime due forme del paradigma.
Un esempio è dal gotico: verbo steigan (salire), che fa steigan – staig – stigum – stigans. Nelle altre lingue
germaniche la serie è alterata in modo vario, ad esempio in inglese antico abbiamo: stigan – stag – stigon –
stigen, in ted antico: stigan – steig – stigon – stigen, in sassone antico: stigan – steg – stigon – stigen
• 2° classe (sonante caratterizante u ):
serie apofonica i.e. serie apofonica germanico
presente *eu *eu > *īu
preterito singolare *ou *ou > *au
preterito plurale *u *u > u
participio preterito *u *u > o
Es gotico: kiusan – kaus – k