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CONVIVIO:

Il principale modello del Convivio è il commento medievale, legato alla lectio

universitaria che consisteva appunto nella lettura di un testo fondamentale della

disciplina seguito dal commento del docente, volto non solo a chiarire il significato del

testo, ma anche a sviluppare alcuni temi in varie trattazioni indipendenti.

Il Convivio è diviso in quattro trattati, il primo dei quali funge da introduzione e gli altri tre

da ampio commento alle tre canzoni dantesche: Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete;

Amor che ne la mente mi ragiona; Le dolci rime d'amor ch'i' solia. L'opera rimase

interrotta, poiché l'originale progetto prevedeva il commento a 14 canzoni, e il

quattordicesimo trattato doveva essere dedicato alla Giustizia, per cui sarebbe stata

destinata la canzone Tra donne intorno al cor mi son venute. In quanto l'opera è divisa

tra prosa e poesia, essa può definirsi un prosimetro e si presenta anche come opera

enciclopedica, rivelando, sin dall'inzio, la sua vocazione didattica. Per la cronologia,

essa si può dedurre da alcune indicazioni intrinseche: Dante allude al suo esilio

sostenendo di aver mendicato "per le parti quasi tutte" d'Italia; l'intenzione di scrivele

"uno libello di Volgare Eloquenza", che fu iniziato prima del febbraio 1305, in quanto

ricorda come vivente Giovanni marchese del Monferrato, morto in quella data; Federico

II di Svevia è detto "ultimo imperadore deli Romani- ultimo dico per rispetto al tempo

presente, non ostante che Ridolfo e Andolfo e Alberto poi eletti siano": conta che tra gli

eletti non si ricorda ancora Enrico VII di Lussemburgo, che assunse il titolo il 1308.

Quindi, l'opera fu scritta tra il 1304 e il 1308, mentre le canzoni in precedenza tra il 1293-

1295.

Il titolo di Convivio è conseguente alla metafora iniziale dove il sedersi alla "mensa dove

lo pane delli angeli si manuca", significa dedicarsi allo studio della scienza per

conseguire la sapienza.

Trattato I: per assecondare il naturale desiderio nell'uomo di sapere, l'autore invita a un

metaforico banchetto nel quale 14 canzoni di tema amoroso e morale saranno la

vivenda e il commento sarà il pane. Quest'opera è frutto della maturità dell'autore, che

risponde ad alcune eventuali obiezioni: se parla di sé, non è per vanagloria, ma da una

parte perché la sua esperienza può essere utile al prossimo, come quella di S.Agostino

nelle Confessioni, dall'altra per difendersi dalle calunnie infamanti di chi lo potrebbe

accusare di leggerezza leggendo le sue canzoni amorose, e per questo il poeta

mostrerà il loro vero significato nascosto sotto il velo dell'allegoria. Il commento se non

fosse stato scritto in volgare, rispetto ai testi poetici non sarebbe stato subalterno,

perché, vista la maggior nobiltà del latino, avrebbe avuto un prestigio superiore, né si

sarebbe convenientamente adattato a spiegarlo. L'uso del volgare è suggerito all'autore

dalla generosità di chi vuole giovare a molti,e da naturale amore per la propria lingua.

Trattato II:

Canzone: Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete.

Viene lodata una donna dalla ineffebile bellezza nell'ammirare la quale l'anima del poeta

si smarrisce; poche sono le persone che possono capire il senso della canzone, ma tutti

possono quanto meno godere della sua bellezza.

Spiega quali sono i quattro sensi della scrittura: il primo, il letterale, è quello dal quale

bisogna sempre prendere le mosse, e nei poeti esso è fittizio e appare sotto forma di

favola; il secondo, l'allegorico, è la verità nascosta sotto la favola; il terzo, il morale, è

l'insegnamento che si ricava dal testo; il quarto, l'anagogico, è il senso che rinvia alle

verità spirituali e ultime: esso si rintraccia nelle scritture sacre, le quali sono vere,

contrariamente alla poesia, anche nel loro significato letterale. Quando e perché fu

composta la canzone: ovvero dopo due rivoluzioni di Venere (1168 giorni) dalla morte di

Beatrice (8 giugno 1290), quindi nell'agosto del 1293, per la donna gentile che consolò il

poeta, di cui si parla alla fine della Vita nove. Nella canzone il poeta si rivolge alle

Intelligenze, cioè agli angeli, che muovono il cielo di Venere. Digressione sui nove cieli:

Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, cielo delle Stelle fisse, Cristallino o

Primo Mobile (perché da lui iniziano i moti degli altri cieli). Al di là di essi sta l'Empireo, di

natura spirituale, dove sono Dio e gli altri beati. Digressione sulle gerarchie angeliche,

quali sono e a quali cieli sono deputate come motori. Il cielo di Venere è governato dai

Troni e induce negli uomini l'amore.Esposizione letterale della prima e della seconda

stanza. Digressione sull'immortalità dell'anima. Esposizione letterale delle altre due

stanze e del congedo. Esposizione allegorica: la donna gentile che consolò il poeta dopo

la morte di Beatrice rappresenta la filosofia. Ogni cielo rappresenta una scienza: Venere,

cui il poeta si rivolge nella canzone, rappresenta la Retorica. Lo studio della retorica

indusse nell'autore l'amore per la Filosofia.

Trattato III:

Canzone: Amor che ne la mente mi ragiona.

Il poeta loda la stessa donna, ma la sua natura è difficile sia da comprendere sia da

esprimere con linguaggio umano. Ella piace a Dio e mostra le gioie del paradiso. Nel

congedo si riferisce ad una sorella della canzone, che apparentemente dice il contrario

di questo, chiamando la donna "fera e disdegnosa". Esposizione letterale della prima

stanza: cos'è "amore" e cos'è "mente". Amore si manifesta diversamente a seconda del

grado di perfezione della creatura; proprio dell'uomo è l'amore razionale, che opera nella

mente, rivolto alla virtù e alla verità. Il tema soverchia le capacità dell'intelletto e il

linguaggio è insufficiente a esprimere ciò che l'intelletto ha appreso. Digressione sdui

movimenti del Sole, sulle ore del giorno e sulla diversa capacità della creatura di

ricevere la virtù divina. Esposizione letterale della quarta stanza; l'anima di rivela

pirncipalemte nel viso, nella bocca e negli occhi. Nel congedo rivolto alla stessa canzone

il poeta si riferisce a una ballata (Voi che savere ragionar d'amore) contrastante con la

canzone , in quanto chiama la donna gentile "fera e disdegnosa", ma ciò avvenne solo

perché la ballata considerò la donna solo dalle apparenze. Visto che la donna di cui

parla è la Filosofia, si spiega il valore del vocabolo, che significa "amore di sapienza", e

si illustra chi possa dirsi filosofo. Il Sole è per molte ragioni adatto a rappresntare Dio; la

Filosofia è emanazione divina e viene fruita dalle intelligenze angeliche e dall'intelletto

umano. E' lodata in quanto Amore e in quanto Sapienza. Spiega che nella ballata l'ha

chiamata "fera e disdegnosa", perché tale era ai suoi occhi in quanto faticava a

comprenderla.

Trattato IV:

Canzone: Le dolci rime d'amor ch'i' solia.

Il poeta abbandona le rime allegoriche, per parlare direttamente di contenuti filosofic, e

in particolare della nobiltà, dimostrando fallace l'opinione di coloro che ritengono che

essa derivi dalla ricchezza o dall'appartenenza a una schiatta. Poi dimostra cosa sia la

nobiltà. Il poeta scrisse questa canzone, che non ha significato allegorico, per

correggere false opinioni su cosa sia la nobiltà. Due errate opinione fondate

rispettivamente sull'autorità imperiale e su quella filosofica. La prima fu sostenuta

dall'imperatore Federico II, che affermò che la nobiltà era "antica ricchezza e belli

costumi". L'opinione comune si fermò alla prima parte della definizione, ritenendo che

nobiltà stesse solo nella ricchezza: il Filosofo per eccellezza, Aristotele, spingerebbe ad

avvallare questa tesi in base al principio che nell'opinione dei più c'è sempre qualcosa di

vero. Natura e limiti dell'autorità imperiale: necessità di un unico monarca e elezione

divina dellìimper romano, il cui potere fu raggiunto non per forza ma per virtù. La

Provvidenza stabilì che Roma riunisse la terra per renderla disposta ad accogliere la

venuta di Cirsto. Sull'autorità filosofica: cosa significa "autorità"; Aristotele ne è il

massimo rappresentante. Digressione sulle varie scuole filosofiche antiche. A proposito

delle opinioni sulla nobiltà, da una parte quella dei più in questo caso ha preso

ingiustamente piede, dall'altro l'autorità imperiale nel caso specifico non è cogente, non

avendo in questo caso giurisdizione. Riprova l'opinionedel volgo dimostrando che le

ricchezze sono voli. La imperfezione delle ricchezze si vede anche dai modi con cui si

acquistano. Il desiderio di ricchezze è insaziabile e dunque imperfetto. Anche il desiderio

di sapere appare insaziabile, ma non vuol dire che sia imperfetto perché, in realtà,

desideri della scienza sono molti, ma via via vengono saziati e se ne presentano di

nuovi. La nobiltà non è prerogativa della sola razza umana, in quanto è nobile tutto ciò

che è eccellente. Non è vero che necesseriamente un uomo è nobile se di padre nobili:

infatti gli uomini derivano tutti da un unico progenitore. "Nobile" non deriva da nosco

("conosco"), ma da "non vile"; la nobiltà si riconosce dagli effetti, che nell'uomo sono le

virtù intellettuali e morali. Le virtù morali secondo Aristotele sono 11: ognuna consiste in

una qualità mediana tra due vizi opposti. Le virtù morali conducono alla vita attiva e le

intellettali alla contemplativa, ciascuna delle quali è finalizzata ad una diversa felicità.

Ogn virtù morale procede dalla nobiltà. La nobiltà non può essere privilegio di una

famiglia, ma è una grazia divina data alla persona: sono le persone che fanno nobili le

famiglie. Tale grazia si infonde dalla generazione dell'anima nel feto, fino ai doni elargiti

all'anima dallo Spirito Santo. Poiché l'animo ha una doppia attività, pratica e speculatva,

due sono i fini della nostra vita, cioè le due felicità. Come si riconosce il nobile uomo;

rassegna delle età dell'uomo: adolescenza, gioventù, "senettute" e "senio"; ognuna ha la

propria perfezione a seconda delle sue caratteristiche e virtù peculiari. Sull'adolescenza,

adducendo l'autorit&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
30 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ostakista di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia e critica dantesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Fiorilla Maurizio.