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Riassunto esame Etica della comunicazione, prof. Gessi, libro consigliato: "Guida alle etiche della comunicazione", Autore Fabris Adriano Pag. 1 Riassunto esame Etica della comunicazione, prof. Gessi, libro consigliato: "Guida alle etiche della comunicazione", Autore Fabris Adriano Pag. 2
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C'è una stretta connessione fra comunicazione nella sfera pubblica e il principio di cittadinanza: attraverso

le azioni di comunicazione si può contribuire ad allargare l'esercizio di quel tipo di cittadinanza consapevole

dei problemi comuni, informata dei propri diritti e nello stesso tempo possono cooperare alla costruzione di

un valore sociale ed economico in modo nuovo per prevenire i conflitti.

- Etica e innovazione

Le tecniche di comunicazione migliorano le performance di un organizzazione in quanto contribuiscono un

aumento dell'efficacia, ma la stabilità sarà data introducendo anche la dimensione etica della

comunicazione e delle sue tecniche.

Le amministrazioni devono migliorare il benessere nella propria organizzazione per valorizzare le risorse

umane, aumentare la motivazione, migliorare i rapporti dirigenti operai, accrescere il senso di

appartenenza, rendere attrattive le amministrazioni pubbliche, migliorare l'immagine interna ed esterna,

prevenire i rischi psicologici.

-La comunicazione dell'etica

L'etica non è un prodotto perché non può essere confezionato e venduto a qualcuno, non può essere

comunicato con dissimulazione e perché poi non ci sarebbe nulla da dire su di se.

Uno dei maggiori strumenti per rendere visibile la dimensione etica delle attività di una pubblica

amministrazione è costituito dal recente fenomeno dei bilanci sociali. I bilanci sociali sono quei prodotti che

intendono rendere conto in modo trasparente e partecipativo ai cittadini e interlocutori ente pubblico.

Il compito del comunicatore pubblico è mantenere viva la sensibilità etica delle relazioni pubbliche ed

istituzionali attraverso linguaggi e strumenti della sua professione.

6 Problemi etici della comunicazione biomedica il caso della relazione medico paziente

Il problema della comunicazione in ambito biomedico assume due aspetti:

1 Comunicazione nella biomedica

, riguarda i modi linguistico-concettuali con i quali ridefinire o adeguare

l’apparato etico categoriale della medicina stessa tenendo conto delle rapide trasformazioni del settore e

dei problemi innescati da queste stesse trasformazioni.

2 Comunicazione all'opinione pubblica della biomedicina : vi è la necessità del pubblico di essere informato

e di capire le scelte che ognuno di noi si troverà ad affrontare nel corso della vita.

Distinguiamo dunque due aree della comunicazione biomedica:

1 pubblica: istituzioni sanitarie/cittadini

2 privata: mass media - opinione pubblica

A livello biomedico professionale si è a lungo pensato che una e una sola fosse la concezione morale vera

di che cosa fosse vita buona. Si presumeva fosse quella stabilita dal medico esperto conoscitore della vita

fisiologica delle persone. Una volta si considerava i medico come l’interprete migliore e unico interprete

della visione vera della vita buona ( questa concezione è detta paternalismo medico). Ora non è più così: a

pluralità delle soluzioni terapeutiche e l’incremento della libertà di scelta dei pazienti hanno messo in crisi la

natura finalistica della medicina.

La centralità del principio di autonomia ha un’espressione pragmatica nel principio del consenso libero e

informato del paziente: la sostanza di questo principio è l’idea che nessuno può essere espropriato del

diritto di scelta riguardo ad atti che ricadono su di sé.

La correttezza dell'atto medico può essere assicurata solo da un adesione volontaria:

-> atto medico legittimo

-> illegittimo (atrocità naziste, processo di Norimberga)

La comunicazione biomedica nella relazione medico-paziente (RMP) è interpretata in due modi:

1 insieme di atti verbali/non verbali/scritti con i quali dare espressione al consenso (o dissenso)

2 creare il consenso.

Lo scopo è quello di eliminare le componenti di spersonalizzazione e di reificare il rapporto sanitario.

La precisione, la chiarezza e la congruità dell'informazione sono le precondizioni della comunicazione tra

medico/paziente (codici deontologici)

È in questo contesto che emerge l'importanza della comunicazione biomedica in due modi:

1 Comunicazione parziale/minimalista: esorta una comunicazione puntuale e concisa

2 Comunicazione totale/perfezionista: promuove una comunicazione coinvolgente, ripetuta e illimitata.

L'adesione a questi modelli dipende dall'idea di autonomia degli individui.

Per essere autonome le persone hanno bisogno di abilità riflessive ed autoriflessive, di saper riconoscere

le opzioni e scegliere tra esse. Per fare ciò utilizzano due modelli:

Autonomia individualista (c'è o non c'è)

Autonomia relazionale (è un punto di arrivo da migliorare)

Rischi: proiettare sul paziente una presunzione di autonomia, effetto placebo, contro le chances di

guarigione (diminuzione)

Comunicazione medico paziente: terreno comune ad entrambi.

Per entrambi i modelli la comunicazione deve essere fornita a pazienti in grado di intendere e di volere, ai

pazienti e non alla famiglia.

Conclusione

Questione morale: obbligo dei medici di informare il paziente per poter decidere in maniera autonoma e

responsabile.

È una questione di fatto se valga la pena incrementare uno dei due modelli.

La comunicazione biomedica deve essere un mezzo che soddisfi le preferenze degli individui, siano poi

essi interessati a una comunicazione coinvolgente o, al contrario, parziale.

7 Etica della comunicazione interculturale

L'interesse per la comunicazione interculturale sta crescendo anche in Italia.

L'aggettivo interculturale si riferisce alla situazione comunicativa nella quale gli interlocutori provengono da

contesti socio - culturali differenti: differenti fra atteggiamenti, comportamenti, codici per la comunicazione

verbale e non, sistemi di valori e credenze dei quali sono portatori.

Il problema principale sul piano etico è individuare strategie efficienti per il trattamento delle differenze. La

difficoltà di elaborare soluzioni è evidente nel caso dei potenziali conflitti causati dai differenti contesti

culturali che pretenderebbero una soluzione etica fondata sulle categorie del riconoscimento, del rispetto e

della responsabilità.

La scoperta dell'interculturalità ha coinciso con la necessità di risolvere problemi teorico - pratici dovuti al

progressivo divenire stanziale degli immigrati. La convivenza con un altrove accanto a noi crea così un

bisogno di conforto con la diversità. La dissoluzione dei confini tra noi e loro possono essere illustrate

considerando il progressivo passaggio del concetto si assimilazione a quello di integrazione nell'ambito

della riflessione sul multiculturalismo.

Nonostante l'assimilazione costituisca ancora oggi la strategia cui si ricorre più frequente per regolare la

convivenza tra diversi, si sta facendo sempre più strada la convinzione che essa non sia sufficiente a

pervenire il maggior numero di conflitti interculturali. Questo perché lo straniero in quanto ospite sul nostro

territorio, deve completamente adeguarsi alle nostre leggi e al nostro insieme di credenze e comportamenti

condivisi. Ciò non funziona per due motivi :

1 l'atteggiamento assimilazionistico perde di vista il fatto che gli immigrati sono individui portatori di una

cultura interiorizzata che per quanto modificata, non potrà mai essere cancellata

2 questo processo di assimilazione è stato favorito dal fatto che quell'atteggiamento di fondo ha favorito

politiche tendenti ad incoraggiare la trasformazione degli immigrati in individui come noi a tutti gli effetti,

senza accorgersi che ciò implicava un pregiudizio nei confronti della cultura di provenienza senza tener

conto che tale operazione provocasse una reazione di autodifesa tale da causare una reazione contraria.

L'assimilazione non ha quindi un carattere etico perché al suo fondamento non sta il rispetto della

differenza ma la convinzione che sia meglio per l'altro diventare come noi.

Al processo assimilazionista si va sostituendo quello di interazione che sottolinea maggiormente la

necessità di un reale dialogo tra noi e loro fondato sul confronto con le differenze inteso come un

arricchimento reciproco.

L'integrazione non esclude qualche elemento di assimilazione per evitare reazioni di autodifesa da parte

nostra quando ci sentiamo in qualche modo minacciati da altri.

Dal punto di vista etico, l'integrazione è maggiormente in grado di rispettare le differenze poiché la

responsabilità per la preservazione e la valorizzazione delle differenze è il suo principio animatore.

Anche qui sussiste un problema:

le differenze sul piano dei valori generano piuttosto facilmente sul piano dei valori piuttosto facilmente

conflitti nelle situazioni concrete, tali conflitti possono essere di due tipi:

1 per la prima strategia di procede ad una soluzione caso per caso, il cui svantaggio consiste

nell'impossibilità di estendere soluzioni adottate solo a situazioni simili.

2 si adottano interventi mirati a imporre il rispetto delle differenze, contemperando le posizioni di tutti gli altri

presenti nel contesto di riferimento.

Quest'ultima soluzione è quella più spesso adottata perché è più semplice e più equa.

Documenti normativi

Il documento che più ha a che fare con l'elaborazione di un sistema etico - giuridico di criteri per la

comunicazione interculturale è la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) : in questo documento

i diritti e i doveri considerati sono sempre riferiti agli individui, in quanto esseri umani e non in quanto

appartenenti ad una determinata cultura. Il documento è ispirato ad un presupposto etico di tolleranza

globale dalla quale derivano tutti i diritti esplicitamente presi in considerazione. La volontà si trasformare i

diritti umani in un sistema etico-giuridico, di riferimento per l'intera umanità è ribadito nell'articolo 2, dove

sancisce che ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà.

Tuttavia pare potersi affermare che questa dichiarazione no risolva i problemi e ciò perché dal suo

orizzonte resta esclusa la preservazione delle differenze. Sembra infatti che essa sia ancora animata da

uno spirito inconsapevolmente assimilazionista.

Il fatto che molti problemi rimangano irrisolti lo dimostra anche la convenzione internazionale sulla

protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Questo documento si mostra

molto più attento alla tutela delle differenze e prevede dettagliatamente quali diritti debbano essere attribuiti

ai lavoratori migranti:

~ ogni caso di espulsione deve essere visto singolarmente

~ la decisione deve essere notificata in lingua comprensibile al soggetto

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
10 pagine
5 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher layla95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica della Comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Gessi Sergio.