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DAMASO E I MARTIRI DI ROMA
Introduzione
San Girolamo descrive Damaso come vescovo di Roma che scrisse molti versi e che morì
1. ottantenne sotto l’impero di Teodosio.
Il Liber Pontificalis invece riporta molte più notizie: nato forse a Roma (o Spagna) divenne
vescovo di Roma tra il 366-384, ma fin da subito ebbe difficoltà con l’altro pretendente al
seggio episcopale Ursino che venne allontanato da Roma nel 371. Tuttavia nella città erano
presenti sette scismatiche (es. arianesimo) che perdurarono per tutto il suo pontificato.
Damaso consolidò la Chiesa, promulgando le prime decretali, incaricò San Girolamo di
tradurre in latino la Bibbia e infine si realizzò il definitivo passaggio della liturgia cristiana
dal greco al latino.
Nel 384 Damaso muore e le sue spoglie furono tumulate nella basilica cimiteriale tra via
Appia e Ardeatina, vicino alle tombe della madre Lorenza e la sorella Irene.
Damaso promosse e diffuse il culto dei martiri, attraverso una serie di elogia in versi incisi
2. su lastre marmoree dal calligrafo Furio Dionisio Filocalo. Gli elogia servivano a trasmettere
le gesta di coloro che “perfino con l’effusione del sangue” avevano contribuito a diffondere
la fede cristiana. Dell’intera produzione damasiana ci giungono a noi pochi resti (a causa dei
goti), gli altri ci sono pervenuti indirettamente nelle Sillogi medievali.
A Damaso si devono anche gli apparati monumentali nei quali queste iscrizioni furono
inserite, si trattava di cibori o pseudo cibori marmorei costituiti da due colonnine frontali
sormontate da un arco o timpano o architrave e corredati da transenne o plutei (molto simile
al trofeo di Gaio del II sec eretto sulla tomba di Pietro in vaticano!).
Modifiche strutturali furono le aperture di lucernari oppure scale per facilitare i pellegrini.
La poesia damasiana si basa sulla poetica virgiliana, ma deve essere considerata funzionale
3. per propagandare e comunicare la sua politica. I martiri sono esempi di eroismo per i fedeli.
La solennità degli epigrammi è accentuata dal ritmo dell’esametro eroico virgiliano e da
alcune frasi che rimandano agli scritti di Virgilio (es. turba piorum, schiera dei santi,
caelestia membra, spoglie dei martiri). Queste narrazioni sono documentate e a volte viene
menzionata la fonte sulla quale il pontefice si fonda (es. dei SS. Pietro e Marcellino la fonte
è il carnefice), se non presente Damaso comunque fa capire di aver raccolto fonti.
Filocalo seppe far rivivere le migliori tradizioni dei lapicidi e dei calligrafi del primo secolo
4. e creare un tipo di scrittura monumentale nuova. I caratteri fondamentali di questa scrittura
sono: tratteggio fortemente contrastato delle lettere (quelle orizzontali sono sottili, i tratti
verticali ed obliqui grossi i discendenti sottili gli ascendenti), forme schiacciate, presenza di
arricciature ornamentali alla fine delle aste verticali.
Testi, Traduzioni, Commenti
Capitolo 1 – Prosciugamento del Cimitero Vaticano
L’iscrizione doveva essere nei pressi della sorgente che alimentava la piscina del battistero
vaticano, sempre opera di Damaso. Damaso riuscì a drenare l’acqua dell’area cimiteriale del
colle Vaticano sbancando una grande quantità di terra ed una serie di scavi in profondità,
dopo venne fatto asciugare il terreno e canalizzata la sorgente.
La sorgente “che porta doni salutari” alimentava la fonte battesimale e la fontana posta al
centro dell’atrio della basilica costantiniana.
Forse l’acqua aveva causato danni al sepolcreto vaticano e pagano della via Trionfale.
Il risanamento fu affidato al diacono Mercurio.
Il carme è affisso nelle cripte della confessio vaticana, la parte sx è originale, la destra venne
rifatta o dal Bosio o dal Sarazani nel XVII secolo.
Capitolo 2 – Elogio dei martiri Nereo e Achilleo
Dell’originale carme damasiano vennero rinvenuti solo due grossi frammenti nel 1874
presso l’abside della basilica sotterranea del cimitero di Domitilla (via Ardeatina), la
ricostruzione è fondata sulle sillogi di Einsiedeln, Tours e Lorsch.
In Domitilla Damaso fece fare il sepolcro per i due martiri rimpiazzando la vecchia cripta
con una basilichetta cui si accedeva tramite una scala (non si hanno molte tracce).
La colonnina superstite con il martirio di Achilleo (data l’iscrizione “Acilleus” sopra la
scena in bassorilievo) faceva parte del ciborio (la colonnina di Nereo è scalpellata), viene
rappresentato il martire in fuga con indosso solo una lunga tunica e privato degli attributi
militari (cioè il cingulum, la tunica corta, la clamide), sullo sfondo una croce egizia.
Nereo e Achilleo erano militari vittime della persecuzione Dioclezianea (295-298 fase
iniziale) perché avevano manifestato obiezione di coscienza.
Damaso fa una descrizione con parole del lessico militare (“abbandonando il campo
dell’empio duce” dove dux può riferirsi o al prefetto pretorio o all’imperatore; oppure
“gettan gli scudi,le decorazioni e le armi insanguinate” sono le insegne militari rigettate).
Tuttavia Damaso non ha fonti certe quindi vi è la solita affermazione perentoria che
rimpiazza.
Capitolo 3 – Elogio di Tarsicio e del protomartire Stefano
Questa iscrizione è presente solo sulla silloge di Lorsch ed è l’unica che riguarda il martire
Tarsicio, deposto a Callisto vicino a papa Zefirino (secondo il De Rossi furono deposti nella
cella tricòra est). Damaso presenta Tarsicio come martire ucciso mentre portava l’eucarestia,
non necessariamente era un ecclesiastico. Lo accomuna a Santo Stefano perché entrambi
sono stati uccisi per lapidazione.
Capitolo 4 – Elogio dei santi e pontefici sepolti a Callisto
Il carme fu trovato frammentato dal De Rossi nel 1854, doveva trovarsi nella parete di fondo
della cripta dei papi di San Callisto, nel quale Damaso aprì due grossi lucernari.
I primi tre versi del carme sono un appello al lettore (si quaeris se vuoi saperlo) il quale può
trovare i corpi dei santi all’interno del Cimitero, e dal verso 4 enumera i martiri: quattro
diaconi di Sisto II (comites Xysti) morti durante la persecuzione di Valeriano e Gallieno 258.
Dal verso 5 segue la schiera dei pontefici presenti nella cripta. Nel verso 6 è ricordato un
vescovo non martire (sacedos) vissuto in un periodo senza persecuzioni, forse tra Decio o in
periodo predioclezianeo. Nel verso 7 vengono ricordati il gruppo dei martiri greci, dei quali
non si hanno notizie certe. Nei versi 8-9 si accenna a un indefinito gruppo di martiri o
confessori dei quali lo stesso Damaso ignorava i nomi.
Damaso conclude dicendo che anche lui avrebbe preferito essere sepolto in quel luogo ma in
questo modo avrebbe turbato il riposo dei giusti (sappiamo infatti che è sepolto con la madre
e la sorella nella basilica cimiteriale tra via Appia e Ardeatina), condannando implicitamente
tutti coloro che invece si facevano seppellire in prossimità delle tombe venerate.
Capitolo 5 – Elogio del Papa Sisto II
Il De Rossi trovò nella cripta dei papi solo due frammenti del carme damasiano in onore di
papa Sisto II, il testo venne poi ricostruito grazie alla silloge di Lorsch del IX-X secolo.
L’iscrizione doveva collocarsi nella parete di fondo della cripta dei papi forse sopra il carme
del Capitolo 4.
Nei primi due versi Sisto II, definito rector vescovo di Roma, venne arrestato mentre
svolgeva l’attività catechetica all’interno del cimitero callistiano e suppliziato in loco
insieme ai suoi quattro diaconi (durante la persecuzione di Valeriano e Gallieno del 258).
Nei versi 3-7 viene descritta l’impazienza dei persecutori e la decapitazione si Sisto II.
Capitolo 6 – Elogio del Papa Eusebio
Siamo sempre all’interno del cimitero callistiano, l’iscrizione venne ricostruita dal De Rossi
e dal Wilpert fondandosi sulle sillogi di Lorsch e Tours e su una copia della fine del VI sec.
L’iscrizione damasiana era incisa sul retro di un’altra iscr. risalente al III sec (caracalla).
Il carme è diviso in due parti, nella prima (costituita dal primo e ultimo rigo) vi è la dedica
(Damaso vescovo fece ad Eusebio vescovo e martire), nella seconda troviamo l’elogium.
Nell’elogio si ricorda Eraclio, ispiratore della fazione avversa ad Eusebio, che non voleva la
riammissione dei lapsi a seguito della persecuzione dioclezianea (per Eusebio potevano
rientrare dopo un periodo di penitenza). Il dissidio sfocia in conflitto e il tyrannus
Massenzio li esilia in Sicilia, dove Eusebio muore, le spoglie vengono traslate a Roma.
*New* ai lati della lastra due scritte verticali si riferiscono a Filocalo che ha inciso il carme
perché estimatore del papa Damaso (papa: termine che viene utilizzato solo nel VI sec)
Capitolo 7 –Elogio dei SS. Pietro e Paolo “in catacumbas”
Il carme è conservato solo nelle sillogi di Tours e Einsieldeln, si trovava sulla via Appia
nella basilica di S.Sebastiano. Secondo il Liber Pontificalis sappiamo che il carme venne
posto da Damaso in catacumbas dove vennero deposti, per un periodo breve, i corpi di
Pietro e Paolo (come attesta il Martirologio Geronimiano del 258 e una iscrizione presente
in situ, precisamente nella “triclia”, ambiente porticato).
Damaso accoglie la tradizione della sepoltura dei principi degli apostoli venuti dall’Oriente,
vengono però considerati romani a tutti gli effetti per il loro martirio sulla via ostiense.
Nell’ultimo verso Damaso considera i due santi come nuove stelle (nova sidera)
richiamando l’iconografia dei santi attorniati da stelle e una concezione paradisiaca.
Capitolo 8 – Elogio del martire Eutichio
*NB* è l’unico carme damasiano pervenutoci totalmente integro!
Fino al 1500 si trovava affissa sul muro della cripta di S.Sebastiano, a parte questo carme
non vi sono tracce archeologiche che testimoniano la presenza del martire. Le vicende
elencate da Damaso riguardanti Eutichio sono molto simili ad altri martiri, quindi si è
ipotizzato che fosse una invenzione damasiana (al verso 9 si parla di insomnia, cioè non una
visione ma una riflessione illuminante).
Damaso invece vuole dimostrare ai fedeli tutta la sua autorità spirituale.
Il carme è incentrato sui supplizi patiti dal martire: il carcere, il sonno impedito da
frammenti di coccio, digiuno di dodici giorni, gettato in un baratro (a morte già avvenuta?!),
situato probabilmente alla pendici orientali del Campidoglio, sempre in catacumbas.
Damaso spiega che il ritrovamento di Eutichio comportò una lunga ricerca (quaritur
inventus colitur, si cerca e trovato si venera).
Capitolo 9 – A S. Gennaro martire
Il carme venne alla luce nel 1863 in numerosi frammenti all’interno della cripta quadrata nel
cimitero di Pretestato sulla via Appia, il De R