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Problemi nell'applicazione dei sistemi DSM e ICD alla clinica

In genere i sistemi DSM e ICD si sono rivelati adeguati per quanto riguarda la creazione di un linguaggio diagnostico condiviso e lo scambio tra clinica e ricerca. Tuttavia, l'applicazione di questi strumenti alla clinica si è rivelata problematica. In particolare, il processo di valutazione clinica e quello di attribuzione nosografica in termini di DSM e di ICD si sono nella pratica disgiunti, perché molti professionisti ritengono che i due manuali non siano adatti a fornire una descrizione del funzionamento mentale dei pazienti utile dal punto di vista terapeutico. Il PDM, Manuale diagnostico psicodinamico, ha una struttura multiassiale: - Parte 1: classificazione degli adulti: pattern e disturbi della personalità (asse P), profilo del funzionamento mentale (asse M) e pattern sintomatici: l'esperienza soggettiva (asse S) - Parte 2: classificazione di bambini e adolescenti: profilo del funzionamento mentale di bambini e adolescenti (asse MCA), Pattern e disturbi.della personalità di bambini e adolescenti (asse PCA), patterns sintomatici di bambini e adolescenti (asse SCA)- classificazione dei disturbi mentali dello sviluppo in neonati e bambini piccoli (asse IEC) Recentemente sono stati proposti i National Institute of mental Health (NIHM) Research domain criteria (RDoC), ossia lo sviluppo di nuovi modi di classificare i disturbi mentali, basati su dimensioni di comportamenti osservabili e misure neurobiologiche. Il progetto si pone l'obiettivo di costruire un modello diagnostico della psicopatologia, concepito come un sistema dimensionale, sfondato sull'integrazione multidisciplinare sia di strumenti che di professionisti con diverse competenze. Gli RDoC prendono in considerazione 5 domini, che fanno riferimento a 5 unità di analisi attualmente impiegate nella ricerca psicopatologica: geni, molecole, cellule, circuiti neurali, comportamenti e dati ricavati da questionari self report. Capitolo 2 L'ansia e i suoi disturbi Nellamoderna psicopatologia l'ansia è disturbo di anticipazione di una minaccia futura. Quelli che oggi chiamiamo "disturbi d'ansia" un tempo venivano indicati col termine "nervosi" un termine di evidente genericità che designava forme di disturbi mentali per le quali non fosse nota all'epoca alcuna causa organica. Oggi vengono definiti ufficialmente come disturbi d'ansia quelli dove ansia e paura eccessiva sono caratteristiche preminenti. Tra questi vi è: 1. Angoscia A introdurre il concetto di angoscia nel mondo psicologico e psichiatrico fu Freud, il quale affermò che, in una crisi d'angoscia, è rivissuto il trauma della nascita. Ansia e paura non sono intrinsicamente patologie, anzi sono meccanismi adattivi, utili e necessari per il normale sviluppo psicologico dei singoli individui e per la sopravvivenza della specie. A determinare il disturbo d'ansia è il fatto di non riuscire a superare ansia e paura.è il loro persistere a lungo in grado eccessivo, è la ampiezza delle limitazioni di vita che si vengono a collegare. L'ansia fu tema di ricerca e sperimentazione per gli psicologi e moltissima ricerca non fu in ambito umano ma animale. Sul terreno un metodologico, teorici i ricercatori hanno più volte messo in guardia contro la possibile "reificazione" del costrutto d'ansia. Per reificazione si intende una fallacia logica che sia quando un'astrazione viene trattata come se fosse un'entità fisica o un evento concreto. Quando parliamo di ansia, stiamo usando la parola come "dizione abbreviata" di una pluralità di eventi: la testa si affolla di immagini negative, ci pare di aver dimenticato quanto sapevamo con chiarezza, pensieri e immagini intrusive ci fanno immaginare molte difficoltà, le mani sono sudate, la gola è secca, la voce non vuole uscire e quando esce è flebile e tremante. L'ansia

è trattato a lungo come un costrutto unitario, ma sul finire delloscorso secolo le ricerche empiriche hanno indotto a scomporla in duecomponenti: uno rappresenta manifestazioni cognitive, come pensieri,preoccupazioni, aspettative negative (cognitive worry), l'altra variesensazioni legate all’attivazione neurovegetativa (Emotionability).

In italiano il termine worry, viene tradotto con preoccupazione, otalvolta con rimuginio mentale. preoccupazione sembra porre l'accentosul contenuto di cui ci si preoccupa, mentre il fenomeno è relativamenteindipendente dal contenuto, è l'attività in sé.

Lo studioso che analizzo per primo questo fenomeno è Tom Borkovec chelo descrisse come “una catena di pensieri gravata da un azioni negative erelativamente incontrollabile”.

Non si tratta di una fu già di idee o catena di associazioni, ma diun'attività strutturata, un affaccendarsi mentale attorno un problema.

Alla ricerca di soluzioni ed è paragonabile ad un processo di problem solving. Al pari della paura, la preoccupazione si sviluppa lungo un continuum. A un estremo del continuum e un polo pienamente adattivo: in vista del pericolo incombente è giusto che tutte le risorse attentive siano concentrate sui segnali del pericolo, ed è giusto non rilassarsi. La polarità opposta del continuum e disattiva, quando la preoccupazione si protrae eccessivamente diventa incontrollabile. La preoccupazione è disadattiva quando è eccessiva rispetto al pericolo, è disadattiva quando riguarda problemi che non hanno soluzione, è disadattiva quando porta a procrastinare decisioni gravose ma opportune.

Borkovec identifico tre importanti caratteristiche del fenomeno:

  • la preoccupazione è un'attività di tipo verbale/linguistico
  • riduce o inibisce momentaneamente l'attività di produzione di immagini
  • riduce o inibisce momentaneamente

L'attività fisiologica

La differenza tra preoccupazione patologica e non patologica non è qualitativa, ma neppure quantitativa e risiede nella frequenza, nell'intensità e nel grado di incontrollabilità del fenomeno. La misurazione della preoccupazione è affidata, da un lato, all'autovalutazione dell'interessato e dall'altro, a sottili indizi psicofisiologici.

Esiste la possibilità di avere tra le proprie preoccupazioni lo stesso fatto di preoccuparsi troppo. Tali preoccupazioni sono di ordine metacognitivo e sono dette metapreoccupazioni.

Nei pazienti con disturbi d'ansia e nei soggetti con alti punteggi nei test d'ansia si osservano tre fenomeni, nel confronto con pazienti con altri disturbi o con soggetti con bassi punteggi nei test d'ansia:

  • nel corso dell'esplorazione dell'ambiente presentano una maggiore allocazione dell'attenzione verso stimoli minacciosi (attention biases)
  • nei compiti di

memoria hanno maggior facilità a richiamare ricordi di eventi minacciosi (memory biases) - in presenza di stimoli neutri o ambigui tendono a fornire interpretazioni minacciose (interpretation biases)

Una variabile cruciale, nello sviluppo di preoccupazioni ansiose, sembra essere costituita dalla presenza di differenti gradi di "intolleranza dell'incertezza" tra le persone. L'incertezza è parte della condizione umana, gli psicologi definiscono l'intolleranza per l'incertezza come una propensione a reagire negativamente a circostanze incerte.

Sono due le componenti o dimensioni costitutive: una è detta prospettica e consiste nell'innestare un processo di preoccupazione e rimuginazione focalizzato sugli eventi futuri e i potenziali imprevisti. L'altra è detta inibitoria e si traduce in inibizione dell'azione ed esitazione comportamentale.

Per individuare livelli elevati di intolleranza per l'incertezza è

Ho costruito un test denominato Intolerance of Uncertainty Scale. Si tratta di 12 item, con risposta su scala Likert a 5 punti.

2. Disturbo d'ansia generalizzata

Nelle relazioni cliniche ci si può imbattere nell'espressione "personalità ansiosa". In realtà, tra i disturbi di personalità non è mai stato contemplato un disturbo simile. Questo disturbo copre degli spazi per i quali, in passato, si parlava di ansia fluttuante e di nevrosi d'ansia. Preoccupazioni ansiose croniche sono il nucleo del disturbo d'ansia generalizzata. I criteri diagnostici adottati dal sistema nosografico DSM-5 utilizzano questa formulazione "ansia e preoccupazione eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi, relative a una quantità di eventi o di attività". Il secondo criterio fa riferimento al grado di controllo che la persona sa esercitare sulla preoccupazione. Il terzo criterio stabilisce

un ruolo importante nella sopravvivenza dell'individuo. La paura può essere provocata da situazioni reali o immaginarie e può manifestarsi in diversi modi, come ad esempio sudorazione, aumento del battito cardiaco, tremori, sensazione di oppressione al petto, vertigini, nausea, etc. La paura può diventare patologica quando è eccessiva, persistente e sproporzionata rispetto alla situazione reale. In questi casi, può interferire con la vita quotidiana e causare notevoli disagi. La paura e l'ansia sono spesso correlate e possono influenzarsi reciprocamente. È importante sottolineare che l'ansia e la paura sono normali e necessarie per la nostra sopravvivenza, ma quando diventano eccessive e persistenti è consigliabile rivolgersi a uno specialista per una valutazione e un eventuale trattamento.vabili, come ad esempio il tremore, la sudorazione, la tachicardia, la respirazione accelerata, l'ipervigilanza, l'aggressività o la fuga- sensazioni soggettive di ansia, terrore o preoccupazione- pensieri catastrofici o negativi riguardo al pericolo- modificazioni cognitive, come l'attenzione selettiva verso il pericolo, la difficoltà di concentrazione o la confusione- modificazioni fisiologiche, come la dilatazione delle pupille, la diminuzione della salivazione, la contrazione dei muscoli, l'aumento della pressione sanguigna o la liberazione di adrenalina. La paura è una risposta naturale e universale che si manifesta in tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani. È un meccanismo di difesa che ci permette di sopravvivere di fronte a situazioni pericolose. Tuttavia, quando la paura diventa eccessiva o irrazionale, può trasformarsi in un disturbo, come ad esempio la fobia o il disturbo d'ansia. È importante imparare a gestire la paura in modo sano ed equilibrato. Ci sono diverse strategie che possono aiutare, come ad esempio la respirazione profonda, la meditazione, l'esercizio fisico, la terapia cognitivo-comportamentale o il supporto di un professionista della salute mentale. In conclusione, la paura è una funzione adattiva che ci protegge e ci permette di reagire di fronte a situazioni pericolose. È importante imparare a gestire la paura in modo sano ed equilibrato per vivere una vita piena e soddisfacente.
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A.A. 2020-2021
47 pagine
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SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuggijr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Elementi di Psicopatologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Dèttore Davide.