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PAULO FREIRE
La libertà in pedagogia
Introduzione
L'opera pedagogica pratico-teorica di Paulo Freire presenta diversi elementi di interesse:
- la radicalità → la serie di critiche che Freire muove all'educazione tradizionale sono pressanti, urgenti e stimolano riflessioni su cui ogni educatore dovrebbe interrogarsi
- il dialogo → inteso come vocazione naturale dell’essere umano, tanto che può, infatti, essere rivolto a se stessi, alla propria coscienza
- la rivitaluazione delle proprie idee → è parte del costante processo di insegnamento-apprendimento.
Freire pone l'esperienza pratica come fonte della conoscenza e della produzione teorica, così la prassi educativa è pratico-teorica (più che teorico-pratica). Tra pratica e teoria deve esserci organicità, la quale si riflette in ogni ambito della vita e del lavoro, infatti la pedagogia freiriana è connessa agli eventi storico-biografici (personali e collettivi, locali, nazionali e globali).
La pedagogia della liberazione, l’educazione dialogica e critica, già fortemente alternative, particolari e originali, assumono una carica dirompente nel contesto brasiliano e latinoamericano, per l’evoluzione storica dell’educazione e della pedagogia nella più grande ex-colonia dell’impero portoghese, diventata impero a sua volta e poi repubblica.
Freire allarga la sua lettura del mondo attraverso l’esperienza sul campo e il confronto con contesti culturali e sociali sempre diversi (la regione del Nordeste, ovvero una delle zone ancora oggi più svantaggiate del Brasile, di cui Freire è originario; le missioni internazionali per l’alfabetizzazione; gli incontri con personaggi politici, filosofi e studiosi; il ritorno in patria dopo un lungo esilio, per partecipare alla ri-democratizzazione del Brasile dopo la dittatura militare).
L’opera di Freire è multidisciplinare: spazia dalla filosofia all’antropologia, dalla comunicazione alla sociologia, mantenendo sempre, però, una tensione politica.
Per Freire ogni attività umana, in quanto interazione, ha un valore educativo, per questo ogni luogo esperienziale (la famiglia, l’impresa, le associazioni...) deve assumere e portare avanti un compito educativo in ogni ambito della vita, nella prospettiva di una società educante, che amplifichi il processo formativo al di là della scuola.La scuola privilegia l’impostazione formale, accademica e tecnicista dell’apprendimento, che Freire critica.
- La concezione dialogica propone di modificare tale impostazione, includendo uno scambio comunicativo tra insegnanti e allievi, eliminando, quindi, il semplice insegnamento verticale, al quale si preferisce un metodo in grado di
- generare curiosità nell’alunno
- formare pensiero critico
- attuare prassi politiche, per la trasformazione in senso democratico e partecipativo
cosa possibile solo nel caso in cui si dovesse sviluppare un’azione culturale educativa liberatrice, nei diversi campi dell’attività umana e in ogni livello della società.
Secondo Freire il futuro non è dato, non è sicuro e prevedibile, ma si costruisce con la lotta, ossia la prassi politica, sociale e storica, che cambia in base allo spazio e al tempo.
Allo stesso modo l'umanizzazione (intesa da Freire come vocazione delle persone a raggiungere la piena espressione della propria natura), l'essere-di-più che rende in grado di emanciparsi è allo stesso tempo è frutto dell'emancipazione come processo liberatorio, non è data e certa.
Essa costituisce la storia della lotta di liberazione condotta dagli oppressi, contro la disumanizzazione imposta dagli oppressori attraverso lo sfruttamento economico e il dominio culturale.
La storia per Freire non può essere compresa senza l'idea
- del sogno → la spinta personale e collettiva verso la concretizzazione delle proprie aspirazioni
- dell'utopia → il progetto di un mondo migliore, verso cui puntare e far tendere ogni azione
- della speranza → la capacità di continuare sul proprio percorso formativo ed esistenziale restando fedeli a se stessi e al proprio coinvolgimento etico.
Esse sono da intendere come una guida comportamentale e una progettualità in corso d'opera, per cui una volta fissato l'obiettivo ciò che conta non è raggiungerlo in modo perfetto, ma lavorare e collaborare per approssimarsi il più possibile alla sua realizzazione.
Il contrario, ovvero l'accettazione dell'esistente come inevitabile e la semplice attesa di un cambiamento esterno, toglierebbero energia e senso all'agire umano, alla lotta e alla prassi educativa.
Probabilmente è per questo che, secondo Freire, le classi dominanti hanno più interesse a lasciare quelle subalterne nell'ignoranza → per non rischiare di stimolare sogni e speranze che le spingano ad agire e a partecipare alla costruzione della storia.
- Capitolo primo → La cultura pedagogica in Brasile
1.1. Evoluzione storica e istituzionale
(le varie fasi saranno meglio approfondite nei paragrafi successivi di questo capitolo)
- Durante il periodo coloniale, l'educazione è completamente nelle mani dei gesuiti (nelle missioni come nei collegi istruzione e catechesi sono collegate in maniera inscindibile). I gesuiti nelle missioni si concentrano sull'alfabetizzazione dei figli dei coloni e sulla conversione degli indios, difendendoli dallo schiavismo, ma procedendo anche a cancellare la cultura in nome della superiore civiltà europea.
- Nel periodo dell'Indipendenza (XIX secolo - 1800) l'interesse per la crescita nazionale si riflette anche nell'ambito educativo. Non è, però, ancora possibile parlare di una pedagogia effettivamente brasiliana, ma, soprattutto nella seconda metà dell'Ottocento, il dubbio sulle necessità educative e didattiche si apre alle innovazioni europee e nordamericane, si diffondono collegi e scuole, si comincia a percepire l'importanza della formazione dei docenti e la dignità dei corsi tecnici professionalizzanti. Permangono
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preghiere religiose (senza necessariamente comprenderle).
Queste scuole per la formazione degli insegnanti sono inizialmente riservate solo agli uomini, ma presto si aprono anche alle donne, che diventano la maggioranza dei candidati dato che si tratta di uno dei pochi lavori conciliabili con le attività domestiche e ritenuto legato alla natura materna della donna, predisposta alla cura e all'educazione dei bambini.
Un altro ambito educativo che conosce una certa crescita è il settore dei corsi professionalizzanti, per la formazione di artigiani e operai.
L'iniziativa pedagogica più concreta è però la sostituzione del mutuo insegnamento con il metodo intuitivo, che si basa sull'empirismo, considerando i sensi come la chiave dell'esperienza e quindi dell'apprendimento.
1.4. L'era repubblicana
La Repubblica viene instaurata in Brasile verso la fine del XIX secolo (1889) → la Prima Repubblica inizia a interessarsi sempre di più del problema dell'educazione in vista dello sviluppo del paese e l'influenza del Positivismo indirizza il paese verso una laicizzazione dell'educazione, incentrata sulle materie scientifiche (la nuova Costituzione sancisce la separazione tra Stato e Chiesa).
Si presta particolare attenzione all'organizzazione di spazi e orari, in nome di ordine e disciplina, tuttavia rimane presente il dualismo tra studi superiori riservati all'élite e studi elementari e professionali per le classi subalterne.
Il curriculum accademico comprende scienze e ingegneria ed è distante dalla tradizione umanistica delle scuole tradizionali, a cui si aggiunge una severa disciplina morale. Gli scolanoovisti (gli esponenti della Scuola Nuova) sostengono con forza l'idea della scuola come strumento di trasformazione in senso democratico della società → la scuola deve essere unica, laica, obbligatoria e gratuita → la pedagogia deve, di conseguenza, avvalersi di un supporto scientifico, per esempio sviluppando tecniche di insegnamento basate sugli studi sociologici e la psicologia.
Il confronto con l'ala cattolica è però aspro, sia sul piano delle teorie che su quello dell'applicazione pratica.
Alla fine della Prima Repubblica inizia una dittatura modellata sul fascismo europeo, acquisendo caratteri fortemente nazionalistici e burocratici. Il progresso dell'industrializzazione e l'interesse per lo sviluppo nazionale aumentano la necessità di scolarizzazione.
- La scuola secondaria viene strutturata su due cicli:
- un primo di cinque anni, fondamentale per tutti
- un secondo di due anni, per la preparazione al livello superiore.
- Inoltre si ampliano i corsi di formazione commerciale e industriale.
Le università, che fino a quel momento erano disperse in facoltà praticamente isolate l'una dall'altra, diventano organismi uniti.
Poi la scuola secondaria viene riordinata in quattro anni di ginnasio e tre di collegio (diviso in due indirizzi: classico e scientifico).