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ASSOLUTA, PROBLEM SOLVING, PROGETTAZIONE DIALOGICA, RICERCA PROGETTUALE. Il

progetto richiede l’apporto di conoscenze e competenze di specifiche discipline o tecniche,

in particolare competenze digitali(l’educatore si pone come media educator ossia una

figura responsabile della gestione dell’apprendimento quando intervengono risorse

mediali), linguistiche(conoscenza della lingua inglese indispensabile per il lavoro

progettuale), grafiche e di comunicazione(il progetto deve essere oggetto di una cura

grafica ed estetica e il materiale di presentazione può avvalersi di una comunicazione

implicita o esplicita).

La TERZA ESTENSIONE si pone come obiettivo di identificare le finalità e i bisogni educativi.

L’educatore che progetta contribuisce a creare la relazione tra il raggiungimento di uno

scopo e il giusto per i destinatari. Vi è una distinzione tra FINALITA’ e OBIETTIVI, la prima

rappresenta la le macro-trasformazioni che il progetto intende attuare nella società e nelle

persone proprio per questo derivano dal rapporto tra bisogno e possibilità e dal loro

mancato equilibrio, mentre dai bisogni educativi discendono gli obiettivi educativi intesi

come linee guida che stabiliscono la direzione educativa e come mete desiderabili

interpretate in relazione alla situazione in cui si opera. Per operare bisogna fare un’analisi

attenta dei bisogni, ma un’ulteriore strada è l’analisi dei problemi come punto di partenza

per definire gli obiettivi e ciò garantirebbe una visione più ampia.

Gli obiettivi hanno una funzione orientativa, comunicativa, decisionale e valutativa.

Scrivere bene gli obiettivi rende possibile una concretezza; per “scrivere bene” intendiamo

una chiarezza espositiva regolata da principi S (semplicità) M (misurabilità) A (auspicabilità)

R (realisticità) T (obiettivi definiti da un punto di vista temporale).

La difficoltà di “lavorare” con gli obiettivi in educazione è più difficile a causa della natura

dell’intervento. Per la risoluzione di un problema si attivano le logiche di problem posing e

problem solving, cioè le capacità di avere un pensiero critico e riflessivo al fine di

identificare i problemi complessi e sviluppare alternative o soluzioni progettuali.

Per lifelong learning intendiamo una prospettiva trasversale per tutti i contesti e tutti i

possibili destinatari, infatti è possibile individuare l’educazione permanente, cioè

un’esperienza educativa da costruire giorno per giorno.

L’educatore, quando attua un progetto educativo, non deve avere una posizione

egocentrica. Il suo compito si divide in due livelli: il primo è quello di rendere comprensibile

il progetto educativo generale che influenza le scelte concrete relative ai singoli casi; il

secondo riguarda la capacità di adattare il progetto all’utente.

La QUARTA ESTENSIONE intende ordinare i supporti disciplinari, sociali e culturali che

rendono possibile l’attivazione del gruppo per il conseguimento di obiettivi strategici e

pratici, in quanto non esistono problemi individuali perché sono determinati da relazioni

interpersonali. Il progetto educativo è sempre contestualizzato all’interno di uno spazio e

di un pensiero, quindi è per tutti e di tutti. In contesti divenuti fragili è necessario

promuovere la partecipazione consapevole dei cittadini i quali non devono temere di

costruire gruppi di consultazione; proprio da questo nasce il concetto di “comunità

educante” che esprime la progettualità dell’educazione e l’intenzione di legarsi ad altri

soggetti e diventare protagonisti dell’agire educativo. La comunità educante si basa su

principi di; FIDUCIA (si intende la disponibilità a prendere in considerazione le idee di tutti),

in modo da produrre finalità e obiettivi condivisi) NEGOZIAZIONE (presa di coscienza della

presenza dell’altro e la messa in pratica di operazioni di costruzioni di un sapere e pensiero

comune) e CONDIVISIONE (esito della negoziazione nel consolidamento delle dimensioni

operative). La comunità di pratiche è uno strumento grazie al quale è possibile garantire un

continuo afflusso di progettualità all’interno delle istituzioni educative, si basa su temi

comuni, capaci di far evolvere tutti i componenti della comunità avendo come modello di

sviluppo un apprendimento sociale basato sulla libera partecipazione; tra i compiti di una

comunità di pratiche si riconoscono: reale prossimità tra i membri(incontro e momenti di

confronto); circolazione spontanea delle informazioni; adesione ad un modello di

comportamento, di pensiero, di sviluppo affinché porti alla condivisione; narrazione

comune che possa divenire memoria collettiva; partecipazione che tiene considerazione di

tutti i membri. Wenger individua diverse modalità di esercizio della comunità di pratiche e

sono POTENZIALI, ATTIVE e LATENTI e in queste tre situazioni emerge il tema del tempo:

nella prima il futuro è un’occasione di incontro, nella seconda il presente è una narrazione

comune e testimonianza reale, infine nella terza il passato svela le storie e ricostruisce

l’identità. Un progetto educativo si nutre di relazione e contatti tanto all’esterno quanto al

suo interno attraverso tre modalità di aggregazione: RETI, PARTNER, STAKEHOLDER.

Un PARTNER è un’entità che è stata individuata come privilegiata per la costruzione di un

rapporto stabile e duraturo; un partenariato è uno strumento di cui il progetto ha bisogno

per modificare la realtà dei suoi beneficiari finali. A differenza del partner uno

STAKEHOLDER manifesta la propria intenzione di contribuire al progetto in forma indiretta

garantendo per sé e per il partner dei benefici. Entrambi non necessariamente condividono

le finalità del progetto e hanno un diverso livello di ingaggio nella distribuzione delle

risorse: i partner possono investire e beneficiare degli esiti del progetto, gli stakeholder

possono beneficiare del progetto ma non investono direttamente nulla. La RETE è un

sistema di connessioni, un intreccio, una strategia relazionale messa in atto dal soggetto

per rispondere ai propri bisogni. Essa è sempre attiva e non dipende dall’impegno

progettuale comune. A differenza dei partner, nella rete, più grande per dimensione e

numerosità possono coesistere anche punti di vista e credenze differenti sino all’antitesi.

Lavorare in gruppo può presentare tre possibili rischi: il rischio di far prevalere l’esito

anziché il processo, la perdita dell’identità personale e dello spirito di gruppo, la

manifestazione di dinamiche conflittuali negative. Per quanto riguarda la comunità,

l’impegno dell’educatore deve essere quello di dedicare del tempo alla partecipazione alle

iniziative della comunità di appartenenza frequentando i luoghi della socialità e della

produzione culturale.

La QUINTA ESTENSIONE afferma che il progetto si pensa, si inventa e si realizza all’interno

delle coordinate spazio-temporali. Le finalità educative si raggiungono solo dopo un

determinato arco di tempo. L’attuazione del progetto passa dalla declinazione del suo

programma, mentre il dettaglio con il quale viene gestito è detto piano di lavoro. Piano e

programma sono frutto di due processi differenti: il piano ha finalità di tipo operativo; il

programma è correlato ha agli obiettivi il proprio raggiungimento. Il piano è monitorato,

mentre il programma e il progetto sono valutati. Nella progettazione educativa l’ambiente

di apprendimento assume significati diversi, ma tutti sostengono che anche i contesti non

formali sono spazi di apprendimento. La progettazione degli spazi e dei luoghi di relazione

come ambienti di apprendimento rafforza l’efficacia dell’azione educativa in quanto

valorizza l’esperienza tra le persone, valorizza le diversità, favorisce l’esplorazione delle

cose di se, facilita la cooperazione, l’autonomia ed infine realizza occasioni di laboratorio

naturale. Il progetto è un piano temporale ordinato dalla sequenza delle azioni che devono

essere gestite secondo coordinate temporali certe finalizzate al controllo e al buon esito

del progetto; occorre ricordare che il prodotto risiederà su un territorio e si innesterà su

una rete di servizi già attivi. Gli spazi e gli ambienti di apprendimento si dispongono così

dentro e fuori le istituzioni educative occupando tutta la città e facendo prevalere l’idea di

una comunità solidale pronta a condividere le proprie risorse. La progettualità può essere

collocata in un’altra dimensione spazio-temporale ovvero il GLOCALE che è la condizione

per cui deve essere necessario pensare a livello globale pur agendo a livello locale. Agire sui

bisogni e modificare la condizione delle persone produce effetti che si propagano dal vicino

al lontano creando relazioni tra le dimensioni locali che concorrono alla costituzione del

globale.

La SESTA ESTENSIONE si sviluppa intorno a due concetti, ovvero, quello di “risorsa” e

“responsabilità”. Con risorsa si intende ogni mezzo o strumento che può essere utilizzato

consapevolmente come aiuto o sostegno per supportare una necessità, attraverso di essa

avviene la soddisfazione dei bisogni o la risoluzione di problemi; mentre con responsabilità

si intende la capacità di rispondere delle proprie azioni giustificandone la scelta e

accogliendo le conseguenze derivanti da essa. I due termini sono collegati in quanto l’uso

delle risorse deve essere guidato da un comportamento responsabile ed entrambi sono

chiamati in causa già dalla fase ideativa di un progetto educativo. I benefici che apporta un

progetto educativo all’uomo riguardano il miglioramento della propria condizione e

proprio per questo tale compito non ha prezzo poiché l’educatore possiede risorse

inesauribili come l’ascolto, la comprensione, la cura e il tempo nel quale l’efficacia diventa

efficienza. In un processo il supporto economico accompagna le varie fasi del progetto e la

realizzazione delle attività e il progettista deve essere abile nel coordinare questi due

movimenti in modo che il progetto abbia sempre delle risorse disponibili. Si necessità di

monitorare ciò nasce per non incorrere a due rischi: non avere più risorse a disposizione o

averne troppe e non sapere come spenderle; la modalità migliore per far si che ciò non

accada è quella di strutturare il piano finanziario in macro-voci di spesa, che corrispondano

alle diverse tipologie di risorse. L’articolazione del piano finanziario rich

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Publisher
A.A. 2018-2019
7 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mfrancys98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica per competenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Giacomantonio Andrea.