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NECESSARIAMENTE RIFLESSIVO.
Il discrimine tra scienza ed empiria, dunque, non è costituito dalla tipologia, dalla
metodica, dall’ambito di applicazione, ma dal CARATTERE RIFLESSIVO DELLE
PROCEDURE ATTIVATE. In particolare, riferendoci alla r-a, ciò significa caratterizzarsi per
procedure distinte non tanto dall’aderenza a fasi o schemi precostituiti. Quando dalla loro
elevata cifra riflessiva, con un attenzione supplementare al RIGORE.
La r-a, dunque, si caratterizza per lo STILE RIFLESSIVO DEL RICERCATORE. In
particolare l’indagine IN TUTTE LE SUE FASI deve essere condotta utilizzando la miglior
forma di pensiero. Ciò riguarda anche le SCELTE DEGLI STRUMENTI D’INDAGINE E IL
LORO USO COERENTE E RIGOROSO, sia che si tratti di strumenti di tipo qualitativo,
che di tipo quantitativo.
Ciò pone e presuppone il tema della FORMAZIONE DELL’HABITUS DEL
RICERCATORE. Costituisce esempio emblematico a riguardo la FORMAZIONE INIZIALE
E IN SERVIZIO del docente, al quale, al di là della r-a, è richiesta la CAPACITA’ DI
REGOLAZIONE CONTINUA E SISTEMATICA DELL’INSEGNAMENTO, vale a dire una
CAPACITA’ RIFLESSIVA. Questi, in sostanza, si configura come un ricercatore, che
concepisce tutto il proprio lavoro come una COSTANTE ATTIVITA’ DI INDAGINE sui
processi di insegnamento-apprendimento, per la mutevolezza e varietà delle istante
formative di cui ogni singolo allievo è portatore e la conseguenze COMPLESSITA’ DELLA
RELAZIONE EDUCATIVA.
L’intera architettura strutturale dei percorsi promossi dai corsi di laurea in Scienze della
Formazione Primaria, articolati in insegnamenti disciplinari, laboratori e tirocinio, è stata
ispirata alle ragioni pedagogiche del pensiero riflessivo, in modo da consentire, in itinere,
una PREPARAZIONE CAPACE DI MEDIARE TRA TEORIA E PRASSI e, come esito
complessivo, la FORMAZIONE DI UN ABITO MENTALE da adottare nel corso dell’intera
vita professionale. Il tirocinio, in particolare, per la sua specifica collocazione tra teoria e
pratica, tra università e scuola, tra azione e pensiero, è divenuto occasione privilegiata in
questa direzione.
5.2 LA DIMENSIONE METODOLOGICA
La dimensione metodologica assume particolare importanza in virtù dell’assunzione del
riferimento a Dewey, sintetizzabile nell’auspicato TRAPASSO DALLA CONDIZIONE
EMPIRICA A QUELLA SCIENTIFICA. Nodo centrale di ogni ricerca, infatti, è la sua
scientificità, riferita, in particolare, agli ESITI (scoperte, risultati) e ai PROCESSI ATTIVATI
(metodi utilizzati).
Sulla scientificità degli esiti vale innanzitutto il principio della VALUTAZIONE EMPIRICA
della loro efficacia. I risultati non sono, infatti, conclusioni isolate e spurie, ma sistema
relativamente COERENTE di scoperte che si collegano e illuminano reciprocamente. Ciò
accade quando fluisce una sorta di corrente vitale tra il lavoro pratico e il piano teorico, il
quale rende possibile la TRASFERIBILITA’ DEGLI ESITI A CONTESTI DIFFERENTI.
Per quanto riguarda la scientificità dei processi attivati, potremmo affermare che sono le
MODALITA’ utilizzate a rendere scientifica l’indagine condotta. La dimensione
metodologica si riconduce, essenzialmente ai PRINCIPI METODOLOGICI e alle
PROCEDURE adottate nell’attività di ricerca-azione.
5.2.1 I PRINCIPI METODOLOGICI
La questione dei principi metodologici di una ricerca, per sua natura APERTA e che, al
tempo stesso, intende essere SCIENTIFICA, si pone come questione di COERENZA e di
RIGORE.
Per coerenza intendiamo sia la RELAZIONE TRA I SINGOLI PRINCIPI, sia quella dei
principi stessi con il SISTEMA COMPLESSIVO DI RIFERIMENTO, vale a dire con il
PARADIGMA assunto. I principi metodologici di una r-a devono essere sia coerenti tra
loro, che son il paradigma teorico assunto. Se, ad esempio, assumiamo un PARADIGMA
CRITICO, non saranno possibili SCELTE DOGMATICHE e non adeguatamente
argomentate di opzioni e/o strumenti.
Veniamo ora alla questione del RIGORE dei principi di una r-a. La questione chiama in
causa una serie di rischi connessi alle caratteristiche della r-a: COINCIDENZA del
ricercatore/attore; criterio di VALIDAZIONE degli esiti, sulla base di un ACCORDO
INTERSOGGETTIVO attraverso una conversazione, a prescindere da regole comuni
prestabilite; il LEGAME FORTE E DIRETTO con i problemi reali su cui si innesta la ricerca
e i conseguenti VINCOLI indotti dall’ambiente; il legame spesso debole con possibili fonti
di filtri critici; la predisposizione a volte approssimativa di DISPOSITIVI DI
RAFFINAMENTO E DI ELABORAZIONE DEI DATI; la preponderanza di METODI
QUALITATIVI.
Pourtois stesso aveva messo in guardia rispetto a tali rischi, proponendo, ad esempio,
l’INTERROGAZIONE PERMANENTE, FLUIDA E ARMADA DEI DATI, in vista
dell’elaborazione e valutazione della r-a. Aveva, inoltre, richiamato alla necessità del
rispetto delle regole della sperimentazione, per NEUTRALIZZARE INFLUENZE non
controllate, che il ricercatore potrebbe condurre INVOLONTARIAMENTE nell’analisi, in
virtù del suo COINVOLGIMENTO ESISTENZIALE nella situazione.
Baldacci parla di rigore della r-a, come ADEGUATEZZA delle regole rispetto al problema,
SEVERITA’ delle stesse e SCRUPOLOSITA’ nel seguirle.
Riteniamo che quella del rigore sia effettivamente una questione centrale nella definizione
della dimensione metodologica della r-a, costituendone una condizione chiave rispetto alla
scientificità, ovvero al suo potersi dire METODO DI RICERCA E NON SOLO
STRUMENTO, pur eventualmente efficace, di soluzione di problemi.
Il primo aspetto su cui intendiamo soffermare la nostra attenzione è costituito dalla
CONNESSIONE DELLA R-A CON I PROBLEMI SOCIALI, nello specifico con i problemi
educativi scolastici. In questo può essere inglobata la questione dell’ADEGUATEZZA
della r-a e delle sue regole ai problemi che si intendono affrontare. Sappiamo che la r-a
nasce, e ha trovato ampie occasioni di applicazione in campo educativo, proprio là dove e
quando si verificano SITUAZIONI PROBLEMATICHE di difficile soluzione. Il suo essere
essenzialmente ORIENTATA ALLE DECISIONI, la rende intuitivamente e
immediatamente DISPONIBILE per gli osservatori, che si trovino ad affrontare problemi
inediti e di difficile soluzione.
Questa caratteristica peculiare fa della r-a una forma estremamente IDONEA E DUTTILE
rispetto al contesto scolastico, in cui le trasformazioni socio-culturali, oltre a quelle del
sistema-istruzione, e la complessità dei processi attivati, rendono le situazioni
costituzionalmente MUTEVOLI E PROBLEMATICHE. La r-a, in effetti, deve in gran parte il
suo successo alla forma immediatamente adeguata alla soluzione dei problemi educativi
nei contesti scolastici.
Il progetto “Apprendimenti e competenze”, ad esempio, nacque come esigenza posta da
un gruppo di lavoro, costituito da dirigenti scolastici, in merito al tema delle competenze. Il
gruppo, particolarmente attento alle innovazioni introdotte dalle “Indicazioni nazionali per il
curricolo e per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo”, ravvisarono nel costrutto delle
competenze una novità importante per l’intero sistema scolastico. In particolare il gruppo
percepiva, da un lato, l’esigenza di ripensare l’assetto dei curricoli e l’impostazione
complessiva della didattica, in relazione alle competenze, attraverso una fondazione
pedagogica della riflessione, dall’altro, coglieva il senso di smarrimento dei docenti, in
questa direzione.
In questo contesto il gruppo auspicava l’INDIVIDUAZIONE E LA PRODUZIONE DI
TRADUZIONI OPERATIVE, capaci di interpretare una didattica autenticamente in grado di
favorire lo sviluppo delle competenze. Il gruppo pose correttamente un problema al
referente istituzionale: il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Pesaro-Urbino, il
quale, insieme al gruppo medesimo, avvertì l’esigenza del SUPPORTO SCIENTIFICO da
parte del preside della Facoltà di Scienze della Formazione di Urbino.
Questo passaggio diede vita al COMITATO TECNICO SCIENTIFICO e all’elaborazione
delle ipotesi progettuali con il supporto dello stesso. Da questo step iniziale, si prestò
attenzione ad un’impostazione attenta al RIGORE e alla SCIENTIFICITA’ di un progetto di
ricerca-azione. La scelta consapevole e subitanea di istituire un comitato scientifico, come
organismo di riferimento per UN’INTERLOCUZIONE COSTANTE con soggetti non
direttamente implicati nella r-a e dotati di una COMPETENZA SPECIFICA in ambito
pedagogico, rappresenta, in questo senso, un esempio di quella ricerca di un paradigma
intitolato ad un’EPISTEMOLOGIA CRITICA E PRAGMATISTA, che Baldacci delinea nel
saggio presente in questo volume.
La sola connessione con i problemi educativi, infatti, non è sufficiente a giustificare
scientificamente la r-a, occorre, viceversa che essi vengano interpretati secondo
MODALITA’ RIGOROSE, che l’indagine deweyana aveva già indicato.
Nel caso che stiamo considerando come esempio, il confronto non occasionale o formale,
tra gruppo di progetto e comitato tecnico scientifico ha reso possibile un VAGLIO
CRITICO delle questioni, non solo conducendo a scelte diverse da quanto inizialmente
previsto, ma consentendo, soprattutto, di GARANTIRE L’UNITA’ TEORIA-PRASSI
educativa, conferendo alle pratiche educative poste in essere, la dimensione della
RICERCA SCIENTIFICA. Si è scelta l’ipotesi progettuale più ADEGUATA AL MODELLO
EDUCATIVO DI RIFERIMENTO, RI-PRECISATO consapevolmente sulla base del
PROBLEMA posto e con l’aiuto del comitato tecnico scientifico, oltre che di OCCASIONI
FORMATIVE preliminari, appositamente predisposte.
5.2.2 LE PROCEDURE DELLA R-A
Per procedure intenderemo il modo di procedere nella r-a, sia riferito alla SERIE DI
OPERAZIONI O PASSI DA COMPIERE, sia al COMPLESSO DI REGOLE con cui ciò
avviene. I principi che governano una r-a danno vita ad un certo modo di procedere,
ispirato a scelte fondanti. Entrano in gioco, in particolar modo, a questo livello le questioni
di SEVERITA’ e SCRUPOLOSITA’ delle regole.
Per la r-a ciò significa che il ricorso maggiormente diffuso a metodi qualitativi, NON
significa MANCANZA DI REGOLE. Tale opzione, al contrario, presuppone MAGGIORE
SEVERITA’ E SCRUPOLOSITA’ nel procedere, proprio a presidiare, con un supplemento
di ATTENZIONE, la possibilità di scientificità della r-a. In questa sede vediamo come
questo supplemento di attenzione si è tradotto in PROCEDURE CODIFICATE in uno degli
esempi da noi considerati.
Ci riferiamo al “progetto Apprendimenti e competenze” che, lo ricordiamo, ha coinvolto
docenti delle scuole di ordine e grado della provincia di Pesaro-Urbino sul tema delle
competenze rispetto ai curricoli scolastici. In questo contesto sono