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SOSTENITIVO
I protagonisti: Counselor, Cliente, Gruppo.
Il counseling è un processo che aiuta le persone a risolvere e gestire i problemi e a
prendere decisioni attraverso il dialogo e l’interazione.
In sostanza si tratta di “un’attività di competenza relazionale” che coinvolge 2
protagonisti: il counselor e il cliente, il primo persona esperta non legata al cliente,
addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida, e il secondo soggetto che sente il
bisogno di essere aiutato.
offre il proprio tempo, le proprie competenze e il proprio rispetto nella
Il Counselor
relazione di counseling.
Ha diversi compiti:
Stabilisce i confini e le regole del setting
Crea un clima di accoglienza
Agevola il cliente
Individua motivazioni e aspettative del cliente
Mette in atto l’ascolto attivo e la comprensione empatica.
è colui che richiede la relazione d’aiuto al counselor.
Il Cliente
Svolge i seguenti compiti:
Definisce l’obiettivo da raggiungere con il counselor
Accetta e rispetta il contratto stabilito
Individua le proprie aspettative
Il counselor può svolgere i suoi compiti in contesti di Gruppo (il gruppo permette di
lavorare anche sulle capacità di integrazione sociale e rispetto per le diversità)
Gli elementi della relazione d’aiuto di Counseling
Affinché la relazione di counseling abbia successo è necessario che il counselor
possegga alcune abilità comunicative fondamentali.
Queste abilità sono:
Empatia: condizione di immaginare sé stessi, essere un'altra persona e cosi
condividere le sue idee distinguendo
Ascolto attivo: è una tecnica di comunicazione molto efficace che consente al
counselor di comprendere il punto di vista del cliente senza imporre il proprio, è
un atteggiamento di grande sensibilità e apertura.
È caratterizzato dai seguenti elementi:
- Ricezione del verbale (il contenuto)
- Ricezione del non verbale (mimica, postura ecc.)
- Ricezione variazioni fisiologiche (rossore, sudorazione)
- Attenzione all’altro con domande (manifestazioni di interesse verso ciò
che il cliente esprime)
in sostanza l’ascolto attivo permette al counselor di conoscere meglio il cliente.
Accettazione incondizionata: è la piena accoglienza dei vissuti ed esperienze
del cliente, senza dar spazio al giudizio.
Congruenza: sinonimo di genuinità, sincerità e autenticità;
il counselor è genuinamente sincero e aperto, che esprime se stesso, i propri vissuti
e le proprie emozioni.
Le fasi del colloquio di Counseling
Colloquio deriva dal latino “colloqui”, indica il parlar di 2 o più persone con una durata
limitata nel tempo.
Il colloquio è formato da 3 fasi fondamentali:
• Accoglienza: arrivo cliente
• Comprensione / sostegno : comprensione stati d’animo e sostegno dei vissuti
emotivi
• Verifica: ricapitolazione dell’incontro, verifica del valore.
Un Counseling particolare: l’ArtCounseling
Artcounseling si definisce come una pratica di considerevole aiuto per ristabilire
l’equilibrio interiore degli individui, la consapevolezza e la conoscenza di sé e per
riappropriarsi delle risorse personali attiabili nei momenti di disagio esistenziale.
In un intervento di artcounseling il counselor si serve di immagini:
• Esterne immagini scelte o create dal cliente (fotografie, disegni, didascalie,
macchie, ecc.)
• Interne frutto dell’immaginario del cliente
• “frutto di azioni” espressioni corporee o immagini in movimento, danze, ecc.
L’arte diviene quindi lo strumento con il quale l’individuo può entrare a contatto con le
parti più intime di sé stesso, favorendo la connessione tra mente e corpo.
I fattori terapeutici possono essere riassunti nelle 5 “C”:
potenziamento della creatività e della persona
1. Creatività trovare il modo di comunicare anche gli argomenti più difficili
2. Comunicazione
i vissuti negativi o difficili vengono accolti e contenuti nei
3. Contenimento
materiali artistici
è un momento di liberazione
4. Catarsi è possibile modificare alcuni comportamenti in modo positivo
5. Cambiamento
grazie all’espressione artistica
di Laura Profazi e Luana Vitale
CREATIVITÀ –
Introduzione
Lo studio della creatività interessa ambiti diversi concordi nell’affermare che la
La creatività ci accomuna tutti.
creatività è una dote naturale di ogni essere umano.
Secondo E. Fromm per fare un’esperienza creativa (ovvero avere la capacità di
capacità di percepire creativamente l’altro sviluppando un
“vedere” inteso come
rapporto empatico e profondo elaborare
e la capacità di “rispondere” inteso come
ed esprimere le proprie emozioni creativamente con una risonanza empatica, intensa
ed assoluta) è necessario avere 5 caratteristiche fondamentali:
• Capacità di meravigliarsi
• Capacità di concentrarsi sul presente
• Esperienza integrata di sé
• Tolleranza, armonia, integrazione
• Rinascita
Creatività: genio e follia
Il disagio psichico può essere occasione per il paziente di giungere pur nella sofferenza
con aspetti del proprio sé, che altrimenti resterebbero ignoti.
Numerosi studi sulla creatività sottolineato l’importanza dell’esperienza della malattia
mentale per lo sviluppo delle attitudini immaginative e della produzione creativa.
Nella tradizione le caratteristiche di originalità, creatività e eccentricità hanno
contraddistinto le personalità geniali, più scrittori e poeti che pittori, scultori e
architetti. Alcuni studi indicano che tali personalità hanno più alto rischio di sofferenza
psichica o morte per suicidio.
La relazione tra creatività e follia costituisce un enigma, le riflessioni su tale
argomento evidenzia come nell’attività filosofica e politica, artistica e letteraria
manifestino un temperamento melanconico, più inclini a stati depressivi e apatici.
Esistono alcune situazioni nelle quali gli individui leggermente paranoici riuscirebbero
meglio dei sani ad acquisire la leadership in un gruppo.
Nell’anoressia nervosa invece si riconosce una particolare tenacia nel raggiungimento
dei propri obiettivi (vedi danza e modelli).
Un’altra ipotesi sostiene che la malattia mentale, per le sue doti meditative, favorisca
di per sé la creatività,
Art Therapy permette all’individuo, attraverso il gesto artistico, di riappropriarsi del
suo mondo simbolico e la comunicazione con sé stesso.
Creatività: gioco del cervello
Negli ultimi anni, gli studi effettuati sulla parte della corteccia celebrale dedicata alla
vista, hanno potuto confermare l’ipotesi che il cervello sia un organo creativo (1/3 del
cervello è dedicato alla visione). Contrariamente a quanto si è pensato prima, l’area
visiva non è concentrata in una sola area celebrale, ma bensì ci sono molte aree ed
ognuna è dedicata ad una specifica caratteristica per l’elaborazione del cervello come
il colore, la profondità, la forma, i volti, la grandezza, ecc.
Anche l’illusione è una creazione del cervello. La capacità celebrale di formare
immagini mentali e ricombinarle in una sorta di continuo caleidoscopio nel quale sono
compiute delle associazioni logiche, ma anche fantasticherie ed emozioni, tutto ciò è
alla base della creatività.
Creatività: linguaggio ed intelligenza
La capacità linguistica è una condizione necessaria e uno strumento indispensabile per
lo sviluppo della creatività.
Se il linguaggio non esistesse, sarebbe impossibile sviluppare un pensiero creativo ,
confrontarlo con quello degli altri ed elaborare informazioni per ipotizzare sintesi
nuove.
La capacità di sviluppare linguaggi, è un fenomeno creativo che necessita di 3 tipi di
intelligenza:
• l’intelligenza imitativa
• intelligenza combinatoria
• intelligenza creativa
La capacità di trovare soluzioni ai problemi: problemsolving
Il soggetto creativo riesce a riformulare il problema da risolvere.
In conclusione, intelligenza e creatività risultano essere concetti distinti anche se
collegati tra loro.
di Francesca Passarini
CURA –
Il termine “cura”: accezione e significati
La cura è l’interessamento costante e premuroso per un oggetto che impegna il nostro
animo.
Dedicare cura alla famiglia o all’educazione dei figli, prendersi cura di qualcuno o di
qualcosa sono accezioni che fanno assumere alla cura il significato di attenzione,
impegno e riguardo.
Il termine cura può far riferimento all’insieme di mezzi terapeutici e alla guarigione.
In senso spirituale rimanda al sacerdote come curatore.
La cura viene attribuita al ruolo femminile di accudire i figli, rimanda all’ambito
sanitario.
In entrambi i casi la cura viene pensata e interpretata come una pratica di assistenza (
mi sostituisco a te, mi occupo di te).
L’EDUCATORE PROFESSIONALE ha il ruolo della cura educativa.
La “cura di sé” come pratica concreta ancorata
Come disse Platone “se conosciamo noi stessi potremmo anche conoscere la cura di
noi stessi, ma se non ci conosciamo, non conosceremo neppure quella.
L’avere cura di sé rappresenta il nostro legame con l’esistenza ed esprime il delicato
rapporto tra il nostro essere, qui ed ora, in carne ed ossa, ed il nostro poter divenire, in
relazione ad esso.
Secondo Heidegger, infatti, la cura si presenta come l’inevitabile rapporto tra
“effettività”, ciò che siamo in questo momento, e “possibilità”, ciò che possiamo
essere.
La cura forma, favorisce e promuove l’autoformazione.
Dal curing al caring
Il benessere fisico del soggetto rimane l’obiettivo da raggiungere, al quale si aggiunge
il benessere intellettuale, spirituale e emozionale.
Questo cambiamento di tensioni segna un passaggio:
dal curing (curare, guarire.) riferito alla cura del medico, al caring (preoccuparsi,
prendersi cura) che va oltre la malattia.
Mentre il curing considera la persona come semplice contenitore dell’oggetto di
indagine il caring si concentra sul portatore del disagio specifico, per poi arrivare alla
persona e alla valorizzazione delle sue risorse e potenzialità, partendo dal suo disagio
fino a prescindere da esso.
La cura in