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SEZIONE IV. L'INFLUSSO COMUNE DEL RAZIONALISMO E DELL'EMPIRISMO SUL CONCETTO MODERNO DI PROVA
La logica dell'induzione nella dialettica di Pietro Ramo28. Il passaggio dall'ars disse rendi all'ars ratiocinandi, legato alla dialettica ramista, ha offerto uno status logico ad idee latenti nella seconda fase dell'ordo iudiciarius. La dialettica, identificata con la logica, pretende una funzione legislativa, ordinativa, procedurale: la forma degli enunciati è sintomo di verità. La problematica interessa nella prospettiva delle interferenze con il fenomeno probatorio: la "informazione" infatti è vista in contrapposizione alla "persuasione" retorica. Potrebbe meravigliare che una concezione della dialettica sia stata utilizzata dai giuristi per la costruzione di un metodo probatorio, basato su inferenze più simili a quelle della logica induttiva che non a quelle del ragionamento topico.
nostri fini, quello che è stato definito il suo empirismo letterario assume una particolare importanza; esso ha costituito la base di una metodologia della ricerca, che ha operato ai vari livelli delle scienze storiche, morali e giuridiche: ivi compreso il metodo probatorio nel processo. La dottrina dell'induzione rinvia ad una logica delle relazione nell'ordine naturale. Vi è una idea centrale che non va smarrita per una retta comprensione della dottrina della prova; l'unicità della methodus sia nel campo della scienza come in quello dell'opinione. Essa presuppone: - Una teoria della ragione, secondo cui essa non può sempre conoscere la verità in modo intuitivo e immediato; un enunciato è chiaro e manifesto o per sé o per qualche ragione antecedente. - L'evidenza si acquista con la familiarità dell'oggetto e con la prudenza, intesa come abito scientifico. Pertanto, le leggi del ragionamento vannoricavate dalla pratica: ossia dall'osservazione dei modelli procedurali effettivamente utilizzati nelle varie discipline. L'evidenza sensoriale è legata alla vista, la quale supera la semplice percezione, in quanto suppone già una forma di induzione; Una dottrina del linguaggio concepito come una prima forma di ragionamento: esso offre l'esempio, ad esempio, di come la molteplicità delle cose possa essere riprodotta nel pensiero. L'oggettività dell'informazione presuppone un rapporto di necessità rappresentativa tra pensiero e linguaggio, da un lato, linguaggio e realtà, dall'altro; Una teoria dell'ordine dell'acquisizione dell'informazione, che sembra modellato su quello della procedura giudiziale: ogni singolo argomento va controllato e collocato nell'ambito di una struttura complessiva. La conoscenza è in larga misura passaggio dal fatto noto al fatto ignoto: un argomento è prova sePossa considerarsi come causa che implica una causa di esclusione si altre. Provare in modo incompleto, oppure non provare, si equivalgono. La dottrina del testimonium.
29. Il recupero della distinzione aristotelica tra prove artificiali e prove in artificiali acquista un ben diferentesignificato in una dialettica che elimina il problema dell'errore, a quest'ultima collegata:
Probationes artificiales: il primato del ragionamento in termini di causa - effetto condiziona la
a. dottrina ramista dei nove luoghi artificiali: la relazione di causalità permette di individuare argomenti certi e necessari. Il fatto appare come un dato oggettivo, esterno al lavoro di interpretazione: la limitazione del campo di infagine, connessa alla dottrina retorico - giudiziale della rilevanza, appare inaccettabile;
Probationes inartificiales: la subordinazione dei luoghi in artificiali ai luoghi artificiali permette di
b. attrarne la problematica sotto l'impero delle leggi della logica.
Il valore, la rilevanza, la conclusione di una prova non è dunque nella stessa ma nella possibilità di stabilire una relazione con l'assemblement des parties. L'Il luogo inartificiale per eccellenza è il testimonium, inteso in un significato più vasto rispetto a quello giuridico processuale. Seguendo il metodo dicotomico, ramolOMoAR cPSD| 7389389 prende le mosse dalla bipartizione tra testimonium divinum e testimonium humanum. Quest'ultimo è sottoposto a successiva dicotomia:- Testimonium generale
- Testimonium singulare
calcolare estabilire relazioni. La nuova impostazione sarà gravida di conseguenze nell'evoluzione del diritto probatorio dell'età moderna. Il problema dei fatti contingenti nella logica.
La dottrina del testimonium costituisce una novità culturale, destinata a influenzare la metodologia delle scienze sociali nell'età moderna. Essa infatti permetteva di riproporre, su basi logico-scientifiche, il problema della conoscenza del fatto, in quanto avvenimento storico: l'unicità del methodus garantisce anche in civibus et humanis quaestionibus la possibilità del giudizio di vero/falso. Secondo Ramo il passato, a cui è assimilabile il presente, è il luogo di fatti verificabili, accertabili, conoscibili, il futuro, in quanto oggetto della volontà umana, per naturam non è conoscibile oggettivamente sulla base di una logica delle relazioni. Non pare casuale il fascino della dialettica ramista in due.
Settori legati alla ricostruzione del passato: storia e giurisprudenza. Il primo passo fu l'attrazione del genus historicum nella dialettica. La dottrina della prova ha per ovvi motivi sviato l'attenzione dalle analogie tra la methodus nella ricerca giudiziaria e in quella storica. La trattazione non è basata sul diritto positivo, ma sui principi della logica di Ramo. Nella Demanomanie (1580) possiamo ritrovare la genesi di molti principi del diritto probatorio dell'età moderna:
- Importanza della forma probandi e dell'ordine nell'acquisizione della conoscenza: si pone, ad esempio, il problema se la confessione di fronte ad un giudice incompetente serva come indizio o presunzione;
- L'idea dei gradi della conoscenza permette di stabilire una gerarchia delle prove: 1. Verità del fatto permanente e notorio; 2. Confessione volontaria; 3. Deposizione di molti testimoni sans exception.
La subordinazione dei testimonia inartificialia alle...
relazioni che si possono ricavare dalla scienza. Prepara la strada per l'assimilazione della prova giudiziale a quella scientifica.Il ramismo processuale
La metodologia ramista della scoperta scientifica ha esercitato un grande fascino nell'evoluzione delle idee moderne sul processo e sulla prova fino al XVIII secolo. Le ragioni di questo successo vanno ricercate nell'idea della verità oggettiva o materiale: i fatti contingenti possono essere sottoposti alla verificazione e al controllo, come i fatti empirici. L'autonomizzazione della quaestio facti rompe il rapporto di contaminazione tra fatto e diritto, a favore del primo termine:
- La tradizione equazione tra rilevanza della prova e regole di esclusione viene radicalmente interrotta: il riconoscimento del fatto non può essere subordinato alla funzione selettiva della quaestio iuris;
- La distinzione tra fatto e diritto è il presupposto per l'introduzione del
rigoroso meccanismo sillogistico nel ragionamento giudiziale
La prova non è materia di argomentazione: la rivalutazione dell'evidenza sensoriale permette di ricondurre nell'area del diritto probatorio la prova diretta basata sulla percezione del giudice: come nel caso dell'inspectio ocularis.
la logica probatoria nella "Dicaeologia" di Giovanni Altusio32.
La dottrina della prova si risolve in un attacco contro i principi classici dell'argomentazione giuridica; risulterebbe pertanto povera una lettura, inconsapevole dei nuovi significati imposti alla terminologia tradizionale (come onus probandi o facta). Infatti, la dottrina si articola in una tripartizione: 1. Onus probandi 2. Le cause 3. Modus e forma probandi. In quest'ottica non viene riconosciuto valore logico al principio retorico dell'onere della prova. La supplenza del giudice nel fatto trova il suo più importante riconoscimento nella ripartizione dell'onere della prova.
Il principio del segreto domina il sistema probatorio, basato sulla distinzione ramista tra prove artificiali e prove inartificiali. Prove artificiali: esse sono ricavate ex natura et affectione causae. L'evidentia facti, da un lato, dispensa dal ricorso ad altre prove e, dall'altro lato, permette la determinazione di una gerarchia tra le prove. Dall'idea di ciò che è notorio ed evidente non ha bisogno di prova potevano ricavarsi le più immediate conseguenze: come la presunzione e l'inspectio ocularis del giudice che permette di calcolare il valore probatorio dell'experimentum: anche nel caso dell'interrogatorio, in quanto il giudice può ricavare indizi dalla fisionomia dell'imputato. Prove inartificiali: coincide con l'area del testimonium nel senso largo della logica ramista. La materia è trattata secondo il metodo dicotomico: il sapere delle parti è compatibile con un processo inquisitorio: la.La testimonianza dei terzi è valida purché legittimamente prodotta. In ogni caso viene privilegiata la testimonianza dell'esperto. Nella categoria dell'instrumentum: il suo valore probatorio ha il fondamento, diretto o indiretto, nella volontà del legislatore.
Il processo dotto in Germania.
Resta aperto il problema se, e in quale misura, il ramismo processuale, attraverso un mutamento nel modo di pensare dei giuristi, sia penetrato nelle legislazioni processuali del XVII secolo in Germania. È certo che Leinbniz aveva come punto di riferimento non solo il code Louis, ma anche il modello sassone. Questo interesse potrebbe portarci a ritenere che il processo dotto in Germania è un capitolo della logica seicentesca.
Il processo sassone è articolato in due fasi, in ognuna delle quali rigorosi termini consentono attività processuali specifiche con preclusioni. La prima fase si conclude con una sentenza interlocutoria.
aventeforza di cosa giudicata: il giudice determina i fatti rilevanti sulla base delle allegazione delle parti, ripartendol'onere della prova. Il model