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LA RIVOLUZIONE DEL NEOLITICO
Un grande balzo: la rivoluzione del Neolitico
Da alcuni considerata una la più grande rivoluzione proto-economica della storia: gli uomini, da cacciatori-
raccoglitori, diventano stanziali. La fine del nomadismo implica la possibilità di iniziare ad accumulare risorse
(capitale), in quanto riesco a soddisfare i miei bisogni oltre il livello di sussistenza. Questo ha permesso la
creazione di relazioni sociali più stabili e strutturate, oltre a far sviluppare il concetto di divisione del lavoro in
base alle competenze/capacità. Nascono figure nuove e specializzate: artigiani, sacerdoti, guerrieri…
Nascita dell’agricoltura -> origine della civiltà
8000-5000 aC: domesticazione di piante e animali in Medio Oriente (mezzaluna fertile), Asia, Sudamerica ->
cambiamento del regime alimentare
Carattere di sedentarietà: prima nascono villaggi stabili, poi evoluitisi in città. Ciò comporta una crescita della
popolazione esponenziale, lo sviluppo del lavoro suddiviso per competenze, la nascita dei primi scambi
commerciali e delle prime forme di istituzione (religione, diritto, arte…).
CAPITOLO 1
IMPERO ROMANO NEL II SECOLO d.C.
L’80% circa ella popolazione dell’attuale UE vive in territori che nel II secolo d.C. facevano parte dell’Impero
romano. Essi concedevano alle popolazioni locali autonomia purché esse riconoscessero la sovranità
dell’Impero. C’è inoltre un’importante integrazione economica, garantita dall’ampiezza della rete di
comunicazione romana, dalla sicurezza della costante presenza militare, un abbastanza articolato sistema
giuridico ed una moneta unica. La fine dell’Impero romano segna la disintegrazione dello spazio economico
precedente, non vi sono più legioni che presiedono i confini, inizia a decadere l’infrastruttura romana
(acquedotti, strade, struttura giuridica) e dunque inizia una fase di disintegrazione economica. Una
conseguenza è un calo del reddito del PIL pro-capite (813-1742$ a parità di potere d’acquisto, rispetto ai
355$ attuali).
La grande maggioranza dei componenti di una società tradizionale, dediti all’agricoltura, all’allevamento e
alla caccia e raccolta di frutti spontanei, soddisfa una limitata scala di bisogni individuali e collettivi
producendo da sé sia beni di consumo sia quelli d’investimento (autarchia), indispensabili per continuare i
cicli produttivi annuali di piante e animali. Secondo le stagioni le medesime persone sanno essere pastori e
contadini, cacciatori, pescatori, raccoglitori di frutti spontanei, senza traccia di un’apprezzabile divisione del
lavoro. Di norma, la terra appartiene in solido all’intero gruppo di abitati che la sfrutta secondo ritmi lavorativi
stagionali che impegnano quanti si adoperano per riprodurre ogni anni cereali, legumi e frutti che, in base
all’esperienza, garantiscono la sopravvivenza dell’intera comunità. Abitazioni e strumenti di lavoro sono il
frutto di un abile utilizzo di risorse naturali e materie prime disponibili nell’ambiente. La confezione domestica
di tessuti comporta la coltivazione e la lavorazione di fibre tessili vegetali e l’allevamento di animali, oltre a
una diffusa padronanza delle tecniche di filatura e tessitura. Le tecnologie applicate nel lavoro agricolo sono
elementari. Il raro capitale privato e la bassa produttività de lavoro, dovuta a ritmi lenti e a ripartizioni
elementari dei compiti, fanno si che la limitata produzione complessiva dipende soprattutto dalle mutevoli e
imprevedibili condizioni meteo-climatiche. Limitate scorte di beni alimentari esigono in genere unica gestione
comunitaria. Il fallimento dei raccolti incombe ogni ano sugli uomini e un deficit di riserve di cibo può causare
catastrofi demografiche. Se gli scambi con estranei si limitano a qualche bene non riproducibile come il sale
o a oggetti tecnologicamente evoluti come i metalli grezzi, all’interno delle società tradizionali le relazioni di
compravendita sono relativamente rare e la moneta, quando c’è assolve molto più il ruolo di misura e riserva
di valore (tesoro) piuttosto che mezzo di scambio. Presso le società tradizionali l‘organizzazione sociale è
imperniata su tre cardini: la parentela, il genere e i gruppi di età. La parentela assicura ai vincoli di sangue
(consanguineità) il primato tra i legami sociali e alle alleanze matrimoniali il ruolo di fondamentale collante
sociale e culturale. Mancando di legami genetici, difficilmente gli stranieri stabiliscono durature relazioni
sociali. Ogni aspetto della vita comune è profondamente influenzato dalle relazioni mantenute fra clan
familiari. Le attitudini conservative si spiegano come forme di difesa contro chi osa contestare saldi principi
generali che rimandano a quanto collettivamente è pensato come ordine naturale. Il lavoro applicato a
potenti fonti energetiche inanimate, assicura una crescente produttività. Il dominio di transazioni contrattuali,
facilitate dal generale ricorso alla moneta e al credito, e dall’altra parte da un’accentuata divisione del lavoro
specializzato favorirono l’affermazione in Occidente del sistema capitalistico tra il 1814 e il 1941. Il proposito
di intraprendere e produrre per vendere piuttosto che per consumare e tornare a seminare quanto s’era
riusciti a riprodurre promosse gradualmente valori sociali e stili di vita che mutarono in profondità
comportamenti e idee. Combinando terra, capitale e lavoro salariato gli agricoltori-imprenditori svolsero il
ruolo di quarto fattore produttivo. L’incontro quotidiano dell’offerta e domanda di merci, originando un prezzo
d’equilibrio ogni merca trattata, divenne il luogo ideale e reale d’incontro tra produttori e mercanti che
offrivano in vendita i loro prodotti e quanti intendevano acquistare in quantità di derrate agricole divenute
merci. Il mercato di libera concorrenza aperto a chiunque, in basi a usi e costumi commerciali in formazione,
autoregolò il gioco quotidiano delle transazioni e degli scambi. Dal 1700 in alcune regioni dell’Europa
occidentale, l’avvento di un capitalismo agrario e poi proto-industriale derivò tanto dall’allocazione ottimale
dei fattori produttivi (terrà, capitale, lavoro e imprenditorialità), quanto alla distribuzione della ricchezza
mediante l’incontro tra domanda e offerta sul mercato aperto a tutti (concorrenziale), reso efficiente grazie
all’uso della moneta e del ricorso al credito e della pubblicazione di prezzi quotidiani. Le società tradizionali,
imperniate sulla parentela, sul genere e sui gruppi d’età presentano strutture relativamente elementari e
stabili. Le società tecnologiche si articolano in classi, ceti, partiti politici, sindacati, movimenti, associazioni,
club ecc. Diversamente da quel che capita presso le società tradizionali, dove lo status individuale si
acquisisce con la nascita (status ascrittivo), nelle società tecnologiche dipende principalmente dalle attività e
funzioni svolte da ogni persona, sicché col tempo va soggetto a miglioramenti o peggioramenti (mobilità
sociale).
In molte regioni dell’Europa medievale, moderna e contemporanea, la vendita di prodotti agricoli era quanto
mai casuale e imprevedibile per la semplice ragione che l’offerta di prodotti concerneva solo scorte
eccedenti. Il comportamento economico dei contadini diretti coltivatori autarchici piuttosto che un’offerta di
merci, si risolveva in una domanda di moneta da tesaurizzare, tenuto conto anche della scarsa utilità di
scorte alimentari attaccabili da muffe. L’effetto sui prezzi della combinazione dei bassi rendimenti medi e
delle forti oscillazioni annuali delle qualità raccolte impediva perfino ai latifondisti di prevedere le loro
eccedenze, la loro offerta, quanto i prezzi.
Fino ai primi dell’ottocento, nell’Europa continentale raramente gli individui potevano essere privati
proprietari assoluti d’immobili, così da poterne liberamente disporre. Su terreni e edifici esistevano
stratificazioni di diritti di possesso e d’uso al vertice delle quali c’era un titolare, un dominus, investito di una
signoria feudale. Intorno all’abitazione fortificata del signore c’era la pars dominica, il territorio di diretta
competenza del feudatario, dal quale egli ricavava le risorse necessarie per la sopravvivenza, utilizzando
anche la forza lavoro dei contadini, legati da corvet. Intorno alla pars dominica c’era la pars massaricia, la
fetta di territorio dedicata ai contadini, ai quali veniva affidata in gestione una parte di territorio che poteva
gestire per conto proprio. L’economia curtense è caratterizzata da: incertezza politica e frequenti violenze;
relazioni di mercato limitate; basso livello della tecnologia e una popolazione scarsa e dispersa sul territorio.
CAPITOLO 2
Nel ‘200 la popolazione era in crescita, la retribuzione del fattore lavoro tendeva a calare, poiché non c’era
incentivo a pagare molto per ottenere manodopera, vista la vasta offerta. Il fattore terra diventa sempre più
scarso, relativamente alla popolazione, chi detiene proprietà terriere tende ad arricchirsi
Fino al 300 c’è un riscaldamento della temperatura, in seguito poi inizia un periodo di raffreddamento che
influisce sulla produttività dell’agricoltura. Il mondo orientale produce beni di fattura pregiata richiesti da
alcuni centri europei molto ricchi, un ceto sottile in cima alla scala sociale. Questi beni arrivano tramite il
mondo arabo che intercetta e rivende i prodotti nei grandi porti. L’argento scavato nelle miniere europee
serve a compensare le forti importazioni.
Le vie commerciali, almeno inizialmente, sono le vie d’acqua, principalmente in Mediterraneo, il Baltico
(flussi di materie prime come pellicce, legname ecc.).
Il mutamento tecnologico è lento, non costituisce la regola, ma non manca.
Le principali innovazioni sono la rotazione triennale, l’aratro pesante a ruote, l’uso dei cavalli per il tiro, una
maggior impiego del ferro per gli strumenti agricoli e la diffusione dell’allevamento e di nuove colture.
La diffusione della rotazione triennale e delle altre scoperte tecnologiche portarono a un incremento della
produzione, e quindi l’intensificarsi dei rapporti di mercato, una crescita della popolazione, la facilitazione alla
formazione di centri urbani ed una maggiore disponibilità di fattori per altre attività. Particolarmente
importante in campo agricolo poiché innalza la produttività del lavoro. Con produttività lavorativa si intende
l’output per ora lavorata, sempre stato un problema per le società del passato. Anche nel medioevo c’è
innovazione tecnica, nascono gli occhiali e l’aratro pesante a ruote.
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