vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Colombo ecc. Con i programmi scolastici del 1888 fu stabilito l’obbligo PER LA TERZA CLASSE
di impartire NOZIONI DI STORIA NAZIONALE. Per la prima volta si avverte l’esigenza di
assicurare agli alunni ormai vicini al termine dell’istruzione obbligatoria la conoscenza di alcuni fatti
riguardanti l’unificazione d’Italia. La diversa concezione della storia - maestra di vita nelle prime
classi, epopea nazionale nei corsi scolastici successivi – non dipendeva soltanto dalla diversità degli
allievi, ma riproduceva la convinzione che ai livelli sociali inferiori bastassero forti emozioni connesse
al coraggio e all’eroismo e al sacrificio mentre per coloro che proseguivano gli studi e che erano
chiamati a compiti sociali più significativi, occorreva un’ adeguata introduzione alla storia nazionale. I
programmi del 1888 introdussero a partire dalla terza classe l’insegnamento della storia e della
geografia concepite come materie a se stanti e volte a fornire la conoscenza dei principali fatti legati
all’unificazione nazionale e alla realtà geografica dell’Italia. Questa novità obbligò a rivedere e
reimpostare i libri di lettura con la riduzione delle pagine dedicate a tematiche storiche e geografiche
(in particolare alle biografie esemplari) e a pubblicare piccoli libri di storia e di geografia nazionale.
LA DECADENZA DEGLI STUDI CLASSICI. I motivi della decadenza degli studi classi tra gli
anni 60 e 70 sono da ricercare nella scarsa preparazione degli insegnanti e nella mancanza di libri di
testo adeguati che determinavano la scarsa qualità degli studi e la mediocrità dei risultati. Spesso la
scuola liceale dovette ricorrere ad insegnanti di fortuna (preti, studenti universitari falliti, avvocati e
medici senza clienti, letterati senza fortuna, garibaldini) che spesso in quanto privi di un’adeguata
formazione impedivano una omogenea preparazione degli studenti. Contro il rischio della
FRAMMENTAZIONE PARTICOLARISTICA della scuola, i manuali scolastici iniziarono ad
essere branditi come un’arma per rendere il più possibile omogenea la preparazione dei giovani.
Questi avrebbero dovuto assicurare l’applicazione dei programmi senza lasciare troppo spazio alla
libera iniziativa degli insegnanti e garantendo uniformità e rigore. A sostegno di questa strategia stava
l’ART. 10 DELLA LEGGE CASATI che affidava l’approvazione dei libri in uso nelle scuole al
Ministero. Occorreva vigilare la produzione e la circolazione dei libri scolastici costituendo
un’apposita commissione incaricata di esaminare e scegliere i libri di testo giudicati idonei. Tuttavia
risultava difficile individuare i criteri con cui procedere nella valutazione dei testi e il più delle volte
questi si ammassavano negli scaffali della segreteria generale, senza che qualcuno procedesse al loro
esame. Nel febbraio 1875,ad un quindicennio dall’unità, il ministro Ruggero Bonghi si decise a
prendere in mano il problema e per risolverlo mise in campo tre iniziative: 8
Richiamò il CONSIGLIO SUPERIORE perché svolgesse scrupolosamente i compiti che la
legge gli attribuiva
Invitò i docenti delle scuole secondarie e specialmente di quelle classiche ad avvalersi
nell’attività di insegnamento dei libri di testo (molti docenti svolgevano le proprie lezioni senza
ricorrere a questo strumento didattico)
Predispose un capillare controllo sui testi in uso nell’anno scolastico 1874-1875 nei 103
ginnasi e negli 80 licei governativi allora attivi in Italia: si trattava di capire cosa circolava nelle
mani degli studenti.
Grazie a questa indagine noi disponiamo di un’istantanea di tutti i testi adottati. Il primo dato ad
emergere riguarda il numero esiguo di editori in grado di reggere il mercato nazionale dell’istruzione
classica. Nel genere manualistico in testa alle adozioni stavano due case editrici che da sole si
accaparravano oltre il 60% del mercato: PARAVIA E LOESCHER. Seguivano molto distanziati il
fiorentino LE MONNIER e un altro editore torinese VACCARINO. Ulteriormente staccati
VALLARDI e BARBERA E PAGGI. Il primo editore del sud era MORANO di Napoli con sole 38
edizioni. Alla manualistica si affiancava il mercato delle edizioni dei classici italiani, latini e greci.
Infatti i programmi emanati nel 1867 dal ministro Coppino avevano richiamato l’importanza della
lettura diretta degli autori con doppio accento; l’uno posto sul rigore dell’approccio filologico e l’altro
rivolto ai valori morali espressi dalla classicità. In testa alle adozioni e in conformità con le indicazioni
dei programmi c’erano Machiavelli e Dante Alighieri. Mentre altri autori risultavano poco adottati
anche se ugualmente prescritti (come ad esempio Petrarca con il Canzoniere) e comparivano invece
autori ed opere non previsti. Soltanto PARAVIA era presente in tutte le materie (con le sole
eccezioni delle antologie e dei manuali di letteratura italiana). Gli altri editori, i quali non disponevano
di una organizzazione paragonabile a quella dell’editore torinese, optarono per una STRATEGIA
EDITORIALE diversa, preferendo concentrare la produzione di testi in pochi e specifici settori. In
particolare BARBERA e LE MONNIER si spartivano due sostanziosi segmenti del mercato
ginnasiale e liceale; l’uno quello dei testi letterari e l’altro quello delle discipline matematiche. In
questo mercato in larga parte prerogativa dell’ asse TORINO-FIRENZE (le due ex capitali e sedi del
ministero), agli editori milanesi e napoletani toccava un ruolo abbastanza marginale. In particolare
Milano agli inizi degli anni 70 non era ancora entrata a pieno regime nel mercato del libro scolastico e
specialmente in quello dell’istruzione classica. Un ritardo colmato con un ampia produzione per le
scuole e gli istituti tecnici.
Il quadro fin qui descritto va completato con i dati relativi alla parte della popolazione studentesca
iscritta alle scuole private, confessionali e laiche, una quota significativa pari ad oltre il 40%. Tra gli
editori di riferimento della scuola cattolica c’erano:
MARIETTI considerato l’editore dei seminari e delle scuole cattoliche
LA TIPOGRAFIA CALSANZIANA che fu un’iniziativa interna alla Congregazione dei
Padri Scolopi fiorentini attraverso la cui essi immisero nel circuito scolastico, innanzitutto ad
uso delle loro scuole, testi per l’insegnamento della grammatica italiana, del latino, del greco e
delle materie scientifiche
LA TIPOGRAFIA DELL’ORATORIO (rinominata poi libreria Salesiana e oggi Sei) aperta
nel 1862 e fondata da DON BOSCO congiunse in un unico progetto lo scopo di assicurare il
lavoro ai giovani apprendisti ospiti dell’ Oratorio e il desiderio di dar vita a un’editoria
militante in grado di rappresentare una voce alternativa alla produzione laica. Essa non solo 9
rispose alla domanda delle salesiane, ma ambì a porsi a servizio delle altre scuole
confessionali e a penetrare nelle scuole pubbliche. Giovanni Bosco orientò la produzione
verso i testi per l’istruzione classica con particolare attenzione agli autori latini cristiani , non
previsti da programmi ministeriali e la cui lettura era invece incoraggiata dal sacerdote
torinese. Il catalogo salesiano privilegiò i corsi del ginnasio piuttosto che quelli liceali. Accanto
a ragioni di mercato (gli studenti ginnasiali erano più numerosi di quelli liceali) stava l’intento
di realizzare testi semplici che aiutassero gli alunni agli inizi degli studi secondari a
perfezionare l’uso della lingua italiana e a familiarizzare il più facilmente possibile con il
latino. L’idea di rendere POPOLARE la cultura, in questo caso, SEMPLIFICANDOLA
costituisce un motivo ricorrente della riflessione educativa di Don Bosco ( insieme alle
preoccupazioni morali). Di qui la decisione di dare alle stampe edizioni sobrie e semplici dei
classici italiani e latini. E fu proprio questa idea dei LIBRI FACILI, oltre che moralmente
ineccepibili, a favorirne l’ingresso anche nelle scuole pubbliche.
Ma tra gli anni 80 e 90 lo sviluppo dell’industria editoriale (favorito dalla crescita economica e
dall’aumento degli italiani alfabetizzati) e l’aumento degli studenti delle scuole secondarie (nell’ anno
scolastico 1880-1881 gli iscritti ai ginnasi e ai licei risultavano quasi raddoppiati rispetto ad una decina
di anni prima) determinarono l’ampliarsi del mercato e incoraggiarono alcuni editori fino a quel
momento impegnati solo nel settore della scuola elementare o del tutto assenti dal genere scolastico a
inserirsi nel promettente mercato degli studi secondari. Le presenze più significative sono quelle
dell’editore bolognese ZANICHELLI e del fiorentino SANSONI (dietro le iniziative scolastiche di
entrambi si intravede la figura di Carducci) e la sempre più incidente presenza dell’editoria milanese
con nuove e antiche case editrici. Tuttavia Paravia risultava ancora l’editore più rappresentato e
veniva riconfermata la perdurante debolezza dell’editoria meridionale. Fatta eccezione per
SANDRON, che dal settore elementare si inserì gradualmente nel mercato secondario, nessun altro
editore del sud compare tra le prime dieci case editrici scolastiche italiane.
La diffusione della scuola elementare si accompagnò agli sforzi per migliorare l’insegnamento e
fornire agli alunni strumenti in grado di aiutarli nella comprensione personale così da sfuggire
dall’astrattismo e dallo mnemonismo. Le aule – almeno quelle dei principali centri urbani dove
l’istruzione era in genere più curata- cominciarono ad essere sempre meno spoglie. Agli alfabetieri,
pallottolieri e alla cartellonistica già in uso tra Sette e Ottocento si aggiunsero carte geografiche, tavole
illustrate a colori per facilitare le conoscenze scientifiche, globi, planisferi, un modello di corpo
umano in gesso e comparvero anche semplici attrezzi per la ginnastica. Fu in questo contesto che a
partire dagli anni 80 i cataloghi di alcune case editrici si ampliarono con apposite sezioni destinate a
pubblicizzare il materiale scolastico. Le imprese maggiormente impegnate in questo settore furono
PARAVIA E VALLARDI entrambe in grado di soddisfare praticamente ogni esigenza: dagli arredi
scolastici (come banchi, cattedre e lavagne) alle carte geografiche, ai globi e planisferi , al materiale per
il disegno (squadre e compassi). In particolare Paravia realizzava in proprio alcuni sussidi avvalendosi
della collaborazione di esperti artigiani: L’ALFABETIERE MOBILE e IL GLOBO TERRESTRE.
La casa editrice TREVES preferì lasciare ad altri il mercato del materiale scolastico più tradizionale
per dedicarsi alla produzione di testi teatrali per bambini e di LIBRI PREMIO. Se non si conosce
l’importanza attribuita nella scuola ottocentesca al premio, è difficile capire il peso esercitato da
questo genere di editoria, che, a differenza di