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LO SCOPO DELL’OPERA
Perché Landolfi ha scritto quest'opera? Giovancarlo arriva a pensare che solo lui è in grado di vedere il
fantastico, solo alcune persone sono in grado e hanno la capacità di poter vedere oltre al reale. Chi pratica
la letteratura fantastica è convinto di questo. (Come Pascoli col fanciullino, D’Annunzio col superuomo,
poeta vate, che è un modo diverso di praticare la poesia, ma ci dicono la stessa cosa: il poeta o lo scrittore
e è colui che vede cose che agli altri non è dato vedere). In Giovancarlo si aggiunge un altro elemento:
forse Gurù mostra le zampe solo a lui, perché lo ama.
INDIZI
Vi sono degli indizi che alla luce di quanto letto, ci potevano far portare capire che Gurù era più di una
semplice ragazza. Servono per prepararci prima della metamorfosi:
- pag.28 quei zoccoli sono intesi nel senso di zoccoli di capra;
- pag.29 le impressioni che ha Giovancarlo vengono poi attenuate: come dire che l’odore che
emana il corpo, felino, viene annullato dalle parole di Giovancarlo, che non ci crede. La fanciulla lo
attrae e lo allontana allo stesso tempo;
- pag.64 all’interno di una serie di aggettivi ci butta lussuriosa: colpisce perché non centra con docile
e buona. Capitolo I
Il racconto si apre con la descrizione della casa degli zii di Giovancarlo, com'è tipico della narrativa
fantastica di partire da un fattore reale. Giovancarlo Scarabozzo (a P. tutti i buoni nomi finiscono con in
ozzo, chiamato anche don Carlo, don Carluccio e simili) è uno studente del second’anno tornato per le
vacanze e l'autore disegna un bozzetto realistico dove i personaggi sono tipiche macchiate provinciali.
Personaggi grotteschi (zio che sputacchia, che chiede il valore letterario di Leopardi: voleva notizie se fosse
il primo, secondo o terzo scrittore italiano; zia finta compassionevole; un cugino vestito con ricercatezza
provinciale, che si atteggia a viveur, chiede notizie sui locali notturni, però parla un italiano precario, fa
confusione coi condizionali con gli imperfetti).
Benché questa sia assoluta realtà, è vero anche che questi personaggi sembrano posti in una realtà
talmente mobile, così fissa, sempre uguale a sé stessa, da essere loro stessi surreali e poco credibili, forse
appartenenti a qualcos'altro. Questa impressione la si ha anche con gli oggetti: il tavolo, le sedie, le scatole
del tabacco, giornali, sembrano straniati e appartenere a un'altra realtà.
Le zie vengono poi risvegliate quando si parla della serva di Giovancarlo, Giovannina, diversa da questi
personaggi (è indipendente, poco rispettosa delle abitudini locali e amante della vita comoda,
scansafatiche), proprio per queste sue abitudini e carattere non fa parte del loro “mondo”. Landolfi vuole
dimostrare l’impossibilità di compatire il prossimo da parte di signorotti caduti in basso stato, i quali se sono
tanto infelici è solo perché, date le loro proprie miserevoli condizioni, trovano ben poca gente da compatire.
PAG. 20 Giovancarlo si è stancato di ascoltare e dice di essersi immerso in certe sue malinconiche
riflessioni, sulle quali ci rimane a lungo. Si risveglia soltanto quando lo zio parla della croce nera, ovvero
un’ombra di una croce che lo zio sosteneva di aver visto in una notte di luna calante, senza che fosse poi
mai riuscito a scoprire l’origine del fenomeno prima improvvisa irruzione dello strano nel quotidiano.
PAG.21 Improvvisamente, tra le beghe di famiglia, appare Gurù: appare in modo ambiguo, in modo
doppio (fanciulla e animale). Infatti, dopo una breve descrizione della fanciulla Giovancarlo si accorge che
la ragazza al posto dei piedi possiede due piedi di capra. Addirittura, nessuno ci fa caso, nessuno se ne
meraviglia, come fosse del tutto normale, ma anzi, lo zio le dà anche dei buffetti sulle zampe-gambe.
Giovancarlo non sa cosa pensare e come atteggiarsi: trova la cosa aberrante e mostruosa, mentre le
persone intorno sembrano indifferenti.
PAG. 28 Giovancarlo accompagna Gurù per le strade del paese. La ragazza cammina suoi sui zoccoli in
un equilibrio elegante, fragile e scattante insieme.
PAG. 30-31 la luna appare e Gurù chiede come sia possibile che quando ci sia la luna si possa dormire
nelle proprie case: quando c’è la luna fuori dalla finestra chiusa succedono cose strane, e meravigliose.
Non è strano che si possa dormire mentre la luna attraversa il cielo?
Capitolo II
PAG. 33 e seguenti Gurù viene definita come una fanciulla dolce, remissiva, materna, ma allo stesso
tempo è misteriosa, ambigua e in più ci sono le bizzarrie del suo aspetto fisico. Vive in una casa strana e
misteriosa, cadente, dove è l’ultima discendente di una famiglia agiata, ma malfamata. Della sua famiglia si
racconta storie terribili: le superstizioni, prodigi non spiegabili razionalmente. Però lei non ha ereditato
nessuna di queste disposizioni malvage, infatti lei ricama, è una cucitrice di bianco (lavoro molto praticato
negli anni ’50). È una ragazza che conduce una vita modesta, se ne sta prevalentemente per conto suo
nella casa che gli viene lasciata dai suoi avi. Legge molto, canta strane nenie che nessuno conosce, ha un
amore sviscerato per le capre, viene definita lunare e quindi sterile, è in grado di fare fatture, ed è in grado
di proteggere dai fulmini. Per questo suo modo di vivere (da sola in una casa enorme, cadente, la storia
della famiglia) viene guardata con sospetto dalle donne del paese.
Capitolo III
Pag. 42-44 vi è la descrizione fisica e caratteriale di Giovancarlo: vive quasi sempre insieme al gatto e alla
sua cagna, scrive versi, va a caccia e fantastica tutto il giorno. Inoltre si rifugia spesso in soffitta dove può
spiare le persone e osservare un’umanità per lui orribile. La soffitta acquisisce così il ruolo di un luogo
attraverso il quale il protagonista riesce ad addentrarsi nel mistero, nell’irreale, nel fantastico. Riesce anche
.
a trovare anche uno stratagemma per vedere la casa di Gurù
PAG.44 successivamente vi è la descrizione di Gurù: ha corpo affusolato, magro e snello, a differenza di
altre donne giunoniche (grosse cosce e attributi). A questo si aggiunge che Gurù è innamorata di
Giovancarlo. Da un lato la vediamo come una ragazza semplice, come tante; dall'altro notiamo in lei una
morbosa sensibilità: a seconda delle fasi lunari si nota un cambiamento in lei, ha una e vera reazione ad
esse. Quando c'è la luna piena allora arriva al suo apice e avviene il sabba nel quale lei si accoppia a un
caprone, con un furore orgiastico.
Giovancarlo s’interroga sull’episodio accaduto alcune sere precedenti e pensa di aver sognato, di essere
vittima di qualche allucinazione. La pinzochera Filomena viene chiamata da Giovannina, la quale informa
Giovancarlo di questo amore per le capre e di come quest’ultime arrivino da lei. Forse è solo lui che può
vedere le sue zampe, è un privilegiato e quindi può vedere il fantastico.
Questa prima parte di libro si alterna tra reale e onirico, stordimento e assuefazione allo strano, credibile e
non credibile. Capitolo IV
PAG. 54 “un mirabile segreto femminile da rivelarsi all'uomo amato”: Giovancarlo si interroga se Gurù
sarebbe comparsa ancora con le zampe di capra per lui (compare il tema amoroso, che è uno dei
principali di questo libro)
PAG. 60 Zanzotto lo ha definito “un inno all'amore” perché c’è la descrizione di un innamoramento
estatico, di un amore delicato. L’amore diventa ordine, fraternità, tutta questa dolcezza sparisce e si
sostituisce alla violenza nella notte del sabba. Gurù è innamorata, e dall’altro lato vi è la violenza, la paura,
gli strattoni. Capitolo V
PAG. 65 – 72 Gurù descrive la festa/processione che sta ammirando dalla finestra della casa di
Giovancarlo, come se fosse una cantastorie, introducendo i vari personaggi (contadine, bambunicce,
contadini, artigiani, ragazze, vecchie, uomini della montagna, le sorelle Mammone, Buccitto) e rimanendo
affascinata soprattutto da quelli più ambigui. Accanto alla realtà dei personaggi del paese, si aggiungono
personaggi che di reale hanno poco, ovvero dei banditi fantasmi, i quali vengono descritti in maniera
precisa dalla ragazza (abiti, gesta), come se si trattasse di persone davvero esistenti.
Pag. 74 - 75 si nota qui un’unione e simbiosi della giovane con la natura, ma gli animali sentono che lei è
diversa da una ragazza comune, sembrano sottomessi al suo potere. Gli animali giocano con lei, ma il
gatto non è tranquillo e il cane emette dei suoni, simili a un ringhio. Inoltre è molto affezionata alle diverse
tipologie di piante, fiori e rocce che considera suoi amici, come se fossero esseri umani. (Panteismo
rispetto assoluto della vita, in ogni sua forma – ciottolini fratellini, stelle lontane sorelle pag. 60)
Capitolo VI
Pag. 78 - 83 presenza di molti toponimi (nomi di luoghi) legati al nome proprio di un luogo (valle di
Sorvello), ma nello stesso tempo sono talmente indefiniti, molto vaghi, da sembrare inventati. Pag.34 gli
alti stazi (alture) o vallone del cervo bianco, la grotta dell’orso, grotte del bue marino, la fossa del monaco.
Sono luoghi che non sono propri di quella zona, non sono determinati, ma che si potrebbero trovare
ovunque. Hanno un significato solo per sé stessi, perché non identificano un luogo geografico preciso.
Capitolo VII
PAG. 90 e seguenti Giovancarlo assiste alla metamorfosi: Gurù abbraccia in maniera appassionata il
caprone, mentre piove, ci sono tuoni e fulmini. La ragazza ha immesso parte della sua femminilità alla
capra ed essa le da alcuni aspetti di lei. Gurù viene descritta in maniera felina, assatanata e quella descritta
nella casa di Giovancarlo (pag. 56 con l’aria fresca e ingenua, dolcezza, gentilezza, baci) difficilmente
possono essere messe a confronto. È sempre lei nella sua doppiezza assoluta.
Durante la metamorfosi assistiamo a eros, trasgressione, orrore e ambiguità: il giovane è trasportato dal
rapido susseguirsi di tutti questi strani avvenimenti. Gurù sorge dal groviglio con lunghe bianche gambe di
capra.
PAG. 92 Giovancarlo poteva ora rispondere a una delle domande che l’avevano tormentato: il pelo
s’attaccava sotto l’incavatura dei fianchi lasciando l’ombelico scoperto. Il suo atteggiamento è da un lato
attrazione e dall’altro repulsione per Gurù, desiderio e terrore, sono questi i sentimenti contrastanti che
determinano il rapporto con la ragazza. A Giovancarlo pareva che un corpo femminile in generale potesse
indifferenteme