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Il non tempo, il non luogo e la non quantità ( perché l’utilizzo del tempo rituale, priva i

numeri della quantità reale che rappresentano) produce quel voluto effetto di gioco

letterario e rende il racconto adatto a veicolare i più vari contenuti.

Con il cunto possiamo parlare di un uso del racconto per l’intrattenimento cortigiano, in

quanto tale il testo deve essere recitato e non letto. Poiché si rifà alla struttura di un’opera

teatrale, ricorre ad alcune soluzioni dell’architettura mnemonica propria del teatro basso

trasmesso oralmente.

Tuttavia nel momento il racconto fiabesco comincia a configurarsi l’arte della memoria

comincia il suo declino, soprattutto in seguito all’introduzione del libro a stampa.

Abbiamo detto che il racconto fiabesco si presenta come un gioco per la sua struttura

ingegnosa. Apparentemente il cunto si dichiara come un passatempo per piccirilli, perché i

bambini capiscono e non capiscono. Questi bambini di cui si parla in realtà simboleggiano

i personaggi della corte nonché ascoltatori dei racconti, che velatamente vengono definiti

sciocchi e incapaci di leggere cosa si nasconde sotto quei racconti apparentemente

costruiti per il semplice divertimento.

La corte infatti ad una visione più accurata dell’opera appare come il luogo della ricchezza

e del piacere, ma anche come il luogo chiuso del signore che dispone delle vite altrui, è il

luogo in cui si possono ottenere i più utili favori e le più dure punizioni, per cui nel luogo

del potere assoluto è necessario un gioco che escluda la cronaca, ma si parla di cronaca

con il racconto fiabesco che si rivela il contenitore neutro più adatto per parlare senza

rischi.

Nel cunto troviamo un’esperienza corporale e psicologica negli inferi rappresentati

dall’orco, il cui nome rimanda proprio al mondo oltre la vita. Come è facile osservare in

questi racconti le persone fiabesche cadono sempre in qualche abisso ( bosco, grotta,

montagna), che è emblema di quest’orco. Tuttavia questo percorso tra le tenebre dell’orco,

rispecchia un percorso all’interno del proprio essere, dove si nascono paure e ossessioni

rappresentate dall’orco che si nasconde in qualche angolo del corpo. Quando queste

figure vedono l’orco si spaventano perché vedono in questa l’emblema del disfacimento

che serpeggia nel loro corpo. Se l’orco è il demone del corpo deve anche essere sconfitto

dai dispositivi di controllo del comportamento, come le buone maniere, la devozione, il

rispetto del rango.

Infatti di solito l’orco finisce sempre male nel racconto perché viene ucciso, bruciato o

ingannato.

Inoltre spesso è anche emblema della ricchezza della corte che si presenta nei racconti

come un luogo angoscioso e pericoloso, in cui si sopravvive se si è abili e se non si

incappa nelle imprevedibili trappole del caso.

Il racconto fiabesco è un’invenzione letteraria creata sulla base di una teoria della

letteratura e di regole specifiche che ne hanno regolato la preparazione.

Le origini del racconto vanno principalmente ricercate nel mito, nella storia e nel racconto

popolare. Ad esempio in alcuni racconti ci si rifà al sapere popolare e alla “medicina delle

erbe” a sottolineare come un mito si è trasferito in un racconto cortigiano. Non a caso i

temi principali di tali racconti corrispondevano con argomenti di conversazione popolare

come onore, fedeltà,superbia e altri vizi e virtù della vita di corte. Ovviamente nel racconto

vi era una manipolazione realizzata con artifici come opus di retorica e visibili vinzioni ( al

posto del protagonista uomo troviamo un animale).

In Lo Cunto de lo cunti ,ma in generale, nella letteratura, la finzione e la realtà sono

speculari e indistinguibili. Ad esempio, il 49esimo racconto (finzione) è speculare al

50esimo (realtà), poiché riflette come uno specchio la realtà , ma la nasconde come”falsa”

poiché è ritenuta sconveniente agli occhi della corte.

Si comprende quindi che il racconto è metafora delle prove e delle trasformazioni della vita

dei personaggi fantastici, poiché l’obbiettivo dell’autore è mandare un messaggio inidiretto

al lettore. Và però precisato che verità e racconto vanno distinti, in quanto la letteratura ha

una funzione rassicurante e del controllo sociale. In breve, la letteratura ha uno spazio di

manovra che permette di scambiarsi informazioni senza conflitto, oltre che stabilizzarle e

amplificarle.

Il racconto fiabesco durava circa un’ora, così da non annoiare chi decideva di approfittare

di questo momento di “svago”, così da lasciar intendere il come vivere, quasi rimandando

in certi aspetti a un genere ben conosciuto come il teatro.

Spesso si utilizzava la lingua villana, per alimentare una risata quasi automatica, e

sottolineare la differenza tra i vari ranghi di società.

Non a caso,essendo la fiaba un genere che prendeva spunto anche dalla storia antica, i

racconti si riferiscono spesso alla Metamorfosi del corpo o dello status (es.povero diventa

ricco); come anche si concentrano sul tema dell’Invidia , in quanto era un argomento

preferenziale a corte e ben voluto,anche se il prodotto di un evidente vecchiaia culturale.

Si è quindi capito che il racconto fiabesco ha una scrittura quasi segreta che ha come

obbiettivo lo smuovere e il sollecitare della vita. Per questo spesso incontriamo personaggi

di pura invenzione ma con un grande significato come orchi e fate. Gli orchi rimandano

alla primitiva vicinanza tra l’uomo e la bestia ma è soprattutto un abile trasformista che ci

ricorda quanto sia sottile il confine tra essere e non essere. Suo opposto è la bellezza

rappresentata da Narciso, come i lati diversi di una stessa moneta. Le fate sono altrettanto

frequenti ma la loro apparizione è più improvvisa ed è l’emblema della bellezza corporea e

del cambiamento. Si può quindi affermare che queste due figure rappresentano energie

sconosciute che danno in molti casi,un aiuto 8diretto o indiretto) alla fluidità del racconto,

sbloccando situazioni difficili per i protagonisti.

Infine, un’importante ruolo è lasciato anche alla flora e alla fauna. Spesso questi elementi

sono considerati magici per le loro qualità straordinarie che spezzano la catena di causa-

effetto che regna nella realtà, ma non nei racconti fiabeschi.

Il racconto fiabesco è un genere flessibile che ha l’obbiettivo di dare un’immagine delle

regole per vivere il mondo, dipingendo quindi anche il processo di socializzazione e , più

nello specifico, i rapporti di parentela. Questo tema nelle fiabe è strettamente legato

all’esercizio della forza/ dominio e all’eros (es. Re desidera fanciulla e se la prende) poiché

si ricerca una bellezza immaginaria.

Per i Re, i loro ordini e desideri non possono essere contraddetti (perfino gli incesti) e

considerano l’onore come un elemento fondamentale.

Nello specifico, la famiglia nella fiaba ha ruoli fissi e descrive soltanto conflitti e/o

pacificazioni,ma principalmente tutto è lecito perfino l’abbandono stesso dei figli.

Tra fratelli dello stesso sesso vi sono rapporti conflittuali e spietati, tranne nel caso

contrario, infatti tra fratello e sorella vi è una posizione gerarchica di sole gentilezze.

Lo Cunto si rivolge principalmente ai bambini, ma i suoi temi e modi si rifanno spesso al

doppio senso relativo all’esperienza sessuale e del mondo adulto. La fiabistica

ottocentesca ha però cercato di adeguare questi testi provocatori attraverso uno spiccato

perbenismo, una depurazione dei termini e l’utilizzo di lievi metafore.

Inoltre, le narratrici si riferivano al racconto in generale come “mansione dei vecchi” in

quanto marginali del lavoro e i destinatari principali erano gli altri marginali del ciclo

produttivo, i bambini. Questo prodotto della riunione familiare era quindi considerato un

luogo di esercizio della memoria del gruppo e strutturazione delle tradizioni.

All’interno del Cunto stesso, i bambini hanno tutte le età e sono esposti a tutti i desideri e a

tutte le violenze. Succesivamente con la crescita, c’è l’abbandono/allontanamento dalla

casa familiare e i destini dei figli sono diversi tra maschi (morte temporanea per la famiglia

o rivoluzione dei destini) e femmine ( manifestarsi del destino o ribellione che porta alla

morte) ; inoltre non sono rari i casi di morte prematura.

Altro tema centrale dell’opera è l’etica e la messa in scena dell’etichetta stessa, e la sua

applicazione di vizi e virtù tipici della corte. Le virtù previste erano amicizia, discrezione,

obbedienza, senno ed esperienza. I vizi invece erano invidia, ingratitudine, vanità,

curiosità, gelosia, indiscrezione, ambizione e ignoranza ( in grassetto i principali) .

Ovviamente questi racconti non dovevano dare una tavola di valori da seguire ma lavorare

sulla casistica dei vizi. Quelli più spiccatamente femminili erano la vanità, che induceva a

voler tornare giovani nelle anziane, e gelosia.

Il racconto non riguardava direttamente né l’etica né l’etichetta ,ma la sceneggiatura della

circostanza in cui queste erano messe in gioco. Il livello più visibile dei valori è la moralità

in forma di proverbio che apre e chiude ogni racconto. L’uso dei proverbi è da vedere

come segnale della solidità persistente della società dei ranghi e dell’inamovibilità delle

sue regole.

Nel fiabesco le buone maniere erano l’alternativa alla brutalità degli animali e

all’imprevedibilità degli orchi e delle fate.

Il Cunto è considerato il libro della metamorfosi; le metamorfosi sono l’effetto sul corpo del

passaggio da un rango all’altro e la materializzazione del mutamento di status. Il triangolo

della scrittura metamorfica sono l’Orco (emblema della diversità e lo sconcerto difronte ad

essa), Narciso (emblema di bellezza e duplicità dell’essere) e Esopo (dotato dell’arte di

raccontare della letteratura come sapienza). Questo triangolo è un percorso di

metamorfosi e la metafora del famoso cambiamento di status e dell’intreccio.

Il principale sfondo di questi cambiamenti era la corte, vista come un labirinto insensato e

pieno di sbocchi, che nel racconto rappresentava l’immagine del mondo.

IL corpo è uno degli argomenti e motivi principali di questi racconti poiché è il luogo finale

e fatale di tutte le trasformazioni, infatti senza viaggio, cambiamento di status e

metamorfosi del corpo non c’è racconto. In particolare un

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Publisher
A.A. 2019-2020
8 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AliceRenz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Scrivano Fabrizio.