Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 12
Riassunto esame Istituzioni di letteratura I, Prof. Mazzini Alessandra, libro consigliato Da genti e paesi lontani: la fiaba nel tempo tra canone, metamorfosi e risonanze, Acone, Barsotti, Grandi Pag. 1 Riassunto esame Istituzioni di letteratura I, Prof. Mazzini Alessandra, libro consigliato Da genti e paesi lontani: la fiaba nel tempo tra canone, metamorfosi e risonanze, Acone, Barsotti, Grandi Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni di letteratura I, Prof. Mazzini Alessandra, libro consigliato Da genti e paesi lontani: la fiaba nel tempo tra canone, metamorfosi e risonanze, Acone, Barsotti, Grandi Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni di letteratura I, Prof. Mazzini Alessandra, libro consigliato Da genti e paesi lontani: la fiaba nel tempo tra canone, metamorfosi e risonanze, Acone, Barsotti, Grandi Pag. 11
1 su 12
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

DA GENTI E PAESI LONTANI

CAPITOLO II: Le raccolte di fiabe in Europa: l'evoluzione del patrimonio fiabesco tra storia e critica.

1. La fiaba: una 'forma semplice'

Il carattere migratorio della fiaba si manifesta anche nei tratti della propria origine, essendo ri-narrazioni portate a galla dal lavoro di narratori e autori; le versioni orali della fiaba hanno a lungo costruito un corpus in movimento, mescolato ad altre forme di narrazione, quelle definite 'semplici': leggenda, mito, poemi inversi, filastrocche e canzoni popolari. Insieme variegato di testi che ha attraversato le produzioni scritte e al contempo si è lasciato attraversare da un continuum di intrecci di materiale orale.

André Jolles scrisse 'Forme Semplici' in cui analizza alcune forme letterarie le cui comuni caratteristiche sono la brevità da un lato e la struttura semplice dall'altro, cioè basata su regole che gli autori di questi

‘generi’ tendono a seguire: tra di esse annovera i miti, le leggende e le fiabe. È quasi impossibile dare una definizione e fissare una precisa origine di queste forme, ma è possibile cercare di fissare alcune coordinate a partire dalle definizioni di dizionari ed enciclopedie per poi analizzare gli studi che su di esse si sono sviluppate. Tra i tre generi quello più slegato dagli altri è la leggenda, termine che deriva dal latino medievale che designa in origine le vite di santi, martiri o confessori che dovevano essere lette della festa. Il nome del libro in cui venivano raccolte era Legendarius. Il carattere fantastico e immaginoso delle narrazioni porto ad estendere il nome di leggenda a qualsiasi altro racconto il cui meraviglioso avesse un minimo di fondamento storico. La leggenda è la prima delle ‘forme semplici’ analizzata da Jolles, il quale distingue tra ‘leggenda sacra’ e ‘leggenda profana’. Fin daiprimi secoli del Cristianesimo esistono raccolte che contengono storie di santi, contestimonianze della loro vita e delle loro opere. Secondo Jolles la leggenda sacra, genere fatto proprio dall'achiesa cattolica occidentale, si identifica con l'agiografia, ovvero quella forma che narra la vita del santo parlando solo superficialmente della sua storia. La leggenda profana, invece, viene identificata con la 'saga': Jolles sostiene che ci sono due accezioni di questo termine secondo il dizionario: - Saga come una qualsiasi composizione narrativa in prosa che sia stata scritta in Islanda o in Norvegia durante il Medioevo, quindi nato in un determinato paese e in un preciso periodo storico. - Uso scorretto del termine, per cui ci si riferirebbe a una storia che il popolo ritiene vera e che, tramandata oralmente, si è piano piano sviluppata e ampliata nel corso dei secoli: leggenda non sacra ma storica o eroica che si distingue sia dalla storia autentica sia.dubbi e riflessioni che si pongono sul significato della luce e delle tenebre. Il mito, quindi, non è solo una narrazione di eventi, ma è anche un modo per esplorare e cercare di comprendere il mondo e la sua origine. La fiaba, invece, è un genere narrativo che si caratterizza per la presenza di elementi fantastici e magici. Solitamente è ambientata in un luogo indefinito e in un tempo imprecisato, e ha come protagonisti personaggi fantastici come principi, principesse, streghe e animali parlanti. Le fiabe hanno spesso una morale o un insegnamento implicito, e sono state tramandate oralmente per secoli prima di essere trascritte. In conclusione, sia il mito che la fiaba sono forme di narrazione che hanno radici antiche e che sono state tramandate oralmente prima di essere scritte. Entrambi i generi hanno un legame con il mondo fantastico e con la ricerca di significato e comprensione del mondo che ci circonda.sull'origine dell'universo e dell'umanità, sui fenomeni naturali, la vita, la morte, elementi che hanno sempre indotto l'individuo a dare spiegazioni che, in assenza di strumenti scientifici, si traducevano in narrazioni fortemente simboliche, confluite nel sistema dei miti. Il mito rappresenta il tentativo di risposta alle domande dell'essere umano e costituisce una struttura etica e morale entro cui un popolo si riconosce e trova le proprie radici. Nonostante le molteplicità e le peculiarità dei miti, derivanti da situazioni esterne che ne hanno condizionato il contenuto, è possibile rintracciare alcuni caratteri ricorrenti con una certa regolarità presso tutte le produzioni mitiche. Le narrazioni riguardano generalmente eventi eccezionali collocati in un tempo anteriore al racconto, e dunque indefinito, popolati da esseri soprannaturali dotati di poteri. L'indeterminatezza del tempo è data siadall'impossibilità di definire il periodo, ma soprattutto all'esigenza di attribuire alla narrazione un valore perenne, di eternità. Quello che è successo allora è di tale importanza che ha e avrà sempre valore; il mito presuppone l'esistenza di un tempo mitico, qualitativamente diverso dal tempo storico e messo con questo in un rapporto di anteriorità/posteriorità o di causa/effetto. - Nella cultura occidentale, a Roma, il termine mito ha un suo senso specifico in contrapposizione al concetto di 'storia'. - Nella cultura Greca, a cui il termine appartiene, il significato si delinea dapprima con un discorso poetico in contrapposizione al discorso prosaico. In omero significa 'parole, discorso' ma anche 'progetto o macchinazione'. - In età classica si precisò in 'racconto intorno a dèi, esseri divini, eroi e discese nell'aldilà'. - In filosofia il

Il termine mito, in quanto discorso che non richiede una dimostrazione, è contrapposto a alogos, nel senso di argomentazione razionale. Nel corso della storia il termine mito ha avuto un campo di applicazione ampio e un insieme di definizioni che dipendono dai presupposti culturali che lo promuovono. Il termine ha dunque subito diverse interpretazioni.

Per questo motivo emerge il legame che questo ha con la fiaba: molti critici che si sono occupati di fiabe hanno teso a mettere in evidenza differenze e intersezioni tra queste. Gli aspetti indicati come comuni di fiabe, miti e leggende sono una natura ripetitiva, la fissità, la limitatezza dei temi, la peculiarità del processo comunicativo affidato all'oralità. Quest'ultimo tema in particolare viene ripreso da Dario Del Corno che lo evidenzia come carattere specifico del racconto fiabesco: la fiaba va intesa prima di tutto come racconto trasmesso oralmente.

Jolles identifica questa distinzione rispetto alla novella,

infatti sostiene che all'interno della novella toscana si trovi qualcosa di particolare: Straparola pubblica 'le piacevoli notti' che richiama il modello del Decameronedi Boccaccio. In entrambe vengono descritti dame e cavalieri che, a causa di particolari circostanze, trascorrono il tempo con i loro racconti. Un fenomeno, sostiene Jolles, che rimane isolato, e la novella toscana prosegue il suo percorso; ma poco dopo accade di nuovo qualcosa di simile con 'Lo cunto de li cunti' di Basile, che richiama di nuovo il modello del Decamerone ma, a differenza di quest'ultimo, rientra più nel genere grimmiano, come del resto le singole narrazioni. Non è un caso allora che gli studiosi del XIX secolo si sono occupati dello studio scientifico della fiaba asseriscano che si deve a Basile la prima raccolta di fiabe. Un altro punto di contatto tra mito e fiaba viene individuato nella 'ultraindividualità' dei personaggi fiabeschi; anche.nel mito i personaggi che vi agiscono si presentano come 'maschere' più che come individui. Tuttavia essi hanno nomi determinati che trasmettono l'impressione di una certa individualità. Le figure della fiaba invece non hanno un nome oppure è legato alla descrizione di un tipo più che a un nome di persona; l'intreccio di relazioni tra mito e fiaba viene visto poi come concorrenza: Propp si sofferma su questo aspetto evidenziando affinità e diversità tra i due generi, ma soprattutto lo afferma Lévi-Strauss proprio in contrapposizione con il punto di vista proppiano dell'anteriorità del mito rispetto alla fiaba poiché lui parla non tanto di anteriorità quanto di complementarietà. Per Lévi-Strauss il senso dei miti è quello di risolvere contraddizioni inconciliabili riducendole a un sistema intelligibile: di fronte a un'opposizione apparentemente priva di soluzioni, il

Mito fornisce uno strumento logico destinato a operare la progressiva mediazione. Ogni variante, modificando in qualche modo la precedente, propone secondo un nuovo modello logico una nuova soluzione.

Mito definibile come una struttura di trasformazione in cui le varianti non sono arbitrarie o trascurabili, ma sempre strutturalmente significative e comportano correlative trasformazioni in tutta la serie mitica. Lo scopo è quello di risolvere le contraddizioni e instaurare un ordine logico.

Un carattere proprio della fiaba è l'universalità: in ognuna delle sue varianti tipologiche la fiaba mantiene un carattere di universalità presentandosi come un genere letterario 'connesso alle origini della cultura e, in quanto tale, invariante e pervasivo-trasversale insieme. Legato a modelli nazionali, collegati alle radici indoeuropee della nostra cultura, ma non soltanto'.

Allo stesso tempo presenta una connotazione di tipo 'nazionale'.

Poiché per il suo carattere antropologico ogni fiaba viene adottata, reinterpretata e arricchita in base all'ambiente etnico e linguistico in cui è raccontata. Ognuna riprende una sorta di matrice generale che assume poi aspetti particolari in base ai contesti in cui si sviluppa. Resto tuttavia il fatto che i personaggi non abbiano mai un nome proprio ma sempre un re, regina etc e questo favorisce un meccanismo di identificazione.

2. La fiaba tra oralità e scrittura

L'attività del narrare, prima di diventare comunicazione scritta, si presenta come uno dei modi della comunicazione orale e infatti la narrazione da parte di un soggetto dei fatti accaduti a lui o ad altri, occupa una gran parte della produzione linguistica all'interno di qualsiasi cultura. Il genere narrativo appare molto produttivo attraverso il tempo, a cominciare dal mito, attraverso la fiaba, il poema epico, la leggenda, la novella, fino al romanzo. Ciò spiega l'ampio

interesse della critica nei confronti della narrazione, al punto di costruire un settore di ricerca che ha acquistato poi una propria autonomia. Questi studi però presuppongono per la maggior parte un riferimento alla narrazione scritta, anche se all'interno della scrittura risiede ancora

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sazzola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di letteratura I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Mazzini Alessandra.