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- XVII E XVIII SECOLO. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA, LA MISOGINIA E LE ISTANZE
FEMMINILI
La rivoluzione scientifica mise in discussione lo statud quo e produsse una diffusa controversia
sull'istruzione e in particolare sull'istruzione femminile.
Le teoria di Martin Lutero e Giovanni Calvino portarono alla rivalutazione della scuola pubblica universale,
vale a dire senza distinzione di censo e di sesso, scatenando l'inasprimento della chiesa cattolica verso le
donne, allontanandole da ogni forma di istruzione che non mirasse ad educarle ai loro ruoli naturali. I
principali argomenti di studio proposti erano inerenti allo svolgimento delle attività domestiche e della
gestione della casa. Per quanto riguardava le altre materie continuavano ad essere consentiti gli studi in
ambito storico e letterario, limitato a nozioni sulla vita di sante o di presenza nefaste di donne di potere nella
storia, prima fra tutte Eva, generatrice del peccato originale e fondamento della misoginia.
Un'opera importante del periodo fu I Difetti donneschi di Passi (1595), che divideva le donne in lussurioso,
golose, ambiziose, adultere, meretrici, puttane, sfacciate, volubili, litigiose, ipocrite, ladre, tiranne,
linguacciute, ecc., e inoltre sosteneva che il termine femina derivi dal termine male.
Nello stesso periodo, l'abate Tondi, per sostenere che la femmina è origine di ogni male, stila un elenco
dettagliato degli strumenti utilizzati dalle donne per i loro demoniaci scopi: bellezza della bocca, capelli,
seni, occhi.
La misoginia secentesca si esplicava anche attraverso trattati che spiegassero come non lasciare alcuno
spazio di libertà e autonomia alle donne.
Il cardinale De Luca, nella sua opera Il cavaliere e la dama (1675) sostiene che essere dama non è una qualità
naturale della donna, ma dipende da quelle del marito. Spetta al marito sorvegliare e controllare ogni aspetto
della vita della moglie, facendogli evitare l'ozio svolgendo le stesse occupazioni delle loro serve. Il
comportamento della moglie verso il marito doveva essere quello di un suddito dipendente e pertanto se il
marito non si comporta bene con lei non patirà alcun danno; se la moglie invece darà al marito motivo di
riprovazione o di disapprovazione essa ne subirà le conseguenze. Rispetto all'istruzione, De Luca pensa che
sia giusto che le donne studino, ma ritiene che lo studio le renderebbe più attraenti e stimabili e più esposte
alle insidie degli uomini, oltre che più pericolose (studiando le donne potrebbero sovvertire l'ordine voluto da
Dio che le ha create per procreare e per governare la casa). L'unica istruzione loro concessa è dunque
moralista: libri spirituali e vite di santi.
Dalla seconda metà del XVI secolo a tutti il XVII secolo, soprattutto a Venezia, ci fu una ripresa delle
tematiche femministe da parte di donne colte, quali Lucrezia Marinelli, Moderata Fonte e Arcangela
Tarabotti.
Moderata fonte, pseudonimo di Modesta Pozzo, scrisse un'opera intitolata 'Il merito delle donne' parla della
disuguaglianza tra i sessi e dell'oppressione delle donne attraverso una conversazione tra donne, che
conversano sulla prepotenza e l'invadenza maschile, atteggiamenti dettati dall'invidia. Virginia cerca di
difendere gli uomini associando il loro comportamento ad ignoranza e non a cattiveria, ma Cornelia
controbatte dicendo che l'ignoranza non scusa il peccato e che gli uomini sono aggressivi e tirannici per
natura, perché lo sono anche tra loro. Parlano di viaggi sognati che sanno di non poter realizzare e del
pericolo che corrono gli uomini a svolgere certe attività, pericolo tuttavia inferiore rispetto a quello che corre
una donna in mano ad un uomo. Inoltre, viene denunciato il fatto che le donne non godano di alcun diritto e
che siano costrette all'imposizione di figli bastardi che erano costrette ad allevare tacendo. Per questo
Leonora propone che tutte le donne si armino contro gli uomini, ma la donna più anziana placa le giovani e
propone un'azione simbolica di protesta.
Lucrezia Marinelli scrisse 'La nobiltà e l'eccellenza delle donne co' i difetti e mancamenti degli uomini'
(1601), per controbattere alle opere misogine come quella del Passi affrontando il tema dell'educazione della
donna. Inoltre, analizzò le opere di Aristotele, dalle quali per lei deriverebbero tutte le idee circa l'inferiorità
femminile e la necessità della subordinazione della donna all'uomo. Per dar forza alle sue teorie citò anche
Platone, in particolare riprese dalla Repubblica e dalle Leggi il concetto secondo cui anche le donne potevano
stare al governo. Riporta anche l'esempio di Platone delle Sauromatidi, donne guerriere che dimostrano come
in passato le donne avessero rivestito incarichi molto più attivi nella vita sociale. AL fine di riportare alla
luce la presenza di donne di valore nella storia, Marinelli stilò una lunga lista di celebri antenate, ricordando
scienziate, storiche, letterate, guerriere, coraggiose, condottiere, soprattutto le Amazzoni (di cui il mito fu
usato a favore delle donne, ma anche contro, per indicarne la pericolosità se lasciate libere).
Arcangela Tarabotti fu costretta ad entra in convento dal padre. La sua opera più importante è infatti 'La
tirannia paterna'. Elementi comuni a tutti i suoi scritti sono i temi della difesa della donna e il suo diritto allo
studio, e sono tutti caratterizzati da uno stile passionale, aggressivo, linguaggio tagliente e realista. In
risposta a un'opera satirica 'Contro il lusso donnesco' (Boninsegni), che descriveva le donne solo come belle
e delapidatrici del patrimonio del marito, scrisse che le donne non possono difendersi poiché sono state
private delle armi e delle lettere (l'istruzione). Critica la Marinelli per l'aver citato uomini definiti autorevoli
da altri uomini per esprimere le sue idee e sostiene di voler scrivere guidata solo dal suo 'capriccio' e non
conformandosi ai canoni. Rivisita il mito di Eva, tema molto diffuso nel '600, sostenendo che ella non
nacque affatto da una costola di Adamo, ma fu concepita dalla mente di Dio. Inoltre, se Adamo peccò a causa
di Eva, voleva dire che lei fosse libera di prendere decisioni; la sua volontà era dunque libera, al contrario di
quella delle donne del suo tempo, e se Eva prese quella decisione era perché ambiva alla conoscenza, mentre
Adamo, al contrario, la seguì solo per lussuria. Inoltre, spiegò che il mito di Eva era invece stato stravolto a
causa dell'invidia degli uomini verso il potere esclusivamente femminile di creare la vita e di consentire la
vita attraverso il latte. Non potendo accollarsi questo potere, gli uomini avrebbero cercato di annientare il
loro ruolo relegandolo ad una dimensione esclusivamente biologica, rendendosi poi protagonisti di una
seconda nascita: quella che segna il passaggio dalla vita civile attraverso il mantenimento economico.
Oltre alle tre scrittrici, molte donne nel XVI e XVII secolo si occuparono di letteratura, arte, scienza,
nonostante la Controriforma avesse irrigidito le posizioni verso la loro autonomia, ma anche verso gli studi e
le scoperte scientifiche fatte da uomini (G. Galilei e G. Bruno) ostacolandone la diffusione.
Nelle storie della letteratura, la presenza delle donne vissute nel secolo dei Lumi è sempre piuttosto sbiadita,
nonostante un notevole incremento della presenza femminile nei luoghi pubblici ed in particolare nei salotti e
nelle accademie. Le donne cominciarono a viaggiare, a dedicarsi alle scienze realizzando esperimenti (come
la fisica Laura Bassi) e ad elaborare idee politiche radicali (come l'inglese Mary Wollstonecraft e la francese
Olymphe de Gouges) per affermare i propri diritti civili e politici.
La partecipazione femminile alle scienze e alle arti stimolò la compilazione di cataloghi di donne illustri e
manuali di pedagogia riservati alla loro educazione (Teologia per le Dame, Chimica per le donne, ecc.).
Luisa Bergalli fu autrice, nel 1726, di 'Componimenti poetici delle più illustri Rimatrici', una raccolta
antologica di poete dalle origini alla contemporaneità, primo esempio di canone di poesia femminile. Con
l'unificazione d'Italia, la 'Storia della letteratura' del De Sanctis oscurerà il lavoro della Bergalli in nome di
un ritorno alla tradizione classica.
Il problema principale che si poneva nel '700 era se una donna colta avrebbe potuto continuare a svolgere i
suoi compiti naturali (moglie, madre). → Muratori - 'Filosofia morale': ideale maschile della donna (saggia,
disprezza la bellezza e i fronzoli, dando valore agli ornamenti dello spirito. Nicolò Bandiera - 'Trattato degli
studi delle donne': la donna può studiare quello che non va contro le finalità della Repubblica e continuando
a svolgere le sue mansioni con moderazione, rispetto verso il marito e affetto per i figli.
Ad ogni modo, nel '700 l'Accademia dell'Arcadia e l'Accademia di Santa Cecilia furono aperte alle donne,
cosa che favorì un certo rinnovamento dei canoni, ma la condizione delle scuole in Italia era piuttosto
disastrosa. Le scuole femminili erano quasi del tutto assenti, riservate solo ai ceti benestanti. Con la
comparsa di compagnie religiose femminili, vennero fondati collegi e poi conservatori, inizialmente
finalizzati ad affiancarsi ai monasteri per la serbanza della castità oltre che per l'alfabetizzazione e
l'istruzione professionale delle ragazze povere o in condizioni difficili.
Angela Merici, fondatrice delle Orsoline, nacque a Brescia nel 1474 da una famiglia benestante. Rimasta
sola, decise di dedicare la sua vita alla beneficenza, soprattutto verso le ragazze povere. Indossò l'abito del
Terz'Ordine francescano e viaggiò molto e, per restare autonoma, decise di fondare la sua Compagnia delle
dimesse di sant'Orsola, di cui sorse un centro anche a Roma, dove la famiglia Farnese ne prese il controllo
per farle divenire, con la direzione dei Gesuiti, scuole per la gioventù femminile dell'aristocrazia. In questo
modo si allontanarono dal primo proposito di suor'Angela, che voleva occuparsi delle povere.
Un'altra figura particolare di educatrice fu Mary Ward che fondò l'associazione delle Dame Inglesi, con il
fine di promuovere l'educazione cristiana della gioventù, in modo particolare per rivalutare la dignità delle
ragazze, affinché potessero partecipare responsabilmente alla vita nella società e nella Chiesa. Purtroppo, la
Congregazione venne soppressa nel 1631 dal papa Urbano VIII a causa delle idee troppo avanzate della
fondatrice sulla questione femminile.
Con finalità meno ambiziose e rivolti ad un pubblico femminile di più modesta origine sorgono i
conservatori, nati inizialmente a scopo assistenziale. I conservatori femminili erano luoghi di raccolta