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IL “GRANDE RISVEGLIO” DELLA RELIGIONE EVANGELICA
La rivoluzione Americana fu largamente influenzata dalle opere di J.Locke e dalla teologia puritana.
Il “grande risveglio” favorì lo sviluppo democratico del pensiero sociale cristiano tra le masse; il movimento
evangelico si batteva per la difesa dei diritti delle minoranze.
La R.A. fu il frutto della nascita e dello sviluppo nelle colonie di una società che condivideva un’insieme
comune di ideali. Queste nuove ideologie favorirono il processo di “americanizzazione”, consapevolezza di
una propria identità.
La lotta per l’indipendenza quindi sancì la sanzione formale di un distacco profondo e compiuto dalla vecchia
Europa.
Valori che affondavano le proprie radici nella cultura europea, quali democrazia, libertà, diritti umani furono
fatti propri dai coloni inglesi e finirono per essere definiti come tipicamente Americani; diritto alla felicità e
diritto alla libertà saranno le basi per la creazione del mito dell’America.
UN DOVERE MORALE
La separazione formale fra Inghilterra e le 13 colonie fu sancita dalla DDI documento che segnò
ufficialmente anche la nascita degli Stati Uniti d’America.
Thomas Jefferson era stato incaricato di redigere un documento che dichiarasse al mondo le ragioni della
separazione, approvato dal Congresso il 4 Luglio 1776, anniversario di nascita della nazione.
Questo documento rappresenta anche le basi del mito della nazione americana, infatti da qui prende corpo il
nucleo simbolico del Sogno Americano nel quale il governo diventa garante dei diritti inalienabili dell’uomo; la
proiezione edenica si concretizza nella creazione di un diritto universale alla ricerca della felicità.
Nella DDI Jefferson si rivolge al mondo e spiega le motivazioni di questo atto di “rivolta” rappresentando il re
d’Inghilterra come “sovversivo” e i coloni come garanti dell’ordine universale (ispirato a J.Locke); qualora un
governo limitasse o distruggesse con il suo operato i diritti fondamentali dei cittadini, sarebbe compito del
popolo destituire l’autorità e sostituirla con una nuova. Lo scopo di J. è di provare la “colpevolezza” del re
Giorgio III, accusato di una lunga serie di abusi ed arbitrii volti ad istituire un regime tirannico nelle colonie.
La creazione del nuovo ordine viene rappresentato come atto di restaurazione dell’ordine divino, quindi la
violazione di cui si macchia il re viene considerato come un peccato originale.
Ribellarsi è per i coloni un vero e proprio dovere morale a cui non possono sottrarsi.
DALL’UNIVERSALE AL PARTICOLARE
La prospettiva risulta qui universale: è Dio stesso il garante del patto che lega fra loro i coloni, è di fronte a
Lui che i rappresentanti degli USA danno vita ad un “Civil Body Politics”, quindi Dio suggella un patto sociale
con la comunità stessa dando origine ad un nuovo soggetto politico e ad un nuovo popolo.
Il nuovo governo ha la finalità di tutelare i valori umani fondamentali, diritti naturali garantiti da Dio ad ogni
individuo tramite il Covenant , nucleo di valori nato dalla fusione fra Illuminismo e sentimento religioso.
Stati Uniti primo stato al mondo a sancire la separazione fra stato e chiesa, nazione nella quale il nucleo
ideale trova legittimazione nel patto con Dio.
Tra i diritti naturali spicca il celeberrimo “diritto al perseguimento della felicità” o “pursuit of happiness”,
ripreso dalle proiezioni edeniche intrecciate con le aspettative di una felicità terrena.
Essa rappresenta la pietra miliare attorno a cui si fonda l’American Dream, oscillazione fra storia e mito,
poiché la felicità si trasforma in un diritto naturale tutelato dal governo e nuovamente mito poiché
rappresenta un’utopia.
I coloni che si ribellano sono i custodi dei valori divini, i “veri” cristiani e la nazione che fondano incarna le
proiezioni della Nuova Gerusalemme: non solo felicità spirituale ma anche abbondanza di cibo e creazione
di una comunità terrena. Il termine “happiness” rappresenta un FINE a cui deve tendere il popolo.
La novità operata nella DDI è rappresentata dal carattere individualistico conferito da Jefferson alla ricerca
della felicità, questo diritto si lega direttamente al concetto di responsabilità personale e diventa una
questione politica oltre che la base del patto sociale.
I Founding Fathers si ispirarono ai Padri Pellegrini per definire l’identità della crescente nazione e si
considerarono i “veri” inglesi, custodi delle tradizioni della madrepatria.
Il popolo americano nasce proprio da questa rottura, da questa presa di distanza con gli inglesi e
dall’Europa.
Gli abitanti delle colonie vennero rappresentati come uomini che rischiano la propria vita e la propria
reputazione per tutelare l’ordine naturale del mondo.
5.
<<WHAT IS AN AMERICAN?>>
Ben presto emerge negli ex coloni la necessità di definire la propria identità e distaccarsi dai legami con il
vecchio mondo, e da qui ha inizio in America un’autoanalisi letteraria che aiuta gli Stati Uniti nel processo di
definizione dell’”identità americana”. Questa tradizione fu inaugurata dallo scrittore Hector St. John de
Crevecoeur che si interrogò sulla natura dell’uomo americano; la sua narrazione descrive lo sviluppo di una
nuova società caratterizzata da principi di eguaglianza e autodeterminazione e dalla nascita di una “nuova
razza umana” (americani).
Letters from an American Farmer ebbe una risonanza così ampia all’interno della cultura statunitense che
ancora oggi riecheggia all’interno delle numerose pubblicazioni fiorite dopo la caduta del muro di Berlino e
l’attacco al WTC.
Il testo in cui C. affronta il tema della natura dell’uomo americano è la lettera terza dal titolo: <<What is an
American?>> nella quale parte dalla considerazione degli europei che giunti nel nuovo mondo subiscono un
processo di trasformazione, sotto il punto di vista di un gentiluomo inglese, il quale contempla il lavoro dei
suoi connazionali e si compiace delle loro capacità. C. intende rivolgersi proprio al pubblico britannico al
quale cerca di spiegare come una terra selvaggia sia stata trasformata in una versione “ottimizzata” della
madrepatria.
La metafora utilizzata “trasplantation” descrive l’incontro tra un seme (=patrimonio culturale, arti, scienze,
abilità) ed una natura incontaminata (terra americana).
Qui viene ripresa anche la tematica religiosa, l’idea di battesimo e rinascita, il ritorno ad uno stadio di
<<purezza assoluta>> il cui prodotto finale è un’umanità purificata, pronta a portare avanti il progetto di Dio
in terra.
-> “New race of men” = mescolanza di razze, melting pot, fusione di individui di diverse nazioni in un’unica e
nuova razza umana: gli americani, uomini nuovi non più europei che si sono lasciati dietro le spalle tutti i
pregiudizi, usi e costumi.
L’immersione battesimale e la seguente conversione sembra però essere un processo non destinato a tutti,
si basa su una sorta di “elezione” che richiama il testo della prima pubblicità della Virginia, in cui partivano
idealmente solo gli individui dotati del necessario coraggio per fronteggiare l’ignoto.
La nuova progenie umana è destinata a portare grandi cambiamenti nel mondo: i <<pellegrini dell’ovest>>
portando nel mondo le arti, la scienza, il vigore e l’operosità che nacquero ad est completeranno il “grande
cerchio” = descrizione che richiama l’idea di missione evocata dai puritani.
L’orientamento geografico subisce un ribaltamento semantico: non più verso oriente bensì verso occidente
(terra dove può finalmente compiersi il progetto divino. Grazie alla metafora del “grande cerchio” C. esprime
la missione del popolo americano di portare a compimento questo segno divino che ha avuto origine in
oriente, nel paradiso terrestre; i semi migliori della società si muovono da est verso ovest e, giunti in
America, riescono a sviluppare una società benedetta da Dio.
L’immagine dell’uomo nuovo è presente in quella che è forse la narrazione contemporanea ed emblema più
famoso dell’uomo americano: Superman (1938) eroe americano per eccellenza. Emerge anche un ritratto
dello ultimate immigrant legato alla storia di Kal-El.
Un altro prodotto multimediale contemporaneo in cui riecheggiano i concetti formulati da Crevecoeur è il film
“National Treasure” della Walt Disney pictures “Mistero dei Templari”, un invito ad esplorare le tappe salienti
della nascita della nazione attraverso i luoghi simbolo della guerra di indipendenza; inoltre è un viaggio che
ricorda quello dei Piligrim Fathers di Crevecoeur.
L’idea di missione è da sempre centrale nella definizione dell’uomo americano e trova una nuova
declinazione ad opera di O’Sullivan che lo chiamerà Manifest Destiny , teoria che accompagnerà l’avanzata
verso ovest, cornice ideale della corsa all’oro.
6.
LA <<GRANDE NAZIONE DEL FUTURO>>
La missione precedentemente individuata è rappresentata figurativamente da alcune immagini: la città sulla
collina (the city upon a hill) e il beacon light, la luce che illumina e guida il mondo.
A partire dal 1845 venne ad aggiungersi ad esse una nuova metafora creata da O’Sullivan, il quale definì la
missione dell’America come il suo “destino manifesto”, convinzione che gli Stati Uniti abbiano il compito di
espandersi; missone che è ovvia, manifesta ed inevitabile: un vero e proprio fato.
Lo stesso destino manifesto sarà rappresentato dal quadro di John Gast <<American Progress>>.
Storicamente questa espressione è stata associata all’espansione territoriale del nuovo stato americano
verso l’oceano Pacifico, perché il destino americano era quello di “espandersi in tutto il continente”.
L’espansione era iniziata diversi anni prima, nel 1803, quando il presidente Thomas Jefferson aveva
acquisito la Louisiana da Napoleone = espansione degli States nel resto del continente = giovane nazione a
ruolo di potenza mondiale. Inizia a prendere forma la considerazione degli Stati Uniti non più come alleati
dell’Europa, e da parte loro anche le influenze delle potenze europee sul suolo americano erano diventate
intollerabili e viste quali minacce.
Questa convinzione fu espressa dal presidente James Monroe in un discorso tenuto al Congresso “Dottrina
Monroe” nel quale ribadisce che gli Stati Uniti erano intenzionati a r